La gioia e la vita monastica (madre Kassiana Kupalenko)


 Offriamo qui di seguito la traduzione di alcuni tratti del lungo articolo di Orthodox Christianity nel quale la madre Kassiana (Kupalenko) espone il difficile connubio fra vita monastica, esichia e felicità. 

In foto, la madre Kassiana (da Orthodox Christianity)

La gioventù e il noviziato sono un felice connubio giacché è molto più facile adattarsi da giovani alle nuove regole del monastero. In Grecia, molti monasteri non accettano novizi con più di trent'anni perché dicono che la personalità è già formata ed è molto dura adattarsi alla vita monastica. Entrare in monastero non è come cambiare città o scegliere un nuovo lavoro, e implica un cambiamento totale della vita, anche se si è ortodossi praticanti. [...] Non voglio dare l'impressione che la vita monastica sia tutta rosa e fiori, anche se molti vogliono associare questi stati d'animo alla vita monastica. In effetti, è strano immaginare una vita euforica senza mai alcun tipo di dolore o preoccupazione. In effetti, non ci è stato promesso diversamente: nel mondo avrete tribolazioni ma non temete, io ho vinto il mondo (Giovanni 16:33). Ti serve molto coraggio per entrare in monastero. Una badessa che conosco e stimo molto dice sempre ai novizi non solo delle cose belle, ma anche delle difficoltà e dei pericoli spirituali. La vita spirituale è un'opera dura e una lotta continua. Alla fine, siamo persone, e anche noi soffriamo dei momenti di difficoltà, dei limiti del carattere, delle situazioni difficili. Io mi ricordo della mia gioventù in monastero, non fu semplice come descritto nei libri. Io divenni monaca negli anni Novanta, quando tutti erano entusiasti ma non c'erano guide, e dovetti arrangiarmi da sola. Ringrazio Dio per tutti gli insegnamenti di vita e per tutti i momenti gravi in cui ho ricevuto una lezione. Il cammino è stato duro ma pieno di soddisfazione spirituale. La felicità, in monastero come nel mondo, dipende dall'attitudine, dalla mentalità, le risorse, dal modo in cui si affrontano le cose. [...] Io, a differenza di molti, credo che esistano ancora molti padri spirituali validi, e basta solo cercarli per trovarli. La guida spirituale di un confessore è essenziale nella vita monastica. La gente si lamenta che non ci sono padri spirituali e poi, quando va a confessarsi, chiede cose di poco conto o stupide. Come dovrebbe rispondere un confessore? Ti sembrano davvero problemi il "ho litigato col vicino" oppure "mi annoio in chiesa" oppure "non ho letto le preghiere della sera"? Che genere di risposte credi ti servano per queste piccolezze? Dobbiamo imparare piuttosto a formarci e a crescere spiritualmente con l'auto-disciplina. Meno emozioni, focalizzarsi di più sulle priorità. Ricevere dentro di noi le parole del padre spirituale e trarne un fatto concreto, convertire le parole in azioni. Questa è la parte più difficile della vita spirituale. 

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