Armonizzare la vita in Cristo (san Teofane il Recluso)

Dal beatissimo vescovo Teofane il Recluso (1894) apprendiamo come vivere una vita genuina e dedicata alla gloria di Dio, seguendo i comandamenti e come applicarli alla quotidianità, meditando le parole da lui scritte alla sua figlia spirituale. 

In foto, il santo vescovo Teofane, autore della lettera. 

Ora nulla ci impedisce di rivolgerci alla soluzione della questione precedentemente lasciata da parte. Per prenderla in considerazione nuovamente, sforzatevi di ricordare quanto detto. Abbiamo detto che nell’uomo esistono tre livelli di vita (cinque con gli intermedi): quello dello spirito, quello dell’anima e quello del corpo, che ciascuno di loro ha le proprie esigenze naturali e proprie all’uomo, e che queste esigenze non hanno tutte le stessa dignità, ma alcune sono superiori, altre inferiori, e che la loro misurata soddisfazione dà all’uomo la pace. Le esigenze spirituali sono superiori a tutto il resto e, quando esse sono soddisfatte – anche quando le altre non lo sono – si raggiunge la pace; quando, però, esse non sono soddisfatte, anche se le altre lo sono abbondantemente, non vi è pace. Perciò la loro soddisfazione si chiama unica per esigenza. Quando vengono soddisfatte le esigenze spirituali, esse insegnano all’uomo a mettere in armonia con loro anche la soddisfazione delle altre esigenze, così che né quello che soddisfa l’anima, né quello che soddisfa il corpo, contraddica la vita spirituale, ma sostenga essa, e nell’uomo si stabilisca una piena armonia di tutti i movimenti e di tutte le manifestazioni della sua vita: una armonia di pensieri, di sentimenti, di desideri, di iniziative, di rapporti, di piaceri. E questo è il paradiso! Al contrario, quando lo spirito non è soddisfatto e questa unica esigenza è dimenticata, allora tutte le altre esigenze si muovono in disordine in diverse direzioni e ognuna esige il suo, e la loro gran quantità, le loro voci, sono come il frastuono del mercato: stordiscono il povero uomo ed egli corre di qua e di là come un ossesso per soddisfarle. Non ha, però, pace perché, quando è soddisfatta una, le altre esigenze non ne sono soddisfatte, e non considerandosi per nulla inferiori a quella considerata degna di soddisfazione, con insistenza chiedono il loro, come ad una madre che ha dato da mangiare ad un bambino lo chiedono a viva voce gli altri cinque. Ne deriva un gran rumore all’interno, chiasso, una gran dispersione e un gran disordine. Nasce, così, quella tempesta di cui abbiamo parlato particolarmente, che turba ancor di pin l’uomo e ne mette sottosopra tutta l’interiorità. Costui non sarà mai soddisfatto, sarà sempre duro e angosciato e, sbarrando gli occhi senza sapere cosa fare, si muoverà senza sosta. E questo è vanità e naufragio dello spirito!
Ne deriva la domanda: come fare, allora, in modo che la parte spirituale sia predominante in noi, e guidando tutto, porti ordine nella nostra esistenza?
Vi dirò prima di tutto che questa domanda non avrebbe luogo se la vita, che ci appartiene, si sviluppasse come dovrebbe, poiché le esigenze dell’anima e del corpo sono a noi connaturali come quelle spirituali, e la loro soddisfazione, in sé, non può portarci disordine e confusione nella vita, come pure la soddisfazione di quelle spirituali. Sviluppandosi tutte in ordine, e secondo la gerarchia naturale, anche la vita dell’uomo scorrerebbe in modo incantevole. Piantate un piccolo seme, innaffiatelo, tenetelo alla temperatura necessaria: esso darà il germoglio, il fusto, le foglie e, alla fine, un fiore bellissimo. Così accadrebbe anche all’uomo. Se si schiudesse secondo l’ordine naturale, verrebbe sempre fuori un uomo meraviglioso. Perché, allora, non vediamo belli né noi stessi, né gli altri? Perché la nostra vita si deforma?
