La Vita Monastica - la via angelica

Una volta dentro il monastero, il novizio impara presto una Regola che gli viene data dal suo padre spirituale, in accordo con le sue forze e le sue possibilita' spirituali. Oltre alla Regola della Cella (privata), ogni monastero insegna ai suoi monaci un insieme di abitudini, costumi e usanze propri secondo il carisma del fondatore. Ma tutti i monasteri hanno, alla loro base, la pratica del lavoro comunitario, della vita liturgica e della preghiera personale

La vita in comune, ovvero l'obbedienza


Refettorio monastico

Poiche' l'Uomo pecco' con la disobbedienza al Creatore (cfr. Genesi 1-3) i monaci, tramite l'Obbedienza al proprio padre spirituale, cercano di tornare allo stato di vita adamitico, in comunione perpetua col Signore Dio. Per questo, accettano su di se' un giogo che solitamente coincide con uno dei lavori manuali del monastero - artigianato liturgico, iconografia, ceramica, pulizia dei locali, oreficeria, o anche scrittura, traduzione e produzione libraria - al fine di tenersi occupati durante il giorno, produrre qualcosa che il monastero puo' vendere - e quindi mantenere i suoi membri - oppure ad opere sociali come visitare le carceri e gli ospedali, o all'evangelizzazione attiva. In tutto questo, il monaco non dimentica mai i suoi impegni personali con Dio, che sono la preghiera liturgica e la preghiera personale. I monaci inoltre sono chiamati ai pasti in comune, nei quali non si parla, ma si ascolta un fratello (sorella) che legge dai Padri della Chiesa o da libri spirituali. 

Il lavoro manuale

Tuttavia, specialmente nei grandi complessi monastici, ci sono anche obbedienze dette "comuni" alle quali si dedica, per brevi periodi, tutta la comunita' monastica nel suo insieme. Mietitura e potatura delle piante, cura degli animali, pulizie generali del monastero, lavori agricoli e via dicendo sono tutte operazioni che richiedono un grande numero di persone per essere svolte nel modo giusto: i monaci si aiutano gli uni con gli altri per portare a compimento queste grandi opere comuni, che danno nutrimento a tutti i fratelli e sorelle del monastero. 


Lavori agricoli al Monastero Putna (Romania)

La vita liturgica

La vita liturgica, l'insieme degli uffici quotidiani, e' il cardine della vita monastica. I monaci osservano le Sette Lodi Quotidiane (Mezonottico, Mattutino, Ore, Vespro, Compieta) e spesso, al mattino, viene celebrata la Divina Liturgia. La pratica delle Sette Lodi ha origine nella pratica ebraica dell'Antico Testamento. Difatti, i sacerdoti ebrei offrivano sacrifici al mattino, al mezzogiorno e alla sera, nonche' durante alcune Ore del giorno (1Paralipomeni, 16:28-29 ; Esodo 29,39 - 1Paralipomeni, 23,30). I Cristiani, su esempio del Cristo che amava pregare di notte (Luca 6,12) hanno poi aggiunto il Mezonottico. La pratica cristiana ortodossa delle Sette Lodi e' gia' testimoniata da un passaggio di san Basilio del 362, nella sua Regola, nel quale il beato si sofferma nel descrivere la Compieta. Sant'Ambrogio di Milano celebrava con regolarita' i Vespri, mentre l'Ora Prima e' definita "secondo mattutino" da san Giovanni Cassiano di Marsiglia [1]. Successivamente, la creativita' monastica delle grandi Abbazie medievali ha ampliato le Sette Lodi, creando le "Mezze Ore", che sono alcuni salmi da aggiungere, secondo il proprio ordine, alle Ore Terza, Sesta o Nona. Perche' i monaci sono tenuti a celebrare le Ore, in special modo il Mattutino e i Vespri? Cosi' dice Davide il Profeta e Salmista: sette volte al giorno canto le tue Lodi, o Signore [salmo 118]. E tutti i cristiani ortodossi, cercando di emulare il Re Davide, compiono le sacre opere spirituali.


Ieromonaci a Decani (Serbia)

La Divina Liturgia e la comunione eucaristica sono poi il fulcro dell'esperienza liturgica del monaco, il quale si prepara a questo evento mistico con grande trasporto emotivo e spirituale. I monaci vivono in costante veglia, sperando cosi di essere trovati pronti dal Cristo trionfante che verra' a giudicare la Terra. 

La preghiera personale

L'esperienza dei santi Padri circa l'abitudine della preghiera personale è molto eterogenea e varia nel tempo e nello spazio. La cosiddetta Regola della Cella - ovvero, l'insieme delle preghiere fuori dai normali uffici di culto - si applica tanto ai monaci quanto al clero bianco che ai semplici fedeli, secondo dei criteri che sono definiti dal padre spirituale e dall'attitudine e dalla possibilità del singolo nell'autocorrezione. Ogni monastero propone ai suoi monaci una regola personale minima cui attenersi, che varia anche in base all'Abate in carica. E' oltremodo impossibile categorizzare una cosa viva così come la regola di vita. Ogni confessore ai suoi parrocchiani dà un proprio canone...

A proposito di Regole della Cella, affrontiamo quella offerta dall'esperienza di padre Nicodim Sachelarie (1902-1973), archimandrita romeno scrittore della Pravila Bisericeasca (lett. << La Regola Ecclesiastica >>), un interessante saggio sulla vita ecclesiastica. 

Nell'arco di 24 ore, al novizio e' chiesto di compiere dalle 50 alle 100 prostrazioni, cosi come il Canone di Pentimento al Signore Gesu' Cristo al mattino e il Canone all'Angelo Custode alla sera. Inoltre, sono richiesti 100 inchini profondi uniti alla preghiera del Cuore. Il novizio dovrebbe dedicarsi alla recita quotidiana del Salterio. 

Nell'arco di 24 ore, ai monaci mantofori (del piccolo abito) sono chieste dalle 100 alle 200 prostrazioni, cosi come un acatisto quotidiano, unitamente a 200 inchini profondi uniti alla Preghiera del Cuore. I monaci mantofori sono chiamati a recitare le Sette Lodi Quotidiane, se non in chiesa, quantomeno nelle proprie celle.

I monaci del Grande Abito hanno una propria regola totalmente personalizzata.


I monaci in processione, alla sera, al ritorno nelle loro celle dopo il Vespro

La vita monastica e' chiamata via angelica perche', come abbiamo visto, intende emulare gli Angeli che pregano senza interruzione e lodano il Signore Dio senza posa... Inoltre, una speciale via interna al monachesimo ortodosso e' la preghiera Esicasta, che affronteremo nel prossimo articolo.

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NOTE
1) Giovanni Cassiano, De Cen. Inst., III, 3-4. Per le citazioni di san Basilio e san Ambrogio di Milano, vedi "Catechismo Ortodosso", pag. 295, Bucarest, 2015

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