Il Digiuno d'Avvento: in cammino come i magi

Vieni, vieni, Emmanuele, / libera Israele asservita, / perduta e sola nell'esilio, / priva del Figlio di Dio. / Gioisci, Gioisci, o Israele, perché l'Emmanuele nasce per te

Queste sono le prime strofe di una antifona latina dell'VIII secolo, di un autore anonimo, che si canta durante i vespri d'Avvento: è il famoso brano Come, come Emmanuel, oggigiorno musicato anche in versione pop. Eppure, queste parole meravigliose sono un riassunto eccezionale dell'Avvento e del perché abbiamo un altro digiuno, passati quelli estivi. Ebbene sì, digiuniamo perché siamo in attesa dell'Emmanuele, del Figlio di Dio, di Cristo Gesù. Siamo noi questa Israele perduta e in esilio, un esilio dal Paradiso: caduti nelle passioni, asserviti ai piaceri malsani e al peccato, troviamo la forza di attendere il Salvatore, il Messia glorioso che viene a liberarci dalle catene della storia per catapultarci in un mondo nuovo. Dice infatti la nostra meravigliosa innografia ortodossa: Uniamoci ai magi, i re d'Oriente, e seguiamo anche noi la Stella che ci apre la via [1]. La Chiesa ci chiama a viaggiare insieme coi magi, ad attendere come gli israeliti in Babilonia, a stupirci ogni volta come i pastori che, veduta la stella, riconobbero, nella loro piccolezza, il Bambino Divino.

Al mondo d'oggi, ci sono tante persone che non solo non amano il Natale, ma lo disprezzano, a causa dell'eccessiva commercializzazione dell'evento. "Non ne posso più, i miei figli già mi hanno riempito la testa che vogliono [inserire lunga lista di regali costosi]". Oppure, troviamo persone che del Natale ne fanno una tragedia familiare: "non vedo l'ora che passi, odio il cenone di Natale con la famiglia..." questo perché le reali relazioni umane sono spente e ne vediamo solo un vago riflesso. Il nostro compito come cristiani, specialmente nel periodo natalizio, è proprio di riscoprire la nostra umanità, quell'umanità che Dio si compiacque di assumere. Vivere pienamente la nostra potenzialità, la nostra immagine divina: praticare le virtù sociali in questo periodo di follie economiche e comunitarie, allontanando da noi la falsità.


Il presepe napoletano, dal Messaggero

La preparazione spirituale che ci viene richiesta è un atto di omaggio, è il nostro dono per il Signore nella commemorazione del Natale. Il digiuno ci aiuta in questo. Ma difatti è un digiuno più leggero: sono permessi il pesce, l'olio e il vino nei giorni di sabato e domenica, perché non è un digiuno di pentimento (come la Grande Quaresima) ma è un digiuno di riflessione, di lode, è un digiuno di ringraziamento, riconoscendo infatti la somma bontà divina, che si compiacque di incarnarsi e di rendersi in tutto simile all'Uomo, tranne nel peccato. In Italia abbiamo la meravigliosa tradizione del presepe. A Napoli usa muovere i magi verso la grotta, facendoli partire dall'angolo più estremo del tavolo. Ogni giorno un passo, verso il Bambino. Nei paesi del Nord Europa si accendono quattro candele, una per ogni domenica d'Avvento, per ricordarsi che il Cristo, la vera Luce che illumina il cuore degli uomini, si sta avvicinando. Anche nella tradizione liturgica slava abbiamo un interessante rito che si compie ai Vespri della vigilia del Natale (il 24 dicembre / 6 gennaio sera), ovvero il "rito del lume". Il sacerdote incensa un alto cero posto nel centro della chiesa, dinnanzi all'icona della Natività, durante il canto del tropario e del contacio festivi. Dopodiché, il lume è incensato. L'incenso è la nostra preghiera che sale al cielo, un simbolo della nostra offerta. Come ancora una volta ci ricordano gli uffici divini: purifichiamo le nostre anime, e sia questo il nostro dono al posto della mirra [2]. La nostra preghiera è come un profumo soave, le lodi sono offerte per il nostro Signore Dio, che si compiace di un cuore puro e di un'anima buona, votata all'aiuto del prossimo. 

Come prepararsi degnamente al Natale del Signore? Dovremmo praticare la nostra carità cristiana in modo ancor più frequente, in ossequio al Creatore che, per carità verso di noi, si incarnò nel grembo della Vergine Maria e si fece uomo. Ma non basta "essere buoni": confessione più frequente, digiuno, lettura e meditazione della sacra Scrittura (in particolare Matteo capitoli 1 e 2 e Luca capitolo 2), e soprattutto, gioia spirituale nell'attesa. Non dobbiamo essere tristi: la Redenzione è giunta, il Signore è con noi. 

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FONTI E NOTE

1) Inno Sessionale del Canone della Natività, Mattutino. 

2) Sticheron dell'Ora Sesta per la Vigilia di Natale. 

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