Sant'Antonio il Grande

Oggi 30/17 gennaio la Chiesa Ortodossa comemmora sant'Antonio il Grande, abate in Egitto (+356). 

È considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati; a lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita è stata tramandata dal suo discepolo sant'Atanasio papa di Alessandria. 

Sant'Antonio crebbe fin da giovane col desiderio della completa unione con Dio e perfezionò la sua arte spirituale sotto l'egida del sommo Pacomio, primo grande monaco della Chiesa cristiana. 

Antonio nacque a Coma (l'odierna Qumans) il 12 gennaio del 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi e dallo ai poveri"[Mt 19,21]. Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella a una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.

Il Paterikòn egiziano, la raccolta delle vite e dei detti dei Padri del Deserto, racconta con dovizia di particolari tutte le sue lotte ascetiche, le sue privazioni, i suoi digiuni e i suoi incontri col demonio, con gli angeli, con altri monaci e cercatori della Verità. La Vita di Antonio, scritta da sant'Atanasio, echeggia delle medesime gesta eroiche. 

In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all'anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato dal demonio.

Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, guarigioni e liberazioni dal demonio. Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale. Il santo preferì infatti un modello anacoreta a quello cenobitico, che si diffuse invece in Palestina grazie agli sforzi di sant'Ilarione il Grande, che fondò il primo cenobio a Mayum (vicino Gaza), nel 307 d.C. 

Nel 311, durante la persecuzione dell'imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quell'occasione il suo amico Atanasio scrisse una lettera all'imperatore Costantino I per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, Antonio, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'arianesimo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove, pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì all'età di 105 anni il 17 gennaio del 356. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.

Dopo il ritrovamento del luogo di sepoltura nel deserto egiziano, le reliquie sarebbero state prima traslate nella città di Alessandria. Ciò avvenne intorno alla metà del VI secolo: numerosi martirologi medievali datano la traslazione al tempo di Giustiniano (527-565). Poi, a seguito dell'occupazione araba dell'Egitto, sarebbero state portate a Costantinopoli nell'anno 670 circa.  Nell'XI secolo il nobile francese Jaucelin, signore di Châteauneuf, nella diocesi di Vienne, le ottenne in dono dall'imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato.

Tropario di s. Antonio Abate, tono IV

Hai emulato lo zelo di Elia, o sommo Antonio, e hai seguito i passi del Battista, abitatore del deserto, e hai reso saldo il mondo con le tue suppliche. Prega ora il Cristo Dio che salvi le nostre anime.

Contacio di s. Antonio Abate, tono II

Hai sconfitto i tumulti di questa vita e hai vissuto una vita perfetta fino alla fine, emulando in ogni cosa il Battista e per questo noi ti onoriamo, o Venerabile fra i Padri, Antonio. 

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