Quando Gregorio VII nel 1075 col suo Dictatus Papae iniziò la sua riforma anti-ortodossa in tutta Europa si alzarono voci di protesta, laiche ed ecclesiastiche. Il Re Filippo di Francia aveva intenzione di deporre Gregorio, ma fu fermato dal Duca di Aquitania, alleato del Papa; l'Inghilterra era già stata invasa dai Normanni papisti, la Spagna era filo papale. Il Sacro Romano Impero, nella figura del suo Imperatore Enrico IV, chiamò un Sinodo a Worms nel 1076 per deporre Gregorio VII, e questa è la lettera che compilata il 24 gennaio 1076 dai partecipanti al Concilio come atto finale. Ovviamente, gli anti riformisti non ebbero fortuna e alla lunga e anche se l'antipapa proposto dall'Imperatore, poi papa Clemente III, salì al soglio di Pietro nel 1084, la riforma gregoriana aveva inevitabilmente compromesso la vita spirituale dell'Occidente. La Lettera contro Gregorio VII dei vescovi imperiali rimane comunque fondamentale per conoscere l'ultima resistenza latina-ortodossa.
NOI, Sigfrido Arcivescovo
di Mainz, Udo vescovo di Treviri, Guglielmo vescovo di Utrecht, Herrman vescovo di
Metz, Enrico vescovo di Laudun, Ricberto vescovo di Verdun, Bibo vescovo di Touts,
Hozemanno vescovo di Spires, Burcardo vescovo di Halberstadt, Werner vescovo di Strasburgo,
Burcardo vescovo di Basilea, Otto vescovo di Costanza, Adalbero vescovo di
Wurzburg, Rodberto vescovo di Bamberg, Otto vescovo di Ratisbona, Ellinardo vescovo
di Frising, Odalrico vescovo di Eichstadt, Federico vescovo di Munster, Eilberto vescovo di Minden, Hezil vescovo di Hildesheim, Benno vescovo di Osnabruck,
Eppo vescovo di Napoli, Imadus vescovo di Paderborn, Tiedo vescovo di Brandenburg,
Burcardo vescovo di Losanna, Bruno vescovo
di Verona,
Al fratello Ildebrando[1].
Era ben noto a
tutti noi, quando per la prima volta hai preso il timone della Chiesa, ciò che
di illegale e nefasto avresti commesso, contro ogni diritto e giustizia, e
presumevi di fare, da quanto sei arrogante. Avevamo pensato inizialmente meglio
di te, al momento della tua intronizzazione, coprendoci con un vizioso silenzio
di scusa: speravamo, vale a dire, che i tuoi primi atti sconvolgenti sarebbero
stati seguiti da una rettifica, e in una qualche misura sarebbero stati
cancellati dalla probità e zelo per il resto del tuo regno. Ma ora, come si
evince dallo stato pietoso in cui versa la Chiesa Universale la quale piange,
tu continui senza freno e prosegui nelle tue azioni turpi e nei tuoi decreti,
mantenendo le promesse empie delle tue origini. Infatti, nonostante il nostro
Signore e Salvatore abbia marchiato i suoi seguaci con i vantaggi speciali della
pace e della carità, vi sono troppi fatti, innumerevoli per essere contenuti in
una epistola, dei quali ti sei macchiato, cercando l'innovazione e le novità
profane, deliziandoti non di progredire e ottenere un buon nome, ma piuttosto
gonfiandoti di orgoglio, e come un vessillifero dello Scisma, strappi i membri
della Chiesa dalle loro cattedre con fiera boria e immane crudeltà, di una
Chiesa che, seguendo gli insegnamenti dell'Apostolo, viveva in pace e
tranquillità prima che tu arrivassi.
