Carnevale, come viverlo in chiesa? - Riflessioni di un clerical Chic

Carissimi fratelli e sorelle,
Questa sera vi voglio parlare del Carnevale. La visione della mia sorellina vestita da Gatta Nera ha destato in me una delle mie solite mirabolanti riflessioni che ontologicamente ammorbano le mie giornate.
Il Carnevale oggidì, manco a farlo apposta, non ha più il suo ruolo catartico di "festa di capovolgimento" che possedeva nei secoli passati, insomma, non è più utile né legato in alcun modo al senso per cui è nato.
Il Carnevale era difatti il giorno che precedeva l'inizio della Quaresima ( il Mercoledì delle Ceneri nel mondo Latino) e deriva dalle parole Carne-levare, e corrisponde esattamente alla maslenitza dei russi. Era un giorno giocoso, di festa, prima della seria preparazione ai misteri pasquali. Era, insomma, l'ultima occasione di gaudio prima che l'intera società si dedicasse alla Quaresima con solennità, cosa che oggi non avviene più coi ritmi sociali come era fino al secolo scorso. Nessun governo infatti, ai nostri tempi, osa suonare le campane, organizzare processioni penitenziali, vietare i mercati della carne, delle sigarette, o che so io, per aiutare i cristiani nella loro Quaresima. Questo era il Carnevale, una giornata "folle" per gli standard degli antichi, prima del sonno dei sensi. 

Alcune fantomatiche scuole storiografiche vorrebbero ricondurre l'origine di questa festa niente poco di meno che ai Saturnali degli antichi romani, secondo una certa linea di pensiero che vuole il Cristianesimo come una sorta di ladro dei riti altrui. Piuttosto, i Saturnali erano - come è noto - una serie di giornate che cadevano, è vero, nello stesso periodo del Carnevale, ma che non avevano lo stesso senso. Difatti, i Saturnali erano uno sfogo sociale-politico, il Carnevale invece è uno sfogo sociale-religioso. I Saturnali permettevano ai servi di essere padroni per un giorno, e i padroni servivano i loro servi, i ruoli si invertivano, ma il giorno seguente gli schiavi tornavano a ramarrare la terra e a venire troncati di botte, esattamente come il giorno precedente al Saturnale. Nel Carnevale, lo ripeto ancora una volta, ci si svagava in vista della Quaresima incipiente. 

La prima nota certa di un Carnevale come lo conosciamo ce la riporta lo studioso Jean Claude Schmitt nel suo Medioevo Superstizioso, quando nella Parigi del 1444 alcuni chierici della facoltà di Parigi crearono un finto vescovo e lo portavano a giro in una bagorda processione. Ovviamente l'ordinario del luogo proibì simili vezzi, i quali portavano addirittura a finte messe esercitate sugli altari delle chiese in subbuglio. Pare questa prassi dei << finti vescovi pazzi >> sia poi passata di luogo in luogo, fino ad approdare nella Venezia rinascimentale nella quale il vizio era il vero e unico Doge. La mascherata nacque come efficace strumento di anonimato in una città ove, nei giochi e nei divertimenti, si potevano uccidere avversari politici oppure portare informazioni segrete e vendere le proprie grazie senza venir scoperti.

La lotta del pensiero moderno nel mondo occidentale ha presto esaltato il Carnevale come festa gioiosa in contrasto con la quaresima triste e distruttiva dei "cattolici", esagerandola poi attraverso il Consumismo il quale, come è noto, mercifica anche la propria mamma, rendendola così solamente un'altro giorno dove spendere, comprare e di nuovo spendere. Il mondo slavo, con la sua Maslenitza, ha veramente conservato il significato autentico del Carnevale ed è da qui che dobbiamo ripartire, per vivere degnamente e cristianamente questa piccola festa, perchè questa, alla fine, è proprio una occasione di festa.

Quindi, in soldoni, cos'è il Carnevale? è una occasione sociale, per divertirsi, vedere gli amici, mangiare in compagnia, e non una festa pagana rubata, ma un giorno importante prima della grande Quaresima, prima della preparazione seria e concentrata della Chiesa nel viaggio verso il Golgota, verso il Grande Sabato e poi verso la luminosa, gioiosa e vittoriosa notte di Pasqua.


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