La sesta Domenica dopo Pentecoste - "del paralitico"

 Oggi, nella sesta Domenica dopo Pentecoste, leggiamo il brano di Matteo 9:1-8, che narra del paralitico

Salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Allora alcuni scribi cominciarono a pensare: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri, disse: «Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e cammina?  Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora al paralitico, prendi il tuo letto e va' a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista, la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini. [Matteo 9,1-8]


Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

 Il non godere del bene che un'altro ci fa è uno dei segni più disonorevoli della corruzione dell'anima attraverso il peccato. Guardiamo alla natura stessa. Il Sole potrebbe bruciarci tutti, eppure effonde il suo calore con generosità, permettendo alla Natura di prosperare e a noi di lavorare la terra. E noi ringraziamo la Natura per il suo corso, per i suoi frutti, per la sua generosità? Ringraziamo il Signore Dio che ha creato una Natura perfetta, con dei ritmi perfetti, affinché tutto ci fosse più facile? 

Il nostro spirito dovrebbe essere come quello dell'usignolo, che canta per ore prima di beccare un paio di vermetti. E invece no, noi - ricchi di molti doni - ci alziamo dal letto per mangiare, invece che per adorare il Signore Dio e Creatore. E invece addolorarsi per i dolori degli altri? questo può essere fatto anche dal vecchio, l'uomo del peccato. Ma per godere della gioia di un altro, questo può essere fatto solo dai bambini e da coloro che sono innocenti come i bambini. In verità vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà (Mc 10,15; cfr Mt 18,3). Cos'è il regno di Dio se non la somma di ogni bene e l'assenza di ogni male? Il bambino gode del bene di un altro più di quanto il vecchio peccatore non goda del proprio bene. Cristo ricorda agli uomini la loro prima patria, nello splendore di Dio e in compagnia degli angeli; e soprattutto, ci ricorda che possiamo salvarci insieme agli altri. Ci ricorda che possiamo condurre il lettuccio di qualcuno che al momento non vede Dio, non conosce gioia, ma dolore. E possiamo portarlo noi dal Medico delle anime e dei corpi, e issarlo su, in alto, finché il Signore stesso non vedrà la nostra opera di bene e la benedirà. 

E' facile immedesimarsi nel paralitico. Tutti soffriamo, tutti abbiamo delle ferite, dei traumi. Eppure, quanti di noi vogliono invece essere l'amico del paralitico? quanti vogliono aiutare il prossimo, disperato e solo, e portarlo a Cristo? Cristo mostra come l'uomo in unione con Dio possa vincere se stesso, la natura circostante, gli spiriti maligni, la malattia e la morte: i fanciulli si raccolgono attorno a Lui per assaporare quanto più possibile la dolcezza di queste vittorie, mentre gli scribi si raccolgono con odio, per trovare un motivo per catturarlo e ucciderlo. I bambini cercano la benedizione di Cristo, gli anziani del popolo lo maledicono. Il Salvatore mostra alle persone solo il bene, solo lo splendore e la bellezza del bene, la dolcezza, la fermezza e il potere del bene. Ma ci sono persone che, allora come oggi, non godono vedendo il bene che Cristo mostra loro. Perchè perchè? Perché le persone hanno fatto pace con il male, si sono abituate al male, si sono accompagnate con il male; così il male finì per essere una realtà per loro e il bene un'illusione.

Nel suo breve quanto intenso ministero pubblico, il Signore Gesù ha rivelato alle genti tre grandi benedizioni: il suo potere sulla natura, il suo potere sui demoni e il suo potere sul peccato e sulla malattia, e queste sono tre grandi occasioni di gioia per le persone: per la liberazione dal male, dalle influenze dei malanni e la gioia di sapere che il Signore Dio è capace pure di mutare gli eventi naturali pur di salvare un suo fedele. Eppure, quanti di noi gioiscono per queste benedizioni? quali di queste benedizioni riconosciamo nella nostra vita quotidiana? Nessuna. Eppure, siamo scampati a molte malattie, siamo sopravvissuti a eventi nefasti, e abbiamo uno spirito libero, che può scegliere il bene e il male, non siamo incatenati da qualche potenza tenebrosa. Il Signore Dio ci ha liberati e ci mantiene liberi, ma noi preferiamo la tristezza, l'accidia e la condanna del prossimo e di noi stessi, piuttosto che accogliere le benedizioni divine, e benedire a nostra volta. Quanto dobbiamo ancora imparare!

Ricordiamoci che il Signore e Redentore ha guarito il paralitico per la fede dei suoi accompagnatori. Ed è chiaro che coloro che lo hanno portato a Cristo avevano una grande fede. Cristo non ha valutato la loro fede con segni esteriori, ma l'ha letta nei loro cuori. Ma anche noi, che non vediamo il cuore umano, possiamo renderci conto a posteriori che la fede di quella gente era veramente grande. Quattro uomini decidono di portare a Cristo un malato terminale: non è questo un segno di fede? Portarlo a fatica, salire sul tetto e slegare le travi di una casa per calare l'infermo davanti al volto di Cristo: non è questa una prova di grande fede? Pensa solo a quanto pericolo si sono messe queste persone e quanto maleducate sono risultate agli occhi dei loro vicini attraverso un comportamento così inappropriato! Eppure, il Signore ha visto in loro lo zelo, l'amore per il loro amico, e la fede in Lui. E li ha ricompensati. 

Dobbiamo trasformarci. Non dobbiamo voler essere il paralitico, ma piuttosto nei suoi amici. Che Dio ci dia la forza di essere forti nella fede come i quattro accompagnatori, ora e sempre fino alla fine della nostra vita. Amen. 


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