tag:blogger.com,1999:blog-62085295661334419682024-03-28T13:23:40.595+01:00Cristianità OrtodossaMarco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.comBlogger1532125tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-7721264627397351932024-03-28T13:22:00.002+01:002024-03-28T13:22:38.453+01:00San Zaccaria papa di Roma Antica<p style="text-align: justify;"><b></b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8kvAydtD9lNBLzSwANVaOJJxDMq9iXZXsLFUg-KEM2yGU7g0vybAoHYPTKVcaUtBHyKo5Yg8pBcgQTWMoZoR59MVmx8PJA9axPvQgHAaTMo6Xz54PGxZlkJuOFg-WM9JjuXhBJzUvmYLUlaC9Now3BcNjDhBtUnopvrOT1rxM14SDlf8fQCD9sttQVh0/s300/4.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="300" data-original-width="300" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8kvAydtD9lNBLzSwANVaOJJxDMq9iXZXsLFUg-KEM2yGU7g0vybAoHYPTKVcaUtBHyKo5Yg8pBcgQTWMoZoR59MVmx8PJA9axPvQgHAaTMo6Xz54PGxZlkJuOFg-WM9JjuXhBJzUvmYLUlaC9Now3BcNjDhBtUnopvrOT1rxM14SDlf8fQCD9sttQVh0/w200-h200/4.jpg" width="200" /></a></b></div><b><br />Oggi 28/15 marzo la santa Chiesa Ortodossa comemmora san Zaccaria, papa ortodosso di Roma (+752).</b><p></p><p style="text-align: justify;">Poco si sa della sua vita precedente all'elezione al Soglio pontificio. Proveniente da una famiglia greca della Calabria, era stato diacono lavorando in stretta collaborazione con Gregorio III, al quale succedette il 29 novembre 741. La consacrazione avvenne il 10 dicembre, senza aspettare la conferma dell'esarca di Ravenna, che rivestiva questa funzione in quanto rappresentante del potere dell'imperatore romano d'Oriente in Italia. Il gesto non aveva però alcuna connotazione polemica o di sfida, in quanto il nuovo pontefice era comunque conosciuto come abile diplomatico e persona conciliante.</p><p style="text-align: justify;">San Zaccaria fu dunque di sangue greco ma governò la Chiesa Latina con amore e devozione. Sotto la sua guida sapiente, si difese l'iconodulìa, si convertirono i germanici e altre tribù del Nord, e si riuscì a mantenere la pace per un periodo in Italia fra Longobardi e Bizantini. </p><p style="text-align: justify;">Il ruolo avuto da Zaccaria nel dissuadere re Liutprando dalla conquista della Pentapoli bizantina gli valse probabilmente la riconoscenza successiva dell'imperatore bizantino Costantino V che, al suo ritorno sul trono nel 743, dopo la parentesi del regno dell'usurpatore Artavasde, donò alla Chiesa di Roma due possedimenti bizantini nel Lazio: Norma e Ninfa (nella zona dell'attuale Cisterna di Latina). I rapporti tra Roma e Costantinopoli rimasero comunque buoni, nonostante la fede iconoclasta dell'imperatore. </p><p style="text-align: justify;">Nel 751 l'Esarcato d'Italia cadde sotto l'ennesimo assalto dei Longobardi, guidati dal muovo re Astolfo. Questa volta san Zaccaria comprese che la fermezza del nuovo re non gli avrebbe consentito alcun margine di mediazione. Consapevole che Asfolfo avrebbe presto marciato su Roma, Zaccaria si mise nuovamente in cerca di alleati. Si rivolse subito ai Franchi. Pipino il Breve governava di fatto il regno al posto del legittimo sovrano merovingio Childerico III come Maggiordomo di palazzo, ma egli aspirava al trono. Valutando favorevolmente le circostanze, Pipino fece la prima mossa: spedì a Zaccaria alcune lettere e, all'insaputa del suo re, ma col beneplacito di tutti i Franchi, inviò una delegazione a Roma, guidata da san Burcardo, vescovo di Würzburg e Fulrado, abate di Saint-Denis. I due inviati proposero al pontefice un quesito, chiedendogli se il titolo di re appartenesse a chi esercitava il potere o a chi era di sangue reale. Il pontefice rispose che doveva essere re colui che effettivamente esercitava il potere.</p><p style="text-align: justify;">La risposta segnò la fine della dinastia merovingia. Childerico III fu deposto mentre Pipino il Breve, con la regina Berta, fu unto e incoronato, a Soissons, re dei Franchi, da san Bonifacio, vescovo di Magonza.</p><p style="text-align: justify;">Durante il suo pontificato, il beato papa Zaccaria affrontò anche la questione della <i>teurgia </i>(scienza magica) praticata, secondo le fonti, da Adalberto, arcivescovo di Magdeburgo, accusato di compiere opere di magia tramite l'invocazione di "spiriti angelici" non ben definiti dalle Scritture. Il papa convocò quindi un sinodo nel 745 a Roma per dibattere la questione, e la teurgia fu (nuovamente) condannata con dei canoni. </p><p style="text-align: justify;">Uomo di grande erudizione, il beato Zaccaria tradusse i Dialoghi del predecessore san Gregorio Magno in lingua greca. Di lui rimangono anche diverse lettere e i Decreti.</p><p style="text-align: justify;">Abile amministratore, il santo padre Zaccaria seppe controllare molto bene le milizie papali e l'amministrazione civile dell'Urbe. Sviluppò inoltre il sistema della <i>domus cultae</i>, l'assegnazione a fittavoli di terre incolte e abbandonate di proprietà della Chiesa. Fece restaurare e abbellire inoltre numerose chiese e in particolare il Palazzo del Laterano, ove riportò la residenza papale. Zaccaria morì a Roma il 15 marzo 752 all'età di 73 anni, e fu sepolto nella Basilica di San Pietro.</p><p style="text-align: justify;"><b><i>Tropario di s. Zaccaria papa, tono VIII</i></b></p><p style="text-align: justify;">Maestro dell'Ortodossia, retto oratore di Dio in purezza, luce del mondo, ornamento della Chiesa, beato Zaccaria, coi tuoi insegnamenti hai illuminato l'ecumene. Prega il Cristo Dio che salvi le nostre anime. </p><p style="text-align: justify;"><i><b>Contacio di s. Zaccaria papa, tono II</b></i></p><p style="text-align: justify;">Hai sottomesso i desideri della carne e hai sconfitto le passioni con la moderazione, o teoforo Zaccaria; ti sei dimostrato un coltivatore sapiente della fede, o beato, e in Cielo ora brilli come una stella luminosa, Zaccaria benedetto. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-70952429980104821592024-03-27T09:44:00.001+01:002024-03-27T09:44:29.428+01:00I sogni e l'immaginazione umana nel processo di metanoia (padre Pavel Florenskij)<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Pbn_2NmjvvQ7Z6MhZj2_JDcNWggp5oWj6HXYsWddoo-O5YGiEQQyMXX91sOzG8LZEnSrvI3uEPmqjiiURnxK4BYO_wX9xFiltZizk6xtiPRhyLstinwr6ZV2_RqlNKljtBd7W3x4lmrXAbV8v4jJTnFWGCnw1Y4TjH0rND5nCrqDO6Hvx99yicLRV4o/s345/114.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="345" data-original-width="230" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Pbn_2NmjvvQ7Z6MhZj2_JDcNWggp5oWj6HXYsWddoo-O5YGiEQQyMXX91sOzG8LZEnSrvI3uEPmqjiiURnxK4BYO_wX9xFiltZizk6xtiPRhyLstinwr6ZV2_RqlNKljtBd7W3x4lmrXAbV8v4jJTnFWGCnw1Y4TjH0rND5nCrqDO6Hvx99yicLRV4o/s320/114.jpg" width="213" /></a></div><div style="text-align: justify;"> <span style="color: red;">Offriamo uno spezzone dal libro del sacerdote e martire Pavel Florenskij (+1937)</span> "<i>Le Porte Regali - Saggio sull'Icona</i>" <span style="color: red;">ed. Adelphi, pag. 23-33. Riflessioni profonde sull'immaginazione, sul sogno, e sullo stato dell'anima in contemplazione.</span></div><p></p><p style="text-align: justify;">Una persona a me vicina, che sentiva la mancanza dei suoi cari defunti, aveva sognato una volta di passeggiare in un cimitero. Dell'altro mondo si era fatto l'idea che fosse buio e lugubre; i morti però gli avevano spiegato - o magari in qualche modo se n'era reso conto da solo, anche se non ricordo esattamente come - quanto quell'idea fosse sbagliata: appena sotto la superficie del suolo cresce, ma in direzione contraria, con le radici in alto e le foglie in basso, la stessa erba verde e grassa del cimitero, anzi ancor più verde e grassa; crescono gli stessi alberi, anch'essi con le fronde in basso e le radici in alto; cantano gli stessi uccelli; si dispiegano lo stesso azzurro e risplende lo stesso sole, ed è tutto ancor più radioso e meraviglioso che da noi, da questa parte.</p><p style="text-align: justify;">È forse possibile non riconoscere in questo mondo al contrario, in questo riflesso ontologicamente speculare del mondo, il dominio dell'𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢𝘳𝘪𝘰, benché per coloro che si sono capovolti, che si sono girati su sé stessi e hanno raggiunto il centro spirituale del mondo, questo immaginario sia autenticamente reale quanto lo sono loro? Sì, è per sua essenza reale, non è in alcun modo qualcosa di diverso rispetto alla realtà di questo mondo, del nostro mondo, perché una sola è la creazione divina, opera della grazia: è lo stesso essere, ma contemplato dall'altra parte, da coloro che all'altra parte sono passati. Sono i 𝘴𝘦𝘮𝘣𝘪𝘢𝘯𝘵𝘪 e gli 𝘢𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘪 𝘴𝘱𝘪𝘳𝘪𝘵𝘶𝘢𝘭𝘪 delle cose, visibili in quanti hanno in sé stessi manifestato il proprio sembiante primigenio - l'immagine di Dio -, che in greco è detto 𝘪𝘥𝘦𝘢: coloro che dall'idea sono stati illuminati, che con sé stessi e attraverso sé stessi manifestano al mondo - a questo mondo, al nostro mondo - le idee del mondo superno, guardano le idee dell'essere.</p><p style="text-align: justify;">Dunque i sogni sono anche quelle immagini che separano il mondo visibile dal mondo invisibile, che questi mondi separano e al contempo uniscono. La posizione di frontiera delle immagini oniriche determina il loro rapporto sia con 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 mondo sia con 𝘲𝘶𝘦𝘭 mondo. Rispetto alle consuete immagini del mondo visibile, rispetto a ciò che noi chiamiamo « realtà », il sogno è « soltanto un sogno », un niente, un 𝘯𝘪𝘩𝘪𝘭 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦, sì, un 𝘯𝘪𝘩𝘪𝘭, eppure 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦, un niente che tuttavia si può vedere, contemplare, e che pertanto si avvicina alle immagini di 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘢 « realtà ». Il suo tempo e quindi anche la sua caratteristica fondante sono però strutturati 𝘢𝘭𝘭'𝘪𝘯𝘷𝘦𝘳𝘴𝘰 di quanto vale per il mondo visibile. E perciò, seppur visibile, il sogno è in tutto e per tutto 𝘵𝘦𝘭𝘦𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘰, o simbolico. È saturo di senso di un altro mondo, è quasi puro senso di un altro mondo, è invisibile, immateriale, immutabile, sebbene possa manifestarsi sia visivamente sia, per così dire, materialmente. È quasi puro senso racchiuso in un involucro sottilissimo, ed è perciò quasi interamente manifestazione di un altro mondo, di 𝘲𝘶𝘦𝘭 mondo. Il sogno è il limite comune di tutta una serie di situazioni di quaggiù e di esperienze di lassù, il confine dove il di qua si assottiglia e il di là si addensa. Nel momento in cui si sprofonda nel sonno, nel sogno trovano simbolizzazione le esperienze più basse del mondo in alto e quelle più alte del mondo più basso: gli ultimi sprazzi di esperienze di un'altra realtà, anche se già si predelineano le impressioni della realtà di qui. Ecco perché i sogni che si fanno la sera prima di addormentarsi, hanno per lo più una portata 𝘱𝘴𝘪𝘤𝘰𝘧𝘪𝘴𝘪𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘢, quale manifestazione di ciò che dalle impressioni del giorno si è accumulato nell'anima, mentre i sogni che si fanno prima dell'alba sono per lo più 𝘮𝘪𝘴𝘵𝘪𝘤𝘪, poiché l'anima è ricolma della coscienza notturna, e l'esperienza della notte l'ha oltremodo purificata e mondata da tutto ciò che è empirico - pur nei limiti in cui l'anima individuale, per la sua data condizione, è capace di essere libera dalle passioni del mondo sensibile.</p><p style="text-align: justify;">Il sogno è significazione del passaggio da un dominio all'altro, ed è simbolo. Di cosa? Dall'alto è simbolo del basso, e dal basso è simbolo dell'alto. È ora chiaro che il sogno ha facoltà di emergere quando 𝘦𝘯𝘵𝘳𝘢𝘮𝘣𝘦 le rive della vita si danno alla coscienza contemporaneamente, seppur con vario grado di chiarezza. È quanto in generale succede durante il guado da una riva all'altra; e forse anche quando la coscienza si tiene 𝘷𝘪𝘤𝘪𝘯𝘰 al confine di passaggio e non è del tutto estranea alla duplice percezione, quando cioè si trova in un condizione di sonno superficiale o di veglia sonnolenta. Tutto ciò che porta significazione per lo più si verifica o attraverso il sogno o in un « sonno leggero » o, infine, in distacchi repentini dalla coscienza della realtà esterna. Sono possibili, a dire il vero, anche altre manifestazioni del mondo invisibile, per le quali tuttavia occorre un colpo poderoso al nostro essere che ci strappi repentinamente da noi stessi; oppure un indebolimento, una « crepuscolarità » della coscienza, che continua quindi a vagare al confine tra i due mondi senza avere però la facoltà e la forza di inoltrarsi di propria iniziativa nell'uno o nell'altro.</p><p style="text-align: justify;">Quanto finora detto del sonno si applica, con variazioni minime, anche a qualsiasi passaggio da un dominio all'altro. Così, nella creazione artistica, l'anima in estasi si stacca dal mondo in basso e ascende al mondo in alto. Qui, senza immagini, si pasce della contemplazione dell'essere del mondo superiore, saggia i 𝘯𝘰𝘶𝘮𝘦𝘯𝘪 eterni delle cose e, una volta sazia, gravida di conoscenza, ridiscende nel mondo inferiore6. Ed è allora, al momento della sua ridiscesa, sulla soglia d'ingresso al mondo inferiore, che quel suo bottino spirituale si veste di immagini simboliche, le stesse che una volta fissate daranno l'opera artistica. Perché l'arte è un sogno che ha preso corpo.</p><p style="text-align: justify;">Qui però, nel distacco creativo della coscienza diurna, si presentano 𝘥𝘶𝘦 momenti, accompagnati da 𝘥𝘶𝘦 tipi di immagini: il passaggio del confine tra i due mondi che corrisponde all'ascesa, o all'ingresso nel mondo superno, e il passaggio che corrisponde alla discesa verso il basso. Le immagini del primo momento sono le spoglie della vanità del giorno, incrostazioni dell'anima per le quali non c'è posto nell'altro mondo, e in genere sono elementi spiritualmente disordinati del nostro essere; le immagini della discesa sono invece l'esperienza della vita mistica che si è cristallizzata sul confine tra i due mondi. L'artista è in errore, e induce in errore, quando sotto forma di arte ci offre 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘰 ciò che sorge in lui al momento dell'ispirazione che lo eleva, perché quelle sono soltanto immagini dell'ascesa: a noi servono i suoi sogni antelucani, che portano con sé la frescura dell'azzurro eterno, mentre tutto il resto è psicologismo e materia bruta, per quanto forte sia il loro effetto, e per quanto con arte e gusto siano elaborati. Riflettendoci, però, non è difficile distinguere tra loro le une e le altre immagini, se si prende come indizio il 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰: l'arte della discesa, per quanto incoerentemente motivata sia, è oltremodo 𝘵𝘦𝘭𝘦𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘢, è 𝘶𝘯 𝘤𝘳𝘪𝘴𝘵𝘢𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰 𝘪𝘯 𝘶𝘯𝘰 𝘴𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰 𝘪𝘮𝘮𝘢𝘨𝘪𝘯𝘢𝘳𝘪𝘰; al contrario, nonostante la grande coerenza delle motivazioni, l'arte dell'ascesa è costruita 𝘮𝘦𝘤𝘤𝘢𝘯𝘪𝘤𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦, in conformità al tempo da cui ha preso le mosse. Procedendo dal reale all'immaginario, il naturalismo offre una rappresentazione illusoria della realtà, una vuota parvenza della vita quotidiana; l'arte inversa, il simbolismo, dà invece corpo in immagini effettive a un'esperienza 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢, e ciò che offre si fa in tal modo sublime realtà. Così è anche nella mistica. La legge generale è ovunque la stessa. L'anima in estasi si stacca dal visibile e, perdendolo di vista, si eleva nel dominio dell'invisibile: è lo 𝘴𝘤𝘪𝘰𝘨𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴𝘪𝘢𝘤𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘷𝘪𝘯𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘥𝘦𝘭 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘣𝘪𝘭𝘦. E dopo essersi innalzata fin nel superno, nell'invisibile, l'anima ridiscende nel visibile, ed è allora che le si parano dinanzi le immagini simboliche del mondo invisibile, ossia i sembianti delle cose, le idee: è la 𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘱𝘰𝘭𝘭𝘪𝘯𝘦𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘴𝘱𝘪𝘳𝘪𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦. </p><p style="text-align: justify;">Invece delle idee, c'è la tentazione di considerare spirituali, immagini spirituali, le fantasticherie che accerchiano, turbano e adescano l'anima quando le si apre davanti la strada verso un mondo altro. Sono gli spiriti di questo secolo, che provano a trattenere la coscienza nel 𝘱𝘳𝘰𝘱𝘳𝘪𝘰 mondo. Questi spiriti, che stanno sul confine con il mondo di là e la cui natura è però del di qua, si assimilano agli esseri e alle realtà del mondo spirituale. Per dirla in termini geometrici e fisici, avvicinandosi al limite di questo mondo si entra in nuove condizioni dell'essere che, per quanto non discontinue rispetto a quelle normali della vita di ogni giorno, se ne distaccano molto. Sta proprio qui il maggior pericolo spirituale dell'avvicinamento 𝘢𝘭 𝘭𝘪𝘮𝘪𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰, e ciò può essere per riluttanza, a causa delle passioni terrene o per propria inettitudine, per mancanza di discernimento spirituale, proprio o altrui, oppure di discernimento della guida, o infine per debolezza, qualora l'organismo spirituale non sia ancora pienamente maturo per quel passaggio. Il pericolo sta proprio negli inganni e negli autoinganni che accerchiano il viandante sul limitare di questo mondo. Il mondo si avvinghia al suo schiavo, gli si appiccica addosso, tende le sue reti e lo adesca facendogli credere di aver raggiunto l'uscita verso il dominio spirituale, e gli spiriti e le forze a guardia di queste uscite non sono affatto i « custodi della soglia », ovvero i benevoli protettori di spazi reconditi, non sono esseri del mondo spirituale, bensì sgherri del « principe delle potenze dell'aria », tentatori e ingannatori che trattengo l'anima sul limitare trai due mondi. Il sobrio 𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘰, quando tiene la nostra anima in suo potere, è fin troppo chiaramente distinto dal dominio spirituale, quello cioè del di là, per avere la pretesa di ingannare, e la sua materialità è percepita come giogo gravoso ma per noi salutare, come benefica trazione della terra che limita il nostro movimento e che al contempo fornisce una base di appoggio; che rettamente trattiene l'impetuosità del nostro atto volitivo di autodeterminazione, sia nel bene che nel male; e che della vita, della nostra vita terrena, fa non tanto un'esistenza vegetativa che passivamente manifesta tutte le potenzialità possedute a priori, quanto un'impresa di vera autocostruzione, un'opera creatrice di scultura e cesellatura del nostro essere. Quanto ci è 𝘥𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘯 𝘴𝘰𝘳𝘵𝘦 o ci è 𝘥𝘦𝘴𝘵𝘪𝘯𝘢𝘵𝘰 - είμαρμένη, μοῖρα - ovvero quanto su di noi è già stato 𝘱𝘳𝘰𝘧𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰 dall'alto, 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘵𝘰 o 𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘢𝘵𝘰 - 𝘧𝘢𝘵𝘶𝘮 da 𝘧𝘢𝘳𝘪 - la sorte della nostra inettitudine e della nostra superiorità, il dono della creazione simildivina, è il 𝘵𝘦𝘮𝘱𝘰-𝘴𝘱𝘢𝘻𝘪𝘰. Che non inganna. Come non inganna la spiritualità, il mondo degli angeli, quando l'anima ci si ritrova faccia a faccia. Ma fra l'uno e l'altro, sul limite del mondo di qua, si concentrano le tentazioni e gli inganni: sono quei 𝘧𝘢𝘯𝘵𝘢𝘴𝘮𝘪 che il Tasso ritrae nella descrizione della selva incantata. Se uno possiede fermezza spirituale e passa 𝘪𝘯 𝘮𝘦𝘻𝘻𝘰 a loro senza avere paura e senza cedere alle loro tentazioni, si riveleranno privi di ogni potere sull'anima, 𝘰𝘮𝘣𝘳𝘦 del mondo sensibile, sue concupiscenze nel sonno, insignificanti nella loro realtà. Ma basta solo che la fede in Dio non sia salda, che l'uomo sia irretito dalle proprie passioni e dai propri attaccamenti, basta solo voltarsi e guardare questi fantasmi perché essi, ricevendo un afflusso di realtà dall'anima che si è voltata, diventino forti e, una volta che le si sono attaccati addosso, quanto più si faranno concreti loro, tanto più si fa debole l'anima che li ha attirati a sé. Ed è allora difficile, difficilissimo, pressoché impossibile senza l'intervento particolare di una forza spirituale estranea, liberarsi da questi pantani e paludi stigie che si estendono alle uscite del mondo. Nel linguaggio degli asceti, quest'insidia porta il nome di 𝘭𝘶𝘴𝘪𝘯𝘨𝘢 𝘴𝘱𝘪𝘳𝘪𝘵𝘶𝘢𝘭𝘦 ed è riconosciuta da sempre come la più grave tra le condizioni in cui l'uomo può cadere.</p><p style="text-align: justify;"> Qualunque sia il peccato, l'atto che esso richiede pone necessariamente il peccatore in un determinato rapporto con l'essere esterno, con le sue proprietà e norme oggettive; e andando a cozzare, nel suo intento di violare l'ordine della creazione divina, contro la natura e contro l'umanità, il comune peccatore ha tuttavia a disposizione alcuni punti di sostegno per ravvedersi e fare penitenza; pentirsi - μετανοεῖν - significa anche cambiare il modo di pensare, cambiare il pensiero profondo del nostro essere. Tutt'altra cosa è quando si cade nella lusinga: qui l'autoinganno, che si nutre di questa o di quell'altra passione, ma soprattutto, e con maggior pericolo, della superbia, non cerca per sé un appagamento 𝘦𝘴𝘵𝘦𝘳𝘯𝘰, ma si dirige, o per meglio dire 𝘴𝘪 𝘪𝘭𝘭𝘶𝘥𝘦 di essere diretto, lungo una perpendicolare al mondo sensibile. Non trovando però appagamento alcuno, proprio perché i custodi dei confini di questo mondo, coadiuvati dalle sue stesse passioni, le impediscono di uscire dal sensibile, l'anima che non trova requie e già in vita ha cominciato a bruciare del fuoco della Geenna, è tutta chiusa in sé stessa e non ha così modo di scontrarsi, per quanto dolorosissimo sia, con la sola cosa che potrebbe riportarla alla coscienza, ossia il mondo oggettivo. Nella lusinga le immagini eccitano la passione, ma il pericolo non sta nella passione in quanto tale, bensì nella sua valutazione, nel suo accoglimento come qualcosa che è esattamente l'opposto di ciò che è in realtà. (...) Nel peccare il comune peccatore sa di allontanarsi da Dio e di suscitarne la collera; l'anima che è nella lusinga, invece, si allontana da Dio pensando di avvicinarglisi, e ne suscita la collera credendo di rallegrarlo. Tutto ciò si deve alla confusione delle immagini dell'ascesa con le immagini della discesa. Infatti la visione che sorge al confine tra mondo visibile e mondo invisibile può essere 𝘢𝘴𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 della realtà del mondo di qua, ossia un segno incompreso del nostro vuoto personale, poiché la passione è assenza nell'anima di un essere oggettivo; e così nella casa vuota e assetata prendono dimora maschere della realtà che con la realtà hanno ormai perso ogni legame.