Il rituale d'incoronazione a Costantinopoli

Come avveniva l'incoronazione di un imperatore a Costantinopoli? 

La breve descrizione dell’intronizzazione [1] dell’Imperatore Anastasio I (491518) può dare un’idea del complesso cerimoniale con cui nel V secolo un nuovo sovrano s’insediava a Costantinopoli. La sera che seguì la morte dell’Imperatore Zenone (474-491) il popolo e l’esercito si radunarono all’Ippodromo, elevando alte grida. I magistrati, i senatori ed il Patriarca si erano riuniti nel portico davanti al grande Triclinium nell’attesa dell’arrivo dell’Imperatrice Ariadne, sposa del defunto e figlia di Leone I (457-474). Arrivata, si ritirò col Patriarca ed alcuni cubicularii (cortigiani) nella loggia imperiale, mentre il resto della corte era rimasto da basso. Quando apparve sulla loggia, fu acclamata, e, presa la parola per mezzo di un libellensis, approvò quello che era stato fatto per mantenere l’ordine (acclamazioni) e riferì che aveva dato disposizioni per eleggere un imperatore cristiano e romano (altre acclamazioni). Trattandosi di una questione di non piccola importanza, l’Imperatrice chiese d’attendere i funerali del marito (altre acclamazioni) e si felicitò con i convenuti d’aver anticipato i desideri di tutti elevando Giuliano alla carica di Prefetto della città (acclamazioni). Dopo aver nuovamente raccomandato di mantenere l’ordine, l’Imperatrice si ritirò nell’Augusteum.


La corona dell'imperatore romano d'Oriente.

 I nobili allora si riunirono in seduta davanti al delphax per trattare della situazione. Il capo degli eunuchi (Praepositus sacri cubiculi) Urbicio raccomandò loro di lasciare all’Imperatrice la designazione del successore. I senatori invitarono il Patriarca a sollecitare un’udienza per pregare la sovrana di fare la scelta. Così l’Imperatrice designò il silenziario Anastasio, con l’approvazione dei magistrati, il quale fu fatto chiamare e alloggiato nel concistoro fino al compimento dei funerali di Zenone. Terminate le esequie, l’indomani tutti indossarono la clamide bianca per essere ricevuti da Anastasio nel concistoro. Anche il Patriarca era presente, entrando come consueto attraverso i balnearia (bagni). Dopo aver ricevuto tutti, Anastasio, secondo l’uso, si trasferì nel portico davanti al grande Triclinium. Raggiunto da magistrati e senatori, è da loro invitato a prestare giuramento di non serbare rancore contro chicchessia e di governare l’Impero secondo coscienza. Il Patriarca richiede pure dal nuovo monarca il giuramento sui Vangeli che egli manterrà la Fede cattolica nella sua integrità e che non introdurrà alcuna novità nella Chiesa di Dio. Il documento scritto è poi consegnato a Macedonio, il guardiano dei sacri archivi. Dopo il giuramento, l’Imperatore raggiunge l’Ippodromo, entra nel Triclinium, là dove nei giorni delle corse i senatori ‘adorano’ l’Imperatore con la triplice proskynesis (prostrazione). Qui indossa le vesti imperiali e accede alla loggia. I soldati sono schierati nella stama, la parte dell’Ippodromo sotto la loggia imperiale. Imbracciano le armi e i vessilli. Il popolo, che riempie il rimanente della pista, lo acclama.

