Oggi 28/16 febbraio la santa Chiesa Ortodossa commemora il beato patriarca Flaviano, arcivescovo dell'Urbe Imperiale (+449).
Il beatissimo Flaviano ebbe una vita decorosa e onorevole fin dall'infanzia, e divenne patriarca di Costantinopoli nel 446, come successore del patriarca Proclo.
Nel 448 iniziò la disputa teologica tra il monaco Eutiche, promulgatore della teoria del monofisismo, e quella di Nestorio, il quale difendeva la presenza in Cristo non di una compresenza, ma dell'unità non sostanziale ma solo morale di due nature: quella divina ha trovato accoglienza in quella umana. L'8 novembre 448 Flaviano riunì il Sinodo permanente a Costantinopoli; il 22 novembre 30 vescovi e 24 archimandriti sottoscrissero la condanna delle sue proposizioni teologiche. L'imperatore però decise che su Eutiche dovesse esprimersi la Chiesa universale. Convocò quindi un concilio ecumenico per l'anno successivo. Flaviano ottenne l'appoggio di papa Leone I che, in una lettera, elogiò il patriarca per la sua ortodossia, invitandolo a combattere «questo errore perverso e folle» (27 maggio 449). Deciso a sostenere Flaviano, Leone I inviò al Concilio due suoi legati, i quali depositarono una lunga lettera, nota come Tomus ad Flavianum, in cui il pontefice sottolineava la propria contrarietà verso le dottrine di Eutiche.
Il secondo Concilio di Efeso si tenne sotto la presidenza del Patriarca di Alessandria, Dioscoro I. Durante le fasi del Concilio il pensiero di Eutiche, che trovava l'appoggio dell'imperatore Teodosio II, riscosse il favore della maggioranza dei padri conciliari, tanto che Dioscoro I di Alessandria ottenne la deposizione di quei teologi che appoggiavano il nestorianesimo. Nonostante la partecipazione dei legati pontifici ai lavori conciliari, Dioscoro intervenne per far sì che essi non leggessero il Tomus; quindi proclamò la dottrina di Eutiche conforme all'ortodossia. Di conseguenza, Flaviano fu deposto dalla carica e condannato all'esilio.
Poco dopo aver raggiunto il luogo di esilio in Lidia (regione dell'Anatolia), Flaviano subì un duro pestaggio. Morì per le percosse ricevute.
Morto Teodosio II, la sorella Elia Pulcheria andata in sposa al senatore Marciano divenuto imperatore, fece riportare a Costantinopoli le spoglie di Flaviano, per scongiurare le offese dei seguaci di Eutiche e le depose nella chiesa dei Santi Apostoli.
Così nel 451 venne riunito il concilio di Calcedonia, nel quale, letta l'epistola censurata di papa Leone I, il monofisismo fu condannato, vennero esiliati Eutiche e Dioscoro I di Alessandria, e ritirata la scomunica al papa di Roma. Infine tutta l'assemblea ritirò le accuse contro Flaviano che fu venerato per la sua santità e per il suo martirio.
Secondo una leggenda, le spoglie di san Flaviano vennero imbarcate per volere dell'imperatrice Galla Placidia per essere inviate a Ravenna. Durante il tragitto in mare la nave, forse dopo una tempesta, approdò senza equipaggio, sulla costa di Castrum Novum Piceni, l'odierna Giulianova, che da quel momento prese il nome di Castel San Flaviano.
Tropario di s. Flaviano di Costantinopoli, tono VIII
Maestro dell'Ortodossia, retto oratore di Dio in purezza, luce del mondo, ornamento della Chiesa, beato Flaviano, coi tuoi insegnamenti hai illuminato l'ecumene. Prega il Cristo Dio che salvi le nostre anime.
Contacio di s. Flaviano di Costantinopoli, tono II
Hai sottomesso i desideri della carne e hai sconfitto le passioni con la moderazione, o teoforo Flaviano; ti sei dimostrato un coltivatore sapiente della fede, o beato, e in Cielo ora brilli come una stella luminosa, Flaviano benedetto.
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