La Turcocrazia e gli effetti sul Patriarcato Ecumenico (Storia della Chiesa)

La recente lettera di risposta all'arcivescovo Anastasio di Tirana da parte di Bartolomeo è senza dubbio un documento storico di grande rilevanza, giacché illustra in modo netto e preciso quali sono le pretese del "trono ecumenico" il quale rifiuta un Concilio che giudichi le sue recenti pretese territoriali. La presa di posizione forte del patriarca Bartolomeo e il suo netto rifiuto di seguire le procedure sinodali gli hanno meritato il titolo di "papa wannabe": un tentativo di diventare il papa degli Orientali. Ma da dove nasce questa idea che il patriarca ecumenico sia un "primarca" assoluto?


La chiesa cattedrale di san Giorgio a Istambul, sede del patriarcato ecumenico 

Dopo la caduta di Costantinopoli nel 29 maggio del 1453, il Patriarcato ecumenico si è ritrovato a dover rendere omaggio ad un governo che non era cristiano: una situazione che riportava l'Ortodossia agli albori della Storia della Chiesa, a quando gli imperatori (adesso Sultani) perseguitavano i cristiani. I patriarchi greci di Costantinopoli tuttavia impararono presto a sfruttare questa condizione di inferiorità traendone vantaggio. Il primo incidente lo si ebbe addirittura prima della caduta dell'urbe, nel 1393, quando il sultano Bayazid I, conquistata la Bulgaria, soppresse l'antico patriarcato di Trnovo e pose ecclesiasticamente la Bulgaria sotto l'egida di Costantinopoli.

Gli ottomani iniziarono sistematicamente a passare sotto la giurisdizione di Costantinopoli, con la forza, tutte le Chiese locali delle regioni conquistate. In cambio della fedeltà del patriarcato ecumenico e degli "ortodossi", gli ottomani sopprimevano le autonomie locali e imponevano vescovi greci fedeli all'Impero Ottomano: i fanarioti. Questo sistema piacque tanto ai patriarchi di Costantinopoli che perdurò fino al nazionalismo di fine Ottocento, quando, congiuntamente alla liberazione dal gioco turco, gli ortodossi iniziarono a pretendere che i loro antichi patriarcati fossero ricostituiti. L'idea di primazialità prese il posto di quella collegiale per molto tempo.

La turcocrazia durò 440 anni, dal 1453 al 1895, e vide un esagerato numero di patriarchi guidare la "Grande Chiesa" di Costantinopoli: in quel mezzo millennio il trono ecumenico cambiò patriarca ben 157 volte, con 105 patriarchi che, lungo la Storia, non esitavano a comprarsi il favore del Sultano per deporre il predecessore e per poi finire magari sotto la stessa sorte da un collega più ambizioso. I cambi di potere, le retrocessioni e i ritorni dello stesso primarca lungo la sua vita non si contano [1]. Intrighi, simonia e corruzione generalizzata erano di casa al Patriarcato Ecumenico durante il governo ottomano [2]. Gli uffici ecclesiastici e gli alti gradi della gerarchia furono messi in vendita dai Turchi i quali attiravano così i più ricchi e privi di scrupoli per governare la Chiesa e portarla al collasso morale.

Scriveva Sir George Wheler nel 1670, visitando Istambul [3]:

L'autorità (la Chiesa) la ottiene con la simonia e la mantiene con la tirannia: i vescovi devono pagare una somma affinché siano considerati fra i preferiti del patriarca che è stato eletto, e quindi i vescovi poi chiedono indietro ai loro preti una tassa, per coprire questa spesa: e i sacerdoti riversano quindi una tassa sui parrocchiani. La Chiesa è così in debito coi Turchi che, se non fosse per la grande misericordia di Dio, sarebbe già collassata.

Il patriarcato ecumenico si fece consegnare dai turchi la giurisdizione sui serbi nel 1766 quando gli ottomani conquistarono Peć, la vecchia capitale del Despotato serbo e sede patriarcale; nel 1767 annullarono l'Autocefalia di Ohrid (Macedonia). I vescovi greci erano così odiati che dal 1600 al 1800 assistiamo ad un crollo della vita religiosa nei Balcani e in Romania, a causa del malgoverno dei gerarchi fanarioti. Ad Antiochia accadde lo stesso: i fanarioti riuscirono a impossessarsi della sede patriarcale nel 1724 e la tennero sotto controllo per due secoli, insediando sempre patriarchi greci. Quando nel 1898 fu eletto finalmente un patriarca di sangue arabo ad Antiochia, Melezio Al-Doumani, il patriarca ecumenico invece che congratularsi con lui, lo scomunicò dai Dittici e decise di non commemorarlo.

Possiamo quindi vedere come l'ecclesiologia del patriarcato ecumenico fosse minata da una cattiva semenza già dal tardo medioevo, e ha covato l'idea di primus sine paribus fino ai giorni nostri - il fallito concilio ecumenico di Melezio IV Metaxakis rende bene l'idea. Possiamo dire che il Patriarcato ecumenico è diventato papista? possiamo dire di sì. Non resta che vedere la ricezione di questa pretesa ecclesiologica da parte del mondo ortodosso e augurarsi che, con l'avvento di un nuovo patriarca di Costantinopoli, questa spiacevole parentesi eterodossa possa dirsi conclusa.

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FONTI

1) Constantin Panchenko, Arab Orthodox Christians under the Ottomans: 1516-1831 (Jordanville, NY: Holy Trinity Seminary Press),75

2) Kallistos Ware, Eustratios Argenti: A Study of the Greek Church under Turkish Rule (Eugene, OR: Wipf & Stock), 3

3) Ibidem. 4

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