Significato simbolico e allegorico del Primo Catisma del Salterio

Al Sabato sera, ai vespri vigilari che ci preparano alla Domenica, leggiamo ( o cantiamo ) il primo catisma del salterio del Re Davide. Ma perché sono stati scelti questi salmi per i vespri della domenica? Cosa dicono i santi Padri circa il primo catisma ( i primi otto salmi) del salterio?

Sul salmo 1: Beato l'Uomo

Poiché il Vespro è sempre una preparazione per il giorno seguente, non casualmente gli antichi liturgisti hanno selezionato i primi salmi per vigilare in attesa della domenica. Dice sant'Eftimio Zigabeno: 

<< Il primo catisma principia con la lode degli uomini retti e la condanna dei peccatori.>> [1]

Beato l'Uomo che non siede al consiglio degli empi, che non sta in compagnia dei peccatori, e non siede in compagnia degli arroganti.

Come dice san Paolo (cfr. 1Tim. 6:15) l'unico Beato è Dio. Ma, poiché Dio ha detto "io vi dico: ora siete dèi" (Salmo 81:6) il Signore ci ha fatto dono della sua grazia, tramite la quale possiamo emulare la sua santità e diventare noi stessi ricettacoli dello Spirito, santi fin dalla nostra esperienza terrena. Questo è il pensiero di san Basilio: rettitudine, giustizia e amore sono la pienezza della virtù, che si manifesta nella vera letizia, nella beatitudine dei santi. Ovviamente, per "Uomo" si intende sia maschi che femmine, senza distinzione di genere. Il Salmista ci indica poi con quali categorie d'uomini noi possiamo perdere lo stadio della virtù: con l'empio (colui che odia Dio), con il peccatore (colui che si ostina a non seguire i comandamenti, e non si pente) e con l'arrogante. 

Il salmo intero è un conforto per l'uomo giusto: i peccatori non si alzeranno al consiglio, prosegue più avanti il salmista. Come sappiamo, nelle assemblee si alza colui che ha voce in capitolo, che deve parlare. Ma all'ultimo consiglio, al Giudizio Universale, i nemici della fede non potranno parlare, saranno ammutoliti per sempre. Il salmo è posto all'inizio dell'intero Salterio perché ricapitola il mistero della Salvezza: così come i primi uomini giusti seguivano Dio, gli ultimi che soffriranno l'Apocalisse sono accomunati dall'essere uomini retti, e condivideranno la stessa fine beata. 




Sul Salmo 2: perché le genti congiurano

Il secondo salmo, secondo i santi Padri, è una profezia su Gesù Cristo. 

Perché le genti congiurano, perché invano cospirano i popoli?

I principali commentatori dei salmi (San Basilio, sant'Eftimio, San Massimo il Confessore, san Gregorio Palamas, san Cirillo di Alessandria e sant'Esichio) sono concordi nell'affermare che il salmo secondo del Salterio è un inno alle sofferenze e alla resurrezione di Cristo. Difatti prosegue: 

Insorgono i re della terra e i principi congiurano invano contro il Signore e contro il suo Cristo [2]. 

Il sesto versetto è chiaramente un rimando all'Ingresso in Gerusalemme e alla Crocefissione del Signore, quando Dio parla del suo consacrato:

Io l'ho costituito mio sovrano sul Sion mio santo monte.

Il salmo si conclude con un appello ai credenti: affidatevi al Cristo, e otterrete la salvezza. 

Sul Salmo 3: O Signore quanti sono i miei nemici

Questo salmo principia con una invocazione. I santi Padri insegnano che questo è un salmo mistico, anagogico, che illustra il movimento spirituale dell'anima. Dallo sconforto alla preghiera, dalla preghiera alla consapevolezza, e dalla consapevolezza alla gioia spirituale con cui termina: al Signore appartiene la salvezza. Quando chiediamo a Dio di "alzarsi" sopra i nemici richiamiamo su di noi la protezione dell'Altissimo. 

Sul salmo 4: Quando ti ho chiamato mi hai ascoltato

Il salmo quarto è un salmo di lotta spirituale. Dopo aver preso consapevolezza dell'esistenza del nemico (il peccato), chiamiamo Dio a nostro sostegno. Il salmo inizia così: 

Quando ti ho invocato mi hai esaudito, Dio della mia giustizia!  Nell'angoscia mi hai dato sollievo

 Come dice anche il profeta Isaia: e dunque griderai al Signore ed egli di udrà: e al tuo grido ti dirà, eccomi. (Isaia 58:9). I Cristiani sanno che il Signore risponde sempre alla chiamata di colui che lo prega. Il Profeta Davide, dopo averci rammentato di non peccare e di esaminare la nostra coscienza, ci chiede di offrire un "sacrificio legittimo" a Dio. Questo è un sacrificio di lode, come ci insegna Cristo, un sacrificio di amore: misericordia io voglio (Mt 9:13). L'amore per Dio e per il prossimo. Il Vespro è proprio l'unione degli intenti dell'uomo: la lode al Creatore, la richiesta del perdono nel giorno che declina, l'offerta dell'incenso comandata da Dio da compiersi tre volte al giorno (cfr. Deuteronomio). 

Molti dicono: Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto? 

