I Padri greci e tutto l'Oriente cristiano parlano, rapportandosi ai legami interni della Trinità, di «monarchia del Padre», e anche la tradizione occidentale, seguendo sant'Agostino, confessa che lo Spirito Santo trae la sua origine dal Padre principaliter , cioè come principio ( De Trinitate XV, 25, 47, PL 42, 1094-1095). In questo senso, quindi, le due tradizioni riconoscono che la «monarchia del Padre» implica che il Padre è l'unica Causa ( Aitia ) o Principium trinitaria del Figlio e dello Spirito Santo.
Questa origine dello Spirito Santo dal solo Padre come Principio di tutta la Trinità è chiamata ekporeusis dalla tradizione greca, seguendo i Padri Cappadoci. San Gregorio Nazianzeno, il Teologo, infatti, caratterizza la relazione di origine dello Spirito dal Padre con il termine proprio ekporeusis, distinguendola da quella di processione ( to proienai ) che lo Spirito ha in comune con il Figlio. "Lo Spirito è veramente lo Spirito che procede ( proion ) dal Padre, non per filiazione, perché non è per generazione, ma per ekporeusis " ( Discorso 39. 12, Sources chrétiennes 358, p. 175). Anche se a san Cirillo d'Alessandria capita talvolta di applicare il verbo ekporeusthai alla relazione d'origine del Figlio dal Padre, non lo usa mai per la relazione dello Spirito al Figlio (cfr Commento a san Giovanni, X, 2, PG 74, 910D; Ep 55, PG 77, 316D, ecc.). Anche per san Cirillo, il termine ekporeusis, distinto dal termine "procedere" ( proienai ), non può caratterizzare che una relazione d'origine al principio senza principio della Trinità: il Padre.
Ecco perché l'Oriente ortodosso ha sempre rifiutato la formula ek tou Patros kai tou Uiou ekporeuomenon [una traduzione poco saggiamente proposta di "che procede dal Padre e dal Figlio"] e la Chiesa papista ha rifiutato l'aggiunta kai tou Uiou [e il Figlio] nel testo greco del Simbolo niceno-costantinopolitano, anche nel suo uso liturgico da parte dei latini, che è successivo al 1014 in modo ufficiale. Ricordiamo l'episodio di Leone III, papa di Roma, che proibì l'uso del Filioque nell'810 (cfr. Enciclopedia cattolica, V, 1299).
L'Ortodossia ha dato una felice espressione a questa relazione fra Figlio e Spirito Santo con la formula dia tou Uiou ekporeuomenon (che trae origine dal Padre per mezzo o attraverso il Figlio). Già san Basilio diceva dello Spirito Santo: "Per mezzo del Figlio ( dia tou Uiou ), che è uno, egli è unito al Padre, che è uno, e da sé completa la beata Trinità" ( Trattato sullo Spirito Santo , XVIII, 45, Sources chrétiennes 17 bis, p. 408). San Massimo il Confessore diceva: "Per natura ( phusei ) lo Spirito Santo nel suo essere ( kat'ousian ) trae sostanzialmente ( ousiodos ) trae origine ( ekporeuomenon ) dal Padre per mezzo del Figlio che è generato ( di Uiou gennethentos )" ( Questiones ad Thalassium , LXIII, PG 90, 672 C). Lo troviamo di nuovo in san Giovanni Damasceno: " ho Pater aeien, echon ex eautou ton autou logon, kai dia tou logou autou ex eautou to Pneuma autou ekporeuomenon ", in italiano: "Dico che Dio è sempre Padre, poiché ha sempre la sua Parola che proviene da sé stesso e, attraverso la sua Parola, ha il suo Spirito che emana da lui" ( Dialogus contra Manichaeos 5, PG 94, 1512 B, ed. B. Kotter, Berlino 1981, p. 354; cf PG 94, 848-849 A). Questo aspetto del mistero trinitario fu confessato nel settimo concilio ecumenico, riunito a Nicea nel 787, dal patriarca di Costantinopoli San Tarasio, che sviluppò il Simbolo come segue: " a Pneuma ad agion, a Kyrion kai Zoopoion, a ek tou Patros dia tou Uiou ekporeuomenon " (Mansi, XII, 1122 D).
Nel VII secolo, i Latini confessavano ancora la fede ortodossa. Lo riporta san Massimo il Confessore che dice:
Per la processione essi (i Romani) portarono la testimonianza dei Padri Latini, come pure, naturalmente, quella di San Cirillo di Alessandria nel suo studio sacro sul Vangelo di San Giovanni. Su questa base mostrarono che essi stessi non fanno del Figlio causa (aitia) dello Spirito. Sanno, infatti, che il Padre è l'unica causa del Figlio e dello Spirito, dell'uno per generazione e dell'altro per ekporeusis — ma spiegarono che quest'ultimo viene (proienai) attraverso il Figlio, e mostrarono in questo modo l'unità e l'immutabilità dell'essenza. ( Lettera a Marino di Cipro , PG 91, 136 AB)
Già nel IX secolo, tuttavia, il santo patriarca di Costantinopoli Fozio invia una lettera al patriarca Valperto di Aquileia, esortandolo a non cadere nella trappola dei filoquisti, che manifestano una doppia processione dello Spirito (cfr. La lettera, tradotta su questo blog).
Questa dottrina della Monarchia del Padre è tutta testimonianza della fede trinitaria fondamentale, così come fu professata insieme dall'Oriente e dall'Occidente al tempo dei Padri.
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