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-15288877325223797752024-03-24T05:00:00.001+01:002024-03-24T05:00:00.140+01:00Omelia per la Domenica dell'Ortodossia (S.B. Gabriele di Portogallo)<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCxG274hyphenhyphen2wTxIsCzq37ZbdRtSjKHgCu20pO3e8F3zR4eG7IyCKMjDBlz8e9krV-bd_uaE2CGpw9w_7vEZ_MXcFvlIPREy1grxBQYAlDudrCTecryDRa5AKMyIeMRuHzl96iqqOxc5ql9Kt-0NkwPthCpHCsKBiVIFWeok4LtdTw7gStMHt-eOKaFP2rs/s537/vid.webp" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="537" data-original-width="453" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCxG274hyphenhyphen2wTxIsCzq37ZbdRtSjKHgCu20pO3e8F3zR4eG7IyCKMjDBlz8e9krV-bd_uaE2CGpw9w_7vEZ_MXcFvlIPREy1grxBQYAlDudrCTecryDRa5AKMyIeMRuHzl96iqqOxc5ql9Kt-0NkwPthCpHCsKBiVIFWeok4LtdTw7gStMHt-eOKaFP2rs/s320/vid.webp" width="270" /></a></div><span style="color: red;">Omelia pronunciata da Sua Beatitudine Gabriele I di Beata Memoria il 5 aprile 1961, nella cattedrale metropolitana di Lisbona (GOC), per la Domenica dell'Ortodossia. </span><p></p><p style="text-align: justify;">Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!</p><p style="text-align: justify;">Cari fratelli in Cristo,</p><p style="text-align: justify;">Auspico che ci incontriamo tutti, in questo tempo di preghiera, penitenza e digiuno, in Chiesa: questo secolo in cui viviamo è un secolo battuto da tante correnti cosiddette spiritualiste. L'uomo cerca di scoprire Dio e di seguire un cammino spirituale per avvicinarsi al Salvatore... Cerca di possedere la luce dello Spirito Santo, tante volte, senza sapere che è la luce dello Spirito Santo che vuole, ma Tutto questo lo prova soprattutto fuori dalla Chiesa. E non è strano vedere a Parigi, Londra, Roma, Madrid o Lisbona delle nuove sette.</p><p style="text-align: justify;">L'ho detto chiaro: sette spiritualiste, sette religiose che promettono effetti di grazia, delirio, perdita di coscienza, conoscenza, follia e temporaneo oblio dei problemi che travolgono l'Uomo; e che tante volte ci ostacolano, ci arrestano, quasi ci annientano, in cambio della disciplina spirituale.</p><p style="text-align: justify;">Questo è sbagliato. La vera luce si trova solo nella Verità autentica. La vera strada si trova solo passando per la porta stretta della Chiesa. Il Signore ci aspetterà solo alla fine di un cammino arduo, in cima a un cammino difficile, sassoso, spinoso, arduo. Il Signore non ci aspetta alla fine di un vicolo colorato. Il Signore non ci aprirà la porta larga, spalancata, come la porta di una fattoria. Il Signore ci aspetta, come un Fratello che ci ama profondamente e ci porta, perché fratelli suoi, tutti noi al Padre suo se seguiamo, nella Chiesa, la via più stretta, la via più difficile, la via più ardua della tutti i sentieri che abbiamo potuto percorrere in questa vita.</p><p style="text-align: justify;">E dubitare dei sentieri facili. State attenti perché i falsi profeti brulicano in questo mondo come una piaga. Le sette, che sono false chiese, ci promettono il contrario: una vita di pace sociale, una vita di benessere sociale, una vita senza preghiera. Perché ripetere migliaia di volte parole senza senso, a che pro? Dio non ha bisogno di questo, dicono... I falsi profeti ci prometteranno che arriveremo a Dio per una scorciatoia, che il Signore ci aspetta alla fine di questa strada, in un chiosco; Voltandosi, eccolo lì.</p><p style="text-align: justify;">Non lasciamoci ingannare. Nessuno fuori della Chiesa può prometterci Cristo, perché Cristo abita solo nella Chiesa. Né può dirci che la strada verso la salvezza è facile!</p><p style="text-align: justify;">Cosa vediamo sul Calvario? Un uomo ricoperto d'oro? Un uomo con il sorriso aperto di chi socialmente possiede tutto, tutti i beni, tutti gli onori, tutte le gioie di questo mondo? Cosa vediamo sul Calvario? Un uomo spensierato, che canta? Cosa vediamo sul Calvario? COSA VEDIAMO SUL CALVARIO? La Croce e il Signore inchiodato ad essa.</p><p style="text-align: justify;">Quanti sul Calvario? Morto nel silenzio di tutto e di tutti, nell'isolamento a cui gli uomini hanno votato Colui che è il Figlio di Dio, che si prostra e prega il Padre suo. Il Signore nella vigilanza della penitenza orante, che il demonio non ha, nell'ultimo momento ritrova la forza che lo ha sempre incoraggiato, durante tutta la sua vita, a compiere la volontà del Padre suo e non quella di essere Re.</p><p style="text-align: justify;">Cosa vediamo, allora, in Gesù? Uno di quei “politici” che siamo abituati a vedere in televisione, con cravatte, camicie ben inamidate, e abiti all'avanguardia? O un uomo a torso nudo con una sola tunica sopra il corpo?</p><p style="text-align: justify;">Cosa vediamo sul Calvario? – Vediamo l’umiltà di Gesù. Vediamo l'Uomo di preghiera che è Gesù. E in modo e con tanta penitenza sentito e vissuto, che gli fa dire che il suo cibo, ciò che lo nutre, che lo rinvigorisce è «fare solo la volontà di Dio, suo Padre».</p><p style="text-align: justify;">Cosa vediamo sul Calvario? Un politico, un “profeta sociale” che annuncia che trasformerà il mondo e che saremo tutti uguali, avremo tutti la stessa cosa e ci promette una pace terrena in cui fiori spuntano dalle canne dei fucili? Ma i fucili ci sono e i fiori appassiscono!</p><p style="text-align: justify;">Cosa vediamo sul Calvario? Vediamo un uomo che ci dice: “Non sono venuto a portare la pace, sono venuto a portare la guerra”. La guerra interiore! per l'Uomo che vuole liberarsi dalle grinfie del diavolo fin dal peccato originale. Un uomo che combatte, non un uomo che si addormenta. Un uomo che combatte, non un uomo che aspetta che la manna arrivi a lui dal cielo. Un uomo che fatica, che vuole lottare, che vede, che va a Dio. – Questa è la Pace del Signore. È una pace raggiunta, centimetro dopo centimetro, minuto dopo minuto della nostra vita, giorno dopo giorno.</p><p style="text-align: justify;">Cosa vediamo sul Calvario? Né ricchezza, né ostentazione, né false parole o promesse. Vediamo il compimento della volontà di Dio nell'Uomo Gesù, Cristo Figlio di Dio. E che forza! E che volontà! Fino alla fine della sua vita, aderente totalmente alla volontà del Padre Suo. Non ci sono false promesse, non ci sono parole dolci nella bocca di Gesù. Tanti sono i momenti di zelo, uno solo citiamo il cacciare i cambiavalute dal Tempio, ma ci fu sempre il dolce sorriso che perdona ogni peccatore pentito.</p><p style="text-align: justify;">E poiché Gesù è così, allora perché è così? è morto? Sarà sempre così? No. Gesù è un uomo tanto quanto lo sono io, come ognuno di voi, come lo siamo tutti noi. Gesù è Dio come suo Padre, come lo Spirito Santo ma ha la nostra natura umana. E proprio perché è Uomo, ha bisogno di penitenza e ha fatto penitenza. Andò nel deserto e trascorse quaranta giorni senza mangiare né bere. Digiuno assoluto. Pregò. Prega Dio suo Padre di nutrirlo, di rinvigorirlo, di temprarlo, di addormentare in sé le passioni umane che anche lui aveva, per le quali era stato richiesto, affinché potesse compiere e portare a termine con successo la missione affidatagli. a Lui. dall'eternità, dallo stesso Dio, nostro Creatore e Suo Padre.</p><p style="text-align: justify;">E proprio, fratelli cari, perché il Signore sapeva fare penitenza, era puro e l'unico senza peccato, perché il Signore sapeva pregare, Lui che era Dio, umiliandosi nella sua natura umana, pregando il Padre suo, proprio per questo ha saputo prendere sulle sue spalle, forte nella preghiera, forte nella penitenza, forte nel digiuno, tutti i nostri peccati, i peccati di tutti gli uomini dalla creazione alla consumazione dei secoli e consegnarli al Padre suo, attraverso la Croce. , dove è stato inchiodato. E fa in modo che dal Cielo, dove riposa il Signore, venga la Grazia a noi, miserabili uomini che tante volte non comprendiamo nulla di ciò che ci circonda, nemmeno noi stessi. Siamo “buoni” solo quando non possiamo fare altrimenti. Eppure, il Signore Nostro Dio effonde permanentemente la sua Grazia, effonde il suo perdono, ci chiama come un padre chiama un figlio che ama e ama profondamente.</p><p style="text-align: justify;">Questo è ciò che il Signore ha realizzato attraverso il Calvario, perché ha pregato, perché si è pentito, perché ha digiunato. Lui, che è Dio!</p><p style="text-align: justify;"> E noi, qual è la nostra vita? Qual è la direzione della nostra vita, cari fratelli? È certo che tutto ciò che il Signore ha dato sulla terra è per il servizio dell'Uomo. Le buone prelibatezze, i buoni piatti, i buoni vini, le belle passeggiate, i bei paesaggi che il Signore ha creato per farci godere, che ci ha donato perché potessimo ammirarli, ma non saremo noi a fare penitenza e privarci di tante cose buone e belle, affinché in noi, quando quest'uomo muore, possa nascere un uomo nuovo? Ciò che in noi appartiene a Dio, non dovremmo fare come Cristo?</p><p style="text-align: justify;">La nostra cucina non sono buoni piatti, buone prelibatezze; il nostro cibo è fare la volontà di Dio. “Avvenga di me, Signore, secondo la tua parola” - disse Maria, quando l'Angelo le annunciò che sarebbe diventata la Madre del Figlio di Dio.</p><p style="text-align: justify;">Anche Maria, quando l'Angelo le annunciò che sarebbe diventata la Madre di Dio, non stava camminando, non era andata in gita da nessuna parte, non si trovava in nessun ristorante, né era appena uscita da uno spettacolo. Ella era in preghiera e, proprio perché nella preghiera, capì ciò che l'Angelo voleva dirle. E l'Angelo, poiché era in preghiera, poté venire da Maria. E tutto il dialogo che avviene tra l'Angelo e Maria, si svolge nella preghiera. Perché Maria era, prima dell'apparizione dell'Angelo, in stato di contemplazione.</p><p style="text-align: justify;">E noi? Che parliamo con i nostri vicini, che urliamo contro i nostri figli, urliamo contro i nostri familiari e così spesso con ragione e talvolta senza, ma facciamo rumore e produciamo confusione nel mondo? Quando fermeremo la caciara per poter creare il silenzio interiore? Silenzio che penetra nella nostra anima, più forte di quanto penetra il rumore? Come un silenzio tonante, perché in questo silenzio il Signore si riveli come una voce di tuono, inviandoci i suoi messaggeri, inviandoci la possibilità, attraverso la Grazia, di vedere qual è il nostro cammino, qual è il luogo che il Signore ci ha sempre preparato . E se non lo faremo, non ci salveremo.</p><p style="text-align: justify;">Fratelli carissimi, Gesù Figlio di Dio e la sua purissima Madre Maria vengono, attraverso l'esercizio dell'amore lungo tutta la sua vita, a offrire all'Uomo un invito che – se lo accoglie – lo renderà più capace di vivere una vita piena in Dio. Erano due esseri che, partecipando alla nostra natura umana per vivere in Dio. Hanno pregato. Facevano penitenza e digiunavano.</p><p style="text-align: justify;">Faccio di nuovo la stessa domanda, una domanda che viene anche per me: E noi? Cosa facciamo della nostra vita? Dove si trova il senso del nostro esistere? Nel nostro lavoro? Nelle passeggiate che facciamo? Nei cibi che mangiamo? Nei vini che beviamo? Nei paesaggi di cui godiamo? Negli amici con cui usciamo? Ma tutto questo finirà, un giorno morirà. Finirà senza dubbio.</p><p style="text-align: justify;">Allora dov'è la nostra vera gioia, il nostro vero cammino? È nel compimento della volontà di Dio. E possiamo sapere qual è solo quando siamo in preghiera.</p><p style="text-align: justify;">Perciò, fratelli carissimi, vi dico: se non digiuniamo, se non facciamo penitenza per questo nostro corpo, che non è nostro, e che un giorno finirà sulla terra e diventerà polvere; Se non preghiamo, se non ci pentiamo, se non digiuniamo, se non siamo capaci di controllare la nostra bocca, non saremo mai capaci di controllare i nostri occhi, di controllare i nostri cattivi pensieri, di controllare la nostra lingua, di controllare la nostra immaginazione, dominare la nostra piccola, mediocre volontà, non ne saremo mai capaci. Se non siamo in grado di padroneggiare ciò che vediamo, ciò che sentiamo, ciò che possiamo dire: Lo mangio o non lo mangio, lo voglio o non lo voglio. Come potremo dominare l'interno dove noi che non vediamo, che solo sentiamo e, tante volte, ci lasciamo trasportare dalle false voci interiori, che il diavolo fa parlare dentro di noi?</p><p style="text-align: justify;">Fratelli carissimi, la penitenza che tutti dobbiamo sperimentare, la preghiera che tutti dobbiamo fare, il digiuno che ciascuno di noi deve praticare, siano un'autentica, vera ginnastica dell'anima, affinché possiamo progredire spiritualmente, resi fortissimi dalla Grazia, fortissimi nell'amore di Dio, convinti dell'amore di Cristo per noi. E, essendo trasfigurati, trasformiamo il mondo, il mondo per il quale siamo luce e il sale della terra, per il quale soffriamo. E se lo faremo, non avremo bisogno delle false correnti spiritualiste di cui vi ho parlato all’inizio, che proclamano il Cielo dato su un “piatto d’argento”, senza sforzo né sacrificio, che ci danno la salvezza per “mezzo soldo”. Il paradiso si conquista poco a poco, per i meriti di Cristo, ma con lo sforzo di ciascuno di noi. Se vogliamo Cristo, dobbiamo vivere come Cristo. E detto questo, non mi resta altro da dirti se non questo: quando arrivi a casa, apri la Sacra Scrittura, aprila che sia San Matteo, san Marco, San Luca o San Giovanni, aprila e leggila, è il Signore che ti parla, è La vita di Cristo è l'esempio di quella che tutti noi dobbiamo seguire oggi se vogliamo un giorno essere con Lui nella Vita Eterna.</p><p style="text-align: justify;">Fratelli carissimi, se facciamo questo ci troveremo sulla via difficile, sulla porta stretta, ma sulla via giusta e sicura che la Chiesa ci dona, affinché possiamo un giorno trovare, nella Pace e nella Beatitudine, il Padre, il Figlio e Spirito Santo e rimarremo con loro nei secoli dei secoli. Amen!</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-73319304359985178422024-03-23T06:00:00.001+01:002024-03-23T06:00:00.136+01:00Omelia sulla condizione dei defunti (san Marco d'Efeso)<p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"> Presentiamo in occasione del Sabato degli Antenati una Omelia sulla condizione dei defunti, nota anche come </span>"<i>discorso contro il Purgatorio</i>"<span style="color: red;">, composta da san Marco Eugenico, metropolita di Efeso (+1444)</span>.<span style="color: red;"> Traduzione dall'inglese,<i>St. Mark of Ephesus and the Council of Florence</i>, Jordanville , NY, 1963, pp. 58-73. In questa discettazione il santo confessore ortodosso confronta il purgatorio cattolico con la visione patristica della vita dopo la morte e della condizione dei defunti. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuc0GWT-eTw0rS6UwH0kUOWzoRvvLkvTTfVo1Fg8ARwmGlggzbMnSuaOv_kP9OsAxyS9_FV1lB96ThO9jIf8ZzZimZZY2EgdsWuwOVGQ1KDH60_MiJ9SIS-6P_Snp-DtdFbPTongWyR30NlVOYyA7Fh9xN-FFgH7-zqM1c7fJewg9BMkb5I6SbgCvFePU/s858/112.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="858" data-original-width="717" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhuc0GWT-eTw0rS6UwH0kUOWzoRvvLkvTTfVo1Fg8ARwmGlggzbMnSuaOv_kP9OsAxyS9_FV1lB96ThO9jIf8ZzZimZZY2EgdsWuwOVGQ1KDH60_MiJ9SIS-6P_Snp-DtdFbPTongWyR30NlVOYyA7Fh9xN-FFgH7-zqM1c7fJewg9BMkb5I6SbgCvFePU/w334-h400/112.jpg" width="334" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Vino rosso e coliva per l'ufficio della parastasi</i></div><span style="color: red;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;">Considerando che, mantenendo la nostra vera fede ortodossa e i dogmi della Chiesa trasmessi dai Padri, dobbiamo rispondere con amore a quanto da voi detto, come regola generale nostra, citeremo innanzitutto ogni prova e testimonianza che ci avrete portato per iscritto, affinché ogni risposta e ogni chiarimento segua in modo breve e chiaro.</p><p style="text-align: justify;">E perciò, all'inizio del tuo racconto, dici così: "Se coloro che si pentono veramente, si sono separati da questa vita nell'amore (verso Dio), prima di poter espiare i loro peccati con l'aiuto delle opere buone o per le ingiustizie fatte in vita, le loro anime vengono purificate dopo la morte con l'aiuto delle sofferenze del purgatorio. Ma per il loro sollievo (o 'liberazione') da queste sofferenze, vengono aiutati dai credenti vivi, attraverso preghiere, liturgie, elemosine e altre cose di pietà."</p><p style="text-align: justify;">A questo rispondiamo quanto segue:</p><p style="text-align: justify;"> Del fatto che i defunti nella fede sono indubbiamente aiutati dalle liturgie e dalle preghiere e dalle elemosine fatte per loro, e che questa consuetudine è comune fin dai tempi antichi, vi sono testimonianze di molti e diversi resoconti dei maestri della Chiesa, sia romani che greci, detti e scritti in tempi e luoghi diversi. Ma non troviamo nelle Scritture, né nelle preghiere e nei canti per i defunti, né nelle parole dei maestri, il fatto che le anime siano liberate per alcune sofferenze dal purgatorio e per un fuoco transitorio che ha tale potere (di espiazione) e il carattere di un aiutante. Ma ho considerato che anche le anime che sono nell'inferno e che sono già state date ai tormenti eterni, o nella verità e nella vera vita, o nell'attesa senza speranza, possono essere aiutate e ricevere qualche piccolo sostegno, anche se non nel senso della loro completa liberazione. dal tormento, né che sia data loro la speranza di un'eventuale salvezza. E questi sono mostrati nelle parole del grande eremita egiziano Macario, che lo insegnò da un teschio trovato nel deserto per opera del potere divino. [1] Oppure, San Basilio Magno, nella preghiera letta durante la festa della Discesa dello Spirito Santo, scrive quanto segue: Signore onnipotente, Dio dei padri... Il quale in questa festa, tutto perfetto e salvatore, si è compiaciuto di ricevere preghiere di intercessione per quelli tenuti nell'inferno, dandoci grandi speranze che invierai sollievo e consolazione a coloro che sono attanagliati da dolori opprimenti, ascoltaci, tuoi umili servitori, che ti preghiamo, e riposa le anime dei tuoi servi addormentati in un luogo luminoso, in un luogo verdeggiante, di riposo, da dove sono fuggiti tutti i dolori, le tristezze e i sospiri (<i>Terza preghiera dell'ufficio di Pentecoste</i>).</p><p style="text-align: justify;"> Ma quando le anime lasciano questa vita nella fede e nell'amore, sebbene portino con sé alcuni errori, sia piccoli, dei quali non si sono affatto pentite, sia peccati gravi dei quali - anche se si sono pentite - non hanno mostrato i loro frutti di pentimento, ecco che crediamo che tali anime debbano essere mondate da questo genere di peccati ma non con l'aiuto di alcun fuoco purificatore o di alcuna condanna in alcun luogo (come abbiamo detto, per questo non ci è stato detto nulla). Ma alcuni devono purificarsi anche dopo aver lasciato il corpo, solo per paura, come mostra senza battere ciglio san Gregorio nel Dialogo: <i>mentre altri devono essere purificati dopo aver lasciato il corpo, o mentre sono ancora nello stesso luogo terreno, prima di venire ad adorare Dio e essere onorati della sorte di beati, oppure - se i loro peccati erano più gravi e li hanno accecati per molto tempo - sono tenuti all'inferno, ma non per rimanere per sempre nel fuoco e nel tormento, ma come in prigione e nella tribolazione ogni volta che si prendono i peccati di coloro che sono nei tormenti e si prega per loro, essi provano un leggero sollievo. Conoscevano Dio, e coloro che hanno conosciuto Dio e lo hanno rifiutato, e per questo sono all'inferno</i>. [2].</p><p style="text-align: justify;">Riteniamo che tutti loro siano aiutati dalle preghiere e dalle liturgie fatte per loro, con la cooperazione della bontà di Dio e del suo amore per gli uomini. Questa comune opera di Dio non imputa più alcuni peccati, ma perdona subito quelli commessi per debolezza umana, come dice Dionigi il Grande (l'Areopagita) in "Pensieri sul mistero compiuto per coloro che dormono nella vera fede" [3]; mentre gli altri peccati, dopo qualche tempo, mediante giusti giudizi, o vengono anch'essi lasciati e perdonati - e ciò in toto - oppure la colpa per questi peccati viene alleggerita fino al Giudizio Universale. E per questo pensiamo che non sia necessaria alcuna altra condanna, né alcun fuoco di purificazione. Alcuni infatti si purificano mediante il timore, altri invece vengono schiacciati dai rimproveri della coscienza con tormenti più grandi di qualsiasi fuoco, ed altri ancora si purificano solo mediante il tormento davanti alla gloria divina e il timore di ciò che porterà il futuro. E che questa verità sia ben più dolorosa e schiacciante di ogni altra cosa è confermato dall'esperienza stessa, e San Giovanni Crisostomo ce lo testimonia in quasi tutte le sue omelie morali, che dicono la stessa cosa, come l'eremita Doroteo nella sua omelia "Sulla coscienza..." [4].</p><p style="text-align: justify;">Pertanto, preghiamo con insistenza Dio e speriamo che salvi (dal tormento eterno) coloro che se ne sono andati, e non da nessun altro tormento o fuoco oltre a quei tormenti e quel fuoco che erano ordinati per l'eternità. E, più ancora, che le anime dei defunti vengono liberate mediante la preghiera dalla permanenza nell'inferno, come da una prigione, è testimoniato, tra molti altri, da Teofane il Confessore, detto il Segnato (poiché suggellò le parole della testimonianza col sangue sua per l'icona di Cristo, scritta sulla sua fronte). In uno dei canoni liturgici per i defunti, si prega per loro come segue: "Dalle lacrime e dai sospiri dell'inferno, salva i tuoi servi, o Salvatore", (Canone del sabato per i defunti, Ode 6, in Gloria). Ha detto "lacrime" e "singhiozzi", e nessun tipo di giudizio o fuoco purificatore. E se in queste lodi e preghiere si deve menzionare il fuoco, non si tratta di fuoco temporale, che abbia il potere di purificare, ma si tratta di fuoco eterno e di dannazione senza fine. I santi, animati dall'amore per le persone e dalla misericordia verso il prossimo, desiderando e osando coloro che sono vicini all'impotenza, pregano per la salvezza di coloro che dormono nella retta fede. Per questo san Teodoro Studita, sacerdote e confessore della Verità, dice all'inizio del suo canone dei dormienti: «Preghiamo tutti Cristo, facendo memoria oggi dei morti nei secoli, affinché liberi dal fuoco eterno coloro che dormono nella fede e nella speranza della vita eterna» ( <i>Triodio</i>, Sabato del Carnevale, canone, Ode 1, versetto 1). E poi, in un altro tropario, nell'Ode 5 del canone, strofa 4, si dice: "Del fuoco sempre ardente e delle tenebre che non illuminano, e dello stridore di denti, e del verme che tormenta incessantemente e da ogni punizione, o nostro Salvatore, salva tutti coloro che si sono addormentati nella fede."</p><p style="text-align: justify;">Dov'è qui il "fuoco del purgatorio"? E se esistesse davvero, dove sarebbe più opportuno che il Santo ne parlasse, se non qui? Se i santi vengono ascoltati da Dio quando pregano per questo, non è nostro compito indagare su questo. Ma essi sapevano, come lo sapeva lo Spirito che abitava in loro e che li portava, e con questa conoscenza parlavano e scrivevano; e questo lo sapeva anche il Signore Cristo, che ci ha comandato di pregare per i nostri nemici, e che ha pregato per coloro che lo crocifissero sulla croce e resuscitarono il primo martire Stefano quando fu lapidato, affinché facessero lo stesso. E anche se si potrebbe dire che quando preghiamo per i defunti. E vedi, alcuni santi che pregarono non solo per i fedeli, ma anche per gli empi, furono esauditi, e con la loro preghiera li salvarono dal tormento eterno, come la prima martire Tecla salvò Falconilla, e san Gregorio il Dialogo salvò l'imperatore Traiano, come si dice. [5]</p><p style="text-align: justify;">Ma da ciò non emerge in alcun modo l’idea del fuoco del purgatorio, che sarebbe più chiaro della luce del sole. Che rapporto c'è infatti tra il perdono dei peccati da un lato e la purificazione mediante il fuoco e la condanna dall'altro? Perché se il perdono dei peccati avviene attraverso le preghiere o solo attraverso l'amore di Dio per le persone, non è necessario alcun tipo di condanna e purificazione (mediante il fuoco). Ma se la condanna e la purificazione sono ordinate (da Dio)... allora sembrerebbe che le preghiere (per i morti) siano fatte nel deserto e nel deserto lodiamo l'amore di Dio per le persone. Pertanto, queste citazioni non sono una testimonianza dell'esistenza del fuoco del purgatorio, ma piuttosto un suo rifiuto: perché in esse si mostra il perdono dei peccati di coloro che hanno violato i comandamenti, in conseguenza di un certo potere regale e amore per le persone, e non come fuga dalla condanna o dalla purificazione.