L'Eucarestia (sant'Ireneo di Lione)


Sant'Ireneo di Lione (+202) spiega con parole semplici e profonde la divina Eucarestia

Esortando i suoi discepoli ad offrire a Dio le primizie delle sue creature, non perché ne avesse bisogno ma per essere loro né sterili né ingrati, prese il pane che proviene dalla creazione e rese grazie dicendo: «Questo è il mio corpo» (Mt 26,26). e similmente dichiarò che la coppa, derivata dalla creazione di cui siamo parte, è suo sangue ed oblazione nuova della nuova alleanza (cf. Mt 26,28); quell’oblazione che la Chiesa ha ricevuto dagli apostoli e in tutto quanto il mondo offre a Dio, che ci dà il nutrimento, come primizia dei suoi doni della nuova alleanza. Di essa tra i dodici profeti Malachia ha parlato così in precedenza: «Non mi compiaccio di voi, dice il Signore onnipotente, e non accetterò il sacrificio delle vostre mani, perché dall’oriente all’occidente il mio nome è glorificato tra le nazioni, e in ogni luogo è offerto incenso in mio nome e una oblazione pura, perché grande è il mio nome tra le nazioni, dice il Signore onnipotente» (Ml 1,10-11). Con queste parole indicava chiarissimamente che il primo popolo avrebbe cessato di offrire a Dio, mentre in ogni luogo gli sarebbe stato offerto un sacrificio, un sacrificio puro, e il suo nome sarebbe stato glorificato tra le nazioni. (...) Dunque, poiché la Chiesa offre con semplicità, giustamente il suo dono è stato giudicato un sacrificio puro presso Dio, come dice Paolo ai Filippesi: «Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto per mezzo di Epafrodito quello che mi avete mandato, soave profumo, sacrificio accetto e gradito a Dio» (Fil 4,18). Dunque dobbiamo presentare la nostra offerta a Dio ed essere trovati riconoscenti in tutto al Creatore, offrendogli, in una disposizione pura, in una fede senza ipocrisia, in una speranza salda, in una carità fervente, le primizie delle sue creature. Ora solo la Chiesa offre questa oblazione pura al Creatore offrendogli, con azioni di grazie, ciò che proviene dalla sua creazione. I Giudei non gliel’offrono più, perché le loro mani sono piene di sangue (cf. Is 1,15), non avendo essi accolto il Verbo per mezzo del quale si offre a Dio. Ma neppure tutte le aggregazioni degli eretici. alcuni, dicendo che esiste un Padre diverso dal Creatore, quando gli offrono doni ricavati da questo nostro mondo creato, lo presentano come avido e desideroso dei beni altrui; altri, dicendo che il nostro mondo è derivato da una defezione, da una ignoranza e da una passione, quando gli offrono i frutti della ignoranza, della passione e della defezione, peccano contro il loro Padre e gli rivolgono oltraggi più che azioni di grazie.

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TRATTO DA

Ireneo di Lione, Contro l'Eresie, libro IV, cap. 17.5-18.4

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