Giudizio o presunzione? Qual è la via del giudizio cristiano?

 Udiamo spesso dire "non giudicare il prossimo" basandosi su alcuni versetti molto noti.

1Corinzi 4:5: Non vogliate giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore.

Giacomo 4, 12 Chi ti credi di essere, giudicando il tuo prossimo? 

Matteo 7:1 Non giudicare per non essere giudicati.


Il richiamo al retto giudizio, ovvero alla comprensione profonda di una situazione e quindi una chiamata all'azione al fine di ristabilire la giustizia, il "fare la cosa giusta", è così difficile che i Padri e la Tradizione dicono di preferire il silenzio piuttosto che all'espressione di un giudizio, al fine di non risultare poi noi dalla parte sbagliata della bilancia della giustizia. Eppure ai cristiani vengono forniti anche altri versetti dove invece si chiede proprio di "giudicare" gli altri, la situazione in cui ci si trova, di "saggiare gli spiriti". Ve li elenco. 

Giudicate con retto giudizio (Giovanni 7:24)

Giudicate (nel senso di verificare) tutte le cose (Giovanni 7:24)

Giudicate il peccato in seno alla Chiesa (nel senso di "in accordo alle leggi della Chiesa" - 1Cor 2:15-16)

Giudicate i fatti fra i fratelli (1Cor. 6:5)

Giudicate se la predicazione è conforme alla Tradizione (1Cor 14:29)

Discernete gli spiriti e giudicate coloro che insegnano false dottrine. (2Cor 11:1-4)

Giudicate (ed estirpate) le opere e gli operatori delle tenebre (Efesini 5:11)

Giudicate i falsi apostoli e i falsi profeti (2Pietro 2 / 1Giovanni 4:1 / Apocalisse 2:2)

Giudicate i falsi cristiani (1Giovanni 2:18-20).

Il potere di giudicare è proprio del Figlio dell'Uomo  (Mc 2,10-11 o Gv 5,27) ovvero del Signore Gesù Cristo, il quale lo ha esteso ai suoi figli nella Chiesa. A tutti i cristiani ortodossi è non solo permesso, ma financo "dato", di giudicare l'operato della comunità, del clero, dei vescovi; è un dovere di tutta la Chiesa quello di verificare il buon andamento della stessa e di estirpare, quando necessario, le male piante che potrebbero corrompere tutto il gregge del Salvatore. Nel discernere l'operato dei fratelli e delle sorelle non deve mancare la preghiera e la misericordia: Il giudizio è senza misericordia per coloro che non hanno mostrato misericordia (Gc 2, 13), e non c'è difatti perfetta giustizia senza misericordia, e una vera misericordia presuppone di orientarsi verso la rettitudine, l'ammenda e la giustizia, altrimenti è solo scelleratezza. 

Quando un cristiano giudica, in altre parole, deve anteporre alle questioni personali la Verità dei fatti, delle cose, dei testimoni, ma anche lo stato d'animo, le circostanze, le attenuanti, le ricorrenze. Questa riflessione è utile tanto ai confessori alle prese con un penitente tanto quanto ai singoli cristiani e agli operatori nella giustizia "civile". Vorrei limitarmi oggi alla riflessione sulla "giustizia cristiana" nel senso di come i cristiani scelgono di intervenire nelle questioni interne alla Chiesa. Come leggere i famosi versetti del "giudizio comunitario" Matteo 18:15-17?

Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano.

La Chiesa intende questi versetti come la base fondamentale del "diritto canonico". L'errante, il pastore eretico, il fedele eterodosso che non comprende bene la legge del Signore e la Tradizione, va prima ammonito singolarmente, poi pubblicamente, poi infine va scomunicato se impenitente. Non sembra molto "cristiano" vero? proprio perché i cristiani di oggi si sono rammolliti, pensano che l'Amore cristiano sia un blando pacifismo in salsa laica, umanistica. Per la Verità, questo atteggiamento di sottomissione ai non cristiani e a coloro che hanno distrutto la civiltà cristiana tradizionale è anti-evangelico. Abbiamo permesso, in nome di un amore falso, di corrompere la Chiesa e il clero, che ora versa in uno stato pietoso. Quanti sono i vescovi, i preti, i monaci che non solo non hanno una vera vocazione, ma anzi contribuiscono con scandali e malignità a rovinare la pace spirituale della Chiesa e a far scappare i fedeli che si scioccano dinnanzi a cotanta malvagità?

Il nostro compito come cristiani è innanzitutto pregare per la purificazione della Chiesa. Insieme alla preghiera e al digiuno dedicato a questo, occorre agire. Rimproverare il clero quando sbaglia è un nostro diritto. Ma per poterlo redarguire, è necessario conoscere la tradizione, i dogmi, l'esperienza del Vangelo e dei Padri, altrimenti è solo presunzione. Dobbiamo prendere coscienza tutti del "giudizio cristiano" e metterlo in pratica. Rileggiamo i passaggi: 1Cor 14:29, 2Cor 11:1-4, 2Pietro 2 / 1Giovanni 4:1 / Apocalisse 2:2. Meditiamo insieme questi passaggi della Scrittura. E' importante che tutti noi lavoriamo la vigna del Signore con rispetto per Lui e per i suoi insegnamenti: dobbiamo purificare noi stessi e poi istruire coloro che ci stanno intorno, nell'amore cristiano, con carità, per raddrizzare i rami storti. 

Chi sono io per giudicare? Giudicare non è cristiano, è presuntuoso. E' superbo. Così sentiamo dire. "vivi e lascia vivere". Si abusano le parole del santo Agostino di Ippona: "ama e fa ciò che vuoi". In verità, queste frasi sono corrette se relazionate a se stessi: occorre liberarci dalla superbia, dalla condanna aprioristica del prossimo, dal sentimento di presunzione. Ma è anche vero che non dobbiamo abbandonare i fratelli nell'errore. Aiutarli, cristianamente, a riappropriarsi della luce divina che momentaneamente hanno dimenticato. Con amore, con fraternità, certo, ma con fermezza. Soprattutto, ricordiamoci, quando analizziamo qualcosa per un giudizio, di anteporre a tutto la fiamma della santa carità, e di giudicare secondo le leggi e i comandamenti di Dio, non secondo i desideri e le passioni del cuore. Così avremo un giudizio retto sugli altri e sul mondo che ci circonda. E soprattutto, al giudizio deve seguire una azione. Vogliamo cambiare il mondo, o qualcuno, per edificarlo? compiere tutto nel bene, non nella malignità e nella supponenza.

Che il Signore Dio, Giudice dei vivi e dei morti, ci colga preparati ad accoglierlo quando verrà nella gloria. Amen.


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