Ricordate ciò che vi accadde dopo che vi immergeste un po’ in quel turbine e in quella vita burrascosa? In voi avvenne un forte turbamento. Ripetetelo qualche volta e, se non prenderete precauzioni, finirete in quel vortice conducendo una vita che è vanità e naufragio dello spirito. Non si può, tuttavia, spiegare il disordine in cui ci troviamo col fatto che esistono persone disordinate: noi ne rimaniamo affascinati e facciamo nostro il loro disordine. Solo adesso voi cominciate a sottostare all’influenza di questo disordine. La vostra educazione, infatti, si è svolta sotto le influenze ordinatrici della vostra devota famiglia e dei vostri parenti. Ma gli altri, le cui famiglie e parentele vivono nel tumulto e nella confusione, fin dalla più giovane età assimilano questa confusione e crescono in essa. Ecco, forse, la causa per cui la nostra vita devia dal suo corso naturale ed entra in lei una confusione innaturale.
No, così la questione non si spiega. Com’è penetrata, infatti, la confusione in quell’ambiente? Da dove penetra nelle famiglie e nella società? All’esterno l’uomo è come è all’interno. Il disordine nella famiglia e nella società è entrato dall’interno dell’uomo. Se non vi fosse all’interno, non vi sarebbe neppure all’esterno. Ora, l’esterno restituisce all’interno ciò che da lui ha ricevuto. Nasce ancora un’altra domanda: da dove è entrato all’interno? E dirò ancora: la confusione esterna agisce all’interno e lì si riproduce, poiché il suo germe e le predisposizioni ad esso stanno già dentro. Voi, allora, eravate confusa e non trovavate pace. Perché? Voi non l’avete detto e io non ve l’ho spiegato perché non era tempo. Ora ve lo dirò. In quei due giorni in cui vi siete avventurata in quella vita avventurosa e tumultuosa, voi ne siete rimasta affascinata e il vostro cuore ha condiviso, se non tutto, almeno gran parte.
Da questa simpatia, il tumulto e la confusione sono penetrati anche in voi. Tornando in voi, avete notato una novità. La vostra coscienza vi ha riferito che, questa novità, era una faccenda vostra, qualcosa che non si doveva fare, e ha cominciato a tormentarvi. Sottomettendovi a questa voce, voi, allora, avete considerato bene e avete giudicato giustamente questa vita. Ora, se vi accadrà ancora di capitare in quel pandemonio, voi, come già vi ho detto altre volte, ne dovrete tenere il cuore lontano, senza dargli spazio quando comincerà a provare il desiderio di condividere quelle cose. Allora non sperimenterete la pena che avete già provato. Vi ricordo questo di «passaggio». Il mio discorso è sulla questione: da dove viene in voi, che avete vissuto finora in tutt’altro modo, questa simpatia per quella vita disordinata? Esaminate la questione e troverete che essa era già presente dentro di voi, era solo nascosta, mentre ora è manifesta. Vi farò un esempio. Ho visto dei lebbrosi. I loro figli nascono belli e crescono sani, ma, ad un certo momento, la lebbra si manifesta, ed essi cominciano ad essere come i loro genitori e come tutti gli altri lebbrosi. Da dove viene tutto ciò? Proprio dall’interno! Ma, qui, da dove è penetrata? L’hanno ricevuta con la nascita. Da qui, tuttavia, non sarebbe saggio trarre la conclusione che se scopriste in voi stessa disordine o confusione – di pensieri, sentimenti, desideri, iniziative, opere – ed erraste in esse, sarebbe perché avreste il germe di tutto ciò nella vostra natura. Questo seme del disordine si manifesta insieme alle nostre energie ed esigenze, vi porta confusione e, in tal modo, rende tutta la nostra vita confusa e tumultuosa. Considerate ora, da dove viene questo germe. Vi dico questo perché altrimenti non potremo trovare una risposta soddisfacente a quella questione più volte ripresa: Come essere? Chi vuole guarire con successo la malattia deve cercarne le cause. Senza questo la cura non può avere un buon decorso e, infine, successo.

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TRATTO DA

Teofane il Recluso, Lettere, lettera XVIII alla sua figlia spirituale, ed. Città Nuova, 1989. 


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