La Trasfigurazione e la benedizione della frutta

Il giorno della Trasfigurazione del Signore Gesù Cristo vediamo il sacerdote benedire l’uva, e distribuirla al popolo di Dio. Ma da cosa ha origine questa pratica?

La benedizione della frutta nel giorno della Trasfigurazione (uva, ma anche fichi, susine, mele e tutti i frutti stagionali) ha origini antichissime che rimandano, semplicemente, all’offerta della decima delle popolazioni rurali alla Chiesa. Come sappiamo, si offrivano agli inizi dei quattro raccolti stagionali le cosiddette primizie, i primi frutti raccolti, alla Chiesa, affinché li ridistribuisse fra i poveri. L’uso della decima (che può essere monetaria o in natura) è una istituzione biblica fin dai tempi dell’Antica Legge (cfr. Genesi 4:2-4, Numeri 15:19-21, Deuteronomio 8:10-14) e i cristiani mantennero l’uso della decima per il mantenimento dei nuovi templi del Signore, le chiese cristiane.

La frutta faceva parte di tutta una serie di merci e prodotti come miele, vino, pane, cera, candele, olio e incenso, che arrivavano con una certa cadenza nelle chiese. I canoni 37 e 44 del Sinodo di Cartagine, per esempio, vietano di mescolare i prodotti destinati al culto (incenso, candele, vino, pane) da quelli per i bisogni dei poveri e per le agapi. Fra i Canoni degli Apostoli c’è il divieto di portare “pavoni e uccelli” al santo altare… significa che, probabilmente, ancora mentalmente pagani, dei convertiti avevano offerto alla chiesa quello che ritenevano essere un dono prezioso.

A ribadire il locale sinodo di Cartagine, il canone  28 del Concilio Quinsexto di Trullo ribadisce che “mischiare il vino eucaristico con il succo d’uva per l’offerta stagionale è irriguardevole”. Pare infatti che l’uva e il suo succo venissero dati in contemporanea alla comunione durante la festa della Trasfigurazione… i santi Padri del Concilio decisero una volta per tutte di troncare questa pratica irrispettosa dell’Eucarestia.



Dal VII secolo è documentata l’usanza che l’Imperatore bizantino si incontrasse col patriarca a Calcedonia, sede di famosi vigneti imperiali, per offrirgli personalmente l’uva dei suoi terreni. Nel Libro delle Cerimoniedell’Imperatore Costantino VII Porfirogenito (+959) si trascrive una complessa etichetta per “l’offerta delle primizie regali al patriarca” che si concludeva con un pasto dopo la divina liturgia e lo scambio di frutta fra gli ufficiali della Guardia, il clero, l’Imperatore e il Patriarca.

Tuttavia, i Tipici più antichi della Chiesa non sono concordi nel benedire la frutta nel giorno della Trasfigurazione. Ad esempio, l’influente Tipico del monastero italo-greco di Casole (XII secolo) la cui Regola veniva perfino presa in considerazione oltremare, sposta la benedizione della frutta nel giorno della Dormizione della Vergine Maria. Riportiamo qui di seguito la preghiera sacerdotale per la benedizione delle primizie:

Signore Dio nostro, Tu hai comandato ti offrirti le primizie di ciò che è tuo, come hai comandato nell’Antica legge, in cambio dei tuoi beni celesti: accetta dunque questi primi frutti del lavoro dell’uomo, l'oblazione dei tuoi servi secondo le loro possibilità. Accetta dunque, o Buono, le primizie dei tuoi servi che ti vengono offerte oggi come primo frutto dei loro raccolti, e mandaci in contraccambio il tuo tesoro celeste. Concedi a tutti noi l’abbondanza delle tue benedizioni e la ricchezza materiale e spirituale, cosi che possiamo riconoscere la tua signorìa su tutte le cose e magnificarti qual Dio buono e filantropo: perché tuo è il regno, la potenza e la gloria, del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.

Perché offrire frutta – o qualsiasi altra cosa – alla Chiesa, al giorno d’oggi? Oltre alla plausibile carità che ne potrà essere fatta, distribuendola alle famiglie povere, rendiamo grazie a Dio per i beni spirituali e materiali che ci ha concesso: perché ci ha permesso di produrre cibo o di avere abbastanza denaro per comprarlo, e quindi glorificarlo come Benefattore delle nostre vite. Offrire a Dio i primi prodotti del nostro lavoro è un’autentica orazione vivente, una forma di preghiera sotto forma di azione. Rendiamo gloria a Dio come Creatore e Artista, magnificando la sua creazione e inchinandoci davanti alla perfezione dei cicli naturali e delle stagioni.

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