Il 7/20 dicembre commemoriamo il grande Ambrogio, vescovo di Milano, una delle più luminose figure della santità occidentale.
Si chiamava Ambrogio e riuscì a combinare con successo in sé la visione del mondo romana classica con il cristianesimo. Divenne una prova visibile che un nobile romano poteva credere in Cristo e che la nuova fede non contraddiceva le tradizionali virtù romane. Nacque intorno al 340 d.C. e morì nel 397, vivendo solo cinquantasette anni. In questi anni riuscì a cambiare sia la Chiesa che l'impero. Fu avvocato in gioventù e poi divenne prefetto nell'Italia settentrionale, cioè la seconda persona più importante dopo l'imperatore, oltre agli altri prefetti. La sua residenza era a Milano, la seconda città più importante dell'impero dopo Roma. Come prefetto, Sant'Ambrogio si distinse per la giustizia e la stretta osservanza della legge.
Alla fine del IV secolo, questa posizione era molto ambita. Dopo che San Costantino il Grande fece del Cristianesimo prima una religione permessa e poi preferita, un fiume di nuovi credenti e denaro si riversò nella Chiesa. Il contemporaneo di Sant'Ambrogio, lo storico Ammiano Marcellino, descrive la carneficina con l'elezione del vescovo a Roma nel 369:
Damaso e Ursicino erano ansiosi di impadronirsi del trono episcopale. Le parti erano divise e la lotta raggiunse il punto di combattimenti sanguinosi e faide mortali tra i seguaci di entrambe le parti... Damaso vinse in questa gara, grazie agli sforzi del partito che lo rappresentava. Nella Basilica di Sicinino, dove si riunivano i cristiani, in un giorno furono prelevati 137 cadaveri di assassinati, gente comune.
Analogo spargimento di sangue avrebbe potuto avvenire a Milano, e così il coscienzioso prefetto si recò nella basilica dove si svolgeva l'elezione, per calmare la folla. Dalla cattedra, sant'Ambrogio cominciò a richiamare il popolo all'ordine, e in quel momento, nella chiesa risuonò tre volte la voce di un bambino: "Ambrogio sia vescovo". Fu preso come un segno dall'alto e, sebbene il candidato non fosse nemmeno battezzato e scelse di fuggire dalla città, dopo poco fu battezzato e fatto vescovo.
Da questo momento iniziò una nuova tappa nella vita dell'ex prefetto romano. Sant'Ambrogio studiò diligentemente le Sacre Scritture e i Santi Padri, quindi iniziò a tenere omelie in cui confrontava i testi biblici con i tesori della filosofia, della letteratura e della storia romana e greca. Secondo molti ricercatori, lo fece non per convincere i romani della correttezza dei loro insegnamenti, ma per fermare il processo di distruzione della civiltà romana e per convincere i cristiani della ricchezza della cultura antica.
Sant'Ambrogio ci è d'esempio per tre notevoli riflessioni. La prima è che la carriera ecclesiastica e la grazia non vanno di pari passo: un laico devoto può avere ben più santità di un alto prelato dedito ai vizi. E difatti nella vita di s. Ambrogio egli fu scelto proprio per il suo cuore puro e per le sue azioni pubbliche, piuttosto che per la sapienza teologica, che ottenne con lo studio e la Grazia di Dio. Tutti possiamo diventare santi, difensori della verità, teofori. La seconda riflessione è che la cultura nazionale non è in contrasto col Cristianesimo e l'Ortodossia, se opportunatamente purificata dei suoi elementi pagani e innaturali, che destabilizzano l'uomo invece di temprarlo e formarlo. Ambrogio in Occidente fece ciò che san Basilio di Cesarea fece in Oriente: riconobbe nelle opere umane del passato uno spirito che può giovare, se illuminato dal Cristianesimo. Oggi, in un'epoca deprimente di appiattimento culturale, l'esempio di Ambrogio suona come un potente gong: i cristiani non devono abbandonare il campo della cultura, ma dominarlo. La terza riflessione nella vita di Ambrogio è il ruolo fra Chiesa e Stato. Tutta l'attività sociale di s. Ambrogio è possibile sintetizzarla così: bene la Chiesa nello Stato, ma non lo Stato nella Chiesa. Del resto, se i cristiani applicano se stessi e la propria morale anche nelle discipline pubbliche e negli affari civili, l'intera società ne uscirà illuminata; se si pretende di dividere lo spirito dal corpo, il pubblico dal privato, si crea una frattura insanabile, mentre sappiamo bene che l'essere umano è fatto di corpo, anima e intelletto, e separare queste tre aree dell'essere porta solo disarmonia e confusione, che sono le armi del maligno. Teologicamente, Ambrogio divenne un maestro di ortodossia, convertendo gli ariani che imperversavano nella sua regione, e istruendo generazioni di uomini e donne con pura teologia.
Sant'Ambrogio è una immensa figura episcopale, ma anche uomo di giustizia, pubblico ufficiale, compositore liturgico, poeta, scrittore e uomo politico; in tutti questi campi il santo Dottore della Chiesa ha applicato tutto se stesso, ha speso le proprie energie, la propria vita, per il bene di tutti, prima come ufficiale dello Stato, e poi come uomo di Chiesa. Prendiamolo ad esempio, qui e ora, nel ruolo in cui ci troviamo a vivere ora: possiamo compiere il Bene e servire il Signore in ogni dove e in ogni circostanza.
Per le preghiere di sant'Ambrogio, Signore Gesù Cristo Dio nostro, abbi pietà di noi e salvaci. Amen.
Tropario di sant'Ambrogio di Milano, tono I
Onoriamo tutti il sommo Ambrogio dalle labbra di ambrosia, maestro delle Italiche genti, guida di Milano e difensore della Chiesa di Cristo; O dei poveri sostegno e del tuo gregge savio pastore, intercedi ora presso il trono del Signore, che ci usi misericordia.
Contacio di sant'Ambrogio di Milano, tono III
Risplendendo di sante dottrine, scacciasti le tenebre dell'inganno di Ario, o pastore e iniziato dei sacri misteri. Hai operato miracoli con la forza dello Spirito, guarendo le genti dalle passioni; O giusto padre Ambrogio, supplica Cristo Dio di concederci la sua copiosa pietà.
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