Gli "Ordini Minori scomparsi" della Chiesa Ortodossa

 Si dice spesso che gli ordini minori - accolitato, esorcistato e ostiariato - nella Chiesa Ortodossa siano scomparsi o peggio "mai esistiti". In realtà il numero sette, simbolicamente utilizzato per indicare la compiutezza, è presente nella scala gerarchia della Chiesa universale, in Occidente come in Oriente. Lo sviluppo in Oriente di una liturgia complessa comportò anche la nascita di molti ruoli più o meno simili fra loro nella scala gerarchica del clero, i quali presto si fusero fra loro fino ad essere inglobati nel Lettorato o nel Suddiaconato. Vediamo di scoprire in ordine questi tre ruoli "minori" che a, mio avviso, dovrebbero essere riscoperti nella pratica della Chiesa.


Un diacono accompagnato da un ceroforo

L'ostiario 

La parola ostiario viene dal latino ostiarius, il quale a sua volta deriva dal lemma ostĭum - porta d'ingresso. L'Ostiario era un servo delle famiglie abbienti, deputato alla custodia della porta della casa, il quale si occupava anche di selezionare coloro che potevano entrare ed avvisava i padroni circa l'arrivo di ospiti e clienti. Con la nascita delle grandi basiliche e delle chiese dell'Impero riformato, la Chiesa si dotò di una specifica classe di chierici che si occupasse della custodia dei templi, della pulizia dei locali e che gestisse l'afflusso dei fedeli, e li chiamò ostiarii. Il santo patrono degli ostiarii è san Romano l'ostiario (+258) che soffrì il martirio insieme a san Lorenzo arcidiacono di Roma. Nel mondo liturgico bizantino, l'ostiario si occupava di portar fuori i catecumeni dopo l'acclamazione "catecumeni uscite" la relativa benedizione da parte del sacerdote, e di chiudere le porte al momento del Credo in modo che la Liturgia Eucaristica non fosse disturbata da accidenti esterni. Al tempo dell'imperatore Giustiniano nel VI secolo, la Basilica di santa Sofia possedeva 25 ostiari deputati all'ordine del complesso [1]. Con la completa cristianizzazione delle masse e la scomparsa del catecumenato a lungo termine degli adulti, nel VII secolo, il ruolo degli ostiarii divenne sempre meno utile ed evidente, fino a che scomparve l'usanza di ordinarli. Al giorno d'oggi, le porte delle chiese rimangono sempre aperte e l'ostiario è, di fatto, il custode della chiesa, e non riceve alcuna ordinazione. Anche la tonsura al rango di ostiario è scomparsa dai libri liturgici definitivamente.  

L'Esorcista

 L'esorcistato era uno degli ordini minori, e il chierico che si occupava dell'istruzione dei catecumeni era chiamato esorcista, in quanto celebrava anche i riti di liberazione dagli spiriti impuri e si occupava delle preghiere pre-battesimali durante i battesimi di massa che si celebravano la notte di Pasqua. Nei primi secoli della Cristianità, gli esorcismi erano praticati da uomini carismatici e addestrati dalla Chiesa come raccontano Tertulliano (Apologia, XXIII) e Origene (Contro Celso, VII,4). Le Costituzioni Apostoliche (VIII, 26) indicano che "gli esorcisti non si ordinano" ma si riconoscono fra gli uomini dotati di poteri spirituali e che vanno invece confermati diaconi. Tuttavia, la Chiesa preferì seguire la prassi dell'ordinazione tramite imposizione delle mani.  Il Quarto Concilio di Cartagine nel 398 d.C. formalizza un rito di ordinazione per gli esorcisti.  Già con la fine del IV secolo, le funzioni dell'esorcista furono assimilate dal sacerdote e con la scomparsa del battesimo di massa nel secolo VII, anche il rango di esorcista ha smesso di esistere autonomamente (e la preghiera di ordinazione è scomparsa), in quanto le sue funzioni furono del tutto attribuite ai preti. Al giorno d'oggi, i catechisti compiono la funzione educativa dell'esorcistato. 

