Il digiuno è il nostro ritorno al Paradiso (Ierom. Macarios di Simonospetros)

 Offriamo la traduzione dell'articolo di Orthodox Christianity sul tema del digiuno.


Se l'avidità ci ha cacciati dal paradiso , allora il suo antidoto, il digiuno, ci riporta lì.

«Adamo fu cacciato dal paradiso per la sua disobbedienza e respinto dalle sue delizie, sedotto dalle parole di una donna, e sedette nudo vicino a quel luogo, lamentandosi e gridando: "Guai a me!". Anche noi abbiamo cura di elevarci fino al tempo del digiuno, sottomettendoci alle tradizioni del Vangelo, affinché per mezzo di esse possiamo diventare graditi a Cristo e raggiungere di nuovo le dimore del paradiso». [1]

Il digiuno è la distruzione della morte, che è apparsa come conseguenza del peccato. Una persona che digiuna è liberata (per ora in parte, ovviamente) dalle leggi del mondo decaduto. Egli squarcia il cerchio infernale della dialettica di lussuria e soddisfazione, fame e sazietà, volgendo i suoi desideri verso la contemplazione della realtà paradisiaca. Come l'infanzia è un'immagine della vita angelica, la restaurazione dell'innocenza e l'assenza di passione di Adamo, così anche il digiuno apre all'uomo la vita paradisiaca e un assaggio della vita eterna, dove gli eletti saranno visti come veri angeli nella carne; perché il potere del loro desiderio sarà interamente diretto dalla carne allo spirito.

Il digiuno ortodosso è profondamente permeato da questa atmosfera escatologica. Naturalmente rimane un mezzo per acquisire virtù, ma è già deificato. Si potrebbe dire che è un obiettivo in sé. Ad esempio, le regole che proibiscono di mangiare carne durante la Grande Quaresima sono ovviamente volte a indebolire la carne; tuttavia, osservandole, il credente assimila un nuovo modo di esistenza: ripristina in sé, qui e ora, lo stato di Adamo che non mangiava carne prima della sua caduta nel peccato, e ottiene un assaggio del modo della vita a venire, dove, secondo San Teodoro Studita, gli eletti non saranno più sottomessi ai bisogni della carne.

Il digiuno è il ripristino della natura

Il digiuno è “violenza esercitata sulla natura”, ma una violenza necessaria affinché la ragione riprenda la sua sovranità sul ventre e sulla parte irragionevole dell’anima. Mentre il cibo genera passioni, il digiuno è la “madre delle virtù” e di tutte le buone azioni. È la “via regale della purificazione”, il custode della purezza e “madre dell’assenza di passioni”. È come una spada che recide ogni male dal cuore; umilia le passioni come i leoni che Daniele ha domato grazie alla sua temperanza. Scacciando i demoni, ci aiuta a fuggire il fuoco della Geenna, ci concede l’intercessione degli angeli e vivifica le nostre anime intorpidite dalle passioni.

“Il digiuno è la madre della purezza, la condanna del peccato, la predicazione del pentimento, la vita degli angeli e la salvezza degli uomini.”

Durante i Quaranta Giorni, il digiuno sottomette la carne all'attività dell'anima: "La serva non dà più ordini alla regina, ma è finalmente tornata al suo posto". Questo ripristino dell'armonia nel sistema umano ha risultati sociali e persino cosmici, che i santi padri sapevano come coltivare. Il digiuno, affermano, porta equilibrio nella famiglia: grazie ad esso, giovani e anziani rimangono ciascuno al proprio posto e coltivano le proprie virtù. Grazie ad esso la nazione è preservata in buon ordine e la città è in pace. Grazie al rapporto sobrio di una persona, un vero microcosmo, con l'intero mondo tangibile, il cui centro è l'uomo, l'aria stessa diventa come più pura durante la Grande Quaresima. E anche l'universo aiuta naturalmente nella purificazione dell'uomo.

Digiuno e pentimento

Il digiuno resta naturalmente il principale e persino insostituibile sostegno del pentimento. Senza il digiuno, cioè senza la partecipazione del corpo allo sforzo dell'anima di convertirsi e tornare al suo stato originale, che applica nel corso di quaranta giorni, il pentimento (metanoia) rimarrebbe vano. "Il digiuno", dice San Basilio il Grande, "è l'inizio del pentimento". Tra l'altro, nel catechismo innologico del Triodion, i tropari che lodano esclusivamente il digiuno sono rari; più spesso sono associati alla metanoia o alla totalità delle virtù che si coltivano durante il periodo quaresimale.

“Sii sobria, sii vigilante, sospira, piangi con il digiuno; getta via il peso del peccato, anima mia, affinché attraverso un fervente pentimento tu possa essere liberata dal fuoco e, piangendo sui tuoi peccati, stracciare la veste del lutto, ricevendo una veste divina.”

Digiuno e sinergia (collaborazione con Dio)

Ancora più chiaramente delle altre virtù di cui abbiamo parlato finora, il digiuno si inserisce in un'attività sinergica: la mortificazione e la sottomissione della carne dipendono solo da noi, ma questo sacrificio volontario ci fornisce una compensazione spirituale che supera incomparabilmente gli sforzi ascetici da noi compiuti.

“Se abbiamo peccato, digiuniamo perché abbiamo peccato. Se non abbiamo peccato, digiuniamo per non peccare. Diamo via ciò che abbiamo, il digiuno, e riceviamo ciò che non abbiamo, l’assenza di passione.”

L'ascesi ortodossa non conosce mortificazione della carne semplicemente per il gusto della mortificazione. Poiché il digiuno ci apre alla contemplazione, questo dovrebbe essere il suo unico scopo.

Digiuno e contemplazione

Il principio generale della spiritualità ortodossa in relazione sia alla verginità che al digiuno è tale che l'oppressione della carne deve essere sicuramente proporzionata alla contemplazione. Se il digiuno è unito alla fede giusta e osservato come si addice a un cristiano (e non come lo praticano i farisei), condurrà infallibilmente la mente alle vette della contemplazione. Come dice San Giovanni Climaco,

“Il digiuno è purezza di preghiera, illuminazione dell’anima, custodia della mente, ammorbidimento del cuore di pietra, la porta della compunzione …, l’inizio dell’esicasmo …, il canale verso l’assenza di passioni, il perdono dei peccati, la porta e la delizia del paradiso.”

Il corpo raffinato di un digiunatore gli consente di avanzare con facilità verso il cielo e persino di librarsi verso la deificazione sulle “ali delle virtù divine”.

“Vieni, anima mia, rivestita delle virtù del digiuno, e sollevati sulle ali da questo male geloso verso le altezze; e deliziati nella contemplazione di coloro che sono radiosi e che attraverso la fede hanno fatto di se stessi l'immagine stessa del divino.”

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1)  Nel typikon per la Veglia notturna della domenica dei Latticini questa stichera suona così: "Adamo fu bandito dal Paradiso per disobbedienza e scacciato dalla gioia, sedotto dalle parole di una donna. Nudo sedette fuori dal giardino, lamentandosi: "Guai a me!" Perciò affrettiamoci tutti ad accettare la stagione del Digiuno e ad ascoltare gli insegnamenti del Vangelo, affinché tramite essi possiamo ottenere la misericordia di Cristo e ricevere ancora una volta una dimora in Paradiso". 

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