Le "Chiavi di Pietro" e i Padri della Chiesa

Spesso sentiamo dire dai cattolici che a Pietro soltanto furono date le Chiavi del Regno dei Cieli, secondo una lettura esclusivista del passaggio di Matteo 16:19, a te daro' le Chiavi del Regno dei Cieli. Nel mondo ebraico, le chiavi erano un simbolo di autorita'. Ancora oggi, difatti, derivante dalla tradizione medievale, ai sindaci si consegna una grossa chiave, simbolo delle chiavi utilizzate per chiudere le Porte della citta', come simbolo di Autorevolezza. Ma quali erano le visioni della Chiesa Universale nel primo millennio del Cristianesimo, prima che Roma pretendesse il suo primato senza pari?

Uno sguardo alla Scrittura

Innanzi tutto, in Apocalisse 1:18 Gesu' Cristo dice di avere "le chiavi dell'inferno e della morte" in quanto, come ben sappiamo dalla Tradizione della Chiesa, Cristo penetro' nell'Ade e assoggetto' la Morte alla Vita, come cantiamo nel tropario Pasquale. 

Sebbene Pietro sia sempre nominato per primo nei gruppi di Apostoli o quando c'e' un dialogo col Signore, sia nei Vangeli che negli Atti degli Apostoli, questo potrebbe essere in virtu' del fatto che Pietro e' il primo ad essere nominato discepolo insieme col fratello Andrea, soprannominato appunto Il Primo Chiamato. Essendo uno dei primi, Pietro risponde nel Vangelo sempre a nome degli altri, essendo il gruppo di Cristo una societa' gerarchizzata e non, come si crede spesso, un gruppo hippie che andava contro le regole. La "scuola" del Signore Gesu' Cristo era una realta' che aveva la stessa struttura piramidale delle altre societa' filosofiche del tempo, sebbene, ovviamente, i suoi fini e confini fossero ben diversi. 

In Matteo 10:2 Simon Pietro viene definito "primo apostolo" ma, non essendo ne' il piu anziano ne' il primo chiamato, si intende certamente che fosse primo in autorevolezza. 

Tuttavia, il governo effettivo della Chiesa dopo la Pentecoste pare lo abbia ricevuto proprio Giacomo, il Fratello del Signore, come testimoniato in Atti 15, quando presiede il Sinodo di Gerusalemme. Inoltre, un insigne storico dei primi secoli, Eusebio di Cesarea, scrive [1]: 

Giacomo, Fratello del Signore, succedette all'amministrazione della Chiesa insieme con gli Apostoli. 

Specialmente nella controversia della circoncisione, il partito di Paolo, considerato un convertito dell'ultima ora da parte degli Apostoli anziani, ha la meglio, mentre il partito di Pietro, piu' restio ad accettare i pagani senza che ricevessero le istruzioni della legge ebraica, ha la peggio. Se Pietro avesse avuto autorita' indiscussa, un simile approccio aperto e sinodale alla tematica sarebbe stato impossibile. 

Inoltre, a contestare la primazialita' di Roma come locus Petri bastano gli stessi Atti, che ci informano che Pietro staziono' come vescovo ad Alessandria, Antiochia e poi, successivamente, a Roma. 


Pietro riceve le Chiavi, secondo il dipinto del Perugino nella Cappella Sistina


I Padri della Chiesa dal I al XI secolo

I Padri della Chiesa dei secoli in cui la Santa Sede di Roma e le sedi orientali erano in comunione, teologi sia d'Oriente che d'Occidente, sono concordi (con rare eccezioni) che le chiavi significhino ben altro. 

