Storia e simbolismo dello sticario

Il clero cristiano indossa diversi paramenti, alcuni mutuati dall'antico servizio sacerdotale ebraico, alcuni presi dai costumi romani imperiali e trasfigurati con simboli e segni cristiani. Il paramento che accomuna tutti i gradi del sacerdozio (dall'accolitato all'episcopato) è la tunica, chiamata in greco stikharion (στιχάριον), a volte italianizzata in sticario. Oggigiorno è di diversi colori e, se indossata da accoliti o diaconi, è spesso riccamente ornata e di materiale più grosso rispetto a quella usata dai sacerdoti e vescovi, solitamente più leggera e di coloe bianco.


Due diaconi russi che incensano durante una processione, indossando lo sticario diaconale. 

La tunica, nei primi secoli, era rigorosamente bianca, perché rimaneva il simbolismo del tempio salomonico: 

(Il sacerdote) si metterà la tunica sacra di lino, indosserà sul corpo i calzoni di lino, si cingerà della cintura di lino e si metterà in capo il turbante di lino. Sono queste le vesti sacre che indosserà dopo essersi lavato la persona con l'acqua. [Levitico 16:4]

Lo sticario - in latino tunica - fin dai primi secoli fu ornamento principale del clero cristiano il quale riprese alcuni rituali dal tempio ebraico, come l'offerta dell'incenso, le Lodi quotidiane, le abluzioni rituali e la lettura recitata delle preghiere. 

Dal punto di vista simbolico e allegorico, il colore bianco dello sticario rappresenta la pace dello Spirito Santo e l'anima candida lavata dal ba ttesimo [1], mentre l'abito in sé testimonia "una vita tranquilla, nella gioia spirituale della Chiesa" [2]. E' l'abito, come dicevamo, che unisce e accomuna il servizio clericale a qualsiasi livello. La preghiera di vestizione dello sticario nella tradizione ortodossa è la seguente: 

 Esulterà l'anima mia nel Signore, poiché mi ha rivestito di un manto di salvezza e mi ha avvolto di una veste di letizia; come sposo mi ha posto sul capo una corona, e come sposa mi ha abbellito di ornamenti.



Un sacerdote anziano che indossa uno sticario sacerdotale e un epitrachilio (stola).

Le tuniche liturgiche non avevano maniche fino al 270 d.C., assomigliando molto al chitone (abito civile greco-romano) e al "gilet" lungo utilizzato dai sacerdoti ebrei. Fu solo dopo le riforme culturali del III secolo, quando la moda barbara prese piede a Roma, che iniziarono a fabbricarsi chitoni con maniche e quindi, di conseguenza, anche i paramenti che ne copiavano la forma. Difatti per un Romano - occorre specificarlo - gli uomini liberi avevano anche le braccia libere (per quello si indossava la toga, che poteva essere facilmente svestita in caso di bisogno). Dal 313 d.C. abbiamo la certezza che lo sticario come lo conosciamo oggi facesse parte del corredo diaconale della Chiesa imperiale. Al sinodo di Cartagine del 398 d.C. si stabilì che i diaconi non potevano indossare la tunica / sticario al di fuori dei servizi divini, ma solo l'abito talare come abito quotidiano. [3]. In Occidente, lo sticario (chiamato alba) divenne ufficialmente un paramento liturgico solo al Concilio di Narbonne, nel 589 d.C. Troviamo menzione di sticari intesi come dalmatiche (paramento diaconale) sia nella Expositio Missae di san Germano di Parigi che nel Sinodo di Toledo del 663 d.C. 

Il commentatore liturgico latino Rabauno Mauro, nel IX secolo, scrive che la tunica bianca rappresenta la castità dell'anima del celebrante, ed è lunga fino ai piedi per "ricordare al ministro di culto che la sua missione termina solo con la sua vita terrena" [4]. 


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FONTI

1) Sokolof, Archpriest D. (2001), A Manual of the Orthodox Church's Divine Services (3rd ed.), Jordanville NY: Printshop of St. Job of Pochaev, Holy Trinity Monastery, p. 29

2) Hapgood, Isabel F. (1975) [1922], Service Book of the Holy Orthodox-Catholic Apostolic Church (5th ed.), Englewood NJ: Antiochian Orthodox Christian Archdiocese of New York and All North America, p. xxxvi

3) Dom E. A. Roulin, Vestments and Vesture: A Manual of Liturgical Art in Westminster, Maryland: The Newman Press, 1950

4) Rabauno Mauro, abate, De Clericorum Institutione, 818 d.C. 

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