Sant'Ermanno d'Alaska, il cristianizzatore degli Inuit

Il 13/26 dicembre la Chiesa Ortodossa commemora un santo moderno, sant'Ermanno (o Herman) di Alaska. Al di là della sua santità personale, è un modello interessante di evangelizzazione in luoghi e circostanze difficili.

Una icona di sant'Ermanno di Alaska.

Siamo alla fine del 1700. I marinai russi e i coloni russi timidamente sorpassano lo stretto di Bering e con le unghie conquistano quel lembo di terra che è l'Alaska. Ma i nativi, gli Inuit e gli Aleuitini, non si danno per vinti. Questi infatti attaccano le navi e i possedimenti dei russi. E dal Monastero di Vaalaam si decide di mandare una spedizione religiosa con lo scopo di convertire i nativi americani e di renderli più docili. Era il 1794. Questi dieci monaci iniziano a convertire l'Alaska, ne imparano i costumi e la lingua. Il successo è immediato, migliaia di "uomini rossi" si convertono e si battezzano nelle fredde acque del Nord. Dopo cinque anni però alcuni leader inuit locali, ancora pagani, attaccano il monastero appena fondato e uccidono diversi monaci, fra cui l'archimandrita Joasaph, che fu lanciato dalle rupi su una scogliera, o come il monaco Giovenale, che ottenne la corona del martirio come san Sebastiano, legato ad un palo e colpito a morte con le frecce. Solamente il monaco Ermanno rimase in vita. E questi si diede alla vita eremitica sull'isolotto di Yelovoi (adesso Spruce Island), dinnanzi al promontorio che ospitava il monastero russo di Kadiak, come abbiamo visto distrutto dai nativi. Sebbene si fosse costruito una piccola cella di legno, preferiva pregare nella grotta dell'isola.

Presto i nativi tornarono a cercarlo, ma per essere spiritualmente guidati da lui. Per primo, il monaco introdusse in Alaska diversi vegetali e cibi europei. La sua opera incessante non fu solo preghiera, ma anche lavoro. Piantagioni, costruzioni, cappelle e chiese, case e dighe, cisterne per l'acqua e allevamenti. Introdusse in Alaska patate e cavoli, insegnò agli indigeni come coltivare i funghi. E ben presto molti degli Inuit e degli Aleutini si convertirono di nuovo e abbracciarono l'Ortodossia. In particolar modo, i bambini delle tribù erano molto contenti di vedere il monaco russo, perché soleva preparare dei biscotti e dei dolci che poi regalava loro. 




I suoi discepoli, fra cui Ignazio Alygaya, raccontano di averlo visto indossare pesanti catene sul suo magro corpo, a scopo mortificatorio. Dormiva su un letto di legno e paglia, mangiava poco e indossava sempre la stessa tonaca leggera, in inverno e in estate. Sant'Ermanno fu molto attento ai bisogni dei nativi aleutini e scrisse diverse lettere al governatore della Colonia, chiamandolo alla clemenza e all'operatività, chiedendo di costruire case, villaggi, scuole e tutto ciò che poteva aiutare i nativi a crescere economicamente e spiritualmente. Quando una barca commerciale approdò a Sitka portando un malanno atroce, Ermanno rimase fra il suo popolo adottivo e, senza medicine né dottori, rimase accanto ai morenti e ai sofferenti. 

Presto, la sua isola divenne una scuola. Il santo insegnò loro il canto e la ritualità ortodossa, predicò le Scritture, e riuscì a riconvertire perfino il Governatore della Colonia, Yanovsky, che era cresciuto da ateo nell'opulenta Europa, per poi venire spedito a gestire quel lembo di terra ghiacciata. 

Il monaco Ermanno morì il 13 dicembre 1837, a ottantuno anni. I suoi figli spirituali hanno lasciato detto d'aver visto una colonna di luce scendere sull'isola di Yelovoi nel giorno della sua morte. L'Alaska fu presto venduto dai russi agli americani.  E ancora oggi, una grande porzione degli abitanti nativi dell'Alaska è ortodossa. 

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