Il "Lampadario" o Accolito

Il lampadario (gr. Λαμπαδαρίος)  è il corrispettivo orientale dell'accolito, colui che si occupa della cura dell'altare. Fin dagli albori della Chiesa, vi sono stati dei ministranti che aiutavano il clero nella celebrazione dei riti e dell'accensione delle candele e dei candelabri. La parola veniva usata anche nella vita di tutti i giorni, visto che i lampadarii erano i servi deputati al trasporto delle candele dinnanzi all'imperatore o ai patrizi nelle proprie case e nei comizi pubblici. Lo stesso ruolo fu pensato per il patriarca o i vescovi, che avevano sempre con sé un lampadario. Presto, anche i sacerdoti si dotarono di un accolito che fosse loro d'aiuto nella preparazione del turibolo e che li aiutasse nelle processioni portando la candela ai servizi serali, e i flabelli ai servizi diurni. Poiché il lampadario era a contatto con l'altare e gli oggetti sacri, era considerato il più alto fra gli ordini minori. Nello specifico, una testimonianza interessante sul lampadario, il quale "cura l'incenso e le lampade della chiesa", si trova nelle omelie del poeta-teologo siriano Narsai, nel V secolo [2]. A Gerusalemme, nel medesimo secolo, un pellegrino riporta l'uso di condurre candele accese in processione nella basilica del santo Sepolcro [3]. Inoltre, il lampadario è responsabile della candela perpetua che si trova sull'altare, davanti al tabernacolo: il suo compito consiste nell'alimentare la lampada aggiungendo olio e purificando lo stoppino. San Paolino da Nola (+431) scrive che, nella sua diocesi, una lampada d'argento brilla continuamente in chiesa dinnanzi al tabernacolo e che qualcuno se ne occupa [4]. L'antico Rituale Romano prevedeva pure che una lampada con olio d'oliva fosse sempre accesa dinnanzi al Santissimo [5]. 


Un bambino vestito da "lampadario" col piccolo felonio

L'accolito nel rito ortodosso dovrebbe indossare il piccolo felonio, che si impone con il Lettorato (ordine che precede l'Accolitato), ma nella pratica odierna coloro che aiutano il prete si vestono con lo sticario, la tunica lunga che è invece attributo del suddiacono e del diacono. Nell'uso corrente, il termine lampadarios si attribuisce al primo cantore del coro sinistro della cattedrale, in ossequio all'antica usanza che fosse proprio lui il responsabile di accendere le lampade a Santa Sofia. Di solito, alla morte di un protopsaltis (il "primo cantore" della chiesa) il lampadarios è colui che viene eletto nuovo protopsaltis. L'uso di far coincidere l'arcicantore del coro sinistro col lampadario della cattedrale è riportato, come esempio, nella lettera del patriarca Paisio I di Costantinopoli a Nikon di Mosca nel XVI secolo. Purtroppo, da almeno un paio di secoli, gli accoliti sono generalmente bambini o giovani adulti non ordinati, e la tonsura al rango di accolito è stata fusa con quella del lettorato, che viene dato tuttavia solo a chi intraprende un percorso verso il sacerdozio e spesso, ironicamente, senza che svolga la funzione di lettore, ma piuttosto quella di accolito. 

Gli ordini minori sono oramai un retaggio considerato arcaico e, nella prassi, quasi del tutto dimenticato. Tuttavia, almeno per quanto riguarda l'accolito, si può pensare a rivalutare una benedizione o una tonsura a parte, visto il ruolo attivo e continuativo che hanno nella vita parrocchiale, affinché il servizio svolto sia benedetto da Dio e sia data anche una certa ufficialità alla persona che, con zelo, aiuta il sacerdote in altare. 

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FONTI E NOTE

1)  Ο Ψάλτης μέσα στό λειτουργικό βίο της Εκκλησίας 

Henri Leclercq, "Manuel d'archeologie chretienne" vol. II, 557 seq.

2) Richard Connolly, Liturgical Homilies of Narsai, Wipf and Stock Publishers, 2004, pag. 12 seq. 

3) The Epitome of S. Eucherius About Certain Holy Places: And the Breviary or Short Description of Jerusalem. London: Palestine Pilgrims' Text Society. 1896.

4) Paolino da Nola, cit. in Corblet, "Hist. du sacrement de l'Eucharistie", II, 433 

5) Rituale Romanum, Tit. IV, cap. 1

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