Ai fiumi di Babilonia

 Nelle settimane preparatorie alla grande Quaresima l'innografia della Chiesa si arricchisce di numerosi testi selezionati e scelti per questa stagione liturgica. Al Mattutino delle domeniche di Carnevale e Latticini, in particolare, prima degli Evloghitaria Anastasima si canta anche il salmo 136, composto da nove versi che parlano del disagio e della tristezza dei deportati ebrei dopo la vittoria dei persiani nel 538 a.C., i quali li condussero con sé a Babilonia. Ecco il testo del salmo:

 Là, presso i fiumi di Babilonia, sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion.  Ai salici delle sponde avevamo appeso le nostre cetre.  Là ci chiedevano delle canzoni quelli che ci avevano deportati, dei canti di gioia quelli che ci opprimevano, dicendo: «Cantateci canzoni di Sion!» Come potremmo cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; resti la mia lingua attaccata al palato, se io non mi ricordo di te, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia. Ricòrdati, Signore, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: «Spianatela, spianatela, fin dalle fondamenta!» Figlia di Babilonia, infelice, beato chi ti darà la retribuzione del male che ci hai fatto! Beato chi afferrerà i tuoi bambini e li sbatterà contro la roccia!

 

Questo salmo è cantato al Mattutino accompagnato da un meraviglioso "Alleluia" e viene unito al Polieleo, rendendo la celebrazione particolarmente ricca. Perché i santi Padri hanno deciso di inserire questo salmo nel culto pre-quaresimale? Perché già dal primo verso possiamo capire la simbologia della Quaresima. Anche noi siamo prigionieri "presso i fiumi di Babilonia", prigionieri del mondo peccaminoso. Anche noi siamo chiamati a riflettere, ad appendere gli strumenti musicali (la leggerezza del vivere) per confrontarci con noi stessi e con le nostre trasgressioni. La "terra straniera" è la nostra vita attuale, persa nel peccato e nello smarrimento spirituale: come festeggiare se siamo lontani dalla nostra Gerusalemme, dalla nostra "città spirituale", dalla Chiesa? 

Riguardo all'ultimo versetto, il più enigmatico e anche problematico per la mentalità di oggi (come può un cristiano volere la morte di qualcuno? obiettano i letteralisti), possiamo dire che il testo greco chiama Babilonia "infelice" oppure "peccatrice" (ταλαίπωρος) e non "devastatrice" come traducono i commentatori italiani moderni. Occorre anche meditare sulla frase beato chi sfracellerà i tuoi piccoli sulle pietre. Queste parole, molto dure, sono da leggere nel contesto vendicativo degli ebrei schiavizzati. La religione ebraica non era ancora la Via perfetta del cristianesimo, e i Padri hanno visto questo salmo in maniera tipologica come un salmo di combattimento spirituale. I figli di Babilonia sono i peccati e i demoni, che noi dobbiamo schiacciare contro la Pietra della fede, ovvero vincere il peccato in Cristo. Questo salmo ci introduce alla Quaresima, ci chiama come vediamo ad una pletora di significati diversi fra loro ma connessi da un punto unico: inizia un momento di silenzio, di concentrazione, inizia la grande Quaresima. 

VEDI ANCHE

Il salmo 136 al Polieleo secondo la melodia bizantina, cantato in inglese. 

Il salmo 136 al Polieleo secondo la  melodia russa.

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