"Si alzi a te la mia preghiera" - una lettura storica dell'inno quaresimale

 Il salmo 141, con la sua toccante espressività, è ben conosciuto a tutti coloro che frequentano i divini servizi serali. Sia in Oriente che in Occidente, dal V secolo vediamo questo salmo - o alcuni versetti di esso - presenti in tutti i riti vespertini cristiani, a causa della sua chiosa, "si alzino le mie mani come incenso, qual offerta della sera". Nella tradizione giudaica classica, le famiglie leggevano questo salmo in casa, alzando proprio le mani, mentre nel Tempio si offriva l'offerta di sangue. Con l'avvento di Cristo e la caduta del tempio, i cristiani hanno adottato questo salmo col suo significato simbolico, come scrive il profeta Malachia: Ma dall'oriente all'occidente il mio Nome è grande fra le nazioni; in ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure; perché grande è il mio nome fra le nazioni. (Malachia 1:11). La Tradizione della Chiesa ha quindi posto questi versetti come parte integrante del sacrificio d'incenso nelle chiese. 



In Quaresima, Nella nostra tradizione liturgica, il servizio eucaristico si combina con i Vespri, di cui il Salmo 141 ne segna la conclusione. La pratica risale alle usanze antiochene, mentre in Palestina, secondo le regole di San Saba il Consacrato, era riservata solo ai Vespri del sabato. I primi riferimenti al suo uso nella capitale bizantina si trovano nella Cronaca pasquale del 615. Il “Typikon della Grande Chiesa”, che descrive in dettaglio le pratiche di servizio dal IX all'XI secolo, descrive l'uso dei versetti del Salmo 141 come prochimeno durante la Liturgia della Doni presantificati, tranne in giorni specifici della Settimana dei Latticini. Nella pratica odierna, i Presantificati si iniziano a celebrare dopo la Settimana Bianca, ma in antichità - posto il divieto di non consacrare mercoledì e venerdì - si offrivano i Presantificati ogni settimana dell'anno. 

Oggi molte comunità cantano il Salmo 141 al centro della navata o davanti all'ambone, una pratica probabilmente originaria di Costantinopoli, dove veniva cantato da un unico cantore sull'ambone. 

La tradizione del Monastero di Studion, riecheggiando il rito costantinopolitano, prevede che il sacerdote incensi mentre i fedeli si inginocchiano e ripetano i versetti del salmo dopo il cantore. E così è passata poi a tutta l'Ortodossia. 

La pratica moderna dei Vespri con la Liturgia dei Doni Presantificati risale al VII secolo. In particolare, “Possa la mia preghiera essere posta davanti a Te” non viene cantato durante la divina liturgia "normale" oggi, un cambiamento rispetto alle pratiche precedenti al Patriarca Nikon di Mosca, quando il Salmo 141 appariva in servizi come l’Annunciazione e la Presentazione di Cristo durante la prima settimana della Grande Quaresima.

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