Domenica trentasettesima dopo Pentecoste - "L'incontro fra Cristo e Zaccheo"

 Siamo giunti alla domenica trentasettesima di Pentecoste, nella quale ascoltiamo l'episodio dell'incontro fra l'esattore Zaccheo e il Signore, nell'Evangelo secondo Luca 19:1-10. 

Entrato in Gerico, attraversava la città. Ed ecco un uomo di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura.  Allora corse avanti e, per poterlo vedere, salì su un sicomoro, poiché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». In fretta scese e lo accolse pieno di gioia.  Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È andato ad alloggiare da un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».  Gesù gli rispose: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anch'egli è figlio di Abramo; il Figlio dell'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». [Luca 19:1-10]


Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Per salvare il povero Zaccheo di Gerico, Cristo capitalizza tutta l'ostilità e l'odio dei Giudei confusi nei pensieri, irrigiditi nella lettera ed ebbri di sogni di potere, che lo condurranno alla Croce. Dio è in mezzo a loro per la guarigione dei peccatori: «non i sani hanno bisogno del medico, ma i sani» (Matteo, 9,9), e «i sani» si preparano a uccidere il medico.

Da un capo all'altro il Vangelo è scandaloso. Non perché scandalizzi, ma perché il suo messaggio, incentrato sull'inseparabilità di Verità e Amore, scandalizza chi li tiene separati, cioè chi vuole solo i loro amori e le loro verità. Nel loro incontro con la Verità e l'Amore di Cristo, impazziscono, sono pazzi, e all'unanimità hanno una sola conclusione: fuori Lui dalla nostra vita!

L'incontro con Zaccheo nel Vangelo e la sua guarigione illustrano al meglio questo quadro. Con la Domenica di Zaccheo la Chiesa entra in preparazione all'inizio della Grande Quaresima. Siamo con Cristo anche nel deserto, nella sua lotta contro i demoni, nella prova del Battesimo e della potenza dello Spirito Santo in Lui (per questo siamo nel mese in cui onoriamo i Grandi Santi della Chiesa: monaci del deserto o gerarchi), il che indica che la seconda fascia dell'anno liturgico, con al centro la Grotta del Sepolcro, è già aperta, e la domenica di Zaccheo anticipa molto chiaramente questo corso.

Il Vangelo, infatti, nella sua geografia teologica e spirituale, ci presenta tre itinerari essenziali di Cristo attraverso la Terra Santa. Il primo è da Nazaret al Giordano (dalla nascita al Battesimo). La seconda è quella dell'ascesa dal Giordano alla Galilea, culminante sul monte Tabor; e il terzo itinerario è quello della discesa, dal monte Tabor al monte Golgota, sussistendo, passo dopo passo, l'opera di Cristo di restaurazione del mondo.

Con Zaccheo di Gerico siamo nella seconda metà del terzo itinerario. Cristo, dal monte della Trasfigurazione, dove la divinità risplende attraverso il Corpo di Cristo, discende e continua a discendere fino a Gerico (attestata come la città più antica del mondo abitata ininterrottamente da diecimila anni) e al Mar Morto (formato nel sito Sodoma e Gomorra), i luoghi più bassi della terra (300 metri sotto il livello del mare); il che dimostra che l'altezza della Gloria di Cristo sul Tabor è direttamente proporzionale alla sua discesa nelle parti più basse della nostra caduta. Da Gerico, Cristo non potrà che salire fino alla collina del Golgota (700 metri sul livello del mare), per compiere la più vertiginosa discesa dalla Croce, nelle profondità dell'inferno. Perché? Liberare tutti gli uomini toccati dal veleno del peccato e compiere poi l'ascensione finale, alla Destra del Padre, con la quale Egli sarà presente con noi per mezzo dello Spirito Santo «fino alla fine dei secoli» (Mt 28,19). -20).

Pertanto, nella domenica di Zaccheo siamo davanti alla corazza del Golgota verso la quale Cristo cammina con passi veloci, e la Chiesa, tutti noi, vogliamo accompagnarlo. E per comprendere fin dall'inizio che tipo di amore ha Cristo che va verso la Croce, la Chiesa porta come esempio il pubblicano Zaccheo e la sua irreparabile guarigione. La Croce, infatti, mostra cosa siamo capaci di fare a Dio, quando Lui non fa quello che noi vogliamo.

Prima di entrare a Gerico, una grande folla della città accoglie Cristo acclamandolo, in quell'occasione egli guarisce un cieco, l'ammirazione per Gesù cresce in modo esponenziale. Tutti i capi di Gerico, eminenti ebrei, invitano Gesù a restare nella città per dare un banchetto in suo onore, secondo l'uso del tempo. Gli ebrei, supplicando con interesse, hanno la prima sorpresa: «Gesù stava attraversando Gerico quando entrò» (Lc 19,1), senza rispondere al loro invito a restare. Dopo aver attraversato la città e aver lasciato la città, si ferma all'improvviso sotto un sicomoro (piantato sempre fuori città), guarda Zaccheo, nascosto tra le grandi foglie dell'albero, lo chiama per nome come un profeta e si invita a casa sua . Il gesto di Cristo è una vera sfida per tutta la folla che lo seguiva, e così la loro ammirazione si trasforma subito in un mormorio di opposizione: "E quando videro ciò, tutti mormorarono", perché Egli li ignorò e andò ad alloggiare presso un noto peccatore. (Lc 19,7).

