Come la Chiesa Primitiva convertì il mondo

Ci chiediamo spesso, oggi, quale fosse la "ricetta" dei primi Cristiani per diffondere la Verità in un contesto tutt'altro che propositivo nei loro riguardi. Il mondo antico era violento, volgare, individualista e in crisi economica. Esattamente come l'epoca nella quale stiamo vivendo. I primi cristiani non avevano i benefici statali e non avevano nemmeno una bella reputazione. L'etica cristiana era vista come un nemico. Proprio come oggi.

I nostri antenati seppero costruire un rapporto con la società che non era né invasivo né permissivo. I cristiani non si separarono del tutto dai loro conterranei, non abbandonarono le feste, il cibo, la musica, la cultura, ma non si persero neppure nel marasma del paganesimo. Sapevano d'essere cristiani, e non si facevano corrompere. I cristiani erano un gruppo di persone che sapeva come non perdere la fede senza per questo rinunciare a quanto di buono offriva la società contemporanea. E' la "terza via" che descrive Diogneto nel II secolo. I cristiani offrivano a tutti la possibilità di entrare nelle comunità e ascoltare la liturgia, ma non lasciavano che i non cristiani compissero i misteri insieme coi credenti. 

I cristiani dei primi secoli seppero creare un modello di costruzione di sé stessi e dei convertiti, i quali passavano diversi stadi: auditori (i principianti e i curiosi), i catecumeni, gli illuminati (dal greco photizomenoi, quelli "quasi pronti") e infine i fedeli credenti, battezzati e ammessi a pieno titolo nella comunità. Questo modello gerarchico permetteva ai maestri di istruire a più livelli le persone e a generare una coscienza collettiva cristiana. Il catecumenato durava dai due ai tre anni e gli illuminati, che venivano dichiarati tali in Quaresima dopo speciali preghiere, venivano battezzati solamente a Pasqua. Questa lunga preparazione era necessaria, perché i cristiani spesso si interfacciavano con persecuzioni, arresti, e con il martirio. Il catecumeno veniva formato a sopportare anche queste situazioni e a difendere la Fede fino alla morte. 

I cristiani si sentivano parte di un nuovo ecumene, di una sorta di "nazione al sopra di tutte le nazioni". Essere fratelli di battesimo significava superare ogni divisione etnica, nazionale, linguistica. La parola ecumene in greco (oikoumene) condivide la stessa radice di casa (oikos), termine col quale si indicavano, all'inizio, le comunità. Le chiese, le congregazioni, erano parte della grande casa del mondo, nelle quali una atmosfera mistica e familiare coinvolgeva tutti. I cristiani furono i primi a concepire concetti come ospedali, alberghi e refettori per i poveri. I cristiani seppero prendere perfino alcune forme esteriori civili o religiose (come le processioni, ad esempio) e a trasformarle. La società intera si trasfigurò e si formò sull'esperienza cristiana e divenne irriconoscibile in pochi secoli. 

Nel mondo moderno, specialmente nelle nazioni liberali, la Chiesa è in perenne declino. Questo perché più combattiamo per avere privilegi e potere, più ci adattiamo al mondo, e più veloce il declino sarà ineluttabile. E la Chiesa Ortodossa, se mantiene l'ideale cristiano originale, se sarà capace di creare nuovamente quell'atmosfera di amore, di serietà, di zelo in Cristo, resisterà a quest'epoca. 

Non voglio parlare della Chiesa Ortodossa nei paesi "tradizionalmente ortodossi" nonostante la mia ampia esperienza di vita in quei Paesi stessi, perché come italiani non ci riguarda. Non viviamo lì. Noi siamo chiamati ad un modello tanto antico quanto nuovo, alla testimonianza attiva e all'apostolato. Noi viviamo in un nuovo II secolo. E' tempo di lavorare. 

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