</p><p style="text-align: justify;"> In terzo luogo prendiamo il brano della prima Lettera dell'apostolo Paolo ai Corinzi:</p><p style="text-align: justify;"><i>Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l'opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell'opera di ciascuno. Se l'opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; ma se l'opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però come attraverso il fuoco</i>. [1Corinzi 3,11-15]</p><p style="text-align: justify;">Sembrerebbe che questa citazione, più di ogni altra, riporti l'idea del fuoco del purgatorio; ma in verità, più di ogni altro, vi si oppone.</p><p style="text-align: justify;">Soprattutto sant'apostolo Paolo non lo definì un fuoco del purgatorio, ma una prova. Poi ha detto che anche le cose buone e oneste devono passare attraverso il fuoco, e quindi è chiaro che non hanno bisogno di alcuna purificazione. Poi dice anche che coloro che portano cattive azioni, dopo che queste azioni vengono bruciate, verranno danneggiati, mentre coloro che vengono purificati, non solo non hanno alcun danno, ma ne acquisiscono ancora di più. Poi dice che ciò deve accadere "in un certo giorno", nel giorno del Giudizio e nel tempo a venire, mentre l'apparente esistenza di un fuoco del purgatorio dopo l'avvento del terribile Giudizio e del giudizio finale - non è completa? senza senso ? Poiché la Scrittura non ci dice niente di simile, ma che sarà Lui stesso a giudicarci, dice: <i>E questi andranno alla dannazione eterna, e i giusti alla vita eterna</i> ( Matteo 25 , 46); e ancora: <i>E quelli che hanno fatto il bene usciranno dai sepolcri in risurrezione di vita , e quelli che hanno fatto il male in risurrezione di condanna</i> (Giovanni 5, 29). Pertanto, non esiste alcuna via di mezzo; ma dopo aver diviso in due tutti coloro che verranno in giudizio, ponendo gli alcuni a destra e gli altri a sinistra, e chiamando le prime "pecore" e le seconde "capri", non fece menzione di nulla del fatto che lì ci sarebbero alcuni che sarebbero stati purificati da quel fuoco. Sembrerebbe che il fuoco di cui parla il santo apostolo Paolo sia lo stesso di cui parla il profeta Davide: <i>davanti a lui arderà il fuoco e intorno a lui vivacità</i> (Salmo 49, 4); e ancora: <i>Il fuoco andrà davanti a Lui e brucerà intorno ai suoi nemici</i> (Salmo 96, 3). Di questo fuoco parla anche il profeta Daniele:<i> Da esso sgorga un fiume di fuoco</i> ( Daniele 7, 10 ). Poiché i santi non portano con sé alcuna cosa o azione malvagia, questo fuoco li mostra con ancor maggiore splendore, proprio come si prova l'oro nel fuoco, o come si prova l'amianto, che, come si suol dire, messo nel fuoco annerisce come il carbone, ma quando viene tolto diventa ancora più pulito, come se fosse lavato con acqua, come lo furono i corpi dei tre giovani nella fornace di Babilonia. Ma i peccatori che portano con sé il male vengono usati come materia adatta per questo fuoco, che li consuma immediatamente, e la loro "opera", cioè il loro stato o azione malvagia, viene completamente bruciata e distrutta, ed essi vengono privati di ciò che portati con sé, cioè vengono privati del loro male ardente, mentre vengono "salvati" - cioè saranno protetti e onorati per sempre, così che non periranno più con le loro azioni. San Giovanni Crisostomo scrisse un trattato a parte su questo passo [6], affinché gli Origenisti non citassero queste parole dell'Apostolo per rafforzare il loro modo di pensare (che, sembrerebbe, è più adatto a loro che a te), e che riteneva che non avrebbe danneggiato la Chiesa introducendo la fine dei tormenti dell'inferno e una restaurazione finale (apocatastasi). Infatti l'affermazione che il peccatore viene salvato come attraverso il fuoco significa che rimarrà tormentato nel fuoco e non perirà insieme alle sue cattive azioni e al cattivo stato della sua anima.</p><p style="text-align: justify;">Di questo parla anche san Basilio Magno in <i>Discorsi Ascetici</i>, nell'interpretazione del brano della Scrittura, <i>la voce del Signore che sprigiona fuoco </i>( Sal 28,7): Il fuoco preparato per i tormenti del diavolo insieme ai suoi angeli viene ordinato dalla voce al Signore, affinché dopo ciò si trovassero in lui due potenze: una potenza che arde e un'altra che illumina. Il potere di tormentare e condannare quel fuoco è assegnato a coloro che sono degni di tormento. </p><p style="text-align: justify;">Perciò, come si vede, questa divisione e separazione di quel fuoco avverrà quando tutti lo attraverseranno: le opere luminose e brillanti appariranno ancora più luminose, e coloro che le porteranno saranno gli eredi della luce e riceveranno la ricompensa. quello eterno. Coloro che compiono azioni riprovevoli saranno mandati all’inferno, rimarranno eternamente nel fuoco ed erediteranno una “salvezza” che è peggiore della perdizione, poiché in senso stretto la parola “salvato” significa che il potere distruttivo del fuoco non agirà su coloro che non saranno completamente bruciati. Dopo questi Padri, anche molti altri nostri insegnanti hanno interpretato questo passaggio nello stesso senso. E se qualcuno ha interpretato diversamente e ha inteso la "salvezza" come "fuga dalla condanna" e il "passaggio attraverso il fuoco" come "purgatorio", ha interpretato questo passaggio in modo del tutto sbagliato. E non c'è da stupirsi che anche lui sia umano, e si possono vedere anche molti maestri che interpretano le parti della Scrittura in modi diversi, e non tutti hanno acquisito il vero significato nella stessa misura. Non è possibile che lo stesso testo possa essere interpretato in modi diversi e adattarsi ugualmente a tutte le interpretazioni. Ma noi, scegliendo quelle più importanti e quelle che più si adattano ai dogmi della Chiesa, dovremmo lasciare da parte le altre interpretazioni. Pertanto non ci allontaneremo dall'interpretazione di cui abbiamo parlato sopra, delle parole del Santo Apostolo, anche se Agostino o San Gregorio il Dialogo o un altro dei vostri maestri apportassero un'altra interpretazione; perché tale interpretazione corrisponde meno all'idea di un fuoco del purgatorio temporale, che alla teoria di Origene, il quale, parlando di un perdono finale delle anime mediante quel fuoco e di una liberazione dal tormento, fu fermato e anatematizzato alla Quinta Il Concilio Ecumenico e la sua teoria furono completamente rimossi come disobbedienza generale alla Chiesa.</p><p style="text-align: justify;">Diciamo che né i giusti hanno ancora ricevuto tutta la sorte e lo stato di felicità al quale si sono qui preparati con opere faticose, né i peccatori, dopo la morte, sono stati condotti alla dannazione eterna nella quale saranno tormentati per sempre. Piuttosto, sia l'uno che l'altro devono attendere il Giudizio Universale e la risurrezione di tutti. Tuttavia ora sia l'uno che l'altro sono al loro posto: i primi riposano e indisturbati nel cielo, insieme con gli angeli e davanti a Dio, come se fossero già nel cielo da cui cadde Adamo (nel quale ladro pentito entrato prima degli altri) e spesso ci visitano nelle chiese dove vengono glorificati, e ascolto quelli che si ricordano di loro e pregano per quelli davanti a Dio, avendo da Lui questo grande dono, e attraverso le loro reliquie operano prodigi e si rallegrano alla vista di Dio, e l'illuminazione inviata da Lui è più perfetta e pura di prima, mentre erano in vita sulla terra; mentre questi, a loro volta, costretti a restare nell'inferno, restano nella fossa più profonda, <i>nelle tenebre e nell'ombra di morte </i>( Sal 87,6), come dice Davide, e poi Giobbe: <i>verso la terra dove la luce è come le tenebre </i>(Gb 10,21-22). E i primi restano nella gioia e nell'allegria, già aspettando l'avvicinarsi del Regno con tutta la sua indicibile bontà loro promessa. E gli altri, invece, restano in carcere e soffrono senza conforto, come condannati che attendono la decisione del Giudizio e immaginano quei tormenti. Anche i primi non hanno ancora ricevuto l'eredità del Regno insieme a tutti i beni ciò che<i> l'occhio non ha visto e l' orecchio non ha udito e non è entrato nel cuore dell'uomo</i> (1 Corinzi 2, 9); né questi ultimi hanno ancora ricevuto tormenti eterni, né sono stati bruciati nel fuoco inestinguibile. Questo insegnamento lo abbiamo ricevuto dai nostri antichi Padri, e possiamo dirlo facilmente, anche dalle Sacre Scritture.</p><p style="text-align: justify;">---------------------------------------------------------------------------------</p><p style="text-align: justify;">NOTE5</p><p style="text-align: justify;">1) Nella <i>Raccolta alfabetica</i> delle parole dei Padri del deserto, in "Macario il Grande", si legge: "L'Abba Macario disse: Camminando un giorno per il deserto, trovai un teschio di uomo morto nella terra. L'ho spostato dal suo posto con il bastone e il teschio mi ha parlato. Gli ho chiesto: "Chi sei?" Il capo rispose: 'Ero sommo sacerdote e servivo gli idoli e i pagani che abitano in questo luogo; ma tu sei Macario, il teoforo.</p><p style="text-align: justify;">2) San Gregorio Magno, papa di Roma, in <i>Dialoghi</i>, Libro IV</p><p style="text-align: justify;">3) Dionigi Areopagita, <i>La Gerarchia Ecclesiastica</i>, cap. VII , 7</p><p style="text-align: justify;">4) cfr. Detti dei Padri del deserto , trad. di Benedicta Ward, Londra, AR Mowbray & Co., 1975, pp. 115-116</p><p style="text-align: justify;">5) Si narra che san Gregorio Magno, il vescovo di Roma, battezzò l'anima dell'imperatore Traiano per mezzo delle lacrime. Un giorno mentre visitava il Foro, il pontefice ammirò la costruzione di Traiano e gli fu in quel frangente raccontata una storia in merito all'imperatore che, sebbene pagano, aveva agito da vero cristiano. Mentre difatti l'Augusto si stava muovendo di gran fretta col suo esercito per combattere, fu fermato in strada da una vedova la quale l'appellò dicendo: << mio signore Traiano, fammi giustizia, giacché questi uomini mi hanno ucciso il figlio e non vogliono pagarmi il risarcimento.>> e l'Imperatore rispose: << quando tornerò indietro li costringerò a risarcirti.>> e la donna implorò: << se voi non tornaste indietro, non avrei nessuno a rendermi giustizia.>> Allora, così com'era armato, scese dal cavallo e obbligò i briganti a risarcire la donna in sua presenza. Quando ebbe finito di ascoltare la testimonianza, Gregorio riconobbe in quel gesto il versetto "fai giustizia alla vedova e perora la causa degli orfani" e non sapeva come confortare l'anima di quest'uomo che, da pagano, aveva vissuto come un portatore di Cristo, così si recò alla basilica di san Pietro e pregò versando fiumi di lacrime, com'era sua abitudine, chiedendo a Dio di salvare Traiano dal fuoco eterno, e seppe per divina ispirazione che Iddio l'aveva ascoltato, giacché non aveva mai osato chiedere questo per nessun altro pagano, e mai ne chiese in futuro.</p><p style="text-align: justify;">Anche se è un evento raro, la preghiera dei santi può perfino salvare dall'Inferno. Questo dà speranza a tutti. </p><p style="text-align: justify;">Fonte: <i>The earliest life of Gregory the Great</i>, Anonimo di Whitby (VIII secolo), trad. Bertram Colgrave, University Of Kansas Press, 1968, cap. 28, pp.127-129 </p><p style="text-align: justify;">6) San Marco d'Efeso allude alla <i>omelia 9 sui Corinzi</i>, di san Giovanni Crisostomo.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-86947383131955622452024-03-22T06:30:00.006+01:002024-03-22T06:30:00.461+01:00Il martirio di santa Drosia (Drosis) - la figlia dell'Imperatore Traiano<p style="text-align: justify;"> Pochi sanno che la figlia dell'imperatore romano Traiano (117 d.C.) è una martire di Cristo, la cui vita è degna di essere conosciuta.</p><p style="text-align: justify;">L'imperatore Traiano era un feroce anti-cristiano, e comandò innumerevoli esecuzioni di martiri e distruzioni di case di preghiera. Sua figlia Drosia (o <i>Drosis</i>) viveva insieme a lui a palazzo, a Roma, ed era una giovane immersa nella vita pubblica del suo impero. </p><p style="text-align: justify;">Vissero al tempo dell'empio sovrano cinque monache, i cui nomi sono Aglaida, Daria, Apollinaria, Mantusa e Thaise. Queste pie donne vivevano assieme e si prendevano cura dei corpi dei cristiani uccisi dai legionari, donando loro degne esequie e sepoltura. Drosia, una notte, decise di visitare queste donne, spinta dalla curiosità, e si unì a loro alla ricerca dei corpi dei martiri, e rimase con loro a conversare, imparando l'Evangelo del Signore. Il fidanzato di Drosia, Adriano, il quale era un ufficiale imperiale, rese noto all'esercito che volevano arrestare coloro che prestavano pietà ai corpi dei martiri, e così mise un drappello di notte a pattugliare le strade; fu così che i soldati romani trovarono Drosia e le cinque monache, e le arrestarono.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAgpiUp8N7l0ZA_SZNLD2p_WvEPnMZMpiQvTWwh4iUW6KMVpsszATYIyVHLnVuvLtLffR2yJgdBzf5ait0nBb5-w_xLtODTA6lLOGhEl-beO1eUE9-kz3YHIOpf4sxQsWFqw_FWIrX98IvSAGzEut10fyPDsj7bWPZq3rLUcllorNgbKlF59yJ-bOX/s640/drosis.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="469" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAgpiUp8N7l0ZA_SZNLD2p_WvEPnMZMpiQvTWwh4iUW6KMVpsszATYIyVHLnVuvLtLffR2yJgdBzf5ait0nBb5-w_xLtODTA6lLOGhEl-beO1eUE9-kz3YHIOpf4sxQsWFqw_FWIrX98IvSAGzEut10fyPDsj7bWPZq3rLUcllorNgbKlF59yJ-bOX/w294-h400/drosis.jpg" width="294" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Affresco con santa Drosis</i></div><p style="text-align: justify;">Al mattino, Traiano fu informato della cattura, e mise la figlia agli arresti nella propria camera, intimandole di non conversare più coi cristiani; le cinque suore furono invece bruciate vive, e i loro corpi fusi con dei tripodi d'oro che avrebbero poi addobbato una piscina pubblica. Ma quando venne l'inaugurazione, i pagani morivano all'ingresso dei bagni pubblici, e ben presto Traiano chiese la causa ai suoi aruspici, i quali gli confermarono che "le reliquie delle suore impediscono ai nostri di entrare: disfati di questi tripodi e la morte cesserà". Così i pagani decisero di disfarsi dei tripodi. Adriano propose a Traiano di sciogliere i tripodi e farne delle statue nude, così da offendere le monache esponendole al pubblico ludibrio. E così fecero delle statue con l'oro dei tripodi.</p><p style="text-align: justify;">Quella notte, l'imperatore Traiano sognò cinque splendide pecore in un campo dorato, e un pastore che se ne prendeva cura. Il pastore si palesò essere Cristo, che gli disse: "ecco dove sono le mie monache, a me carissime. E ben presto a far loro compagnia verrà pure tua figlia Drosia, agnella immacolata e parte del mio pascolo". L'imperatore si svegliò e ordinò di costruire due fornaci, agli estremi dell'urbe, con una iscrizione rivolta ai cristiani: "voi nazareni, che vi beate del Cristo crocefisso, se volete porre fine alle persecuzioni e ai tormenti, buttatevi da soli in questo fuoco, e morite". </p><p style="text-align: justify;">Drosia, saputo del fatto, pregò il Signore dicendo: "Signore Dio, liberami dal fidanzamento empio e dalla tirannia di mio padre, e congiungimi a te. Fa' che io possa unirmi alle cinque sorelle che mi hanno istruito nel tuo Vangelo, e possa io lasciare i tormenti di questa vita. Accogli il mio sacrificio nel tuo nome". E detto ciò, si spogliò delle sue vesti imperiali, indossò una tunica lurida e raggiunse una delle fornaci. Si rese contò poi che non era battezzata, e così prese della mirra che aveva con sé, datale dalle cinque monache, e si unse nel nome della Trinità, poi raggiunse una piscina pubblica, e domandò a Dio di battezzarla e di lavarla dai peccati. Fatto ciò, si unì in preghiera ad alcuni cristiani, i quali la riconobbero come una di loro, e poi si gettò nella fornace ardente di sua spontanea volontà, sacrificandosi per il nome di Cristo. </p><p style="text-align: justify;">Il suo nome era Drosia, e insieme alle cinque monache Aglaida, Daria, Apollinaria, Mantusa e Thaise è commemorata il 22 marzo. </p><p style="text-align: justify;">Gloria a Dio nei suoi santi, ora e sempre nei secoli. Amen. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-53641305544902113762024-03-21T06:00:00.000+01:002024-03-21T06:00:00.143+01:00I frutti di mare sono permessi o no in Quaresima?<p style="text-align: justify;"> Ecco una domanda che causa sempre dibattito nei circoli tradizionalisti ortodossi ogni anno a ridosso della Quaresima. Possiamo mangiare o no i cosìdetti "frutti di mare"? Per frutti di mare si intende una categoria di alimenti che comprende molluschi e crostacei come gamberetti, cozze, granchi, vongole e, alcuni dicono, perfino i calamari. Nella pratica della Chiesa di Grecia - incluse le comunità di vecchio calendario, notoriamente più "dure" sul digiuno - si consumano frutti di mare ogni domenica di Quaresima, e talora perfino il sabato, quando il Tipico indica di "svincolare dal digiuno di olio e vino". Vediamo dunque di sfatare un mito e di scoprire cosa dice la Tradizione vera (e non certe elucubrazioni posteriori basate sul pietismo) in merito a questo fatto di ortoprassi. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSsBNG2rCK_7sORDi4xhgZXPYZffwktmoT4iPiX1ez6svdql_k7rKu4LHyBo1KJQPFUSJiiIt9rL6Pq44ocGeKMCrzxcekCNU7L8aMGq4WdWSEgGOuD2-0JysDLCv_z93NYT2FGUsDOCh3ekS1o-zedvSHLK4tJGnEmgXvSvunaGMPMY4J-A-VHx_Dv6E/s1080/frutti-di-mare%20(1).jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="608" data-original-width="1080" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSsBNG2rCK_7sORDi4xhgZXPYZffwktmoT4iPiX1ez6svdql_k7rKu4LHyBo1KJQPFUSJiiIt9rL6Pq44ocGeKMCrzxcekCNU7L8aMGq4WdWSEgGOuD2-0JysDLCv_z93NYT2FGUsDOCh3ekS1o-zedvSHLK4tJGnEmgXvSvunaGMPMY4J-A-VHx_Dv6E/w400-h225/frutti-di-mare%20(1).jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Gli incriminati del giorno, i temibili "frutti di mare"</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><p style="text-align: justify;">Ricordiamo che per tutta la durata della Quaresima si consuma il pesce propriamente detto solo due volte: per l'Annunciazione e per la Domenica delle Palme. </p><p style="text-align: justify;">Ora, in alcune Chiese locali, come per esempio quella romena e quella russa, i frutti di mare non vengono sempre permessi, con l'accusa di "mangiar pesce". I santi Padri indicavano per "pesce" gli animali marini con ossa, mentre "frutti di mare" tutte quelle creature che non hanno ossa propriamente dette. Al netto di questa distinzione scientifica, vediamo cosa dicono i Santi Padri.</p><p style="text-align: justify;">Nel <i>Pidalion</i> pubblicato nel 1844, la raccolta per eccellenza di Diritto Canonico ortodosso, leggiamo un commento di san Nicodemo dell'Athos, compilatore del testo, al canone 64 apostolico:</p><p style="text-align: justify;"><i>Una cosa è il digiuno, una cosa è lo svincolo del digiuno, un'altra ancora la rottura del digiuno. Il primo è la regola di non mangiare nulla fino all'Ora Nona, e poi pane e acqua solamente. Lo svincolo del digiuno è se si mangia qualcosa prima o dopo dell'Ora Nona, come ad esempio acqua, frutta, verdure, olio, vino, gamberi, vongole e simili. La rottura del digiuno è invece consumare carne, uova, formaggio, pesce, e tutto il resto. </i></p><p style="text-align: justify;">C'è un'altra nota al canone 56 del VI Concilio Ecumenico, sempre di san Nicodemo, in mertito ai sabati e alle domeniche di Quaresima, che dice:</p><p style="text-align: justify;"><i>Per i giorni suddetti, si svincola all'olio, al vino, e agli alimenti rinchiusi nelle conchiglie</i> (ostracoderma). </p><p style="text-align: justify;">Nel Grande Tipico, edizione 1816, così da evitare ogni possibile accusa di modernismo, leggiamo alla pagina 720:</p><p style="text-align: justify;"><i>Epistola ad Anastasio, abate del Monastero del Sinai: </i></p><p style="text-align: justify;"><i>(...) Guarda cosa fa la maggior parte del popolo, specialmente i poveri, nella Grande Settimana Divina [Prima settimana di Quaresima]. Come insegna il grande padre Teodoro Studita, mangia ogni giorno un po' di pane nei cinque giorni di veglia, mentre al sabato e alla domenica svincola l'olio e il vino, e gli alimenti racchiusi nella pelle d'osso, quando si trovano. (...)</i></p><p style="text-align: justify;">Per pelle d'osso si intende sicuramente le conchiglie, quindi i frutti di mare. </p><p style="text-align: justify;">I frutti di mare si possono consumare durante i giorni feriali solamente se cade una festa o un santo con croce nera o croce rossa, ovvero se è grandemente venerato, affinché sia glorificato il santo o la festa con la gioia di un cibo più ricco. In tutti gli altri giorni si mantiene il digiuno così come lo pratica la Chiesa Ortodossa da sempre, ovvero in regime di xerofagia o, per chi riesce, solo pane e acqua. </p><p style="text-align: justify;">Nulla vieta al pio cristiano di non consumare mai pesce e mai frutti di mare, se lo desidera, come sforzo ascetico. Del resto, chi vuole, può digiunare tutto l'anno - peccando indubbiamente di superbia. Ma assolutamente non si può impedire di consumare i frutti di mare nel sabato e nella domenica, così come indicato dal Grande Tipico. </p><p style="text-align: justify;">Ci dia il Signore un digiuno profittevole per l'anima, e occasione di ammenda e di purificazione. </p><p style="text-align: justify;">+-----------------------------------------------</p><p style="text-align: justify;">BIBLIOGRAFIA</p><p style="text-align: justify;"><i>Pidalion</i> (Mănăstirea Neamț, 1844)</p><p style="text-align: justify;"><i>Tipicul Mare </i>(Iași, 1816, p. 720)</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-68172644374224086772024-03-18T05:00:00.001+01:002024-03-18T05:00:00.411+01:00La Prima settimana di Quaresima (arciprete Gregorij Debolsky)<p> <span style="color: red;">Traduciamo <a href="https://orthochristian.com/110842.html">delle riflessioni</a> dell'arciprete Gregorio Debolsky prese da <i>Orthodox Christianity</i> per la prima settimana di Quaresima</span>.</p><p style="text-align: justify;">La prima settimana dei Santi Quaranta giorni di Quaresima , nelle parole dei nostri pii antenati e di tutti i cristiani ortodossi, è chiamata l'alba dell'astinenza, la settimana della purezza. Questa settimana la Chiesa convince i suoi figli a uscire da quello stato peccaminoso in cui è caduta l'intera razza umana e ha perso il paradiso a causa della mancanza di ritegno dei nostri progenitori, e che ognuno di noi aumenta solo attraverso i propri peccati; uscire attraverso la via della fede, della preghiera, dell'umiltà e del digiuno gradito a Dio. Questo è il tempo del pentimento, dice la Chiesa, questo è il giorno della salvezza, la porta del digiuno:<i> Sii vigile anima mia, e chiudi la porta alle passioni; guarda in alto verso il Signore</i>.