Dio e la Patria: analisi del pensiero ortodosso sul Nazionalismo

Siamo tutti discendenti di Adamo, il padre dell'Umanità. All'inizio della Storia umana, le nazioni e i popoli non esistevano. Il peccato ci ha divisi: Dio punì i popoli che edificarono la Torre di Babele confondendo le lingue e i cuori. Dice san Paolo agli Ateniesi: 

Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro gente. [Atti 17:26]

Gli Apostoli Paolo e Barnaba, che dagli abitanti pagani di Listra volevano esser fatti dèi, risposero: 

Noi siamo uomini come voi e condividiamo la medesima natura. [Atti 14:15]

Il nazionalismo esasperato deturpa la religione perché asserisce che vi siano nazioni ontologicamente migliori di altre. In realtà Dio ci ha creati uguali. E' la grazia, l'essere una nazione cristiana ortodossa praticante, che modifica il proprio stato di essere e ci rende una nazione santa, "migliore" spiritualmente. A Pentecoste, raccontano gli Atti degli Apostoli, il Signore ci ha concesso una benedizione, il dono della pace fra i popoli come unità in Cristo, e ha annullato l'antica maledizione di Babele: Ognuno capiva nella lingua sua natale [Atti 2:8]. 

Al Sinodo di Gerusalemme, il primo concilio della Storia della Chiesa, gli Apostoli e i loro collaboratori votarono e decisero all'unanimità che non vi era preferenza fra giudei e greci, fra convertiti da altre religioni: tutti erano uno in Cristo [cfr. Atti 15]. Come dice l'Apostolo Pietro:

Giudei e Gentili, divenuti Cristiani, sono la medesima razza eletta, il santo sacerdozio, la santa nazione, il popolo che Dio si è acquistato. [1Pietro 2:9]. 

Ciò che rende i cristiani superiori ontologicamente è la loro appartenenza alla Chiesa, non ad una comunità etnica. 


La nostra bandiera

Tuttavia, le differenze etniche, culinarie, linguistiche, comportamentali e culturali rimangono. Nella Storia, si sono sviluppate diverse culture e popoli diversi hanno arricchito l'umanità secondo la Divina Provvidenza. 

In effetti, la religione ha un ruolo preponderante nella definizione di un popolo. Nei dizionari moderni ancora si riporta classica definizione del concetto di Nazione: 

Complesso di individui accomunati da origini, tradizione storica, lingua, religione e costumi, caratterizzati dalla consapevolezza di tali legami comuni e riuniti o no in un'entità politicogiuridica. (Hoepli 2018).

Potremmo dire che ogni popolo ha una sua anima, o come preferiva dire il vescovo Jean Kovalevski, il suo "genio". Un insieme di intensi processi interiori di ogni persona che appartiene ad un dato popolo, imprescindibili, quasi passati col sangue. La gestualità tipica di noi italiani, per esempio, o la nostra capacità di sopportare le disgrazie e le ingiustizie politiche senza fiatare, una virtù (o un vizio?) che altri popoli non riescono ad emulare. L'anima della nazione, così come l'anima di ognuno di noi, si nutre delle preghiere della Chiesa. Il terreno è santificato, le acque sono benedette, i campi e le città vengono asperse con acqua benedetta, si prega per la Nazione nella sua totalità. Quando un popolo cessa di essere religioso, si lancia sui due estremi politici negativi (oclocrazia o totalitarismo) e nel materialismo. Spesso abbiamo la presunzione che la nostra epoca sia unica, ma in realtà periodi simili ai nostri si sono già verificati, come per esempio il crollo dello Stato Romano nel V secolo è stato preceduto da numerosi secoli di materialismo e di degrado culturale, nonché di governi pseudo-democratici e totalitari. Il nazionalismo romano dell'epoca fu rappresentato dai cosiddetti "ultimi pagani" i quali davano la colpa a noi cristiani del crollo del mondo da loro conosciuto. Il nazionalismo difatti non è patriottismo, ma la sua variante degradata. Il nazionalismo è considerato dai suoi fautori come una sorta di terapia collettiva, di sospirato ritorno ad una gloria che non c'è più, tramite la dominanza e l'espansionismo economico e sovente anche militare. I nazionalisti non hanno capito che è l'anima della nazione ad essere malata, e non i suoi segni esteriori. Tant'è che nel mondo di oggi, tanti ultra-nazionalisti sono infatti "neopagani". 

Poiché gli spiriti nazionali sono entità individuali e i popoli che compongono le nazioni sono ovviamente irripetibili e singolari nella loro unicità, qualsiasi unione forzosa che voglia abolire le differenze etniche e linguistiche è destinata al collasso, o a generare un impero distruttivo. L'Unione Europea di oggi, che cerca infatti di influenzare i popoli che la compongono e di formare una nuova identità, l'homo europeus, senza passato e senza futuro, non è dissimile da una Unione Sovietica di settant'anni fa. Così come i sovietici tentarono di appiattire ogni differenza fra i popoli dell'ex impero russo, così l'UE cerca di appiattire le differenze degli europei, salvo poi fallire miseramente. Francia, Germania, Italia e Grecia, ognuno a modo suo, vedono una rinascita degli ultra-nazionalisti e movimenti di protesta più o meno "fascisti" ( ci sarebbe tanto da dire su questa parola, ma sorvoliamo) si sono formati in tutte queste aree. Il desiderio dei popoli oppressi economicamente, nella nostra società areligiosa, è difatti una manifestazione di thymos, di megalomania. 

E' anche vero che i popoli non corrispondono sempre ai loro confini territoriali. Possiamo dire che l'Europa è la stessa da circa duemila anni, ma molti stati sono morti e risorti, nati e distrutti. Ma a noi cristiani cosa interessa davvero? l'unità territoriale, la potenza dello Stato, oppure la nostra anima? il patriottismo ortodosso sano è questo: proteggere e amare i nostri vicini, le nostre comunità, e il luogo dove siamo nati o dove ci siamo trasferiti, per vederlo prosperare nella fede. L'obiettivo di noi ortodossi è aiutare l'Italia ad essere un posto migliore, e a diventare un paese ortodosso. Lo possiamo fare in molti modi: per esempio, ricordando i soldati che hanno combattuto per noi e per l'integrità dell'Italia durante la Grande Guerra, con un tributo commemorativo (una parastasi, una panichida) nel giorno del 4 novembre, da poco passato. Possiamo aiutare il nostro Paese offrendo lavoro ai nostri giovani, invece farli scappare all'estero, come ho dovuto fare io stesso. Possiamo aiutare l'Italia essendo cittadini responsabili, collaborando a tutto ciò che è utile per il benessere economico e spirituale della Nazione. Come diceva il vescovo ortodosso Jean Kovalevski, dovremmo sviluppare il Genio nazionale in noi, e contribuire all'edificazione del popolo. In parole povere, amiamo la nostra nazione, il nostro popolo, le persone con cui condividiamo abitudini, lingua, cibo, cultura. Manteniamo viva la memoria dei nostri avi, e preghiamo per l'Italia, che Dio abbia misericordia di noi. 

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