Sant'Efrem il Siro

 Oggi 10 feb. / 28 gen. la santa Chiesa Ortodossa commemora il grande asceta Efrem, detto il Siriano (+373), autore della nota preghiera quaresimale "Signore e Sovrano della mia vita". 

 



Il santo padre Efrem ha scritto moltissimi inni, poesie e omelie in versi e commentari biblici in prosa. Questi ultimi sono opere di teologia pratica, per l'edificazione della Chiesa, scritti in un momento di grande incertezza attorno alla fede. 

Efrem nacque attorno al 306, nella città di Nisibi, attuale Nusaybin (Turchia sud orientale), in Mesopotamia. Basandosi sulle sue opere si deduce che i suoi genitori facevano parte della crescente comunità cristiana della città. In alcune agiografie si dice che suo padre era un sacerdote pagano che, visto il figlio convertito al cristianesimo, lo avrebbe cacciato di casa, versione improbabile visto anche il nome di origine ebraica di Efrem. Ai suoi tempi si parlavano molte lingue nella sua città natale, in particolare dialetti armeni. La comunità cristiana utilizzava invece il siriaco. A Nisibi erano presenti anche molti altri culti: oltre alle religioni pagane era presente anche una comunità di ebrei e alcune correnti della nascente Chiesa cristiana. Quell'epoca fu contraddistinta da una grande tensione religiosa e politica. Nel 298 l'imperatore romano Diocleziano aveva stipulato un trattato con il re persiano sasanide Narseh, con il quale aveva ottenuto il trasferimento della città sotto Roma. Questa annessione ebbe come conseguenza che la giovane comunità cristiana dovette subire la persecuzione romana: si ricordi la storia emblematica di Santa Febronia, membro di una delle comunità cristiane presenti nella città; il ricordo della stessa era perciò molto vivo nei cristiani durante la giovinezza di Efrem.

Giacomo, il primo vescovo di Nisibi, che venne nominato nel 308, partecipò nel 325 al Primo concilio di Nicea. Efrem venne battezzato all'età di 18 anni e quasi sicuramente entrò in un convento. Divenne diacono e il suo vescovo lo volle come catechista. Compose inni e scrisse dei commentari biblici, nell'ambito delle sue mansioni educative.  Nel 359 la città di Nisibi venne ceduta alla Persia con la clausola che la comunità cristiana potesse lasciare la città. Sotto il vescovo Abramo, successore di Vologese, la comunità partì in esilio.

Il beato Efrem dapprima si portò ad Amida, attuale Diyarbakır, e nel 363 si insediò definitivamente a Edessa, attuale Şanlıurfa. Efrem, allora sessantenne, si rimise al lavoro nella nuova comunità e sembra abbia continuato a insegnare, forse nella Scuola di Edessa. In questo nuovo ambiente operavano numerosi filosofi e religiosi rivali. Efrem ci informa che i cristiani di fede ortodossa venivano chiamati "palutiani", dal nome di un vescovo precedente. Vi si trovavano anche ariani, marcionisti, manichei, seguaci di Bardesane e gnostici. Tutti proclamantisi la "vera chiesa". Contro queste eresie Efrem compose numerosi inni: un autore siriaco tardivo, Giacomo di Serugh, scrive come Efrem facesse cantare questi inni da cori di voci femminili su arie di musica popolare siriana. 

La tradizione lo presenta come un uomo austero. Non si trovano, nelle sue opere letterarie, accenni alle dispute teologiche contemporanee, caratterizzate dalle controversie trinitarie: questo probabilmente perché non conosceva la lingua greca. La piena ortodossia cristiana di Efrem si rivela attraverso il suo metodo di divulgazione preferito: la poesia. A questo riguardo, è stato definito "la cetra (o l'arpa) dello Spirito Santo". Compose 20 carmi liturgici alla Madre di Dio, altrettante celebri "preghiere delle lacrime" che ancora oggi si leggono in Quaresima nei refettori monastici, e la celebre "preghiera delle prostrazioni" o "Signore e Sovrano della mia vita", capolavoro di umiltà, entrata nel culto ortodosso. Compose diverse opere di esegesi del Nuovo e Antico Testamento, e numerosi "Lezionari" per i monaci e le cattedrali. 

San Girolamo di Stridone ebbe a dire di lui:

«Efrem, Diacono della Chiesa di Edessa, scrisse molte opere [opuscola] in siriano, e diventò così famoso che i suoi scritti sono letti pubblicamente in alcune chiese dopo le Sacre Scritture. Io ho letto in greco un suo volume sullo Spirito Santo; sebbene fosse solo una traduzione, vi ho riconosciuto il genio sublime dell’uomo» (De viris illustr., c. cxv)

Il beato diacono Efrem rimase fino alla fine dei suoi giorni in Edessa, morendo di peste il 9 giugno 373.

Tropario di s. Efrem il Siro, tono VIII

Con le tue lacrime hai irrigato il deserto e e con i sospiri dal profondo dell'anima rendesti centuplicate le tue fatiche. Sei stato un faro per il mondo intero, irradiando miracoli. O padre nostro Efrem, supplica Cristo Dio che le nostre anime siano salvate.

Contacio di s. Efrem il Siro, tono II

Sempre rivolto verso l'ora del giudizio,  hai sempre pianto amaramente, o Efrem; e sebbene amante della quiete eri anche un attivo maestro, o venerabile, perciò, o padre universale,  muovi il pigro al pentimento.

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