</p><p style="text-align: justify;">Come la Chiesa dell'Antico Testamento , che santificava in modo particolare il primo e l'ultimo giorno di certe grandi feste, i cristiani ortodossi, preparati e ispirati dalla loro Madre Chiesa, hanno fin dall'antichità, secondo le rubriche della Chiesa, trascorso la prima e l'ultima settimana della Grande Quaresima con particolari zelo e austerità. E non è giusto che abbiamo più zelo e pietà all'inizio e alla fine delle nostre fatiche ascetiche?</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr24WXFGsd49_6w_16S6Gyy_9c1rFP6LpX07WlEaobVVU_Ik34Z1LPmW7j9AcPsPLH97JtSGgG25tymh3AKuV9DpTzyIkFiK4nner29etiPYibS3pa63f_RUOTAIXV_ULSiokKHizZmc8iFLw93IgJyPIRtdno0GheEOafHCcUwlFsBx35tVuknqds/s700/1281_feat.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="379" data-original-width="700" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhr24WXFGsd49_6w_16S6Gyy_9c1rFP6LpX07WlEaobVVU_Ik34Z1LPmW7j9AcPsPLH97JtSGgG25tymh3AKuV9DpTzyIkFiK4nner29etiPYibS3pa63f_RUOTAIXV_ULSiokKHizZmc8iFLw93IgJyPIRtdno0GheEOafHCcUwlFsBx35tVuknqds/w400-h216/1281_feat.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: justify;">In accordo con questo zelo la Chiesa ortodossa nella prima settimana della Grande Quaresima ha servizi più lunghi e un digiuno più severo che durante i giorni successivi del digiuno; nei primi due giorni della Grande Quaresima, e per chi può, i primi quattro, non c'è tavola imbandita. La durata delle funzioni comuni durante la prima settimana della Grande Quaresima è dovuta in particolare alla lettura del Gran Canone di Sant'Andrea di Creta durante le funzioni della Grande Compieta della settimana, chiamata in greco <i>mephimon </i>(μεθ ήμών), “con noi ”, perché durante queste Compiete si leggono le parole del profeta: Dio è con noi, intendete o popolo. Il Grande Canone del pentimento, “ampio e dolcemente espresso, e d'infinita contrizione”, evoca nell'anima un'attitudine particolarmente pia al pentimento. Viene letto in parti durante i primi quattro giorni della Grande Quaresima durante i servizi di Compieta. Il suo santo compositore fa risorgere davanti a noi ricordi dell'Antico e del Nuovo Testamento, applicandoli ovunque allo stato morale dell'anima del peccatore e insegnandoci a cercare secondo le nostre forze di emulare tutto il bene scritto nella storia, ma a fuggire tutto ciò che è male, e ricorrere sempre a Dio attraverso il pentimento, le lacrime, la confessione e altre opere che gli sono veramente gradite. </p><p style="text-align: justify;">Nel Gran Canone, piangendo sui nostri peccati, la Chiesa ci inclina alla contrizione e al pentimento, spingendoci a sospirare a Dio dal profondo delle anime, raccontando segretamente i nostri peccati a Dio, ad alzarci e pensare alle nostre azioni; ci inclina attraverso lo stato umiliato del peccatore che ha contaminato le vesti della sua carne, oscurato la bellezza della sua anima con le passioni, strappato la prima veste creata dal Creatore e indossato la veste lacera intessuta al consiglio del serpente; ci inclina attraverso la paura del giudizio futuro e la speranza nella misericordia di Dio, l'esempio e le intercessioni dei santi.</p><p style="text-align: justify;">Nelle parole del canone, abbiamo imitato coloro che nei giorni di Noè si abbandonarono all'illegalità e al consiglio contro Dio; come i fratelli di Giuseppe hanno venduto il frutto della purezza e della castità; come Datham e Abiron, come Absalom e Ghehazi, amante del denaro, ci siamo allontanati dal Signore; come gli israeliti nel deserto abbiamo preferito il cibo dell'Egitto a quello del cielo. Con i nostri pensieri e azioni malvagie come ladri, siamo stati derubati e feriti. Ma alzati, o anima mia, e combatti contro le passioni e i pensieri carnali come Giosuè, figlio di Nun, conquistò Amalek e i Gabaoniti. Emula la volontà di Abramo, che ha lasciato la sua patria per obbedienza a Dio. Possa la scala che Giacobbe vide nei tempi antichi essere la tua strada per un'ascesa attiva e ragionevole. Comprendi che le sue due mogli sono attività e contemplazione: Leah è attività, come quella con molti figli, e Rachael è ragione, perché lavora molto. Salvatevi sul monte come Lot. La mano di Mosè ti confermi come Dio può purificare e imbiancare la tua vita lebbrosa.</p><p style="text-align: justify;">Nelle funzioni della prima settimana la Chiesa pronuncia gli inni sacri di sant'Andrea di Creta, di Giuseppe e di Teodoro lo Studita, e ha anche stabilito che i fedeli siano istruiti dalla lettura delle opere di sant'Efraim il Siro, di san Giovanni Climaco e altri.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-46934616467328959932024-03-17T05:30:00.002+01:002024-03-17T05:30:00.143+01:00Omelia per la Settimana dei Latticini (San Giustino di Ufa e Menzelinsk)<p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"> San Giustino di Ufa e Menzelinsk fu ordinato sacerdote nel settembre 1853. Sua moglie morì nel 1862 e fu tonsurato al monachesimo nel giugno 1863. Prestò servizio in vari monasteri e seminari e il 27 gennaio 1885 fu consacrato Vescovo di Mikhailovsk, vicario della diocesi di Ryazan. Servì in diverse diocesi e il 14 ottobre 1896 fu nominato vescovo di Ufa e Menzelinsk. Si ritirò nel 1900 e trascorse il resto della sua vita, fino al pacifico riposo avvenuto il 26 settembre 1903, nella reclusione monastica. Nel 1988, è stato glorificato come santo venerato a livello locale nella Sinassi dei santi di Crimea</span>. <span style="color: red;">Presentiamo ora </span><a href="https://russian-faith.com/fasting-and-prayer-n7546">una traduzione di una sua omelia per l'inizio del digiuno quaresimale.</a></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWcCMO-s4bcLOr58jhS-lwwWto7dqWcEWIVPrbh3VsHR2bDplsEaNZB-H0U0RJwDY8ChyunBx_sXhteDwif7r4Q5o81oLF_HS9XT7wwClv2LDg1UvkqThyXXyLhH953CkYXbukR8G7Il-T0tdvJLcejSbmMa_f8yRaubBt05ikg3qFvNsnVVIHlEtvGrM/s726/111.jpeg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="361" data-original-width="726" height="199" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWcCMO-s4bcLOr58jhS-lwwWto7dqWcEWIVPrbh3VsHR2bDplsEaNZB-H0U0RJwDY8ChyunBx_sXhteDwif7r4Q5o81oLF_HS9XT7wwClv2LDg1UvkqThyXXyLhH953CkYXbukR8G7Il-T0tdvJLcejSbmMa_f8yRaubBt05ikg3qFvNsnVVIHlEtvGrM/w400-h199/111.jpeg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Ecco, la Grande Quaresima è arrivata, grazie a Dio! 1 Tutti i cristiani sono ora chiamati a digiunare e pregare. Come apprendiamo dai Santi Padri della Chiesa e dall'esperienza, il digiuno e la preghiera sono le due ali che aiutano il cristiano ad ascendere al Cielo; cioè lo aiutano a rinunciare a tutto ciò che è peccaminoso e a stabilirsi nel regno di tutto ciò che è santo. Così straordinariamente grande è il potere del digiuno e della preghiera! Ma, miei amati, possiamo acquisire questo potere con l’aiuto della grazia di Dio se comprendiamo adeguatamente il significato e il significato del digiuno e della preghiera e se li pratichiamo come dovremmo. Cominciamo quindi in questi giorni di digiuno a dedicarci a uno studio attento del digiuno e della preghiera; e allo stesso tempo cominciamo a digiunare e a pregare con impegno. Il digiuno non è semplicemente la consueta moderazione nel cibo e nelle bevande prescritta dalla prudenza e dalla scienza medica, finalizzata a preservare la salute del corpo; si tratta piuttosto di un grado più elevato di temperanza, insieme alla distinzione del cibo e delle bevande: temperanza prescritta ai figli della Santa Chiesa per determinati giorni e periodi di digiuno.</p><p style="text-align: justify;">Il digiuno, secondo la spiegazione dei Santi Padri, fu istituito da Dio stesso, in Paradiso, quando ai primi uomini, ai nostri antenati, fu proibito di gustare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male (Gen. 2: 17). Troviamo molti esempi di digiuno nell'Antico Testamento (Num. 29, 1/3 Re. 7, Sal. 34:13, 1 Macc. 3:47). Nel Nuovo Testamento, il Salvatore stesso, venuto non per abolire ma per dare compimento alla Legge, ha santificato il digiuno con il Suo digiuno di quaranta giorni nel deserto prima di intraprendere il Suo ministero pubblico. Oltre al suo esempio, insegnò anche il digiuno con la sua parola, quando disse ai suoi discepoli: <i>Badate a voi stessi, affinché i vostri cuori non siano mai sovraccarichi di sazietà e di ubriachezza</i> (Lc 21,34).</p><p style="text-align: justify;">Ciò che Gesù Cristo insegnò e ciò che comandò, la Santa Chiesa lo ha sempre seguito fermamente. Gli Atti degli Apostoli presentano non pochi esempi della stretta osservanza del digiuno da parte dei primi cristiani; e da allora la Santa Chiesa non ha mai dimenticato il digiuno. I Santi Padri e gli insegnanti della Chiesa hanno molte istruzioni e decreti sul santo digiuno. San Basilio Magno parla direttamente: “Poiché noi, nella persona dei nostri antenati, non abbiamo digiunato, siamo stati cacciati dal Paradiso. Digiuniamo dunque per entrare nuovamente nel Paradiso» ( Omelia 1 Sul digiuno ).</p><p style="text-align: justify;">Pertanto, la Santa Chiesa ha stabilito alla fine quattro digiuni, secondo le quattro stagioni dell'anno, come tempi di digiuno comune e di pentimento; due digiuni in onore del Signore Gesù Cristo: la Grande Quaresima e il digiuno della Natività, uno in onore di quello della Madre di Dio: il digiuno della Dormizione, e uno in onore della discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli: il digiuno degli Apostoli. Abbiamo anche digiuni di un giorno nella festa dell'Esaltazione della Croce del Signore e della Decapitazione di San Giovanni il Precursore ; mercoledì in ricordo del tradimento di nostro Signore Gesù Cristo, e venerdì in ricordo della Sua stessa sofferenza e morte. Tutti i digiuni sono obbligatori per ogni cristiano, in quanto figli della Chiesa, ad eccezione dei malati e degli infermi.</p><p style="text-align: justify;">Tuttavia, purtroppo, ci sono sempre state persone, e ora ce ne sono molte, che abusano del digiuno o lo rifiutano del tutto, indifferenti al fatto di diventare così figli disobbedienti della Chiesa che ha comandato il digiuno, incorrere in innumerevoli malattie, e vengono costantemente curati e muoiono prima del tempo. Quanto sono pietose queste persone! Sono così stolti e deboli che preferiscono ammalarsi e morire prematuramente piuttosto che smettere di mangiare qualcosa di dolce. Oh, bambini, bambini!</p><p style="text-align: justify;">D'altra parte, quanti grandi e sensibili digiunatori ha la Chiesa di Cristo, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento: lì Mosè, Elia e Davide; qui il Battista e i suoi innumerevoli imitatori che vissero tutti una vita lunga e sana; hanno vissuto e commesso grandi azioni. Nel sabato della Settimana della Fare il Formaggio, la Santa Chiesa ricorda e glorifica l'innumerevole schiera di santi di Dio di ogni genere, rango, età e sesso che hanno brillato nel digiuno. La Santa Chiesa lo fa prima della Grande Quaresima, tra l'altro, per darci esempi di digiuno.</p><p style="text-align: justify;"><i>Perciò, poiché anche noi siamo circondati da un così grande nuvolo di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci opprime, e corriamo con pazienza la corsa che ci è posta davanti, guardando a Gesù Cristo. autore e perfezionatore della nostra fede; Il quale, per la gioia che gli era posta dinanzi, sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio</i> (Ebrei 12:1-2). Amen.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-37958187682466915842024-03-16T08:00:00.000+01:002024-03-16T08:00:00.141+01:00La Velazione delle Icone nella pratica quaresimale Athonita<div style="text-align: justify;">Sebbene la <i>velatio </i>sia una pratica conosciuta in Occidente e osservata fino a tempi molto recenti, fino al Concilio Vaticano II, e ancora oggi praticata dai cattolici tradizionalisti, nella Chiesa Ortodossa non si sente solitamente menzionare questa pratica devozionale quaresimale. Anzi, una certa teologia delle icone contemporanea vuole un uso esagerato dell'arte iconografica senza tuttavia rispettarne il fine contemplativo. Abbiamo scoperto casualmente che sul Monte Athos si rispetta invece la velazione delle immagini sacre in Quaresima, principiando sovente dalla compieta della domenica del Pubblicano e del Fariseo (I domenica del Triodio), sovente dal Luned Puro (IV lunedì del Triodio). La <i>velatio </i>nel mondo bizantino è scomparsa dopo il Medioevo. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Di sotto, presentiamo l'iconostasi velata del Monastero Hilandar del Monte Athos con una fotografia del 2022. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5KyEGGkRguXqgGse0zs0GzjmWlLX8AzA-gDY0nRijIhHGIq5sI8cKc7DhoSkvuzzbanqPUs_sRnJASi2TwY7_QhsQi3VtZTVcSfo8MiJnSKxV-YV9wKmIev2kVuJGE-Ty77FFYehFM27u8S1F7m2DZq2iFPGIDaor3zYqKaTYeYD8g-FpXi90Muy_eNs/s720/13.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="605" data-original-width="720" height="336" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi5KyEGGkRguXqgGse0zs0GzjmWlLX8AzA-gDY0nRijIhHGIq5sI8cKc7DhoSkvuzzbanqPUs_sRnJASi2TwY7_QhsQi3VtZTVcSfo8MiJnSKxV-YV9wKmIev2kVuJGE-Ty77FFYehFM27u8S1F7m2DZq2iFPGIDaor3zYqKaTYeYD8g-FpXi90Muy_eNs/w400-h336/13.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Secondo il Tipico di Hilandar, si velano le immagini alla Compieta della Domenica della Caduta di Adamo, quando siamo entrati nel Lunedì Puro. La tradizione athonita dice che le icone si "aprono" senza svelarle del tutto dal sabato sera (vespri della domenica) fino all'Ora Nona della Domenica, quando si velano nuovamente. I veli dell'iconostasi si tolgono completamente dopo il Mattutino del Sabato Santo, quando entriamo nell'ufficiatura pasquale. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Sebbene alcuni ortodossi pseudo-tradizionalisti potrebbero storcere il naso, ricordiamo che la velazione delle immagini sacre in Quaresima è una tradizione antica e venerabile. In particolar modo, nella teologia delle icone avrebbe una particolare rilevanza. Poiché alle feste e per le domeniche si venera l'icona dispotica alle veglie, col canto delle Magnificazioni al Polieleo e le prostrazioni annesse, è chiaro che in un periodo di veglia costante per la meditazioni delle sofferenze e della vittoria sulla morte del Redentore, velare le immagini significa concentrare la mente e il cuore su ciò che si ascolta, ovvero i magnifici inni del Triodio. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><br /></div>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-51795752809634343042024-03-15T06:30:00.002+01:002024-03-15T09:38:15.889+01:00Il Salterio in Quaresima<p style="text-align: justify;"> I salmi sono la poesia liturgica cristiana per eccellenza. Troviamo salmi per ogni occasione della vita: per gioia, tristezza, attesa, combattimento spirituale, per ogni emozione umana i salmi hanno un filtro splendido di fede, morale, etica, di speranza. E anche se siamo in Quaresima, la lettura dei salmi non solo continua, ma si amplifica. La Chiesa Ortodossa ha istituito la lettura di certi catismi per certi giorni o Ore del ciclo liturgico. Anche se non possiamo frequentare tutti gli uffici liturgici, possiamo leggere il Salterio a casa e anche recitare le Ore o gli altri servizi. Offriamo dunque oggi lo schema per leggere il Salterio a casa secondo le rubriche quaresimali.</p><p style="text-align: justify;">Anche se non riusciamo a recitare tutto il Salterio ogni giorno secondo queste disposizioni, leggere uno o più catismi è comunque un nostro sforzo ascetico in unione con la prassi dei monasteri e dei santi Padri. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdV05R0P7MfcGIoNbrK_oLpdK1yzwMUIG3CBz21dnf_Xufp-GZku3BUbI6YeEvWGS9Bq9Dwaqg3f_lpnIz1O3wJy7rhcbFpq_q1h7XJH1Nfc2xV5C-YW9doTG2yCpZm_1m7mmc1_h4kiNRXbLILgiJh3oCtp3XuzRX2duGz9HLCz1zLteZAbiQks_UKuM/s1351/111.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1351" data-original-width="1080" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdV05R0P7MfcGIoNbrK_oLpdK1yzwMUIG3CBz21dnf_Xufp-GZku3BUbI6YeEvWGS9Bq9Dwaqg3f_lpnIz1O3wJy7rhcbFpq_q1h7XJH1Nfc2xV5C-YW9doTG2yCpZm_1m7mmc1_h4kiNRXbLILgiJh3oCtp3XuzRX2duGz9HLCz1zLteZAbiQks_UKuM/w320-h400/111.jpg" width="320" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><b>NELLE SETTIMANE PRIMA, SECONDA, TERZA, QUARTA E SESTA DELLA QUARESIMA</b></p><p style="text-align: justify;"><b style="color: red;">Sabato mattina, al mattutino:</b> catismi 16, 17</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><b>Sabato sera, ai vespri</b></span>: catisma 1 </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><b>Domenica mattina, al mattutino</b></span>: catismi 2, 3, 17.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>Ai vespri domenicali non si legge nessun catisma.</b></i></p><p style="text-align: justify;"><b>Lunedì:</b> </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 4, 5, 6. </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: non si legge il Catisma.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 7</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 8</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 9</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18.</p><p style="text-align: justify;"><b>Martedì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 10, 11, 12</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma 13</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 14</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 15</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 16</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18</p><p style="text-align: justify;"><b>Mercoledì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 19, 20, 1</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma 2</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 3</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 4</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 5</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18</p><p style="text-align: justify;"><b>Giovedì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 6, 7, 8. </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma 9</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 10</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 11</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 12</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18</p><p style="text-align: justify;"><b>Venerdì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 13, 14, 15</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: non si legge il Catisma.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 19</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 20</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: non si legge il Catisma</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18</p><p style="text-align: justify;"><b>NELLA QUINTA SETTIMANA DI QUARESIMA</b></p><p style="text-align: justify;"><b>Lunedì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 4, 5, 6</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: non si legge il Catisma.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 7</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 8</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 9</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 10</p><p style="text-align: justify;"><b>Martedì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 11, 12, 13</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma 14</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 15</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 16</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 18</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 19</p><p style="text-align: justify;"><b>Mercoledì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 20, 1, 2</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma 3</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 4</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 5</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 6</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 7</p><p style="text-align: justify;"><b>Giovedì</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catisma 8</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma non si legge. </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 9</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 10</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma 11</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 12</p><p style="text-align: justify;"><b>Venerdì </b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 13, 14, 15</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 19</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 20</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18 </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"><b>Sabato della V settimana, al mattutino</b></span>: catismi 16, 17.</p><p style="text-align: justify;"><b>SALTERIO NELLA SETTIMANA DI PASSIONE CHE PRECEDE LA SANTA PASQUA</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Sabato di Lazzaro, ai Vespri per la domenica</span>: catisma 1</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Nella Domenica dell'Ingresso in Gerusalemme, al mattutino</span>: catisma 2, 3.</p><p style="text-align: justify;"><b>Lunedì Santo: </b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 4, 5, 6.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 7</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 8</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18</p><p style="text-align: justify;"><b>Martedì Santo:</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 9, 10, 11.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 12</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 13</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18. </p><p style="text-align: justify;"><b>Mercoledì Santo:</b></p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Mattutino</span>: catismi 14, 15, 16. </p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Prima</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Terza</span>: catisma 19</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Sesta</span>: catisma 20</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Ora Nona</span>: catisma non si legge.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Vespro</span>: catisma 18.