Lettera di san Marco d'Efeso a Teofane di Euripe

 Per la festa del 19 gennaio /  1 febbraio, memoria di s. Marco Eugenico, Offriamo la traduzione in italiano della lettera di san Marco Eugenico, metropolita di Efeso e difensore della Fede (+1444), scritta a Teofane vescovo di EuripeIn foto, una icona di san Marco che sottomette spiritualmente papa Eugenio IV al sinodo di Ferrara-Firenze. 

Al più santo tra gli ieromonaci e i confessore, e io, in Cristo, venerabile e reverendo despota e fratello vescovo Teofane in Euripe.

Santità per me sei desiderato e rispettato, mio ​​Despota e fratello, chiedo a Dio la salute anche fisica alla tua santità, con i santi desideri di cui, e con la misericordia di Dio, sono anche io moderatamente sano nel corpo. Devi sapere che dopo il nostro ritorno a Costantinopoli, perché uno dei latini che hanno firmato è salito al patriarcato e ci ha dato fastidio, ho lasciato la mia chiesa per necessità. Ma anche lì non trovai riposo, e siccome m'ammalai gravemente, e soffrii danno, e fui tentato dagli empi, non avendo comando ufficiale, partii anche di là con intenzione di partire per il Sacro Monte. Così dopo che ebbi passato Gallipoli e mentre ero a Lemno, fui fermato e trattenuto dal re. Ma la parola di Dio e la forza della verità non sono inutili, ma crescono sempre e portano frutto. Così, la maggior parte dei fratelli, prendendo coraggio dal mio stesso esilio, soggioga i traditori e i trasgressori della vera fede e delle istituzioni patristiche, e li espelle da ogni parte come figli bastardi, e non permette loro di celebrare sugli altari ortodossi. Vengo a sapere che un giovane di Monemvasía è stato ordinato metropolita di Atene dai latini, il quale, stando lì, collabora indiscriminatamente con i latini e ordina illegalmente tutti quelli che incontra.

Per questo chiedo alla tua Santità, che possiedi lo zelo di Dio, come amico e uomo di Dio e della verità, ma anche di sant'Isidoro, vero discepolo, di consigliare ai sacerdoti di Dio di evitare in ogni modo la comunicazione con lui, e non collaborare con lui, e non commemorarlo affatto, non solo come sommo sacerdote, ma considerarlo un lupo mercenario quale è. In nessun modo dovrebbero operare nelle chiese papiste, affinché l'ira di Dio non venga su di noi, come avvenne su Costantinopoli, per le illegalità che vi furono commesse. 

Sappi bene che la falsa unione per grazia e potenza di Dio molto presto sarà sciolta e la dottrina dei papisti, invece di essere stabilita come universale dal falso sinodo che tanto cercavano, fu ancor più rovesciata e frenata e dovunque denunciata. come blasfema ed empia. E gli stessi che hanno ratificato il sinodo [di Ferrara-Firenze] non osano aprire bocca e sostenerlo. E il monaco del tuo servo, il falso pastore, il detto Monemvasias, sebbene abbia ricevuto il pastorale dall'abate di Prodromos, i suoi monaci non lo commemorano né lo incensano affatto come cristiano, ma lo hanno solo come un rifiuto.

E il presule, sebbene lo sappia, non dice nulla, ma confessa apertamente di essersi pentito dell'accaduto e incolpa coloro che hanno accettato e firmato. Lasciate anche, fratelli, la comunione con lo scomunicato e la commemorazione dell'incommemorabile.

Sì, io, il peccatore Marco, vi dico che chi commemora il Papa come sommo sacerdote ortodosso, è obbligato ad applicare pienamente l'intero papato, anche a questa rasatura della barba. E chiunque abbia una mentalità latina sarà giudicato con i latini e sarà considerato un trasgressore della fede. 

Ci accompagnino i vostri santi auguri. Al beato signor Konstantinos Kontopetris e agli altri signori che ci hanno ospitato, il mio pentimento e la benedizione di Dio.

+ Marco di Efeso, 16 giugno

Commenti