Il Re Davide in questo passo parla, secondo Eftimio Zigabeno,  di coloro che non accettano di servire Dio e quindi poi soffrono della disperazione. Una disperazione dettata dalla cecità del loro cuore. Secondo san Cirillo d'Alessandria, invece, questa non è da intendere come una esclamazione disperata, ma come una profezia: chi ci mostrerà la Luce? Come non rispondere dunque che attendiamo il Cristo (il quale si immolerà per noi come lo commemoriamo domenica)? L'interpretazione cirilliana pare corretta in quanto il salmo prosegue così: 

Hai messo più gioia nel mio cuore di quanta ne diano grano, olio e vino in abbondanza. [3]

Per chi conosce il rito del vespro del sabato, il quale è completo di artoclasia (benedizione del pane, del vino e dell'olio) e di litia, il salmo rammenta difatti come noi chiediamo la moltiplicazione dei frutti della terra e del lavoro dell'uomo: pane (e grano), olio e vino. I fedeli si felicitano di ricevere i beni terreni da Dio, colui che nutre il cosmo intero. Ma il Cristo, Luce vera, porta nel cuore dei fedeli molta più felicità di quella data dall'opulenza del banchetto. 



Sul salmo 5: Porgi orecchio, o Signore

Il salmo quinto inizia con una richiesta di essere ascoltato, innalzata alla divinità come Triade. I santi Padri vedono infatti nell'uso delle tre parole: mio Re, mio Dio, mio Signore un'invocazione alla Trinità, attribuendo la monarchia al Padre, la Divinoumanità al Figlio, e la Signorìa sulla creazione allo Spirito Santo. Il salmo dice "al mattino ti giungerà la mia preghiera" perché, come già detto, il sabato sera è vigilare per la domenica, il giorno per eccellenza della divina liturgia. La seconda parte, con la maledizione dei nemici, è in realtà da intendersi un esorcismo contro i nemici invisibili e contro la tirannia degli uomini malvagi. 

Sul salmo 6: Signore non punirmi nel tuo sdegno

Il credente sa che solamente Dio è santo (Lev. 19:2) nella sua essenza, e tutti noi abbiamo dei peccati da farci perdonare. Per questo, il cristiano si approccia alla divinità chiedendo d'esser risparmiato dal giusto castigo divino. Un versetto è particolarmente interessante: 

Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?

I cristiani, i battezzati nella santa Chiesa sono sempre vivi, e non muoiono, ma si addormentano in attesa della Apocalisse (cfr. Romani 8:11). Per morti si intendono coloro che muoiono nel peccato e che non sono morti al mondo (cfr. Marco 12:27), come dice il Signore stesso: lasciate che i morti seppelliscano i propri morti (cfr. Mt 8:18-22), non volendo accettare il battesimo. Potenti sono le parole di san Paolo Apostolo: 

Come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede [...]. Ora, sappiatelo, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti » (1 Cor 15,12-14.20). 

E difatti il salmo intero è un inno alla misericordia di Dio per il peccatore che si converte, e una speranza per la nostra personale resurrezione dai morti. Questo versetto grida a Dio: Qnon considerarci morti come quelli del mondo! Noi vogliamo cantare le tue lodi per sempre".


Sul Salmo 7: Signore Dio mio in te ho sperato

Come fosse una continuazione del salmo precedente, il Salmista canta ancora della speranza per la Salvezza. Questo salmo è una sorta di atto di difesa della propria purezza. I versi intercalano delle maledizioni su se stessi, qualora non avessimo seguito i comandamenti. Ci vuole coraggio per recitare questo salmo, perché dobbiamo essere pronti per il giudizio divino. Si domanda  a Dio di sconvolgere i progetti dei malvagi, dei demoni che tentano di colpirci. Come abbiamo potuto vedere, tutto il catisma è una rivelazione Cristica e ha un carattere pedagogico e messianico. Il versetto cristico del salmo è rappresentato dalla frase: 

L'assemblea dei popoli ti circonda: (Signore) ritorna dall'alto a dominarla! Il Signore giudica i popoli.

I popoli che si sono riuniti nel venerare Cristo e si sono uniti nella Chiesa, assemblea dei credenti, chiedono al Signore di guidarli e di dominarli, di non abbandonarli nelle mani dei nemici. 

Sul Salmo 8: Signore, quanto è mirabile il tuo Nome

L'ultimo salmo del ciclo del primo catisma è un inno di lode pura. Fra i primi versi del salmo riecheggia potente la parola del Signore: Beato te, o Dio, che hai nascosto le cose ai saggi e le hai mostrate ai piccoli (cfr. Luca 12:42 ) difatti dice il salmo: 

Con la bocca di bambini e di lattanti hai posto una difesa contro i tuoi avversari

Nel linguaggio biblico, i bambini e i lattanti sono i puri che si nutrono della parola di Dio e la mettono in pratica. I bambini sono difatti senza macchia perché ancora non sono corrotti dal peccato. Difatti, i bambini sono stati scelti da Dio per cantare le lodi al Signore Onnipotente al suo ingresso in Gerusalemme: Osanna, benedetto Colui che viene nel Nome del Signore (Matteo 21:9). San Giovanni Crisostomo diceva che la lode che proviene dai bambini emula la lingua degli angeli, tanto sono puri. Il Signore ci chiama a tornare alla purezza originale della fanciullezza, a vivere con quello stesso ottimismo e quella stessa innocenza che possedevamo quando eravamo piccoli. E allora saremo pronti a gustare dell'Eucarestia, e a poter cantare a Dio: quanto è magnifico il tuo Nome, Signore, su tutta la Terra

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FONTI E NOTE

1) Eftimio Zigabeno, Salterio commentato dai santi padri, vol. I, pag. 63-127 e ss., Iasi 1850. Dallo stesso libro le citazioni per i santi padri menzionati più avanti. 

2) Nelle Bibbie cattoliche moderne si preferisce il termine "Messia" o "consacrato", ma in greco si usa la parola Christòs (Unto da Dio), di altissimo valore profetico. 

3) Nelle Bibbie cattoliche manca la parola "olio". 

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