</p><p style="text-align: justify;"><b>Il Giovedì Santo non si legge alcun Catisma. Il Venerdì Santo si leggono le Ore Regali con i loro salmi, e si canta il salmo 118 al Mattutino delle Mirofore secondo l'uso liturgico. </b></p><p style="text-align: justify;"><i><b>Gloria a Dio. </b></i></p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-59083143738954025212024-03-13T10:40:00.003+01:002024-03-13T10:40:31.141+01:00La Chiesa Russa risponde alla risoluzione nazionalista del patriarcato romeno (news)<p style="text-align: justify;"> Secondo quanto riportato da <i><a href="https://orthochristian.com/159125.html">Orthodox Christianity</a></i>, il patriarca di Mosca, Kirill, e il sinodo della Chiesa Russa hanno risposto alle risoluzioni prese dal <a href="https://orthochristian.com/158964.html">sinodo romeno</a> del 29 febbraio, nel quale il patriarcato di Bucarest ha invitato le parrocchie romenofone in Ucraina e Moldova a tornare alla "Madre Chiesa romena". </p><p style="text-align: justify;">Il 12 marzo 2024 il <a href="http://www.patriarchia.ru/db/text/6110137.html">santo sinodo russo</a> ha ribadito il suo supporto alle giurisdizioni moldava e ucraina sotto l'egida del patriarcato di Mosca, richiamando all'attenzione il fatto che i vescovi romeni delle Metropolia di Bessarabia agiscono senza il consenso di tutte le Chiese sorelle, ma solo nell'interesse della Chiesa romena, soggetta allo Stato romeno, il quale ha una politica nazionalista e irredentista specialmente con le regioni della Moldavia, della Bucovina (Ucraina del sud) e con la Serbia settentrioanle (Banato e Voivodina). In particolare, il metropolita Vladimir di Chișinău ha perso molti chierici a causa di un esodo di massa di preti e diaconi dalla metropolia russa alla metropolia romena, in quanto i vescovi romeni possono offrire un salario, mentre la metropolia russa no. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS_ROFHIW2u5UXfES7vT4TGer_J9ssFiFKrNEcrEsHy-v8Q37qal9tBuW3jubxgsDdZyhFDOt-cnCVXxFbgq7sZl0hGFvg54RXMhLRPbkiCRPN-PzvVGSCOiqOIKc6VZa8qVzFiTNRguehZU1KAOGXR4p5FVr_4lTW8K1Pm3OsuVumiepNTQCpmOWjTTI/s700/13.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="468" data-original-width="700" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgS_ROFHIW2u5UXfES7vT4TGer_J9ssFiFKrNEcrEsHy-v8Q37qal9tBuW3jubxgsDdZyhFDOt-cnCVXxFbgq7sZl0hGFvg54RXMhLRPbkiCRPN-PzvVGSCOiqOIKc6VZa8qVzFiTNRguehZU1KAOGXR4p5FVr_4lTW8K1Pm3OsuVumiepNTQCpmOWjTTI/w400-h268/13.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Foto del sinodo del 12 marzo, dall'articolo di Orthodox Christianity sovramenzionato</i></div><br /><p style="text-align: justify;">La Chiesa Russa insiste dicendo che la Chiesa Romena sta calpestando i seguenti canoni: Canoni 11, 12, 31, e 32 Apostolici, Canone 2 del Secondo Concilio Ecumenico, Canoni 5 e 8 del Terzo Concilio Ecumenico, Canone 13 del Quarto Concilio Ecumenico, Canone 17 del Concilio Trullano, e Canoni 13 e 22 del Concilio di Antiochia. </p><p style="text-align: justify;"><b>Segue ora il commento del blogger. </b></p><p style="text-align: justify;">Su questo blog osserviamo una neutralità diplomatica, anche perché siamo italiani e non pendiamo per nessuna comunità etnica particolare: amiamo tutta l'Otodossia e tutte le varie tradizioni che sono nate in differenti Paesi; noi rispettiamo ogni localismo e ogni espressione ortodossa nazionale, ma ci sentiamo in dovere di attenzionare il lettore circa il pernicioso male dell'estremismo nazionalista che alcune Chiese hanno adottato come parte della loro ecclesiologia. In particolare il patriarcato romeno si considera garante dell'unità nazionale romena e ha adottato una politica interna del tutto simile a quella della <i>vulgata </i>nazionalista del popolo romeno, senza riguardo per i limiti canonici che la Chiesa ha adottato nei secoli. Inoltre, mentre la metropolia del metropolita Vladimir offre uffici divini sia in romeno che in slavo ecclesiastico, in base alla comunità locale (villaggi o parrocchie romenofone o russofone), la Metropolia di Bassarabia non ha rispetto per le minoranze russe della Rep. di Moldova, ma intende romenizzare completamente il popolo moldavo (che ha una sua identità) e col tempo, sicuramente, passare anche al calendario Nuovo, anche se per adesso utilizza il calendario Giuliano, adattandosi al popolo moldavo che non vuole saperne di cambiare. </p><p style="text-align: justify;">Vogliamo ricordare che la Bucovina aveva una metropolia autocefala e così anche la Moldavia, mentre il Banato serbo era, ovviamente, sotto la cura pastorale dei serbi (anche perché la città di Timisoara è stata serba per molti secoli prima di essere annessa alla Romania). Per la Storia dell'unione della Romania e quindi dell'assetto religioso, vi consigliamo di leggere un nostro <a href="https://luceortodossamarcomannino.blogspot.com/2022/10/lautocefalia-della-chiesa-romena.html">saggio in proposito</a>. </p><p style="text-align: justify;">Il patriarca romeno è considerato ormai un etnarca, con tutti i problemi del caso. </p><p style="text-align: justify;">Speriamo di cuore che le due Chiese sorelle arrivino ad un compromesso giurisdizionale soddisfacente per entrambe le parti, ma soprattutto che non danneggi il popolo fedele. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-6744087909070277012024-03-11T21:32:00.000+01:002024-03-11T21:32:10.394+01:00La Settimana dei Latticini nel rituale ortodosso<p style="text-align: justify;"> La Settimana che segue la Domenica di Carnevale (<i>Del Giudizio Universale</i>) fino alla Domenica dei Latticini (<i>della Caduta di Adamo</i>) è l'ultima settimana preparatoria prima della Quaresima propriamente detta. Nelle tre settimane che hanno preceduto questa, c'è stato un rilassamento del digiuno e una enfasi sulle pericopi evangeliche che ci fanno riflettere sull'umiltà, sull'amore per il prossimo, e sulle altre virtù cristiane. Il Triodio, il libro liturgico che è iniziato con la Domenica del Pubblicano e del Fariseo, ci accompagnerà fino alla Pasqua di Resurrezione. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHNZf-qV95QvNx3o-WOlWleGxFa-mFVBH6NzyXXd36t9A3rrjB7geDJmBrJhDH-lb8Wvq-nk34hJhOGCHV8J9Q6t-dKlkukg_xgje3ubg34hZZolD3VHUcUWiFdT_uMZrn8VGhWBDEm6CslRW0DJS44ka7J0nIN-irOTnJ-v_pSa1pn-EHMy1q_3vfbAI/s600/19.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="395" data-original-width="600" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHNZf-qV95QvNx3o-WOlWleGxFa-mFVBH6NzyXXd36t9A3rrjB7geDJmBrJhDH-lb8Wvq-nk34hJhOGCHV8J9Q6t-dKlkukg_xgje3ubg34hZZolD3VHUcUWiFdT_uMZrn8VGhWBDEm6CslRW0DJS44ka7J0nIN-irOTnJ-v_pSa1pn-EHMy1q_3vfbAI/w400-h264/19.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Signore e Sovrano della mia vita...</i></div><p style="text-align: justify;">Nella Settimana detta Bianca, o "dei Latticini", per la prima volta il Triodio presenta un ufficio speciale per ogni giorno della settimana, mentre nelle tre settimane preparatorie precedenti l'ufficiatura settimanale era ancora quella dell'Ottoico e dei Minei, lasciando una innografia specifica solo per l'ufficio domenicale. In questa settimana, non consumiamo più carne, secondo le disposizioni dei santi Padri, ma mangiamo uova, pesce e formaggi (anche di mercoledì e venerdì). Durante i giorni della Settimana Bianca, il tema centrale delle ufficiature è il pentimento, dopo aver ascoltato gli evangeli del Giudizio Universale, la nostra anima si prepara a cercare il ravvedimento. Così cantiamo al Mattutino del Lunedì dei Latticini:</p><p style="text-align: justify;"><i>Si sono aperte le porte del pentimento, e ora avviciniamoci ad esse abbandonando l'opulenza del cibo mondano e ogni appetito, noi che abbiamo ascoltato il Cristo, e aneliamo al suo Regno celeste.</i></p><p style="text-align: justify;">Ancor più solenne è l'invito del tropario del mattutino del Venerdì dei Latticini:</p><p style="text-align: justify;"><i>La santa Croce è Colei che distrugge ogni passione; e coloro che la venerano accolgono la legge del digiuno per la loro purificazione. Coloro che decidono di amare Colui che su di essa fu crocefisso, ecco che crocefiggono col digiuno i loro appetiti e le loro passioni. Purifichiamoci dunque col digiuno, e comunichiamoci con Colui che condivide il suo amore per gli Uomini attrraverso la sua Passione, e per la sua misericordia prese carne e condivise la nostra carne</i>. </p><p style="text-align: justify;">Un'altra particolarità di questa settimana è che il mercoledì e il venerdì al Mattutino non cantiamo <i>Il Signore è Dio</i>, ma l'Alleluia coi versetti quaresimali. Sempre in questi due giorni, non officiamo la divina liturgia (anche se cade un santo considerato importante) in quanto fanno parte dei giorni aliturgici dell'anno ortodosso. Il Mercoledì Bianco recitiamo anche per la prima volta la preghiera quaresimale di sant'Efrem il Siro:<i> Signore e Sovrano della mia vita</i>... che è recitata ogni giorno della Quaresima (tranne la domenica). </p><p style="text-align: justify;">La Settimana dei Latticini, o Settimana Bianca, ci introduce gradualmente alla Quaresima vera e propria. Affidiamoci dunque alla poetica liturgia istituita dai Padri. Andiamo anche noi ai magnifici offici divini quotidiani e riempiamoci della sapienza della Chiesa così che, purificati nel corpo e nello spirito, potremo continuare il nostro cammino verso il rinnovamento e ravvedimento della nostra vita. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-71799389214789103472024-03-10T05:30:00.014+01:002024-03-10T05:30:00.396+01:00Cristo è ovunque! (Ierom. Ignazio Shestakov)<p style="text-align: justify;"> <span style="color: red;">Traduciamo un <a href="https://srpska.pravoslavie.ru/110689.html">sermone </a>dello ieromonaco Ignazio Shestakov per la Domenica del Giudizio Universale</span>.</p><p style="text-align: justify;">Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo!</p><p style="text-align: justify;">Oggi celebriamo la Domenica del Giudizio Universale. La Grande Quaresima si avvicina ed è un tempo di gesta, preghiere speciali e doni spirituali speciali, che attendono ogni cristiano che si impegna disinteressatamente nella Chiesa. Ricordiamo un evento, di cui il mondo non sa o cerca attentamente di dimenticare. E il diavolo fa tutto questo in modo che le persone non pensino a lui e in modo che non sappiano come sarà l'evento. È un evento inevitabile nella storia dell'umanità e attende tutti, non solo i cristiani ortodossi, ma ogni individuo nato sulla terra. Si aspetta tutti i discendenti di Adamo ed Eva. È il Giudizio Universale di Cristo. La gente sa poco di lui, e anche i cristiani ortodossi per lo più non ne sanno abbastanza. Questa Corte non assomiglierà ad altre corti, alle quali abbiamo avuto l'opportunità di partecipare e di cui abbiamo sentito parlare. Si distinguerà da tutti per l'assoluta giustizia. Sarà la più giusta e la più giusta e la più corretta, quella Corte. Nel Libro di Giobbe ci sono le seguenti parole: <i>Veramente Dio non fa il male e l'Onnipotente non perverte la giustizia</i> (Gb 34, 12). Questo Giudizio non sarà corrotto, ma vero. Su di esso la giustizia prevarrà finalmente nella vita di ogni uomo, e l'anima di ogni uomo riceverà esattamente ciò che merita. Niente la salverà, niente la aiuterà a ingannare questa Corte.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijWceU9KsnNO3UWo2poaH-Heu3JvC8ZgRl8RcSN2lNQpHh4Nece5Sz038w3NKv42D-8hqNpxsqzqffPjbhz_zbyKsTUgCEEAkiVBE4h_lMofdc3dcnaLyHA-2ldtVQzdQT4f97V5nKtisnWFlSUAfavQdhhd2_ItzGdax_k19IgBDqr9bUcHSgm1Cw/s700/a.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="487" data-original-width="700" height="279" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEijWceU9KsnNO3UWo2poaH-Heu3JvC8ZgRl8RcSN2lNQpHh4Nece5Sz038w3NKv42D-8hqNpxsqzqffPjbhz_zbyKsTUgCEEAkiVBE4h_lMofdc3dcnaLyHA-2ldtVQzdQT4f97V5nKtisnWFlSUAfavQdhhd2_ItzGdax_k19IgBDqr9bUcHSgm1Cw/w400-h279/a.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Ma come sarà? Il Signore Gesù Cristo verrà nella Sua gloria. Stava già venendo, ma stava venendo come il Figlio dell'Uomo, come uno di noi. Si è incarnato perché la natura umana potesse dialogare con Dio. Ma quando verrà, verrà nella gloria. Questo evento è anche chiamato la seconda venuta di Cristo. E sarà con la Corte. E siederà in gloria, con arcangeli e angeli, con i giusti, e giudicherà il mondo. Tutte le nazioni staranno davanti a questa Corte e saranno divise in due parti: una a destra e l'altra a sinistra. Come si dice nel Vangelo, come il pastore divide le pecore e le capre. Così, sul lato destro staranno le pecore fedeli del gregge di Cristo, persone degne della vita eterna, e sul lato sinistro staranno coloro che andranno all'inferno, nella gheenna del fuoco, nell'eterno tormento. Bene, che lettura importante abbiamo ascoltato oggi. Le persone saranno degne della misericordia di Dio per la misericordia che mostrano in questa vita. È importante, quindi, padroneggiare un'abilità di cui pochi sono dotati: vedere Cristo nel nostro prossimo. Il Signore dice che coloro che lo hanno vestito sono diventati degni del Regno dei Cieli; chi lo ha nutrito quando aveva fame, chi lo ha visitato in prigione; che lo ha visitato quando il Signore era malato - e i giusti saranno in dubbio: quando è stato? Non ricordiamo e non capiamo quello che stai dicendo! Il Signore li ripagherà: tutto quello che hai fatto per il tuo prossimo, l'hai fatto per me. Tutto il contrario sarà il destino di quelli di sinistra: loro, al contrario, non hanno fatto niente di tutto ciò. Costoro saranno sorpresi e confusi, esclameranno: Signore, l'abbiamo fatto per Te, lo abbiamo voluto, Ti temiamo, Ti amiamo! Ma Lui risponderà loro: <i>no, non vi conosco</i>.</p><p style="text-align: justify;">È importante che lo comprendiamo tutti. Questo è un momento propizio per questo. L'obiettivo della Grande Quaresima per ognuno di noi è vedere attraverso e vedere Cristo intorno a noi, e non solo su icone, affreschi, in magnifici templi, non solo nei sacerdoti, ma riconoscerlo ovunque. Lui è intorno a noi, è ovunque, ci chiede di aiutarlo, di nutrirlo, di vestirlo, di dargli calore, di accoglierlo, di confortarlo. Ahimè, non lo vediamo. Ecco perché la preghiera più importante di questo digiuno può diventare la preghiera con cui i ciechi si rivolgono a Cristo nel Vangelo: <i>Abbi pietà di noi, Signore, Figlio di Davide!</i> (Mt 20,30). Voglio vedere, voglio vedere! E vederti soprattutto nel mio prossimo, così che al Giudizio Universale non mi troverei a sinistra con i capri, ma a destra con le pecore fedeli del gregge di Cristo. Questo è il potere della grazia. Il Signore parla di grazia, che è proprio questo che avvicina l'uomo a Dio. Ce lo dice oggi l'apostolo: <i>il mangiare non ci pone davanti a Dio</i> (1 Cor 8, 8). In effetti, che mangiamo o no, non cambia sostanzialmente nulla. Sì, le passioni si placano, sì, è molto necessario un vero cammino ascetico, stabilito dalla Chiesa e dagli asceti, per liberarsi delle passioni. Ma non è la cosa principale. Non ci avvicina a Dio. La grazia e la capacità di vedere nel nostro prossimo Cristo stesso, nostro Salvatore, ci avvicina a Dio. Dacci forza, Signore, dacci, Signore, attenzione e fatica e illumina i nostri occhi, liberaci dalla cecità, facci vedere Te e siamo riscaldati dalla grazia nei nostri cuori, e siamo degni del Regno dei Cieli. Amen!</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-88853617766488894402024-03-08T06:30:00.003+01:002024-03-08T06:30:00.134+01:00Festa delle Prima e Seconda riscoperta del capo di san Giovanni Battista <p style="text-align: justify;"> Il 24 febbraio / 8 marzo la Chiesa Ortodossa comemmora due eventi storici considerati di grande importanza per la Chiesa Universale, tant'è che marca questo giorno con <b>croce nera</b> (significando la celebrazione di un grande vespro in vigilia e un mattutino con grande dossologia). Parliamo della Prima e della Seconda riscoperta (o "invenzione") della testa del profeta e precursore Giovanni il Battista. </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgowrPdUYXQFgFtGL837WWUQ8XQmMZrBBDFLondpWWE_vKvJeSVTVKNHoFIDpJK6kinn45Qn8-bo0EogD9HXuTU3VYbfGV_lHKDXQYzCa5XSxpYeu8UpT2NhAIt-otAcXWTtFI6TAhVaw1kJEr_-VZePr7Z6uFB-jd2PXB6H4GRPzP3yBeHoafTaz927kc/s970/114.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="970" height="206" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgowrPdUYXQFgFtGL837WWUQ8XQmMZrBBDFLondpWWE_vKvJeSVTVKNHoFIDpJK6kinn45Qn8-bo0EogD9HXuTU3VYbfGV_lHKDXQYzCa5XSxpYeu8UpT2NhAIt-otAcXWTtFI6TAhVaw1kJEr_-VZePr7Z6uFB-jd2PXB6H4GRPzP3yBeHoafTaz927kc/w400-h206/114.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Dopo che la testa di san Giovanni Battista e Precursore fu portata al banchetto perverso di Erode, i discepoli raccolsero il corpo del loro maestro, e seppellirono san Giovanni a Sebaste di Samaria. Una serva di Erode, Giovanna, menzionata nel Vangelo di Luca, prese la testa del beato profeta dal giardino di Erodiade, ove giaceva in un luogo impuro, e devoramente la seppellì in una tomba sul Monte Eleone. </p><p style="text-align: justify;">Molti secoli dopo, Innocenzo, un uomo timorato di Dio, vendette i suoi possedimenti e venne in Gerusalemme, e acquistò il monte Eleone e vi costruì una cella, affinché vi si dedicasse all'ascesi monastica. E fu così che, gettando le fondamenta della chiesa, trovò la testa del beato profeta e precursore Giovanni in un vaso di terracotta. Innocenzo, sapendo che molti idolatri vivevano in Palestina, sotterrò di nuovo il capo di san Giovanni per impedire una profanazione. E fu così che la santa reliquia rimase nell'ombra e nella dimenticanza per altri anni.</p><p style="text-align: justify;">Al tempo di san Costantino il Grande, quando sua madre Elena iniziò a costruire le grandi basiliche di Gerusalemme, due pii monaci ebbero una visione comune. Il santo Giovanni Battista si palesò loro in sogno, indicando il luogo in cui si trovava la sua testa, chiedendo di essere desumato. Questi monaci tuttavia non erano sicuri di aver scavato e ritrovato la vera testa del Precursore, e così mentre erano in viaggio discutevano se fosse o meno il caso di abbandonarla. Un pio vasaio dalla città di Edessa, in viaggio per cercar soldi, si affiancò a loro e la testa gli parlò dicendo: sono san Giovanni Battista, salvami da questi uomini increduli. E così il vasaio fuggì di notte con il vaso e lo condusse a casa. Il vasaio onorò tanto il Precursore e questo profeta lo ricompensò con clienti e buoni negozi, così che i suoi affari lo fecero ricco. Il vasaio non dimenticò l'origine della sua ricchezza e venerava ogni giorno la sacra testa incorrotta, offrendo incenso e candele. Quando fu vicino alla sua morte, il vasaio consegnò la testa preziosa in un vaso puro, e lo diede alla sorella più giovane, raccontandole dei miracoli ottenuti per mezzo di quella reliquia. E così la testa passò per molte mani.</p><p style="text-align: justify;">Il vaso con la testa di s. Giovanni Battista finì nelle mani dell'eretico Eustazio di Emessa, un ariano che si attribuiva i miracoli che operava la sacra testa, dicendo che erano operati dalle sue proprie mani. Ma accadde che Dio inviò nella sua grotta alcuni monaci ortodossi, che si stabilirono lì mentre egli conduceva dei commerci in città, ed Eustazio non potè più entrare. San Giovanni si palesò anche a codesti monaci, che edificarono sulla grotta un grande monastero.</p><p style="text-align: justify;">Molti miracoli sono narrati dagli annali composti dagli archimandriti di quella abbazia. La testa di san Giovanni Battista fu poi donata all'Imperatore di Costantinopoli, ma al tempo dell'iconoclastia essa fu portata nella lontana Comana e nascosta sotto la terra in un vaso d'argento, per preservarla dalla distruzione degli iconoclasti. </p><p style="text-align: justify;">Al tempo della retta reggenza dell'Imperatore Michele, figlio di Teofilo, e di santa Teodora sua madre, quando fu restaurato il culto pubblico delle icone e delle reliquie, la santa testa del beato Precursore e Battista Giovanni fu ricondotta a Costantinopoli, essendo ritrovata dal pio Ignazio, patriarca dell'Urbe Imperiale. </p><p style="text-align: justify;">La santa Chiesa decise che le commemorazioni dei due ritrovamenti fossero unite in un'unica celebrazione, e così nacque la festa delle riscoperte del capo del Battista.</p><p style="text-align: justify;"><span style="color: #3d85c6;"><i>Nel calendario russo la festa è con croce rossa, significa che si celebra la veglia e, che se cade in un giorno di magro, è permesso il pesce. Nel calendario delle altre Chiese Locali, la festa non ha croce rossa, ma solo nera. Significa che se cade in un giorno di digiuno, si permette l'olio e il vino, ma non il pesce. </i></span></p><p style="text-align: justify;"><i><b>Tropario della Festa dei ritrovamenti del capo di s. Giovanni, tono IV</b></i></p><p style="text-align: justify;">Emergendo dalla terra la testa del Precursore, ecco che getta sui fedeli i raggi incorotti della sua taumaturgia. Schiere di angeli si radunano negli Eccelsi, e sulla Terra viene richiamata la nazione dei cristiani, affinché concordi innalzino gloria al Signore Onnipotente. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-35092722310116307682024-03-06T10:47:00.004+01:002024-03-06T10:47:56.106+01:00La Chiesa Ortodossa e il veganesimo<p style="text-align: justify;"> Il veganesimo e la sua variante più moderata, il vegetarianesimo, sono pratiche entrate nella quotidianità di moltissimi di noi. Ora che siamo alle porte del digiuno, è sicuramente una riflessione importante quella che nasce in molti cristiani ortodossi: alla fine, il veganesimo è compatibile con l'Ortodossia? Sempre di sì. Alla fine, siamo in stato di digiuno (senza carne, ne formaggi, ne uova, nè pesce) per buona parte dell'anno. <br /><br /></p><p style="text-align: justify;">La Chiesa Ortodossa invece ha ribadito ben due volte che il veganesimo è incompatibile con l'Ortodossia. </p><p style="text-align: justify;">Parliamo del Canone 2 del Sinodo di Gangra del 343 d.C. e del Canone 13 del sinodo di Braga nel 557 d. C. asseriscono esattamente la stessa cosa, ovvero: </p><p style="text-align: justify;"><i>Se qualcuno si astiene dal mangiare le carni che Dio ha dato all''uomo per nutrirsi, in disprezzo della materia, su di lui sia anatema.</i></p><p style="text-align: justify;">I canoni di questi concili miravano a combattere due eresie simili ma distinte, gli insegnamenti di Eustrazio il primo, mentre il secondo di Priscilliano lo gnostico. Ora, tutti noi ortodossi sappiamo che i monaci non mangiano mai carne (pesce, formaggio e uova solo per le feste e nei periodi non di digiuno). Sembra una contraddizione che quindi si combatta il vegetarianesimo <i>tout court</i>, ma al contempo il movimento monastico ortodosso abbia fra i cardini della sua prassi proprio l'eliminazione della carne dalla dieta?</p><p style="text-align: justify;">In realtà no. Il veganesimo di Priscilliano e di Eustrazio era dettato dall'odio per la materia e dalla concezione gnostica della vita, ovvero dell'idea che mangiare carne significasse perpetuare uno stato spirituale decaduto e sporcarsi spiritualmente. L'idea che certi alimenti siano proibiti nelle sette cristiane nasce dalle proibizioni della legge ebraica, come dice nel Levitico e nel Deutoronomio, di non assumere carne di animali tipo il maiale. La coscienza della Chiesa ha stabilito che tutti gli alimenti sono buoni, secondo la visione di san Pietro così come narrata in Atti.</p><p style="text-align: justify;"><i>Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. In essa c’era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». Questo accadde per tre volte; poi d’un tratto quell’oggetto fu risollevato al cielo.</i> [Atti 10:9-16]</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYywVFW1qlR7lRha8GBW6TnXeaCzsdBse0jmC8i4_-maTujTXundzxXRNsuu6JZAvImy6TGHNyFmUIwLvRxgHPb2wS3nheZm_OVTC0POjddwizDsR-UxwIo25id2IV2ftoJrRF0dtivWv1SEX3DsP6_TEZ8Ry2hz0hDj493vip-kyHdFDCKJUfPrDbTYU/s900/kutya.