Cosa è una Epitimia?

 La parola greca epitimia si traduce con "penitenza" ma anche con "ravvedimento". E' una parola greca chiave nel rito della Confessione.  Molti fedeli ortodossi non sono proprio abituati con questa terminologia, e confondono il termine penitenza con quello di condanna. Il confessore dà una epitimia ad un penitente affinché si fortifichi nella pratica ascetica o combatta un peccato con una certa preghiera o con un certo sforzo. Una nuova ma invasiva mentalità vuole perfino cancellare questi termini, perché li sentono troppo "cattolici" con la dottrina della giustificazione o del diritto legalistico che è nato fra i cattolici-romani. 



Nella Tradizione russa, i penitenti si confessano dinnanzi al Vangelo e alla Croce.

L'epitimia non corrisponde ad una pratica di giustificazione legale perché Dio non ha bisogno delle nostre preghiere. Siamo noi ad avere bisogno di Dio, e per unirci in dialogo con Lui sono state composte le preghiere e i riti della Chiesa per avere una certa stabilità ed evitare che l'immaginazione nella composizione delle preghiere private porti poi a ragionamenti non ortodossi. Il Signore non vuole da noi sacrifici animali e nemmeno particolari azioni, ma un cuore contrito e umiliato non disprezzerà (salmo 50:19). Dio ci chiede di tornare a Lui. Tutti gli esercizi ascetici che i confessori ci danno hanno come scopo quello di risvegliare in noi le virù e i sentimenti di lotta spirituale. Vedi la mia umiltà e il mio sforzo, e cancella i miei peccati (salmo 24:19). 

Come si compie una epitimia? la più comune forma di epitimia data dai confessori è la recita di preghiere. Questi possono essere canoni di pentimento, salmi, preghiere particolari o acatisti. Un'altra forma molto comune è l'imposizione di un digiuno per un periodo di tempo (non sovrapposto ad uno dei quattro digiuni annuali). Ci sono poi le prostrazioni e gli inchini con delle invocazioni di pentimento, e altre forme di esercizio spirituale. Alcuni confessori possono poi dare altre epitimie più dure, in caso di peccati molto gravi, come per esempio non comunicarsi all'Eucarestia per alcuni mesi o anni, oppure di vivere in regime di xerofagia per un periodo di tempo. 

L'Archimandrita Kirill Pavlov dava come canone di pentimento la lettura quotidiana di Apostolo e Evangelo quotidiane. Molti dicevano che pareva una epitimia molto, troppo leggera, ma egli riteneva che coloro che non conoscono la Scrittura non possono guarire dai loro peccati. 

L'epitimia nella tradizione spirituale ortodossa viene considerata come il medicamento dato da un medico ad un uomo malato. Il confessore viene equiparato ad un dottore il quale, conoscendo la malattia spirituale del suo paziente-penitente, applica un unguento diverso per ogni caso. I sacerdoti hanno dei manuali per la confessione chiamati Nomocanoni in cui si trovano indicate epitimie per i vari peccati, secondo l'esperienza spirituale dei santi, che il confessore applica più o meno alla lettera in base al tipo di penitenze che ha innanzi. 

Accettiamo dunque l'epitimia che il confessore ci dà, al fine migliorare noi stessi.

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