Anastasio si tiene ritto sullo scudo ed un campiductor (alto ufficiale dell’esercito) gli pone la propria collana sulla testa. Allora tutti i vessilli s’innalzano al cielo, i soldati e il popolo gridano acclamazioni. Anastasio scende dallo scudo, rientra al Triclinium, dove si pone sulle regalia. Il Patriarca pronuncia poi una preghiera, recita il Kyrie eleison, gli pone sul capo la corona gemmata e gli porge la clamide imperiale. L’Imperatore ritorna così alla loggia, saluta il popolo che lo acclama a gran voce: Augusto! Augusto! Rivolto all’esercito e al popolo, dice: È evidente che la sovranità umana dipende dal beneplacito della più alta Gloria. Lo si acclama ancora: Abbondanza sul mondo! Regna come hai vissuto! Kyrie eleison, Kyrie eleison, Figlio di Dio, abbi pietà di lui! Il sovrano a questo punto promette un donativum di cinque piastre d’oro ed una libbra d’argento ciascuno. Si grida: Che Dio conservi il cristiano Imperatore. Poi il monarca va alla Chiesa di Santa Sofia ed entra nel mutatorium. Qui si toglie la corona. Il praepositus la prende per porla sull’altare. L’imperatore fa delle offerte, torna al mutatorium, riprende la corona, annuncia la sua designazione al Prefetto della città. Infine offre un banchetto. Dal 23 novembre 602, tuttavia, quando il Patriarca Ciriaco incoronò l’Imperatore Foca (602-610) nella Chiesa di San Giovanni dell’Hebdomon, il nuovo sovrano, salvo il caso in cui era incoronato dal predecessore ancora in vita, secondo l’antica consuetudine, riceveva le insegne del potere imperiale in chiesa. Dal 638 d.C. gli imperatori sono incoronati a Santa Sofia. Gli Euchologia, risalenti alla fine del secolo VIII (anno 795 circa) riportano le formule in uso al momento dell’Incoronazione. Il sovrano, indossate le vesti imperiali, eccetto la corona, la clamide e la fibbia, si pone all’ambone, davanti al quale si colloca il Patriarca, che pronuncia quest’Orazione [2]:

Signore Dio nostro, Re dei Re e Signore dei signori, che per mezzo del Profeta Samuele scegliesti il tuo servo Davide e lo ungesti Re sopra il tuo popolo Israele, esaudiscici e riguarda dalla tua santa dimora la nostra indegna preghiera; e degnati ungere coll’olio dell’esultazione questo fedele tuo servo, che ti piacque costituire Re sopra il tuo santo popolo, redento col sangue del Tuo Figlio Unigenito; rivestilo dall’alto di virtù; imponi sul suo capo la corona di pietre preziose; concedigli una lunga serie di giorni; lo scettro di salute poni nella sua destra; collocalo sul trono di giustizia; circondalo coll’armatura del Tuo Santo Spirito; dà forza al suo braccio; sottomettigli tutte le barbare genti; insinua nel suo cuore il tuo timore e la pietà verso i sudditi; conservalo nella fede innocente; mostralo solerte custode dei dogmi della tua Santa Chiesa Cattolica; così da giudicare il tuo popolo con giustizia e col giudizio i tuoi poveri; e salvi i figli dei poveri ed abbia infine in eredità il regno celeste. Poiché Tu sei la potenza, e tuo è il regno e la gloria, ora e sempre nei secoli.

Detto questo, il prelato prende la clamide e la fibbia, e le consegna ai vestiarii perché ne rivestano il sovrano. Pronunciata una seconda orazione, il Patriarca trae la corona dall’altare e con tutte e due le mani la pone sul capo del sovrano, dicendo: “Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. La corte imperiale di Costantinopoli – come si è visto - sentì il bisogno di armonizzare in senso cristiano i riti pagani d’intronizzazione del nuovo sovrano, ma il precedente biblico dell’Unzione trovò posto assai tardi in tale contesto. L’allusione all’Unzione nella preghiera sopra citata non aveva, infatti, che un valore metaforico. La consacrazione dell’Imperatore Romano coll’Olio santo, cerimonia così caratteristica della liturgia occidentale, è attestata con certezza in Oriente soltanto alla fine del secolo XII, molto tempo dopo che la Chiesa latina l’aveva introdotta. Fin dal VI secolo i re occidentali si facevano invece ungere col Crisma, così come erano unti sacerdoti e vescovi al momento della consacrazione.

Possiamo anche vedere anche come il rito dell'acclamazione è sicuramente preso in prestito dal cerimoniale imperiale romano classico (pagano). Del resto, in Occidente e Oriente si svilupparono due differenti modi di intendere il potere regio e imperiale, che si influenzarono anche vicendevolmente. 

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NOTE

1) F. Cabrol – H. Leclercq, Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne, voce: Sacre Impérial et Royal, Paris, Libraire Letouzey et ané, 1950, t. XV, P. I, coll. 306-307.

2) F. Cabrol – H. Leclercq, Dictionnaire d’Archéologie Chrétienne et Liturgie, voce: Sacre Impérial et Royal, Paris, Libraire Letouzey et ané, 1950, t. XV, P. I, coll. 309-310.

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