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="416" data-original-width="900" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgYywVFW1qlR7lRha8GBW6TnXeaCzsdBse0jmC8i4_-maTujTXundzxXRNsuu6JZAvImy6TGHNyFmUIwLvRxgHPb2wS3nheZm_OVTC0POjddwizDsR-UxwIo25id2IV2ftoJrRF0dtivWv1SEX3DsP6_TEZ8Ry2hz0hDj493vip-kyHdFDCKJUfPrDbTYU/w400-h185/kutya.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: justify;">I monaci ortodossi non rifiutano la carne perché la ritengono immonda o impura, o perché spinti da un desiderio di "evitare di uccidere gli animali", ma perché fa parte dello sforzo umano il rinunciare a qualcosa di buono. La carne, specialmente nell'antichità, era considerata un cibo ricco e prelibato, non si mangiava sempre, ma solo per alcune occasioni o feste. Di solito, le famiglie cristiane consumano carne la domenica e nei giorni di festa. Il monaco decide di lasciare la carne come uno dei tanti segni di rinuncia ai piaceri del mondo, inclusi quelli del palato. </p><p style="text-align: justify;">La Chiesa Ortodossa comanda a tutti i suoi figli di rinunciare temporaneamente alla carne e anche agli altri prodotti animali nei periodi annuali di magro, che sono la preparazione alle grandi feste, specialmente durante la Quaresima, proprio perché invece di concentrarsi sulla carne (sia propria sia quella alimentare), il cristiano decide di concentrarsi sulle realtà ultime. </p><p style="text-align: justify;">Il Cristianesimo non obbliga i suoi aderenti ad un veganesimo perpetuo. Anche i monaci, che come abbiamo detto rinunciano per sempre alla carne, mangiano regolarmente pesce, formaggi e uova, proprio perché la carne non viene ritenuta impura, ma la sua assenza diventa un sacrificio per il monaco. </p><p style="text-align: justify;">Anche se i monaci ortodossi hanno un grande amore per la natura e gli animali, nel Cristianesimo ortodosso è assente quella forma di neo-paganesimo che idolatra la natura e innalza gli animali ad una parità con l'Uomo. L'Ortodossia insegna il rispetto per la Natura che ci fu data in custodia, ma ritiene l'essere umano al di sopra delle altre creature terrestri. Equiparare l'umanità alle bestie irrazionali è rifiutare il progetto divino per l'Umanità e quindi è peccato di idolatria. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-35066741053139798422024-03-04T04:30:00.001+01:002024-03-04T04:30:00.145+01:00I rapporti coniugali e i periodi di digiuno<p style="text-align: justify;"> Ogni persona e ogni padre spirituale concordano l'astinenza dai rapporti coniugali in confessione. Come regola generale, si osserva l'astinenza dal sesso ogni mercoledì e venerdì dell'anno e il giorno della domenica (significa da sabato notte - dopo il vespro - fino al vespro della domenica pomeriggio). Inoltre, ci sono anche delle buone regole come astenersi il più possibile in Quaresima e negli altri periodi di magro come l'Avvento, il digiuno degli Apostoli e i quindici giorni che precedono la festa della Dormizione della Madre di Dio (15/28 agosto). </p><div style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8qhQ4MFbaf6QtywWwHLYsq3SVyCgKWCMA3KQVgDgQYE2bVSiMQcIZMNCz9Ln1N7y0H31PVKeHXOQWza67wQVhMDG84MrbM1QpbMjhhSk-3GtEFFNmZIWUmF3ep3gu0Vy3SwPQlVuwJaNYsoYw74NtV_lSk3YHfZpzJGUOAxIKAEDBSxpzPC6qJDRQXOs/s600/a.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="407" data-original-width="600" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8qhQ4MFbaf6QtywWwHLYsq3SVyCgKWCMA3KQVgDgQYE2bVSiMQcIZMNCz9Ln1N7y0H31PVKeHXOQWza67wQVhMDG84MrbM1QpbMjhhSk-3GtEFFNmZIWUmF3ep3gu0Vy3SwPQlVuwJaNYsoYw74NtV_lSk3YHfZpzJGUOAxIKAEDBSxpzPC6qJDRQXOs/w400-h271/a.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: center;"><br /></div><p style="text-align: justify;">Tuttavia, poiché il matrimonio è benedetto, i coniugi non dovrebbero fare dell'astinenza una ragione di litigio o di infedeltà. Se stare lontani è controproducente per la famgilia e per la vita spirituale, i due coniugi dovrebbero unirsi nell'atto d'amore memori delle parole di s. Paolo: <i>non privatevi gli uni degli altri, solo di comune accordo, per un poco, e poi tornate in preghiera: e riunitevi di nuovo, affinché Satana non vi tenti con la tua intemperanza. </i>[1Corinzi 7:5]. Anche il canone 13 di san Timoteo d'Alessandria ricorda il medesimo concetto, formalizzandolo nel Diritto Canonico ortodosso.</p><p style="text-align: justify;">Ascoltiamo anche un utile commento alla prassi di san Giovanni Arcivescovo di Novgorod (+1186):</p><p style="text-align: justify;"><i>E non pretendere dai mariti che si astengano dalle loro mogli, a meno che non comincino a farlo essi stessi d'accordo con i loro coniugi. Dopotutto, ci è stato ordinato di osservare solo la Settimana Pura (I di Quaresima), la Settimana della Passione e l'intera Settimana Luminosa, quindi insegna riguardo a queste tre settimane. E ho anche sentito che alcuni preti dichiarano ai loro figli spirituali: vi permetteremo di ricevere la comunione a Pasqua solo se vi sarete astenuti dalle vostre mogli durante tutta la Quaresima - ma non esiste una regola del genere! Voi, padri, quando vi preparate a servire la liturgia, vi astenete davvero per molti giorni dalle vostre mogli?! E se non esiste tale requisito per i preti, ancora di più non è richiesto aiu fedeli semplici; quindi, se qualcuno non si è astenuto dai rapporti coniugali durante il digiuno, consentigli di ricevere la comunione</i>. </p><p style="text-align: justify;">Ne offriamo anche la versione originale: </p><p style="text-align: justify;">А отъ женъ не отлоучайте по нуже, оже сами не изъволять по съвету подроужьихъ своихъ. А намъ повелҍно есть тако, еже чистҍй недҍли и страстнҍй и въскреснҍй до конца, тъ тҍхъ трьи недҍль възбраняйте. А се слышалъ же есмь, оже дорузии попы глаголють дҍтемъ своимъ: Оли все говенье не лежiте съ женами, тъже дадимъ причастiе, - тъ того нҍтоуть. А вы, попове боудуче, оже въсхочете слоужити коли, тъ чи на много днiй отлоучаетеся отъ попадiй своихъ?! И оли то попомъ боудя, аже нъ простьчи, то любо си боудоуть и въ говҍнiи не оублюлися отъ женъ, дайте причащенiе... </p><p style="text-align: justify;">[Поучение Новгородского архиеп. Иоанна II (Илии), цит. по: Памятники древнерусского канонического права, Русская историческая библиотека, т. 6.].</p><p style="text-align: justify;">Ecco il commento anche di Dionisio arcivescovo di Alessandria:</p><p style="text-align: justify;"><i>I coniugi dovrebbero essere giudici di se stessi, e talvolta dovrebbero astenersi l'uno dall'altro per consenso, cioè per comune desiderio, proprio nei momenti in cui viene loro comandato di pregare, dovrebbero comportarsi con tutta castità, ed essere di nuovo insieme, perché anche il grande Paolo comandò questo (1 Cor 7,5) Perciò devono accordarsi tra loro riguardo all'astinenza, per essere diligenti nella preghiera e nel digiuno; poiché se l'astinenza non è consensuale, allora non è di giovamento al coniuge rifiutato. Ma qualcuno dirà: se la regola dice che i coniugi devono allontanarsi gli uni dagli altri per essere diligenti nella preghiera, ma l'Apostolo prescrive che si preghi incessantemente, allora i conviventi dovrebbero sempre astenersi gli uni dagli altri? Ma la parola non riguarda una preghiera qualsiasi, ma quella più speciale, cioè la liturgia dei santi digiuni; perché Dio, tramite Mosè, comandò agli ebrei, che avevano udito la voce divina sul monte, di astenersi dalle loro mogli </i>(Es 19,15).<i> E il profeta Gioele dice: santifica il digiuno e esca lo sposo dal suo letto e la sposa dal suo palazzo</i> (2:16). <i>E quando è così, non vedo quali penitenze si debbano sottoporre a chi non osserva ciò; Penso, però, che la guarigione debba essere effettuata secondo il ragionamento di chi confessa e tenendo conto delle persone e dei bisogni della natura</i>. [s. Dionisio di Alessandria, Lettera a Basilide]</p><p style="text-align: justify;">Ecco quindi come procedere: ci si astiene nella grande Quaresima per la Settimana che segue il Lunedì Puro (incluso) fino alla Domenica dell'Ortodossia. Poi ci si astiene quanto possibile per il resto della Quaresima fino alla domenica delle Palme: la Settimana Santa si osserva l'astinenza completa, così come la settimana di Pasqua. Dopodiché, ogni mercoledì e venerdì dell'anno, e quanto riusciamo per gli altri periodi di digiuno. Queste sono le indicazioni dei santi Padri. </p><div style="text-align: justify;"> </div>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-10026362690231960432024-03-03T16:55:00.001+01:002024-03-03T16:55:09.365+01:00Il ritorno del Figliol Prodigo <p style="text-align: justify;">Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.</p><p style="text-align: justify;"> Nella seconda domenica del Triodio, dedicata al Figliol Prodigo, detto sovente "Figlio dissoluto", abbiamo una climax del tema del pentimento che abbiamo osservato nelle ultime domeniche. Abbiamo infatti ascoltato tre domenica fa la conversione di Zaccheo, il "buon" pubblicano se vogliamo, e domenica scorsa invece abbiamo un esempio inverso, un Fariseo saccente e superbo, che ha fallito la prova dell'umiltà e della vero culto a Dio dinnanzi alla semplice preghiera del pubblicano pentito delle sue trasgressioni. Oggi, abbiamo ascoltato l'Evangelo di Luca 15:11-32. Una lunga pericope che narra la storia di un giovane uomo che, ricevuta la sua eredità in anticipo, la sperpera in dissolutezze per poi tornare dal proprio padre, il quale lo perdona e lo riammette in casa.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnjtk6NGKBut4HS-_Q6FWXCdgt1qyk3qdTH4MdCFrFKAyWUU1vjZB9yhimLg_BXjXRYi14Ju2FV-ifPAkrD-HTjQ2Q5gPprm-foj-0M9QTq5_KTFPGxGZ2mtYjYQPV1glu8IIL7cr1tYuCcrUcX3C-elyfqhBqBR43mympUZfzNqv2WjnMUubqgIc3NiY/s549/13.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="408" data-original-width="549" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnjtk6NGKBut4HS-_Q6FWXCdgt1qyk3qdTH4MdCFrFKAyWUU1vjZB9yhimLg_BXjXRYi14Ju2FV-ifPAkrD-HTjQ2Q5gPprm-foj-0M9QTq5_KTFPGxGZ2mtYjYQPV1glu8IIL7cr1tYuCcrUcX3C-elyfqhBqBR43mympUZfzNqv2WjnMUubqgIc3NiY/w400-h297/13.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Occorre ricordare che, specialmente nell'antichità, la frequentazione delle prostitute non era la consumazione di un mero atto carnale. Nel corso dell'amplesso si consumavano bevande alcoliche, oppiacei, si viveva in una atmosfera carnevalesca. Non a caso la santa Chiesa ha scelto questa pericope proprio come lettura che antecede il Carnevale (che sarà domenica prossima), per ricordarci che, dopo aver sperperato il tesoro della casa del Padre Celeste, ovvero i talenti che Iddio ci ha dato, non ci rimane che piangere e finire a fare i guardiani di porci. Il maiale per gli ebrei era un animale impuro, non veniva e non viene consumato. Il Cristo ai suoi ascoltatori manda un messaggio chiaro: quando perdiamo la bussola, quando permettiamo a noi stessi di vivere nella futilità e nell'inganno del mero compiacimento carnale, non solo diventeremo impuri, ma ci impoveriremo sia fisicamente che spiritualmente, che economicamente. E il giovanotto della parabola riflette che <i>i servitori di suo Padre hanno un salario migliore del suo</i>. Anche se potremmo vedere in questa riflessione un semplice opportunismo per la sopravvivenza, in realtà il Cristo sta citando un'altra parabola, quella dei servitori fedeli che ricevono il loro salario e lo fanno fruttificare con degli investimenti. E' la parabola dei talenti, sottilmente riproposta in una semplice frase: i servitori del Padre Celeste hanno una ricompensa finale molto migliore di coloro che sperperano questo tesoro spirituale che ci viene dato come Figli di Dio. Abbiamo un meraviglioso scrigno di sapienza, di spiritualità, che spesso abbandoniamo e buttiamo. Se invece preserveremo questi doni che ci sono stati fatti, vivendo degnamente come figli di Dio, avremo anche noi parte del banchetto celeste alla fine dei nostri giorni terreni.</p><p style="text-align: justify;">Quando il giovanotto della parabola decide di tornare, il Padre lo accoglie. Non gli domanda nè come ha speso i soldi (perché probabilmente lo sa già) e ne gli comanda di promettere qualcosa. Il genitore, amabile e pieno di speranza per il figlio ritrovato, comanda di vestirlo con la tunica, con l'anello e con i sandali. Questi tre simboli per noi sono notevoli segni del senso ultimo della parabola. La tunica bianca, un abito nuovo che indosserà al posto del vecchio, simboleggia l'uomo pentito e rinnovato (il figliol prodigo) che indossa l'abito puro di una vita devota, diventando per noi simbolo della Confessione. Come il Figlio Dissoluto, anche noi possiamo cambiarci d'abito, vestirci di purezza, lasciando da parte la dissoluzione e gli altri peccati; l'anello che il ragazzo indossa è simbolo di comando, di appartenenza ad una casa potente, ma anche simbolo di legame indissolubile (pensiamo agli anelli nuziali). Il nostro anello è la santa iniziazione cristiana, il Battesimo e la Cresima, con la quale riceviamo il <i>sigillo dello Spirito Santo</i>. I sigilli, che sono la sommità di un anello, permettono di imprimere sulla cera calda lo stemma della famiglia o la firma del nome. Sono un "marchio". E quindi, avere il potere di firmare era, all'epoca, un segno di potenza. Noi tutti cristiani ortodossi, con l'anello spirituale al dito, marchiamo il Libro della Vita con la nostra presenza. Ma sarà un marchio di fede, o un marchio di spergiuro? Questa firma finale spetta solamente a noi. Dopo la conversione, con i sandali ci chiedono di abbracciare pienamente la nostra fede ortodossa. Il terzo simbolo sono i calzari che gli vengono proposti, infatti. Il sandalo si indossava, in antichità, solo per lunghi viaggi, non certamente per stare in casa. I calzari ai piedi per noi simboleggiano l'adempimento delle parole:<i> andate e portate il Vangelo ad ogni creatura</i>. Dopo la conversione personale, viene la chiamata a portare il messaggio del Redentore a tutti. </p><p style="text-align: justify;">Vorrei spendere due parole anche sul fratello maggiore, offeso dal modo in cui il Padre ha ripreso in casa il Figlio ritrovato. Questo sentimento di invidia è una reazione umana e comprensibile. Tutti coloro che hanno sono stati il "fratello-non-preferito" sanno che è frustrante vedere come il fratellino piccolo ha sempre il condono in più anche se ha sbagliato. E il Cristo, come un perfetto pedagogo, ci porta questo esempio così banale e conosciuto per mostrare una grande verità spirituale. Il Padre Celeste ama tutti i suoi figli. Se il figlio è sempre buono e obbediente, non per questo deve invidiare o rattristarsi per il fratello peccatore che torna. Il buon cristiano che si sente offeso dal ritorno altrui è come il fratello maggiore di questa parabola. Il Signore Gesù ci chiama a gioire di coloro che si convertono e che prendono il posto fra i fratelli. Non perché chi è stato fedele perda qualcosa, ma al contrario, perché guadagna un fratello nella fede. Entrambi, i "sempre perfetti" e i "ritrovati", condivideranno il vitello grasso del banchetto celeste. </p><p style="text-align: justify;">Contempliamo dunque la suprema bontà di Dio che ci accoglie tutti in ogni momento del giorno nonostante le nostre mille cadute, piccole e grandi. Riflettiamo alle porte della santa Quaresima su come migliorare noi stessi spiritualmente, personalmente, intellettualmente, socialmente. In ogni campo. Riflettiamo su come diventare degni Figli di Dio. Il periodo del Triodio e specialmente i santi quaranta giorni di digiuno sono ogni anno una occasione per imporci una disciplina peniteziale. I santi Padri offrivano il consiglio di confessarsi, nella settimana che segue questa domenica, e di prepararsi per l'Eucarestia della domenica del Giudizio Universale. </p><p style="text-align: justify;">Che il Signore ci dia la Grazia della conversione sincera e una vita santa e pacifica. Che il Signore ci permetta di pentirci come il Figliol prodigo affinché anche noi potremmo udire: <i>figlio mio, eri perso, ma ti ho ritrovato</i>. Amen. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-51660684581060515862024-03-02T05:30:00.002+01:002024-03-02T05:30:00.383+01:00Vita di san Nicola Planas "il patrono dei preti sposati"<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlZddlUJXIkflB3Z7IovqpYsTXvx9ejBGYBZRB3MEkwlB2skYWz88rj32LKyeTVOAP2c7o6P-Cl0WAmtFurcAWstgLFNIrSk-JgnDihUewqfaXDdjv_bzqZQU52nr7_DOPN6Skkdbu1fdCD5r0aspAMijfXftlNNl_wCT8ug3DdSSVkmuHFfHG_DEf/s587/nicolas%20planas.webp" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="587" data-original-width="360" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlZddlUJXIkflB3Z7IovqpYsTXvx9ejBGYBZRB3MEkwlB2skYWz88rj32LKyeTVOAP2c7o6P-Cl0WAmtFurcAWstgLFNIrSk-JgnDihUewqfaXDdjv_bzqZQU52nr7_DOPN6Skkdbu1fdCD5r0aspAMijfXftlNNl_wCT8ug3DdSSVkmuHFfHG_DEf/s320/nicolas%20planas.webp" width="196" /></a></div> Il 2 marzo di ogni anno si fa memoria del santo padre Nicola Planas (1851-1932), sacerdote. <i>In foto, il santo padre Nicola Planas.</i><p></p><p style="text-align: justify;">Nato in una famiglia di sacerdoti, fin da piccolo servi l'altare di suo padre, il sacerdote Giorgio Melissourgos. Si sposò a 17 anni, ma sua moglie Elena morì solo pochi anni dopo la sua ordinazione sacerdotale, e così trascorse il resto della sua vita nel celibato, la sua unica aspirazione era quella di servire la Chiesa. Padre Nicola ebbe un solo figlio, cui impose il nome Giovanni. Nicola fu ordinato diacono il 28 luglio 1879, nella Chiesa della Trasfigurazione a Plaka, in Grecia , e sacerdote il 2 marzo 1884, nella Chiesa del Santo Profeta Eliseo.</p><p style="text-align: justify;">Il suo unico scopo per oltre 50 anni è stato quello di servire quotidianamente la Divina Liturgia, i vespri, i mattutini, le veglie e altri servizi. Non perdeva mai una liturgia e trascorreva la maggior parte del suo tempo nella piccolissima chiesa di San Giovanni il Cacciatore ad Atene, in Grecia. La parrocchia inizialmente conteneva solo otto famiglie. San Nicola fu messo lì per invidia dal rettore della più grande chiesa di san Pantelemone, presso la quale inizialmente aveva prestato servizio. San Nicholas raccontò di come, piangendo per essere stato allontanato, si fosse seduto su un muretto non lontano dalla chiesa. Apparve un giovanotto benvestito che gli disse: "non preoccuparti, io sono con te ogni giorno." Il padre domandò: "chi sei?" e questi rispose: "sono Pantalemone, e riposo lì!" e indicando la chiesa, svanì. </p><p style="text-align: justify;">Nicola non si rifiutava mai di commemorare e pregare per nessuno quando prestava servizio, e portava in tasca foglietti di carta contenenti migliaia di nomi per i quali avrebbe pregato durante la <i>proskomedia </i>e la liturgia.</p><p style="text-align: justify;">Si raccontano numerose storie del suo innalzamento in preghiera e degli accoliti che lo videro sollevato da terra davanti all'altare durante la Liturgia. Mentre iniziava la liturgia alle otto del mattino, di solito non finiva fino alle due o alle tre del pomeriggio. Quando non poteva servire nella chiesa di San Giovanni, serviva sempre altrove. Non era un uomo colto ma era considerato immensamente illuminato, esempio di grande santità e umiltà. Celebre il suo miracolo della resurrezione del cavallo di un cocchiere, così di come molti interventi miracolosi in vita per i malati e i sofferenti. Donava tutti gli introiti della sua parrocchia ai suoi parrocchiani più poveri, tenendo solo il necessario per vivere.</p><p style="text-align: justify;">Una volta, durante la liturgia per il giorno del santo ieromartire Phocas, padre Nicola stava celebrando e alla sua destra si palesò un vescovo, che però stava in piedi senza parlare. Una delle donne andò dal padre, durante la comunione del clero, e lo disturbò dicendogli che c'era un vescovo e che Nicola non lo stava considerando affatto. "ssshh!" disse il padre "è lo ieromartire Phocas, è venuto a concelebrare con noi".</p><p style="text-align: justify;">Padre Nicola è riconosciuto come santo dalla Chiesa Greca ufficiale, così come da molti vecchi calendaristi. Mentre benediceva la sede della neonata "Comunità religiosa di veri cristiani ortodossi" ad Atene nel 1926 e non accettò mai personalmente la riforma del calendario liturgico, non cessò nemmeno di commemorare il suo vescovo passato al nuovo calendario. Quando è stata informata della sua inadempienza, la sua umiltà e semplicità hanno impedito qualsiasi azione contro di lui.</p><p style="text-align: justify;">Si addormentò nel Signore nel febbraio 1932. </p><p style="text-align: justify;">Il santo padre Nicola Planas è considerato il patrono dei sacerdoti sposati.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>San Nicola, prega per noi!</b></i></p><p style="text-align: justify;"><i><b>Tropario, tono III</b></i></p><p style="text-align: justify;">Umile di spirito e puro di cuore, illustre nella vita e amante dell'unica Verità fosti tu, o saggio padre. Tu illuminasti tutti con le virtù e concedi grazia a coloro che si avvicinano a te; e con le tue intercessioni guarisci coloro che ti invocano, o padre Nicola.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg90AQrj7i5RopbTeZvE5PvLJlAn1I5sqmNeWt2PKcuUaiSomJEkeQTGw2fC3Gp1dSXickNpdEUuuLU3Y8bWkFzgAb8Gru7UIp9ZVUvIvCr0Qo3IgIhl9slenfW5tWwnYMhLKo6789MYyDq8tlqVkdNwiLcD3RnUW9y5DX_FqxCqBe7DVPA0aFcMd_L/s545/giu12.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="545" data-original-width="410" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg90AQrj7i5RopbTeZvE5PvLJlAn1I5sqmNeWt2PKcuUaiSomJEkeQTGw2fC3Gp1dSXickNpdEUuuLU3Y8bWkFzgAb8Gru7UIp9ZVUvIvCr0Qo3IgIhl9slenfW5tWwnYMhLKo6789MYyDq8tlqVkdNwiLcD3RnUW9y5DX_FqxCqBe7DVPA0aFcMd_L/w301-h400/giu12.jpg" width="301" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Icona di san Nicola Planas</i></div>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-45423562471379454452024-03-01T08:37:00.001+01:002024-03-01T08:37:11.482+01:00San Teodoro Tirone<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEian4goAiQ3rLPX5vN5QGxRh4erNTWjtEpnxpB13FSQqqjsUNYNhccsF7TwkWwo8TXxU5EC6Uti4OCg4ocpgaz2VyKrLb3-dxZBYziSqsVvOuPevKyWLduYX1lpmPA9XCtYr4-qGioP6GJg0K8T8lS6TH-4ZZhqEfGO1MaIeeRJdXZQWg6rD3inhkfhYus/s600/13.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="432" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEian4goAiQ3rLPX5vN5QGxRh4erNTWjtEpnxpB13FSQqqjsUNYNhccsF7TwkWwo8TXxU5EC6Uti4OCg4ocpgaz2VyKrLb3-dxZBYziSqsVvOuPevKyWLduYX1lpmPA9XCtYr4-qGioP6GJg0K8T8lS6TH-4ZZhqEfGO1MaIeeRJdXZQWg6rD3inhkfhYus/s320/13.jpg" width="230" /></a></div><b>Oggi 1.03/17.02 la Santa Chiesa Ortodossa commemora San Teodoro "Tirone" (<i>tyron </i>significa soldato, in greco) fu un testimone di Cristo e morì martire nel (+306).