La festa della Concezione della Madre di Dio

 Il giorno 9 / 22 dicembre commemoriamo la Concezione di Maria Santissima nel grembo di sant'Anna

I popoli della Terra, sottomessi dal peccato e nell’ombra della morte, aspettavano con ardore che si compisse la promessa che il Profeta Isaia aveva profetizzato, ovvero che il Redentore dell’Umanità, l’Emmanuele, sarebbe nato da un grembo virginale (Is. 7,14). La coppia che ha avuto l’onore di accogliere come figlia la vergine promessa è stata la famiglia di Gioacchino e Anna. Il padre della Santissima Vergine, il beato e giusto Gioacchino, proveniva da una famiglia del Patriarca Giuda (Figlio di Giacomo-Israele) e del grande re e profeta Davide, tramite la semenza di Natan il profeta (Lc 3:31-34). Sant’Anna era figlia del sacerdote del tempio Mathan, della semenza del sommo sacerdote Aronne, fratello di Mosè, a sua volta dalla discendenza del Patriarca Levi. Il sacerdote Mathan aveva per moglie Maria di Betlemme, la quale gli diede tre figlie: Maria, Sovia e Anna. Maria partorì Salomè, Sovia diede alla luce Elisabetta, la quale fu data in sposa al sacerdote Zaccaria e partorì il profeta Giovanni, il Battista e Precursore del Signore. La terza figlia, la retta Anna, fu data in sposa a Gioacchino, nato a Nazareth di Galilea. 


L'icona dei santi Gioacchino e Anna e la loro figlia, la Madre di Dio

Gioacchino e Anna erano due uomini di grande fede, dediti all’elemosina, alla cura dei poveri, alla preghiera e al digiuno. Hanno per tutta la vita compiuto le leggi del Signore e avevano una vita virtuosa. Per la festa delle Capanne e per la Pasqua la coppia saliva a Gerusalemme e offriva i propri averi guadagnati e lavorati durante l’anno, distribuendoli in tre parti: un terzo veniva donato al Tempio per i bisogni del clero, un terzo veniva donato ai poveri, e un terzo lo tenevano per sé. Questo è il modello per tutti noi cristiani nel gestire le nostre finanze. Nonostante la loro vita virtuosa, i due santi sposi erano molto addolorati perché non potevano avere figli. Infatti, in 50 anni di matrimonio, il Signore non aveva donato loro una prole. 

Nel mondo ebraico, l’assenza di figli per una casa significava la mancanza della benedizione divina. Gli ebrei intendevano infatti la sterilità come la punizione per i peccati della donna, o come maledizione per i peccati dei suoi antenati. Gli ebrei lasciavano le coppie senza figli ai margini delle adunanze pubbliche, non permettevano agli sterili di entrare nel tempio, ma potevano partecipare ai sacrifici e alle preghiere solo rimanendo nel nartece del tempio, insieme con gli adolescenti e i malati, gli storpi e i ciechi. Come accade purtroppo spesso a causa della cattiveria umana, le loro offerte e i loro denari venivano sempre ricevuti da tutti con avidità, ma non veniva loro accordato onore e rispetto come si converrebbe a dei santi uomini di Dio. 

Secondo la Tradizione, il giusto Gioacchino, preso dalla disperazione, si recò nel deserto per un periodo di catarsi, mentre sua moglie la beatissima Anna rimase nella loro casa, e nel suo giardino piangeva e sospirava della sua condizione, ormai ingrigita dagli anni. Ella, sedendo sotto un grande albero di alloro, vide una coppia di passeri con i loro pulcini canticchiare sotto le fronde, nel loro nido, e la disperazione la coprì ancor di più. Soffriva vedendo che perfino le bestioline più insignificanti riescono ad avere una discendenza, mentre ella, pur pregando, digiunando e compiendo opere di bene, non riceveva tale benedizione. Sant’Anna piangendo calde lacrime si gettò in ginocchio e pregò il Signore di liberarla da quella condizione, la quale la faceva diventare oggetto di scherno per tutta la sua famiglia, e domandava piuttosto la morte, che altre umiliazioni. L’Arcangelo Gabriele, inviato dal Signore, si palesò e le disse: “Anna, Anna… alzati! La tua preghiera è arrivata all’orecchio dell’Onnipotente. Dal tuo grembo nascerà una fanciulla, cui porrai il nome Maria, la quale sarà benedetta e onorata da tutte le genti”. Anna, riconoscendo il Messaggero del Signore, si inchinò fino a terra e disse: “Benedetto è il Signore Vivente e Vivificante. Donerò mia figlia al Tempio, come riconoscenza per la benedizione che ci è stata concessa. Mia figlia apprenderà la lode del Signore e sarà sua serva ogni giorno della sua vita, per sempre.”