Con la tua
furia folle hai seminato la zizzania della discordia nelle Chiese dell'Italia,
della Germania, della Gallia e della Spagna[2],
la qual discordia, attraverso le tue nefande azioni, hai principiato dentro la
Chiesa di Roma. Tu infatti hai deposti i vescovi, i quali come è noto, vedono
il loro potere conferito dalla Grazia dello Spirito Santo, che si manifesta nel
sacramento dell'Ordine, e hai sconvolto l'amministrazione di tutte le questioni
ecclesiastiche, dal momento che nessuno può più dirsi prete o vescovo se non ti
esalta e ti elogia, e hai infatti disturbato tutto il vigore dell'istituzione
apostolica, la perfetta distribuzione delle membra di Cristo, attraverso la tua
confusione miserabile. Per i decreti di cui ti vanti, non possiamo che
rattristarci, giacché il nome di Cristo è quasi scomparso. Nelle comunità si è
sconvolti dalle pretese che hai d'arrogarti e usurpare una potenza illegale al
fine di distruggere i diritti che sono l'origine della Fratellanza. E come si
potrebbe non essere turbati? Tu affermi che noi neanche più possiamo sciogliere
o legare uno dei nostri parrocchiani, il cui crimine deve giungere alle tue
orecchie perché solo tu puoi salvarlo dalla sua condizione, oppure uno dei tuoi
delegati. Quale uomo, leggendo le Sacre Scritture, troverà giusto questo tuo
folle decreto? Dal momento che abbiamo deciso, viste le tue azioni, che la
Chiesa non può sopportare una così grande iniquità, di comune assenso tutti
noi, che tu debba sapere ciò che finora abbiamo taciuto: tu non devi e non
dovrai mai presiedere la Sede Apostolica[3],
ora e sempre. Al tempo dell'Imperatore Enrico di beata memoria, terzo del suo
nome, non ti sei mai permesso di legare nessuno a te con giuramenti, mentre
l'Imperatore viveva, mentre menti spudoratamente al figlio del nostro signore[4], e
non ti permettevi di far nulla senza il suo consenso, giacché avevi giurato
fedeltà a lui. Molti vescovi possono testimoniare il tuo giuramento, giacché
l'hanno udito con le orecchie e visto coi propri occhi. Ricorderai anche come,
quando alcuni cardinali erano solleticati all'idea di ottenere il pontificato,
hai eliminato i rivali non legandoti ad alcun giuramento, con la condizione che
anche gli altri ti imitassero, così da non ottenere mai il papato[5].
Si vede, infatti, con quale zelo hai prestato fedeltà ad entrambi i giuramenti![6] Al
tempo di Papa Niccolò[7],
inoltre, fu indetto un Sinodo di 125 vescovi nel quale fu deciso che alcun papa
poteva essere eletto senza il consenso dei Cardinali, senza l'approvazione del popolo
e senza l'assenso del Re: e tu eri autore, sostenitore e firmatario di quel decreto.
Hai inoltre riempito
la Chiesa, per così dire, di un olezzo grave giacché coabiti troppo strettamente
con una donna strana. Il nostro senso di vergogna soffre, giacché una denuncia grave
viene bisbigliata in ogni dove: che hai assegnato le cariche della Sede Apostolica
ad un senato di donne, e la Chiesa viene da loro amministrata. Per questo, i tuoi
stessi insulti che mai cessi di proferire contro i vescovi della Chiesa, che indegnamente
chiami figli di prostitute o con simili epiteti, non hanno valore. La tua intronizzazione
è stata inaugurata con spergiuri di tal guisa, con l'abuso della tua carica hai
condotto nefande aberrazioni e innovazioni nella Chiesa di Dio, che ora è in pericolo
di tempesta, da quando hai contaminato la tua vita con molteplici infamie.
Per tutte queste
cose, noi non ti dobbiamo obbedienza, che tra l'altro non ti abbiamo mai promesso,
e che mai prometteremo: e dal momento che, come tu proclami, nessuno di noi è vescovo
per te, tu non sei papa per nessuno di noi.
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FONTE
Da: Select
Historical Documents of the Middle Ages, Ernest F. Henderson, ed. and tr.
(London: Bell and Sons, 1892).
[1]
Si noti come i padri conciliari a Worms abbiano de facto già spretato Gregorio
VII, togliendogli ogni titolo già dal principio della lettera.
[2]
Manca l'Inghilterra perché, come abbiamo visto, era già in aperto contrasto con
Roma da almeno mezzo secolo.
[3]
Intende Roma.
[4]
Intende Enrico IV, con cui Gregorio VII sta lottando per il predominio in
Europa.
[5]
Al tempo serviva la fedeltà all'Imperatore di Germania per ottenere il papato.
Gregorio VII fu eletto per voto popolare, non con le consuete pratiche
medievali che vedevano coinvolto il Conclave e l'Impero.
[6]
Ironia, che forse si capisce meno giacché è
in forma di lettera.
[7]
Papa Niccolò I (+867) scrisse l'iter e il rito dell'intronizzazione papale così
come era conosciuta prima delle riforme del Concilio Vaticano II. Nel XI secolo
da Niccolò II (+1061), fu varato il decreto che prevedeva i tre poteri (il regio,
l'ecclesiastico e il voto popolare) come fondamentali per l'assunzione del titolo
di pontefice, e il giovane diacono Ildebrando era ovviamente presente.
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