<br /></b><p></p><p style="text-align: justify;">Il beato Teodoro nacque in Cilicia (Turchia del sud), fu arruolato nell'esercito romano e, al tempo del Cesare Galerio (293-305), trasferito con la sua legione, denominata Marmarica (ovvero la Cohorte terza Valeria) nei quartieri invernali di Amasea (l'odierna Amasya nel Ponto, a ridosso del Mar Nero). Era allora in atto la persecuzione contro i cristiani già avviata da Diocleziano (284-305) e reiterata da Galerio, imperatore dal 305, con una serie di editti che prescrivevano a tutti di fare sacrifici e libagioni agli dei. Teodoro rifiutò di sacrificare agli dei, nonostante le sollecitazioni dei compagni. Venne accusato di essere cristiano e deferito al giudizio del tribuno. Durante l'interrogatorio, nonostante l'alternanza di minacce e promesse, rifiutò nuovamente di sacrificare agli dei. È nota la riluttanza dei governatori a mandare a morte gli accusati, ancor di più in questo caso trattandosi di un legionario: essi preferivano ricorrere alla tortura per piegarne la resistenza e far loro salva la vita. Il prefetto Brinca, comandante della legione Marmarica, vista anche la giovane età e l'intelligenza di Teodoro, si limitò a minacciarlo e gli concesse una breve dilazione temporale per permettergli di riflettere. Teodoro invece ne approfittò per continuare l'opera di proselitismo e, per dimostrare che non aveva alcuna intenzione di abiurare la religione cristiana, incendiò il tempio della gran madre degli dei Cibele che sorgeva al centro di Amasea, presso il fiume Iris. Venne così nuovamente arrestato e il giudice del luogo, tale Publio, ordinò che venisse flagellato, rinchiuso in carcere e lasciato morire di fame. Ma questa punizione sembrava non avere nessun effetto su Teodoro, che anzi rifiutò persino il bicchiere d'acqua e l'oncia di pane al giorno, che i suoi carcerieri gli porgevano.</p><p style="text-align: justify;">Scampato per intervento divino alla morte per fame, il beato Teodoro venne infine tolto dal carcere e ricondotto in giudizio. I magistrati gli fecero grandi promesse, lo sollecitarono vivamente di accondiscendere alla volontà degli imperatori anche solo in apparenza, promettendo che lo avrebbero lasciato libero. Gli offrirono perfino la carica di pontefice. Teodoro rifiutò sdegnosamente e tenne testa al tribunale, non riconoscendo i loro dei, beffandosi delle proposte che gli venivano fatte e testimoniando che non gli avrebbero strappato una sola parola né un solo gesto contro la fedeltà che doveva al Signore. Il giudice, vedendo l'ostinazione di Teodoro, ordinò allora che venisse torturato con uncini di ferro, fino a mettere a nudo le costole, e lo condannò ad essere bruciato vivo. La leggenda racconta che Teodoro non subì l'offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l'anima glorificando Dio. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo avvolse in un sudario ponendolo poi in una cassa e lo portò, da Amasea, in un suo possedimento a Eucaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto. Il culto di San Teodoro si propagò rapidamente in tutto l'Oriente cristiano e successivamente nell'Impero. Ad Amasea fu eretta una chiesa in suo onore ai tempi dell'imperatore Anastasio I Dicoro (491–518); a Costantinopoli nel 452, ad opera del console Flavio Sporacio; a Ravenna, ove c'era un monastero con il suo nome, ad opera dell'arcivescovo Agnello (557–570) gli fu dedicata la cattedrale che era stata degli ariani. A Roma nell'VIII secolo gli fu dedicata una chiesa sotto il Palatino, mentre la sua immagine si trova nel mosaico della Basilica dei Santi Cosma e Damiano, eretta da papa Felice IV (circa 530).</p><p style="text-align: justify;">L'esarca Narsete avrebbe diffuso a Venezia nel VI secolo il culto del Teodoro venerato ad Amasea e festeggiato il 9 novembre e una piccola chiesa a lui intitolata sarebbe esistita fin dal VI secolo nell'area attualmente occupata dalla basilica di San Marco. San Teodoro Il Soldato fu patrrono di Venezia fino all'arrivo delle reliquie di san Marco Apostolo nel XI secolo. </p><p style="text-align: justify;"><b><i>Tropario di s. Teodoro il Soldato, tono II </i></b></p><p style="text-align: justify;">Grandi sono le opere compiute nella fede! Ed ecco che nelle fiamme ardenti san Teodoro gioiva, quasi fosse in uno stagno d'acqua fresca; e come un pane fragrante offrì se stesso alla Santa Trinità. Per le sue preghiere, o Cristo Dio, salvaci.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>Contacio di s. Teodoro il Soldato, tono VIII</b></i></p><p style="text-align: justify;">Ti sei preparato uno scudo con la fede in Cristo, o benedetto Teodoro, e hai sconfitto le armate degli avversari spirituali, o santificato martire; e ora che sul capo porti la corona della vita eterna, sii nostro intercessore, o Teodoro, invicibile soldato di Cristo. </p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-55415509596605142472024-02-29T05:30:00.002+01:002024-02-29T05:30:00.187+01:00I governi anti-umani di oggi (igumeno Dionisie Ignat)<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh49XTBPUKw_nxFnk_X5Qf64ioCa3FSpLHm7n5odH75WWO2axHZgi2vhhD_R8nJYMxhUMIrKiSm5YqwSHHN80ri5bsokkY_nqevrnhQi9gXP4NmbYwtAQkdisUUUiLfHzuhM2T1YlS4gzu3RTlljuy5T0B06WDcodugL-KKoZaAHH0LP0HrjZ967x3Z64c/s600/111.jpg" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="403" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh49XTBPUKw_nxFnk_X5Qf64ioCa3FSpLHm7n5odH75WWO2axHZgi2vhhD_R8nJYMxhUMIrKiSm5YqwSHHN80ri5bsokkY_nqevrnhQi9gXP4NmbYwtAQkdisUUUiLfHzuhM2T1YlS4gzu3RTlljuy5T0B06WDcodugL-KKoZaAHH0LP0HrjZ967x3Z64c/s320/111.jpg" width="215" /></a></div><span style="color: red;"><div style="text-align: justify;"><span style="color: red;"> Traduciamo un capitolo di un libro di riflessioni dell'abate Dionisie Ignat del monte Athos, considerato uno dei grandi confessori romeni del secolo scorso. In questo capitolo del libro, il beato padre affronta il tema dei governi attuali e dell'agenda anti-cristiana in corso. Parole che dovrebbero svegliarci dal torpore spirituale e politico un cui versa la nostra società. Sebbene si riferisca ai romeni, le parole dell'igumeno sono di indubbia attualità anche per noi. Il testo è tratto da "<i>Il mondo nei tempi prossimi</i>". Vol. II, Casa editrice Prodromos, 2010</span> <i> In foto, l'igumeno Dionisie. </i></div></span><p></p><p style="text-align: justify;">I governanti dell’umanità oggi sono determinati a distruggere l’uomo, sia spiritualmente che naturalmente; cioè non si pone più il problema di essere un buon cristiano, questo è lontano, ma non si può più essere un uomo naturale. Vogliono distruggere la natura umana. I governanti europei vedono chiaramente che hanno preso il posto di Satana stesso, che d'ora in poi, con le loro idee, introdurranno il male nell'umanità. Ma per cosa? Distruggere completamente tutto ciò che è spirituale nell'uomo, ma non solo quello, ma anche tutto ciò che è umano. Vogliono rendere il mondo come gli animali, senza sapere che è Vita Eterna. Anche se dicono che c'è Dio, dicono che tutto è qui, lascia che questa vita sia bella.</p><p style="text-align: justify;">L'Unione Europea è la Casa dell'illegalità, è la distruzione dell'uomo, non solo del cristiano o del monaco. Lasciamo da parte questo [monachesimo o cristianesimo], ma vediamo che le leggi dell’Unione Europea portano alla distruzione dell’uomo, perché danno diritti a Satana. Legiferano che peccare contro natura è qualcosa di buono. Vedete, quelli della Comunità Europea considerano la Romania il paese più arretrato dell'Unione. Perché? Perché crede nella Chiesa, perché ha tanti preti e monaci. Cioè, i romeni credono nella Vita Eterna e non credono nelle loro idee. Vogliono promuovere le loro idiozie e la Chiesa si trova sulla loro strada. Ci saranno grandi cambiamenti. Cosa, pensi che la Comunità Europea cerchi Dio? Li cambierà tutti, cambierà le loro menti. Questo cambiamento è volto ad abbattere e non a costruire.</p><p style="text-align: justify;">Per i nostri peccati, dell'umanità, per le trasgressioni che accadono, mi rendo conto che la grazia dello Spirito Santo è stata ritirata anche dal cibo, dalla frutta e dalla verdura. Li metti in bocca, ma non vogliono scenderti nello stomaco, perché non hanno un buon sapore. E il sapore del cibo è un dono di Dio.</p><p style="text-align: justify;">Molti non sanno né considerano che le Nozze sono un Mistero di Dio e che non possono svolgersi come tutti vogliono. Solo in caso di fornicazione di uno dei coniugi la Chiesa benedice la separazione; ma anche allora, se c’è perdono tra i coniugi, anche Dio perdona. Cioè, a Dio piace molto di più la conservazione del matrimonio che la separazione, anche per ragioni benedette, ad esempio, dalla Chiesa. Ci vuole molta pazienza, umile considerazione e consiglio tra i coniugi affinché possano superare le tentazioni della vita insieme. Che non è facile. È una croce. Questa è una croce, e come può essere una croce?! Non facile.</p><p style="text-align: justify;">Il sacerdote è l'apostolo della Chiesa, l'apostolo del popolo, l'apostolo della nazione. Oggi alcuni dicono: “Cosa? la tonaca mi salva?!” Sicuramente la veste ti salva, perché è benedetta. La veste sacerdotale ti protegge da molte cose. Non c'è bisogno di cercare e tentare cose oltre la ragione, perché allora il diavolo ci porta all'incredulità.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-74866177991181369802024-02-28T07:47:00.003+01:002024-02-28T07:47:37.022+01:00Sant'Onesimo apostolo dei Settanta<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Xv_hQ-A1X4b_MlWc6fhkSAiXrpNSVdhvhfVzI0EUzIT3T0KEuFXH95lrXjOpRJ5RgmEROZoRirp0V4mR6Se7peU_7iIc0PBwtGNVWV1Ocd1aPm9ZopjLawUMU93Wbx7E8WmbzzEinCTa5JMRhtsoYIy_vOaJ4lP3ZxBq24Z6Ut9dlOiyT-CzBeDjooA/s600/112.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="428" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg4Xv_hQ-A1X4b_MlWc6fhkSAiXrpNSVdhvhfVzI0EUzIT3T0KEuFXH95lrXjOpRJ5RgmEROZoRirp0V4mR6Se7peU_7iIc0PBwtGNVWV1Ocd1aPm9ZopjLawUMU93Wbx7E8WmbzzEinCTa5JMRhtsoYIy_vOaJ4lP3ZxBq24Z6Ut9dlOiyT-CzBeDjooA/s320/112.jpg" width="228" /></a></div><b><div style="text-align: justify;"><b>Oggi 15/28 febbraio la Chiesa Ortodossa commemora sant'Onesimo apostolo, discepolo di san Paolo</b>. </div></b><p></p><p style="text-align: justify;">Egli fu schiavo di Filemone di Colossi, fuggitivo a Roma dopo un furto, ove conobbe e servì Paolo di Tarso, dal quale fu rinviato a Filemone con una lettera e con la preghiera di affrancarlo. Paolo che conosceva bene il suo padrone, Filemone, e la sua fervente fede cristiana, pur volendo tenere con sé Onesimo, che ormai amava come un figlio, rispettò le leggi romane in materia di schiavitù e decise di rimandarlo al legittimo padrone, con una lettera, scritta tra il 54 e il 63, la <i>Lettera a Filemone</i>, in cui chiedeva però a Filemone di tornare ad accogliere Onesimo non più come uno schiavo, ma come un fratello. </p><p style="text-align: justify;"><i>Per questo, pur avendo in Cristo piena libertà di comandarti ciò che devi fare, preferisco pregarti in nome della carità, così qual io sono, Paolo, vecchio, e ora anche prigioniero per Cristo Gesù; ti prego dunque per il mio figlio, che ho generato in catene, Onesimo, quello che un giorno ti fu inutile, ma ora è utile a te e a me. Te l'ho rimandato, lui, il mio cuore. Avrei voluto trattenerlo presso di me, perché mi servisse in vece tua nelle catene che porto per il vangelo! </i>(Lettera a Filemone 8-13). </p><p style="text-align: justify;">Paolo nella lettera discute un caso singolo e non affronta il tema della schiavitù in quanto tale, anche se il suo atteggiamento si pone chiaramente su un piano ulteriore a quello della mentalità schiavistica del tempo perché essa risulta palesemente in contrasto con la legge della carità cristiana. Per Paolo il padrone e lo schiavo, anche se conservano le relazioni sociali di prima, diventando cristiani devono ormai vivere come due fratelli al servizio dello stesso Signore.</p><p style="text-align: justify;">Onesimo tornò quindi da Filemone dal quale fu accolto benissimo e fu affrancato. Venne poi rimandato nuovamente a Paolo per aiutarlo, tanto che Paolo se ne servirà per inviare la sua Lettera ai Colossesi, nella quale è citato come latore (cfr. Lettera ai Colossesi 4,7-9). </p><p style="text-align: justify;">Dopo aver contribuito alla diffusione del cristianesimo in Asia Minore catechizzando i pagani, Onesimo morì attorno al 90.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>Tropario di s. Onesimo apostolo, tono VIII</b></i></p><p style="text-align: justify;">Per le preghiere del tuo apostolo Onesimo, o Salvatore, concedici la remissione delle colpe e la tua benevolenza, o solo Filantropo.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-13469780634650987222024-02-27T12:29:00.003+01:002024-02-27T12:29:50.492+01:00L'umiltà del Pubblicano e l'arroganza del Fariseo (archim. John Krestianin) <p style="text-align: justify;"><span style="color: red;">Con la celebrazione della prima domenica del Triodio, del Pubblicano e del Fariseo, pubblichiamo la traduzione di <a href="https://orthochristian.com/144387.html">una omelia</a> di padre John Krestianin sul tema. </span></p><p style="text-align: justify;"> Il tempio di Dio, la casa del nostro Padre Celeste, è una casa di preghiera . A ciò chiama i suoi figli, affinché nella comunione orante sentano più acutamente la sua vicinanza, il suo amore; affinché il calore del suo insegnamento paterno e la sua potenza portino via le difficoltà della vita umana. Vede tutti; la luce della sua verità evangelica illumina fin nell'intimo coloro che sono lì riuniti. Così avvenne durante la vita terrena del Salvatore, quando il fariseo e il pubblicano pregavano nell'enorme tempio di Gerusalemme; così ora il Signore guarda anche a noi che stiamo davanti a Lui in preghiera, e così sarà fino alla fine del mondo.</p><p style="text-align: justify;">Ma la parabola evangelica di oggi parla della preghiera di due soli uomini: il fariseo e il pubblicano. Perché hanno attirato l'attenzione dell'Occhio che tutto vede? Come si sono distinti? Sembrerebbe che non avessero nulla in comune tra loro. Uno era in prima fila tra gli oranti, secondo gli altri era il primo ed era anche un uomo giusto. Il secondo stava davanti alle porte del tempio come l'ultimo uomo davanti a Dio, e secondo l'opinione di coloro che lo circondavano era un peccatore oltraggioso. Il fariseo alzò lo sguardo con la preghiera: “O Dio! Ti lodo perché non sono come gli altri uomini”. Ma il pubblicano guardò la terra sotto i suoi piedi e, battendosi il petto, sussurrò: “Dio, abbi pietà di me peccatore”.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJSRGksi4_7b25qpRIDYVMmwvRU3PRxKM-Tvg53N8-VwW9b9Cke6pEuhf2FMPfahZ4A4IxBIivrFLeWTYKk9hZ8qXgDVDa5fqVOoAkeWJsJanB97cEOs1mPxStNk5Cg4cHREpdmcs_M9M4yBsEG7xVJiSD-luolWrQWIjAJ7XLrAumCbgjlD88nr0XMho/s908/113.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="908" data-original-width="720" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgJSRGksi4_7b25qpRIDYVMmwvRU3PRxKM-Tvg53N8-VwW9b9Cke6pEuhf2FMPfahZ4A4IxBIivrFLeWTYKk9hZ8qXgDVDa5fqVOoAkeWJsJanB97cEOs1mPxStNk5Cg4cHREpdmcs_M9M4yBsEG7xVJiSD-luolWrQWIjAJ7XLrAumCbgjlD88nr0XMho/w318-h400/113.jpg" width="318" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Icona della parabola di oggi</i></div><p style="text-align: justify;">Due preghiere a Dio, due stati d'animo, due modi di vivere. Entrambi gli uomini sono nel tempio, entrambi hanno la preghiera sulle labbra, ma sono entrambi coperti dalla misericordia e dalla buona volontà di Dio? E udiamo la voce di Dio che dice:<i> Io vi dico:</i> <i>quest'uomo [il pubblicano] scese a casa sua giustificato piuttosto che l'altro; poiché chiunque si esalta sarà umiliato; e chi si umilia sarà esaltato</i> (Lc 18,14)?</p><p style="text-align: justify;">Il fariseo parla di follia nella sua preghiera mentre sta davanti a Dio nel tempio: Io non sono come sono gli altri uomini (Lc 18,11). In queste brevi parole la sua anima si riversa, messa a nudo in tutta la sua pienezza e in tutta la sua disdicezza; qui c'è autocompiacimento e amor proprio, degrado e critica degli altri e autoesaltazione su tutti. In questi minuti, stando davanti al luogo santo, ha dimenticato Dio che ama i giusti e ha misericordia dei peccatori, che conosce i nostri segreti, ed è quindi l'unico a possedere l'autorità di giudicare. Aveva dimenticato che il giudizio dell'uomo è una cosa, ma il giudizio di Dio è un'altra. Non sarebbe più degno per lui guardare nel proprio cuore e sussurrare ad alta voce al Signore: “Dai miei peccati segreti purificami e da quelli degli altri salva il tuo servo”? Il fariseo narcisista e soddisfatto di sé non pronuncia queste parole salvifiche. Dopotutto non è come gli altri uomini, non come quel pubblicano; non è un estorsore né un adultero. E qual è la sua giustizia? Digiuno due volte alla settimana, do la decima di tutto ciò che possiedo . E per questo Dio gli deve qualcosa. Si suppone che Dio sia in debito con lui.</p><p style="text-align: justify;">Mentre dalle porte del tempio, da un uomo che non osa alzare gli occhi da terra, Dio sente il silenzioso «Dio, abbi pietà di me peccatore». È così breve, ma con una tale contrizione di cuore. E: “Un cuore spezzato e umiliato, Dio non lo disprezzerà”. La preghiera è accolta, il peccatore è giustificato.</p><p style="text-align: justify;">Anche noi, miei cari amici, siamo nel tempio di Dio. Gloria a Dio! Ma guardiamo nel profondo della nostra anima alla luce del Vangelo di oggi. Rispondiamo alla domanda: chi siamo? Cosa dice il Signore di ciascuno di noi?</p><p style="text-align: justify;">Il racconto di oggi è breve ma sintetico, e non è un caso che questa parola di Dio risuoni oggi a noi. Il pericolo di cadere nell'autocompiacimento farisaico, nell'esaltazione di sé, nel giudizio e nella critica degli altri è in agguato per tutti. Solo i veri giusti sono estranei a tali tentazioni, ma anche loro vigilano severamente sulle loro anime, affinché il nemico dell'umanità non possa trovare un varco per strisciare di lì. In noi che viviamo in mezzo al rumore delle preoccupazioni della vita, questi sentimenti e opinioni possono apparire impercettibilmente e portarci lontano dalla via della salvezza.</p><p style="text-align: justify;">Senza dubbio in noi ci sono buone e vere qualità cristiane. Amiamo la chiesa di Dio, ci sforziamo di onorare ogni giorno di festa con la preghiera durante i servizi; ma quando vediamo coloro che hanno dimenticato la Chiesa, non comincia a volte a agitarsi nella nostra anima il pensiero compiaciuto: “Grazie a Dio che non sono come gli altri uomini”? Ci consoliamo con la preghiera, ma possiamo essere risentiti, irritati, pigramente curiosi, egoisti e possiamo essere intemperanti nel cibo o incuranti delle nostre parole. Siamo operosi ma a buon mercato e indifferenti ai bisogni degli altri, e se siamo caritatevoli, allora non preserviamo la purezza del cuore mentre diamo. Dobbiamo vedere il nostro stato morale ed essere spaventati da ciò che vediamo; allora il nostro cuore sarà definitivamente straziato dal grido del pubblicano: “Dio, abbi pietà di me peccatore”.</p><p style="text-align: justify;">Siamo più spesso soddisfatti della nostra pietà esterna. E il farisaico “Grazie a Dio, che non sono come gli altri uomini” è se non la nostra preghiera, tuttavia vive nascosto nel profondo della nostra anima, addolcendo la nostra vita con l'autocompiacimento.</p><p style="text-align: justify;">Ma temiamo anche l’ombra del “Grazie a Dio, che non sono come gli altri uomini”. Terribile per l'anima è la superbia e l'amore di sé; è distruttivo per l'anima valutare gli altri paragonandoli a te stesso. Tutto ciò che è buono in noi perde immediatamente ogni valore e valore davanti a Dio, e diventa proprietà dell'orgoglio satanico. Ma come è possibile che entrambe queste preghiere riescano a convivere nel nostro cuore? Il pubblicano e il fariseo lottano tra loro nell'animo nostro, e lottano con alterne fortune. E quanto dobbiamo essere attenti affinché la preghiera che non riceve giustificazione dal Signore non prenda il sopravvento in noi. E le parole del Signore: Chiunque si esalta sarà abbassato; e chi si umilia sarà esaltato (Lc 18,14) non lasciateci dimenticare che la vera attività cristiana è sempre segnata e compenetrata dall'umiltà e dall'amore. Per proteggerci dall’alterigia farisaica davanti agli altri dobbiamo guardare spassionatamente nelle nostre stesse anime. A causa dell’amor proprio insito nell’uomo, siamo in grado di vedere bene le nostre buone qualità, ma siamo ciechi e condiscendenti verso le nostre inadeguatezze. Non conoscendo veramente noi stessi, pensiamo di essere migliori degli altri. Ma non appena cominciamo a esaminare la nostra coscienza, il nostro cuore alla luce della verità del Vangelo, facciamo l’importante scoperta che non solo non siamo migliori, ma per molti versi siamo peggiori di molti altri.</p><p style="text-align: justify;">Quando i giusti di Dio adempirono tutto ciò che era stato loro comandato, si definirono servi inutili e temevano anche solo pensando alle loro degne qualità. L’apostolo Paolo disse di se stesso: “Io sono il capo dei peccatori”. L'apostolo Pietro pianse fino alla fine dei suoi giorni per la caduta avvenuta con lui. I santi vigilavano su ogni movimento del loro cuore, su ogni pensiero, e addirittura giudicavano se stessi per i pensieri, considerandoli come peccati, come atti commessi. Siamo severi con noi stessi quando i nostri pensieri sono occupati solo dalle cose terrene e il nostro cuore è appesantito dalle concupiscenze del mondo?</p><p style="text-align: justify;">Per liberarci dal peccato dell’apprezzamento e dell’opinione di noi stessi, dobbiamo confrontare la nostra vita non con quella di altri come noi, ma con coloro che hanno raggiunto la perfezione. Molte persone con passioni come noi hanno vinto il peccato in se stesse, sradicato tutte le passioni peccaminose e preparato in se stesse una dimora per lo Spirito Santo. Ma anche loro portarono sulle labbra per tutta la vita la preghiera: “Dio, abbi pietà di me peccatore”. E noi peccatori giustamente ci inchiniamo davanti a loro. Proviamo quindi a confrontare le loro vite pure e virtuose con la nostra. Ad esempio, qualcuno è soddisfatto nella sua anima del suo carattere pacifico e arrendevole; ma qual è il nostro carattere arrendevole di fronte all'umiltà di san Sergio? Abate di un monastero, non disdegnava di guadagnarsi il pane quotidiano costruendo una cella di tronchi per uno dei residenti del monastero. E rese grazie a Dio quando questi pagò il suo padre spirituale per le sue fatiche con una manciata di pane ammuffito e secco.</p><p style="text-align: justify;">Apprezziamo le nostre regole di preghiera e se a volte preghiamo più della regola, lo consideriamo un lavoro ascetico. Ma quanto sarà piccolo e insignificante, anche ai nostri occhi, se ricordiamo i santi monaci che trascorrevano notti in una conversazione orante con Dio e non si accorgevano mai dell'ora.</p><p style="text-align: justify;">Ricordiamo san Serafino di Sarov e i suoi mille giorni sulla roccia nel suo lavoro ascetico di preghiera.</p><p style="text-align: justify;">Abbiamo superato una passione che ci ha assalito, abbandonato l'una o l'altra abitudine peccaminosa e siamo pronti a dimenarci nell'anima con autocompiacimento. Ma ricordiamoci dei santi, dei lottatori, che hanno vinto tutte le passioni. Avendo sperimentato ogni tentazione e rimanendo saldi nelle virtù, conservarono la cosa più importante: l'umiltà e la purezza dell'amore. Ma se guardiamo attentamente noi stessi, la virtù dura fino alla prima tentazione. Come non invocare il Signore con la voce del pubblicano: “Dio, abbi pietà di me peccatore?</p><p style="text-align: justify;">E se guardiamo le schiere dei santi, se al nostro sguardo si rivela la Croce con sopra il Divino Sofferente, e sua Madre che sta sofferente accanto a Lui, allora il nostro cuore e la nostra mente conosceranno la via della sequela di Cristo e La sua purissima madre; e nel nostro cuore sarà sempre la preghiera incessante: “Dio, abbi pietà di me peccatore”.