Origene indica piu' volte che le "Chiavi di Davide" simboleggino la capacita' di interpretare la Scrittura, e che fossero state a Pietro come rappresentante di tutto il circolo apostolico [2]. Sant'Ireneo di Lione dice che le Chiavi di Davide furono date dal Padre al Figlio per il giorno del Giudizio [3]. San Girolamo amplia la visione di Origene nella sua Omelia 66 [4]: 

Queste sono le Chiavi della Legge, come dice il Signore ai farisei e agli scribi: guai a voi, farisei, che tenete la chiave della Legge ma non siete entrati, ne' lasciate che altri entrino (Luca 11:52), O voi, farisei, che detenete la Chiave del Regno e non credete in Cristo che e' la porta verso quel Regno, a voi infatti la promessa fu fatta ma non l'avete accolta

Sant'Agostino, parlando d'altro, finisce per descrivere anche lui il passaggio con un'idea simile[5]: 

Gli scribi erano a conoscenza della Legge poiche' avevano il compito di studiare e di strascrivere i libri e tali sono coloro che il Signore rimprovera, perche' hanno le chiavi del Regno dei Cieli ma non lo riconoscono. 

Sant'Andrea vescovo di Cesarea da' una interpretazione ancor piu' interessante, dicendo che le Chiavi sono lo Spirito Santo, il quale apre la comprensione degli uomini verso Dio tramite la lettura della Legge [6]. 

Commentando il passo di Matteo sovracitato, san Cipriano di Cartagine scrive [7]: 

Vi daro' le chiavi del Regno dei Cieli, tutto cio' che legherete in Terra sara' legato nei Cieli, e tutto cio' che scioglierete sulla Terra sara' sciolto nei Cieli... affinche' potesse stabilire una unita', il Signore inizio' da uno, Pietro, e sicuramente poi a tutti gli Apostoli. Ma l'inizio dell'unita' procede sempre da uno

In parole piu' semplici, se Pietro fosse stato l'unico ad avere la potesta' e il potere spirituale, perche' Cristo avrebbe formulato tutta la prima frase al plurale, per poi rivolgersi a Pietro al singolare solo piu' tardi? E' evidente che in quel momento Pietro rappresenta il collegio apostolico.  Ancora sant'Agostino scrive [8]:

Alcune cose che sembrano peculiari di Pietro in realta' sono da riferirsi alla Chiesa, ed egli e' figura e simbolo di essa a causa della sua autorevolezza in mezzo agli apostoli: come e' scritto "ti daro' le chiavi del Regno celeste" e altre cose analoghe

Ancora il beatissimo Agostino, per essere piu' chiaro, specifica [9]: 

Se Pietro non fosse stato un simbolo sacramentale della Chiesa, Cristo non avrebbe detto "Io vi do' le chiavi del regno celeste: tutto cio' che scioglierete sulla Terra sara' sciolto in Cielo, e tutto cio' che legherete sulla Terra rimarra' legato nei Cieli". Se questo fosse detto solo di Pietro, la Chiesa non potrebbe operare. Ma se invece si parla della Chiesa, e' palese che quando la Chiesa scomunica o ricomunica qualcuno, questo e' il senso dello sciogliere e del legare, ed e' infatti il caso della Chiesa. Pietro, nel ricevere le Chiavi, rappresentava la Chiesa

San Beato di Liebana, un teologo spagnolo i cui trattati erano molto studiati nel Medioevo, asserisce che tutti i cristiani hanno le chavi della vita, perche' sono battezzati in Cristo e "i peccati sono stati loro rimessi"[10

San Girolamo, ancora [11]: 

Lungi da me censurare i successori degli Apostoli (i vescovi), che con le loro parole consacrano il corpo di Cristo e ci fanno cristiani; Avendo essi le Chiavi del Regno dei Cieli, essi giudicano gli uomini in una certa misura prima del Giorno del Giudizio, e custodiscono la castita' della Sposa di Cristo (la Chiesa). 

Rabauno Mauro, un monaco franco del IX secolo, scrive [12]:

Il potere di sciogliere e di legare, che pare dato solo a Pietro dal Signore, e' dato anche agli altri Apostoli, e a coloro che continuano oggi il loro ministero, vale a dire i vescovi e i sacerdoti di ogni Chiesa. 

