Il Concilio di Giordania e le sue sfide

Nonostante il mondo grecofono non abbia accettato la convocazione del Concilio, il patriarca di Gerusalemme, Teofilo III, non demorde e richiama ancora una volta i patriarchi delle Chiese Ortodosse al Concilio da lui organizzato e che si terra' a breve, il 25 febbraio. L'arcivescovo della Chiesa Autocefala Albanese ha confermato che non verra'. Il Concilio, idealmente chiamato stavolta per risolvere la Questione Ucraina (e speriamo anche altre questioni piu' o meno grandi), e' per eccellenza l'espressione della Chiesa Ortodossa. Una volta erano gli imperatori, garanti dell'equilibrio ecclesiologico, a chiamare i concili. Da quando non ci sono piu' i re, occorre fare da soli, e i risultati sono scandalosi. 


Allo stato attuale, solo la Metropolia delle Terre Ceche e Slovacche e la Chiesa Russa hanno accettato di partecipare al Concilio di Gerusalemme: segnaliamo i patriarcati in blu. 

In azzurro menzioniamo quelle realta' che non si sono ancora pronunciate ma che idealmente finora si sono espresse a favore della posizione del patriarcato di Mosca: Antiochia, Georgia, ROCOR (rappresentata dalla GB), la Bulgaria e la Serbia. Non sappiamo tuttavia che posizione terranno fino alla fine. 

In verde rappresentiamo quelle realta' come la Chiesa Romena, la Chiesa di Finlandia e la Chiesa Autocefala Polacca che non si sono ancora schierate con nessuno dei due schieramenti. 

La fazione rossa rappresenta invece il Fanar e i suoi satelliti grecofoni (e non): Cipro, Creta, Alessandria, la recente Chiesa Autocefala Ucraina e l'Albania. 

I greci (ciprioti, fanarioti, alessandrini...) affermano che solo il Patriarca Ecumenico puo' chiamare un concilio, fatto smentito sia dalla storia antica che da quella recente. Un grande concilio fu chiamato a Gerusalemme nel 1672 sotto il patriarca Dositeo II, per esempio, nel quale si diede l'anatema al protestantesimo. Tornando indietro nel tempo ricordiamoci del concilio di Mosca di fine Cinquecento nel quale si anatemizzo' il calendario gregoriano, e cosi via.  Le pretese papiste del Fanar sono ormai note da tempo e non ci scandalizziamo piu'. Ma ci scandalizza il fetore che si percepisce nella Chiesa, e' il fetore della discordia e della divisione. Se c'e' una sfida per questo secolo fra gli ortodossi, e' quella di trovare un terreno comune di dialogo e di abbandonare le pretese etnofiletiste da un lato, e imperialiste dall'altro. 

Noi fedeli ortodossi dobbiamo difendere la Chiesa dal papismo (esterno ed interno) e dalla divisione, dalla perdita della tradizione liturgica e della vita in accordo agli insegnamenti dei Padri. Il nostro futuro dipende da questo. Noi appoggiamo il coraggio di Sua Santita' Teofilo di Gerusalemme e auspichiamo che il Concilio, alla fine, si faccia. 

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