</p><p style="text-align: justify;">Il pubblicano, peccatore, e il fariseo, falso giusto, entrambi ci insegnano: Non sperare nella tua giustizia, ma riponi tutta la tua speranza di salvezza nell'infinita misericordia di Dio, gridando: Dio, abbi pietà di me, un peccatore!” E quando un uomo lascerà questo velo terreno verso la soglia dell’eternità, una sola preghiera sarà importante e necessaria: “Dio, abbi pietà di me peccatore!” Amen.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-14901519088961081682024-02-23T06:30:00.000+01:002024-02-23T06:30:00.135+01:00Il santo martire Caralampo il Taumaturgo<p style="text-align: justify;"><b> </b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ9vTRGGbhHJVw9OvXm5-vXR29nprMx7789M6asGDv_pQpwp0uCtg-Gm-FaW9waVKD5vg7ZGD2-SAZJZZl_3tdjW0DNDJmh9vv9UacfaIyusQtkjNkhQFNqL8dogVqSQQZ0mkCebvVIYTsGhuEdCCFD2D_LSeHRb8KMbbQITQsRFhzA1X7NAqOsLdJB8w/s812/112.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="812" data-original-width="635" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiZ9vTRGGbhHJVw9OvXm5-vXR29nprMx7789M6asGDv_pQpwp0uCtg-Gm-FaW9waVKD5vg7ZGD2-SAZJZZl_3tdjW0DNDJmh9vv9UacfaIyusQtkjNkhQFNqL8dogVqSQQZ0mkCebvVIYTsGhuEdCCFD2D_LSeHRb8KMbbQITQsRFhzA1X7NAqOsLdJB8w/s320/112.jpg" width="250" /></a></b></div><b>Oggi 10/23 febbraio nella santa Chiesa Ortodossa festeggiamo il santo ieromartire Caralampo (+203).</b> <p></p><p style="text-align: justify;">Si narra che fu condotto dinnanzi all'imperatore pagano Severo, che, colpito dalla veneranda età, gli ha domandato: "Quanti anni hai?". San Caralampo rispose: "Molti anni ho trascorso in questa vita vana, perché ho vissuto 113 anni". L'imperatore Severo domandò: "Se hai vissuto tanti anni, come mai non sei arrivato tanto lontano nell'abilità, da poter conoscere gli dei immortali?". Il santo rispose: "Vivendo molti anni, o re, e acquistando molta intelligenza, ho conosciuto Cristo Dio, il vero, e ho creduto in lui".</p><p style="text-align: justify;">Quando iniziò il Regno di nostro Signore Gesù Cristo, il servizio che si faceva ai diavoli fu eliminato e l'idolatria fu distrutta, al tempo di Severo, l'imperatore pagano di Roma. In quel tempo, il santo Caralampo viveva nella città di Magnesia. Insegnò al popolo la parola di Dio, guidandolo sulla via della salvezza. Secondo la passio descritta nei menei greci, Caralampo era un anziano sacerdote, che venne fatto arrestare da Luciano, prefetto di Magnesia al Meandro, e sottoposto a tortura con uncini di ferro; le mani di Luciano, che aiutava i torturatori, caddero inerti durante il supplizio, e vennero guarite da Caralampo. Visto ciò, due littori, Porfirio e Bapto (o Daucto nella versione georgiana), si convertirono e si professarono a loro volta cristiani, assieme con Luciano stesso. </p><p style="text-align: justify;">Il santo fu sottoposto a numerose torture prima di comparire davanti al volto dello stesso Settimio Severo, il quale gli pose alcune domande, come quella che abbiam citato all'inizio. Il beato Caralampo parlò di Cristo all'imperatore, che rimase nella sua superbia idolatra. Condannato a morte e portato sul luogo dell'esecuzione assieme ai suoi tre ex torturatori. In alcune <i>Passiones</i>, al gruppo si aggiungono anche tre matrone senza nome che, commosse dalla testimonianza del beato Caralampo, vollero anch'esse patire per Cristo. </p><p style="text-align: justify;">Caralampio pregò affinché nel luogo in cui avrebbero riposato le sue reliquie, nessuno soffrisse la fame o le malattie. Dopo aver pregato, il santo rese la sua anima a Dio ancor prima che la spada del boia gli toccasse il collo. La tradizione racconta che la figlia dell'imperatore Severo, Gallina, rimase così sconvolta dalla sua morte che si convertì a Cristo e seppellì lei stessa il santo. </p><p style="text-align: justify;">Le reliquie del santo furono poi traslate da Magnesia fino in Grecia, presso il monastero di s. Giorgio a Iraklitsa. Una particella delle sue reliquie si trova anche al monastero di s. Stefano alle Meteore. San Caralampo è riconosciuto come taumaturgo, avendo guarito innumerevoli malati e posseduti sia in vita, che attraverso le sue icone e le sue reliquie assai venerate.</p><p style="text-align: justify;">L'iconografia non è concorde, trattandosi di un santo così antico, se fosse vescovo o semplicemente sacerdote. In Russia è raffigurato con le insegne episcopali, mentre in Grecia come presbitero. Nel sinassario russo e georgiano infatti è riportato come "vescovo e martire", mentre nel sinassario greco e in quelli balcanici è riportato come "sacerdote e martire". </p><p style="text-align: justify;"><i><b>Tropario di s. Caralampo, tono VIII</b></i></p><p style="text-align: justify;">Ti sei dimostrato un pilastro della Chiesa di Cristo, o invitto ieromartire Caralampo; e come un candelabro inestinguibile hai illuminato l'ecumene col tuo martirio, o beato, e hai dissipato l'oscurità dell'idolatria. Prega il Cristo Dio che abbia pietà delle nostre anime.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>Contacio di s. Caralampo, tono IV</b></i></p><p style="text-align: justify;">Come tesoro abbiamo ottenuto la tua testa, o venerabile Caralampo, vittorioso martire, e la Chiesa intera gioisce, avendo come come intercessore presso il Creatore. </p><p style="text-align: justify;"><br /></p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-6650864240248513812024-02-22T08:47:00.003+01:002024-02-22T08:47:55.325+01:00Santi Pancrazio di Taormina e Niceforo di Antiochia martiri<p style="text-align: justify;"><b> </b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxo5F1hRfNE1PrNf8UIy1YkRRXGFB0LKvmixNdC-a9JqgJOzyN7aR_lfwFO4bKFs2Uln7-atEkELykFGAR5yUhIun8iMo6Xt-SkV6qMtdJqoE44wSaMGSu89WFSF59bPHx9NUITBWyvIHbus0nYaJuhc6e0KNwB9eNVjOGgj1s3ub1FBk6nLClPxK1Olg/s500/114.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="393" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgxo5F1hRfNE1PrNf8UIy1YkRRXGFB0LKvmixNdC-a9JqgJOzyN7aR_lfwFO4bKFs2Uln7-atEkELykFGAR5yUhIun8iMo6Xt-SkV6qMtdJqoE44wSaMGSu89WFSF59bPHx9NUITBWyvIHbus0nYaJuhc6e0KNwB9eNVjOGgj1s3ub1FBk6nLClPxK1Olg/s320/114.jpg" width="252" /></a></b></div><b><br />Oggi 22/8 Febbraio la Santa Chiesa Ortodossa commemora san Pancrazio vescovo di Taormina (I secolo), san Marcello vescovo in Sicilia (I secolo) e san Filagrio primo vescovo di Cipro (I secolo)</b>, discepoli di san Pietro e martiri. Tutti e tre dopo aver speso la loro vita a convertire gli idolatri furono benedetti con la corona del martirio.<p></p><p style="text-align: justify;"><i>In foto, l'icona di san Niceforo.</i></p><p style="text-align: justify;">Di san Pancrazio sappiamo che era di origine cilicio, e che, trovandosi adolescente in Gerusalemme, conobbe il Salvatore Gesù Cristo. Attratto dal suo insegnamento, fece parte delle moltitudini che cercavano la Sua sapienza durante le sue omelie pubbliche. Dopo i patimenti del Redentore, si affidò alla cura pastorale di san Pietro apostolo il quale lo prese come figlio spirituale e lo crebbe nella fede. Nel 40 d.C., il beato Pancrazio fu mandato come vescovo da san Pietro prima a Gallipoli e poi a Taormina per evangelizzare la Sicilia assieme con san Marcello. Il malvagio Artagato, romano pagano di Taormina, in odio alla fede e pieno di superbia contro il generoso e saggio Pancrazio, aizzò un grupppo di malfamati contro il vescovo Pancrazio, che fu ucciso a randellate per strada durante una sua predicazione, regnante Traiano imperatore (+96). </p><p style="text-align: justify;"><b>Nello stesso giorno, si commemora san Niceoforo martire in Antiochia e compagni (+257). </b>San Niceforo diede la vita per Cristo sotto il governo dello spietato Galeno. Si dice che un tal Sapricio, che aveva avuto un contenzioso con Niceforo, non lo perdonò. Niceforo si presentò dinnanzi a Sapricio, il quale stava per essere martirizzato, e chiese nuovamente perdono. Sapricio, pieno di orgoglio, non lo perdonò. Ebbene, l'astuzia del diavolo portò il quasi martire a scendere dal patibolo e a sacrificare agli idoli, pieno di odio per Niceforo nel suo cuore. Il beato martire, invece, si confessò Cristiano in pubblico e così raccolse ciò che Sapricio aveva rigettato, la testimonianza di Cristo. Il santo martire Niceforo patì così la morte in Antiochia, regnante il tre volte maledetto imperatore Valeriano.</p><p style="text-align: justify;"><b><i>Tropario comune per le commemorazioni di molteplici martiri, tono IV</i></b></p><p style="text-align: justify;">I tuoi martiri, o Signore, nelle loro sofferenze hanno guadagnato la corona della gloria incorruttibile; Essi, con la tua potenza, svergognarono i tiranni e sconfissero le malvage astuzie dei demoni. Per le loro preghiere, o Cristo Dio, concedici la tua misericordia. </p><p style="text-align: justify;"><i><b>Tropario di san Pancrazio di Taormina, tono IV</b></i></p><p style="text-align: justify;">Successore degli apostoli e dei loro insegnamenti ti sei mostrato, o beato, educando i popoli nella fede e soffrendo per Cristo fino alla morte. Per questo, o santo vescovo Pancrazio, prega il Cristo Dio che salvi le nostre anime.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>Contacio di san Pancrazio di Taormina, tono IV</b></i></p><p style="text-align: justify;">Come una stella luminosa ti sei mostrato agli abitanti di Taormina, o Pancrazio benedetto, e ti sei santificato per Cristo, e ora che sei dinnanzi a Lui, intercedi affinché abbia pietà di noi.</p><p style="text-align: justify;"><i><b>Contacio del santo martire Niceforo, tono I</b></i></p><p style="text-align: justify;">Legato saldamente con le catene dell'amore, o beato martire Niceforo, e con coraggio hai sconfitto l'odio, e ti sei dimostrato un devoto fedele di Gesù Salvatore, offrendo la tua testa al tuo carnefice. Prega ora il Cristo Dio che ci conceda la sua pace.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6208529566133441968.post-3538905262720622932024-02-21T05:30:00.001+01:002024-02-21T05:30:00.312+01:00Vero e falso misticismo (archim. Serafim Alexiev) <p style="text-align: justify;"><span style="color: red;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="color: red;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqDHnqPhKqmvymjI88PABm2m_VjGW7AfoVLryGzHOapiBjXHEnWev0hQecQXgtPtWmil5VC97wDUdZtAzUyFVQXqnBITXEU4JSr04uZfCsaGfdXNK1bI65Q66D1H4ZQWmUlVuRSJ_A3HC3zyatrUlPENAgaDuH5-1nZv8-Dklu4GnUknQp6YDVS9HC4iw/s750/111.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="500" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqDHnqPhKqmvymjI88PABm2m_VjGW7AfoVLryGzHOapiBjXHEnWev0hQecQXgtPtWmil5VC97wDUdZtAzUyFVQXqnBITXEU4JSr04uZfCsaGfdXNK1bI65Q66D1H4ZQWmUlVuRSJ_A3HC3zyatrUlPENAgaDuH5-1nZv8-Dklu4GnUknQp6YDVS9HC4iw/s320/111.jpg" width="213" /></a></span></div><span style="color: red;"><br />Presentiamo un estratto dal libro <a href="https://st-maximus-confessor.org/product/%D0%B1%D0%BE%D0%BB%D0%BD%D0%B0-%D0%B8-%D0%B7%D0%B4%D1%80%D0%B0%D0%B2%D0%B0-%D0%BC%D0%B8%D1%81%D1%82%D0%B8%D0%BA%D0%B0-%D1%87%D0%B5%D1%82%D0%B2%D1%8A%D1%80%D1%82%D0%BE-%D0%B8%D0%B7%D0%B4%D0%B0%D0%BD/">Mistica malata e mistica sana</a> dell'archimandrita Serafim Alexiev (+1993), il cui contenuto è indubbiamente fondamentale per chi vuole approcciarsi ad una preghiera vera e viva</span>. <i>In foto, l'archimandrita Serafim. </i><p></p><p style="text-align: justify;">La parola mistico è greca e deriva dal verbo μυῶ, che significa 'chiudere gli occhi'. Per questo il mistico dirà: vedere l'aldilà ad occhi chiusi, sperimentare il nascosto nella religione, ovvero la misteriosa comunione spirituale con il mondo immateriale, indipendentemente dalle condizioni fisiche in cui siamo posti.</p><p style="text-align: justify;">Poiché il mondo invisibile è costituito dal luminoso paradiso di Dio e dall'oscuro regno infernale dei demoni, il misticismo, secondo la dignità del suo soggetto e secondo la qualità e il carattere dell'esperienza mistica, può essere divino e demoniaco . La comunicazione con Dio, con gli angeli e con i santi glorificati da Dio, che sono passati dopo la loro breve vita terrena alla vita celeste, è un sano misticismo. Ha sempre un effetto benefico sull'anima credente. Comunicare con i demoni, in qualunque forma possa assumere, è misticismo demoniaco, demoniaco, malato. Le sue conseguenze per l'anima sono estremamente fatali. Il misticismo di Drava si basa sulla corretta fede in Dio e sulla ferma moralità evangelica . L'umiltà è la base sia della retta fede in Dio che della salda moralità evangelica.Cosa significa giusta fede in Dio? - Significa rinunciare alle orgogliose "proprie opinioni" sulle questioni eterne e irrisolvibili con la sola ragione umana. Significa accogliere con umiltà le verità rivelate da Dio, inchinando la mente umana orgogliosa alla mente di Cristo, che ci ha annunciato la verità su Dio Padre, perché è nel seno del Padre (Gv 1,18). Significa mostrare fiducia anche nei santi apostoli, che ebbero la mente di Cristo (1 Cor 2,16), e che ricevettero da Dio grazia e apostolato, affinché nel suo nome <i>potessero portare alla fede tutte le nazioni</i> (Rm 1:5).</p><p style="text-align: justify;">Poiché nella retta fede c'è sempre l'umiltà, vale a dire. obbedienza al vangelo di Cristo (2 Cor. 9:13) o obbedienza alla fede (Rom. 16:19), secondo le espressioni di S. Ap. Paolo, quindi anche nelle deviazioni dalla retta fede c'è sempre orgoglio , cioè disobbedienza alle verità divine e alla Chiesa di Cristo, che è posta a custodire queste verità come colonna e sostegno della verità (1 Tim. 3:15). Si dice quindi giustamente che l'orgoglio genera delusioni religiose e sostiene sette ed eresie tenacemente difese.</p><p style="text-align: justify;">Dio è la Verità assoluta. Chi vuole avvicinarsi a Lui deve avere un orientamento giusto, umile, guidato verso la verità religiosa, cioè sforzarsi di credere correttamente in Dio, essere pronto a sottomettersi alla verità rivelata da Dio, se non l'ha ancora pienamente raggiunta, ed essere disposto a correggersi se sbaglia in qualche punto della fede, sia per ignoranza che per debolezza umana . Altrimenti, se mostra una disobbedienza orgogliosa alla verità rivelata da Dio e agli ammonimenti della Chiesa, non avrà comunione con Dio, la Verità assoluta, ma con il diavolo, che è l'incarnazione della menzogna e il padre della menzogna (Giovanni 8:44).</p><p style="text-align: justify;">La Parola di Dio chiama la disobbedienza come sapienza carnale. E la "sapienza carnale" è inimicizia contro Dio; alla legge di Dio « non obbedisce e non può obbedire» (Rm 8,7). E se non obbedisce alla legge di Dio, ma è inimicizia contro Dio, come può entrare in comunione mistica con Dio? È estraneo alla verità e alla comunicazione con essa. Pertanto il santo apostolo Pietro disse: “<i>Quale sarà la fine di coloro che non obbediscono al vangelo di Dio?</i>” (1 Pietro 4:17). E il beato apostolo Paolo aggiunge: "<i>furore e sdegno contro coloro che persistono e non obbediscono alla verità</i>" (Rm 2,8).</p><p style="text-align: justify;">La sana mistica poggia anche su una salda moralità evangelica, cioè sulla sulla santità. E la santità può essere costruita solo su un fondamento: il grazioso fondamento dell'umiltà . Un'etica che abbia escluso l'umiltà come base di una vita virtuosa non può essere né rigida né evangelica. È un’etica dell’orgoglio, cioè etica empia e diabolica.</p><p style="text-align: justify;">Dio è santo (vedi Is. 6:3). Chi vuole avvicinarsi a Lui deve diventare come Lui nella santità. Per questo è detto: «Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo» (Lv 19,2). Può una persona, crogiolandosi in vari peccati, vedere nelle esperienze mistiche Gesù Cristo, S. La Madre di Dio, gli angeli del cielo e i santi di Dio? Quale comunione può esserci tra il bene e il male, tra la santità e il peccato, tra Cristo e Belial (2 Cor. 6:19)? "L'anima contaminata non entra nel regno puro e non si unisce agli spiriti dei santi", dice Sant'Isacco il Siro. .</p><p style="text-align: justify;">Ma allora chi può entrare in comunione con Dio?</p><p style="text-align: justify;"><i>Dio è amore</i> (1 Giovanni 4:8). Sta assecondando la persona sbagliata. Sebbene sia diventato impossibile per il peccatore entrare nella comunione visibile con Dio, gli viene data la possibilità di entrare nella comunione invisibile con Lui, nella comunione attraverso la fede e la preghiera, perché dopo la caduta "camminiamo per fede e non per visione (cfr. 2 Cor 5,7). E questa comunione mistica mediante la fede e la preghiera, pur adempiendo i comandamenti di Dio, si rivela perfettamente sufficiente per la salvezza del peccatore.</p><p style="text-align: justify;">Il percorso del sano misticismo è molto lungo , finché è lungo il percorso infinito della perfezione e della somiglianza con Dio. Il misticismo sano inizia con tutte le persone religiose giustamente orientate con esperienze mistiche naturali e termina con i rari eletti di Dio con fenomeni miracolosi soprannaturali. Costruisce lentamente, sistematicamente, saggiamente la salvezza dell'anima. Le esperienze di grazia naturale sono le più caratteristiche per lei: pentimento, comunione orante con Dio, ecc. I fenomeni soprannaturali non sono una conseguenza necessaria : nel sano misticismo si comincia, come è normale, con la gettata di fondamenta profonde. E non c'è fondamento più profondo per la giusta vita spirituale del pentimento con cui il Salvatore iniziò il suo sermone (Matteo 4:17) e dell'umiltà per la quale promise il Regno dei Cieli (Matteo 5:13). Solo il pentimento e l'umiltà attirano nell'anima la grazia di Dio, che ci rigenera, ci santifica e ci salva. Mentre il mistico sano viene da Dio, quello malato viene dal diavolo. Tuttavia, nonostante questa opposizione, non è affatto facile distinguere quale misticismo sia divino e quale sia demoniaco. Perché Satana è molto astuto: per ingannare e ingannare, non appare nella sua forma brutta, ma in una forma attraente: come un angelo luminoso, come un istigatore dell'anima al bene, come un benefattore, come il messaggero di Dio. San l'apostolo Paolo, il grande conoscitore della vita spirituale, testimonia chiaramente che "<i>Satana stesso si è trasformato in angelo di luce</i>" (2 Cor 11,14).</p><p style="text-align: justify;">Quando si hanno visioni, bisogna avere una grande esperienza di grazia spirituale e una purezza di cuore ideale per poter sapere quali sono le sue esperienze mistiche soprannaturali, se divine o sataniche. Sarebbe facile distinguere i beati da quelli satanici, se, mentre i primi insegnavano il bene e ci riempivano di gioia, i secondi ci spingevano chiaramente al male e portavano dolore. Ma non è sempre così. I demoni sono scandalosamente astuti! Riuscirono a imitare i fenomeni divini a tal punto che anche gli eremiti esperti, traboccanti di grazia, scambiarono talvolta gli inganni demoniaci per rivelazioni divine. Il misticismo malato ha sempre l’orgoglio al centro. Satana, che cerca di acquisire potere sull'uomo, con tutta la sua astuzia mira a una cosa: renderlo orgoglioso. Egli si avvicina all’uomo attraverso molte vie oscure, ma la sua via preferita, sulla quale egli stesso cammina con fermezza e sulla quale cerca di condurre anche l’uomo, è l’orgoglio. Perché sa benissimo che anche se una persona adempie apparentemente tutti i comandamenti di Dio, solo un orgoglio può rovinarla. Lui stesso, senza avere altri peccati, si è allontanato da Dio a causa del suo orgoglio. Da allora l'orgoglio è diventato l'elemento del diavolo. Esso è il suo strumento universale attraverso il quale realizza tutti i suoi disegni malvagi.</p><p style="text-align: justify;">L'orgoglio non si esprime solo nell'arroganza esteriore, nel disprezzo per gli altri e nella condanna delle persone che ci sono antipatiche. L'orgoglio ha molte manifestazioni sottili e sottili. Quando ci guardano un po' di traverso o ci dicono una parola offensiva e ne rimaniamo colpiti, dimostriamo che siamo orgogliosi. Quando non ci prestano l'attenzione prevista, ma ci passano accanto in silenzio e ne siamo risentiti nell'anima, mostriamo di nuovo orgoglio. Quando desideriamo sentire qualcosa di buono su qualche nostro atto o su qualche nostra qualità, siamo ancora guidati dall’orgoglio. Quando il Signore ci umilia a causa di alcune disgrazie che ci sono capitate e siamo insoddisfatti della nostra sorte e ci lamentiamo contro Dio, l'orgoglio ci opprime di nuovo, perché ci consideriamo degni di una sorte migliore.</p><p style="text-align: justify;">E quando siamo così orgogliosi e abbiamo visioni, come possiamo immaginare che provengano da Dio?</p><p style="text-align: justify;">Chi giudica onestamente ammetterà che siamo semplicemente intessuti di vanità, amor proprio e orgoglio. Non possiamo sopportare che si parli male o, Dio non voglia, che si venga insultati apertamente, negli occhi. Al contrario, desideriamo onore e rispetto. Vogliamo brillare in tutto: ci aspettiamo ammirazione e lode da ogni parte. Lasciamo che tutti coloro che si lasciano trasportare da visioni e rivelazioni ricordino le seguenti parole del santo vescovo Ignazio Bryanchaninov: "<i>Chi vede sensualmente gli spiriti può facilmente essere ingannato a proprio danno e a propria distruzione. Se lui, vedendo gli spiriti, avrà fiducia in loro, certamente sarà ingannato, certamente si lascerà trasportare, certamente sarà sigillato con il sigillo incomprensibile dell'inganno</i>". Ricordiamo che il mezzo più forte per combattere i demoni è l'umiltà! Chi è veramente umile sta più in alto di chi fa miracoli! "Molti hanno ricevuto la salvezza senza avere il dono della profezia e della chiaroveggenza, dei segni e dei miracoli", scrive San Giovanni Climaco, "ma senza l'umiltà nessuno entrerà nel palazzo celeste" Restiamo religiosamente sobri! Abbracciamo il misticismo salvifico, sano, benevolo, che, come abbiamo visto, non consiste nel vedere visioni dubbie, ma nel vedere i propri peccati e pentirsene! Comunichiamo in preghiera con Dio e con gli spiriti celesti, senza cercare sensualmente di vedere varie immagini! Purificare il cuore dalle passioni e dai vizi, umiliarsi costantemente, crescendo nella grazia di Dio, per raggiungere i frutti dello Spirito Santo, che sono a<i>more, gioia, pace, pazienza, benevolenza, misericordia, fede, mitezza, dominio di sé</i> (Gal 5,22-23). Perché è molto meglio per la nostra anima ottenere l'umiltà, fondamento di tutte le virtù, piuttosto che visioni che possano servire da occasione di orgoglio e di distruzione.</p><p style="text-align: justify;">Nel giorno del giudizio, molti operatori di miracoli diranno al giusto giudice: “<i>Signore, Signore! non abbiamo profetizzato nel tuo nome? E non è stato nel tuo nome che abbiamo scacciato i demoni? E non abbiamo compiuto molti miracoli nel tuo nome?</i>" Ma ascolteranno la voce di rimprovero di Dio, perché non avevano umiltà ed erano orgogliosi dei loro doni soprannaturali: "<i>Allontanatevi da me, voi operatori di iniquità!</i>" (Mt. 7:22-23).</p><p style="text-align: justify;">E davanti ai poveri in spirito, cioè davanti agli umili si spalancheranno le porte del Regno dei Cieli (Mt 5,3). Saranno lasciati entrare per stare per sempre con il Principe dell'umiltà, il Signore Gesù Cristo.</p>Marco Mannino Giorgihttp://www.blogger.com/profile/11319565550317982057noreply@blogger.com0