Facendo un salto indietro di diversi secoli, l'apologeta Tertulliano del III secolo si lamentava del fatto che alcuni vescovi pretendessero di avere potere al di fuori della loro giurisdizione (curiosamente, questa riflessione per i tempi di oggi e' davvero utile nella recente crisi ecclesiastica...). Leggiamo il passo [13]: 

Che tipo di uomo sei tu che sovverti il significato delle parole del Signore, tu che pretendi che il potere di sciogliere e di legare ti sia derivato in maniera particolare. Agli uomini spirituali questo potere corrisponde al loro grado. Proprio perche' la Chiesa e', direttamente, lo Spirito stesso... e ogni numero di persone che si riunisce per mezzo di Lui e' considerato una Chiesa dall'Autore della Chiesa stessa [Cristo, ndt], ed e' vero che la Chiesa perdonera' i peccati, tramite un uomo spirituale. Il Diritto e l'arbitraggio sono quelli del Signore, non del servo, di Dio stesso, e non del sacerdote

San Leone Magno, papa di Roma nel V secolo, in modo molto interessante illustra che Pietro e' vero che fu chiamato a "pascere le pecore", ovvero a guidare la confraternita apostolica, ma a suo avviso solo momentaneamente, perche' tutti gli Apostoli hanno le chiavi [14]: 

Attraverso il respiro del Signore su di loro, gli Apostoli ricevettero lo Spirito Santo e le chiavi del Cielo e al beato apostolo Pietro, oltre alle chiavi del Regno, fu affidato anche di guidare il gregge

San Gregorio Magno scrive [15] che le tre sedi petrine, Roma, Antiochia e Alessandria, hanno tutte e tre l'autorita' del Giudizio in quanto Pietro sedette su tutte e tre le cattedre, portando il potere delle Chiavi (il Giudizio in campo ecclesiastico) con se': 

Poiche' gli fu detto "se mi ami, pasci le mie pecore" e anche "quando ti sarai convertito, rafforza i tuoi fratelli", e' chiaro che sebbene vi fossero molti apostoli, ad uno fu data tale autorita', perche' l'autorita' e' del Signore... e in questa autorita' le tre Sedi sono in realta' Una, e per autorita' divina, le presiedono tre vescovi diversi

San Gregorio Magno, difensore della sinodalita' contro il primato di uno solo, e' gia' noto ai lettori di questo blog per la raccolta di Lettere che testimoniano la sua ortodossia. 

Solamente dopo lo Scisma, nel XI secolo, iniziamo a trovare teologi cattolico-romani che si sforzano di scrivere che Pietro solamente ha le Chiavi del Regno, perche' dovevano iniziare a giustificare il primato papale. Il primo di questi e' Anselmo di Aosta, appuntato come vescovo di Canterbury dopo la caduta dell'Inghilterra ortodossa nel 1066. 

Si deduce che, se per mille anni, nessuno in oriente e in occidente ha trovato il coraggio di scrivere sul primato di Pietro in modo cosi esplicito, significa che e' una posizione teologica infondata sulla Santa Tradizione, e pertanto non appartiene alla Chiesa di Cristo. 

-------------------------------------------------------------
NOTE

1) Eusebio di Cesarea, Storia Ecclesiastica, II, 23,4. 

2) Origene, Commento alla Apocalisse libro V cap. 4 e Commento al Vangelo di Giovanni libro II cap. 4. 

3) Ireneo di Lione, Contro le Eresie, libro IV, cap. 20, parte 2. 

4) Girolamo, Lettera 58, parte 9. 

5) Agostino di Ippona, Sermone 24, parte 1-

6) Sant'Andrea di Cesarea, citato in Revelation

7) Cipriano di Cartagine, Trattato 1, cap. IV

8) Agostino di Ippona, Esposizione sul salmo 109, parte 1. 

9) Agostino di Ippona, Trattato 50 sul Vangelo di Giovanni, parte 12. 

11) Girolamo, Lettera 14, parte 8. 

12) Rabauno Mauro, citato da Tommaso d'Aquino nel suo Catena Aurea

13) Tertulliano, Sulla Modestia, cap. 21

14) Leone Magno, Lettera 73, parte 2. 

15) Gregorio Magno, Libro VII, lettera 40. 

Commenti