Santi si diventa, non si nasce!

 Siamo ormai arrivati alla Domenica dei Santi "Locali" o "Nazionali", la seconda domenica dopo Pentecoste. Spesso sentiamo dire che siamo chiamati alla santità, che dobbiamo tutti diventare santi. Questo ritornello echeggia spesso nei sermoni dei sacerdoti in questo periodo. Come si fa a diventare santi? Dice il santo Simeone il Nuovo Teologo: “Se vuoi farti santo, trova un santo e impara da lui!” e presenta i santi della Chiesa di Cristo come una catena d'oro, le cui maglie si aggrappano l'una all'altra e alla fine si aggrappano al trono di Dio attraverso l'altro. Questo è molto importante anche per noi. Questo non significa che dobbiamo andare da qualche parte lontano, per cercare degli anziani perspicaci che ci rivelino la verità. Questo significa che dobbiamo scegliere con chi comunicare, con chi saremo amici, chi sarà una persona vicina a noi. Molto dipende da questo. Penso che tutti conosciamo - sia nel nostro ambiente che tra il clero che conosciamo - quelle persone che, anche se non sono sante, almeno si impegnano sinceramente per questo e fanno tutto il possibile per questo, tutto ciò che è in loro potere. Ed è molto importante che queste persone siano i nostri cari, che siano nostri amici, che comunichiamo con loro e impariamo da loro. Tutti conoscete il proverbio: "Dimmi chi è il tuo amico e ti dirò chi sei", e questo è molto vero nella vita spirituale. Quando una persona comunica con persone spiritualmente elevate o almeno aspirano a questo, cresce lui stesso. E allo stesso tempo, sappiamo quanto può danneggiare una persona essere in una cattiva compagnia, l'amicizia con persone che non si sforzano di servire Dio.


Veglia al Monastero Sretenskij, Russia

Cari fratelli e sorelle, alziamo gli occhi e guardiamo l'immagine della Crocifissione di Cristo, che è nella nostra chiesa sopra l'altare. Vediamo la Santa Madre di Dio, l'apostolo Giovanni il Teologo, il centurione Longino e altre persone che erano al Calvario al momento della crocifissione del Signore, in piedi davanti alla croce di Cristo. Ma insieme a loro vediamo quelli che non erano a Gerusalemme in quel momento, che vissero molto più tardi, molti secoli dopo, anche santi molto recenti, nati nel Novecento e morti pochi decenni o anche pochi anni fa. Era facile per le persone stare con Cristo quando faceva miracoli, guariva, insegnava e nutriva le persone con il pane. Molte centinaia e migliaia lo seguirono, e quando Cristo fu crocifisso sulla croce, tutti scapparono, e pochi rimasero fedeli. La stessa accade con la vita della Chiesa e nella Chiesa. Quando la Chiesa è ricca e potente e temuta, tutti la frequentano e ne vogliono far parte; ma quando la Chiesa soffre, è materialmente povera e rischia la persecuzione, in molti la lasciano. Succede anche spesso che i fedeli lasciano la Chiesa quando è spiritualmente povera, che è ancor peggio: ma non per chi lascia, ma per chi è responsabile della povertà spirituale della comunità. Quando la Chiesa permette che i suoi membri si contaminino e portino avanti un messaggio sbagliato, scontroso, pieno di odio e di lontananza dai precetti del Vangelo e anche dalla tradizione e dalla bellezza della vita cristiana. Quando noi pecchiamo e ci allontaniamo da Dio, il riflesso della nostra azione si ripercuote su tutta la Chiesa: le nostre azioni hanno delle conseguenze. Per questo la ricerca della santità, o come la chiamava san Serafino di Sarov, "l'acquisizione dello Spirito Santo", deve essere il nostro primo pensiero e la nostra occupazione costante. E' vero, siamo tutti chiamati ad esser santi, ma ancora di più siamo chiamati ad essere attivamente responsabili della santità della Chiesa. Operiamo dunque il bene, cerchiamo la pace, rimaniamo ancorati alla Fede dei Padri e apprendiamo, impariamo, costantemente. Non fermiamoci mai nella ricerca e nel perfezionamento della Fede, e saremo ripagati. Saremo parte di quella splendida collana d'oro di cui parla san Simeone il Nuovo Teologo, saremo legati ai santi che ci hanno preceduti, attorno al magnifico trono di Dio. 

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