Zaccheo è la ragione del loro odio verso Gesù. Questo Zaccheo, come tutti i pubblicani e le prostitute, erano le persone più odiate nella società ebraica. Il pubblicano non era solo un uomo che faceva truffe finanziarie, aumentando le aliquote fiscali per i romani di cui si arricchivano oltre misura con furti e affari immorali, ma allo stesso tempo era anche il collaboratore dei romani. Da questa associazione con i pagani divenne doppiamente impuro, motivo per cui ogni fedele ebreo era obbligato a evitarlo per non contaminarsi. Allo stesso tempo, gli ebrei erano invidiosi degli esattori delle tasse perché "partivano di corsa" e si arricchivano da un giorno all'altro, escludendoli di fatto da qualsiasi rito religioso. Inoltre, i pubblicani evitavano anche di mescolarsi con gruppi di ebrei, sapendo che potevano facilmente essere vessati dall'invidia degli ebrei rispettosi della legge.

Questo Zaccheo, pubblicano di piccola statura e di tutto rispetto, vuole vedere Gesù, ma ha avuto paura di avvicinarsi alla folla, che comunque lo ha bloccato e respinto. Tutta la ricchezza accumulata non poteva aiutarlo a vedere Dio. Per questo compie gesti scandalosi, per qualunque orientale dell'epoca. Corre davanti alla folla e si arrampica su un sicomoro, come nascosto sotto le grandi foglie dell'albero, per vedere Cristo solo. È un vero scandalo per un orientale maturo e marcio ricco correre qua e là e soprattutto arrampicarsi sugli alberi. Gesù, però, gli risponde adeguatamente, per amplificare lo scandalo: prima che tu voglia vedere me, io vedo te. Uscite dal nascondiglio, venite alla luce, perché voglio restare con voi affinché possiamo vederci meglio (Lc 19,5).

Cristo rifiuta di restare con gli onorevoli ebrei della città e va a stare da un pubblicano, un delinquente, al quale si autoinvita, torna addirittura dalla strada e partecipa indisturbato alla festa con i suoi amici (tutti pubblicani/teppisti ). In questo contesto Cristo diventa impuro, il che per la folla non fu solo uno sconvolgimento, ma uno scandalo inimmaginabile e deludente. Per gli ebrei fedeli il gesto di Cristo è fuorviante, contro tutto ciò in cui credevano, tutto ciò che sapevano, tutto ciò che si aspettavano. Questo Gesù non può essere Dio, perché non rispetta la legge. Nemmeno lui può essere il Messia, perché mescolandosi con gli amici dei romani, non ha modo di andare a Gerusalemme per rimuovere il dominio dei romani, un'idea messianica che dominava la mente di ogni ebreo dal primo secolo. Di qui tutto il mormorio degli ebrei, mormorio che nell'antico linguaggio biblico significa seme di scandalo, di ostilità, di rivolta fino all'omicidio (Esodo 17,2-3).

Zaccheo, per la gioia, fa una festa per Gesù e, sopraffatto dalla sua gentilezza e generosità, senza che nessuno glielo chieda, ma solo perché si rende conto della sua condizione: di essere un impostore e un malavitoso, prende una decisione sorprendente per Cristo. Poiché sei venuto a me, Signore, so cosa devo fare: dono la metà delle mie ricchezze ai poveri, ovviamente, e da dove ho rubato torno quattro volte (Lc 19,8). Cioè, dopo questa operazione, al doganiere non rimane nulla. Dai tutto. Tutto per la gioia di essere l'ospite di Dio. Attraverso questo atteggiamento spontaneo e determinato, Zaccheo diventa la vera risposta evangelica riguardo alla possibilità per i ricchi di salvarsi, possibilità che il giovane ricco non volle scegliere quando Cristo gli disse: "va', vendi quello che hai, dallo a chi povero e avrai un tesoro nel cielo. Allora vieni e seguimi!! (Matteo 19, 21-23). Zaccheo è la prova che il ricco può salvarsi e il cammello può passare per la cruna dell'ago (Matteo 19,24), con un solo prezzo: dare tutto ciò che ha sofferto ingiustamente. È l'occasione per salvare i ricchi della malavita, dai quali Cristo non si tira indietro, ma anzi dice loro direttamente: «Oggi è stata data la salvezza a questa casa, perché anch'essa è figlio di Abramo» (Lc 19,9). ). Cioè, lo Zaccheo degli inferi, volendo vedere Dio e imparando che è sempre visto da Lui, diventa come Abramo che banchettò con Dio a tavola, sotto forma di tre uomini, sulla strada verso Sodoma e Gomorra. Assistiamo ad un parallelo apertosi nel tempo, nella stessa identica città di ieri, essendo Lot il giusto salvato tra i peccatori, e Zaccheo il peccatore salvato tra i “giusti” invidiosi.

Tutti coloro che sono furiosi per l'amore di Dio per i peccatori, ribollono ancora di odio e preparano continuamente la Croce della crocifissione: per Lui e per loro. Ma è altrettanto vero che chi non può godere di un tale Dio non Lo vedrà mai!

Che il Signore ci conceda di vedere negli altri non dei nemici, ma delle persone come noi, vittime della caduta. Dacci, Signore, la capacità di amare. Amen. 

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