Nel mentre, il giusto Gioacchino passò quaranta giorni digiunando su un monte nei pressi di Gerusalemme, un luogo aspro e arido, dicendo: “Non mangerò né berrò finché non si paleserà il Signore Dio di Israele”. E si diede ancor di più alla durezza della astinenza, alle prostrazioni, e alle sante lodi, giorno e notte. Al termine del quarantesimo giorno,  l’Arcangelo Gabriele visitò anche lui, dicendogli: “Gioacchino, alzati! Alzati e gioisci, perché una buona novella è giunta alla tua casa. La tua donna, al tuo ritorno, si unirà a te, e tu darai vita alla vergine promessa dai profeti, dal cui seno virginale nascerà il Verbo incarnato. A prova che sono inviato dal Signore, e sono vero e non un fantasma causato dall’ottenebramento della tua mente, vai ora a Gerusalemme. Troverai tua moglie Anna dinnanzi alle porte dorate del tempio.” Il buon Gioacchino si levò dal luogo della sua epifania e si recò lesto a Gerusalemme, e trovò esattamente sua moglie dinnanzi al tempio, come aveva detto l’alato messaggero. I due, confrontando le due apparizioni, hanno lodato Iddio che si è compiaciuto di ascoltare il loro grido di dolore, e sono lesti rientrati a Nazareth, la loro città d’origine, e si sono uniti in preghiera e poi nel sacro talamo nuziale, nella gioia della angelica promessa. 

Il nono giorno di dicembre, la beata Anna ha concepito nel suo grembo la purissima Vergine Maria. Il Signore Dio Onnipotente, Padre Celeste, ha scelto questa coppia santa, misericordiosa, generosa, buona, pura e dedita alla preghiera per far nascere Colei che avrebbe portato il suo Verbo incarnato, il nostro Redentore e Salvatore Gesù Cristo. Così come i ricchi si fanno vesti costose, di lino, seta, broccato, materiali preziosi e acquistano solo dalle marche più costose, così conveniva che il Salvatore nascesse in un grembo prezioso, puro, casto, illibato, santo, come quello della Vergine Maria. Il Signore, nella sua grande sapienza, ha voluto che la Vergine nascesse da una coppia che sembrava maledetta, da uomini soli, presi in giro, abbandonati, oppressi dalla società, affinché si manifestasse ancor più grandemente la Sua gloria e la Sua onnipotenza: da una coppia sterile nacque difatti la Madre del Teantropo. La divina benevolenza ha sciolto il ceppo della sterilità, ovvero una condizione naturale incontrovertibile. Questo perché si dimostrasse che il Signore è davvero Onnipotente e dove vuole muta il corso di eventi che pare siano segnati fin dal principio. 

Iddio Onnipotente ha voluto anche lasciare un segno di continuità con il patriarca Abramo e sua moglie Sara – che diedero alla luce la discendenza nella vecchiaia – con i nuovi patriarchi della nuova semenza benedetta, i cristiani, ovvero i santi Gioacchino e Anna, genitori della Santissima Madre di Dio, colei che, partorendo il Messia, ha principiato un popolo di re, sacerdoti e profeti (cfr Esodo 19,6): il Signore Gesù Cristo difatti darà vita alla Chiesa, Nuova Israele, pienezza dell’Israele dei tempi antichi, che prefigurava il culto al vero, solo e unico Dio. 

Tropario della Concezione, tono IV

Oggi si sciolgono i lacci della sterilità, perché Dio ha ascoltato Gioacchino e Anna, e ha dato speranza divina permettendo la concezione della Vergine, dalla quale nascerà l'Incontenibile, facendosi uomo; ed ecco che l'Angelo le griderà: gioisci, o piena di grazia, il Signore è con te!

Contacio della Concezione, tono IV

Oggi il mondo intero festeggia la concezione nel grembo di Anna, da Dio benedetta, perché costei ha partorito Colei che darà vita al Verbo. 

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