La Chiesa Ortodossa e il divorzio

 Purtroppo, alle volte l'umana perseveranza e l'amore non bastano. A volte, le coppie scoppiano, e risulta impossibile sanare la separazione fra i due sposi, col risultato del divorzio. Nella Chiesa Ortodossa, per economìa (rilassatezza rispetto al canone) si può concedere agli sposi il divorzio ecclesiastico, anche se è meno comune di quel che si pensa in Occidente. 



Iniziamo col dire che secondo la Chiesa Ortodossa il Matrimonio è insolubile, così come manifesta la divina volontà nella Bibbia (cfr. Gen 2:24; Mt 5:31-32; 19:3-12; Mr 10:1-12). Nella visione ortodossa, e pare strano, la riproduzione del genere umano NON è il cardine del matrimonio - come invece sostiene una certa teologia cattolico-romana, ma piuttosto è il benessere psico-fisico della coppia, che diventa così una sola carne e forma una unità spirituale per la salvezza. E' chiaro san Giovanni Crisostomo (+407) quando dice: la riproduzione, benché venerabile obiettivo della coppia, non è il cardine del matrimonio, giacché il pianeta intero è già stato abbondantemente popolato [1]. E' doveroso ricordare quindi che, nella Chiesa Ortodossa, il sesso e l'unione coniugale hanno una importanza non relativa nella condizione della coppia. Dice sempre il Crisostomo che la famiglia è una icona della Chiesa [2]. 

Il rito stesso del matrimonio è pieno di simboli e allegorie che rimandano all'eternità: le corone della vita eterna, la processione degli sposi, la danza di Isaia, le letture bibliche della sinassi liturgica. Eppure, giacché la natura è malata del peccato e riflette la decadenza del transeunte, abbiamo purtroppo anche la possibilità che la benedizione divina invocata sugli sposi possa essere corrotta dal peccato dei coniugi e dal loro egoismo. In altre parole, gli sposi sono colpevoli del mancato completamento dei voti coniugali e quindi del divorzio. La Chiesa riconosce questa possibilità nella vita umana, e per economìa permette di sciogliere una unione che altrimenti diventa violenza, sopraffazione, odio e rancore. Il divorzio rimane un grave peccato che il divorziato vivrà in regime di penitenza e digiuno secondo le disposizioni del tribunale ecclesiastico. La Chiesa Ortodossa, memori del passo del Vangelo di Matteo, permette il divorzio e un secondo matrimonio:

Perciò io vi dico: Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un'altra commette adulterio [Matt. 19:9]. 

Come sappiamo il concubinato non è solamente un effettivo tradimento, perché la Scrittura usa le immagini della promiscuità sessuale per indicare il tradimento di Israele nei confronti di Dio, per esempio. L'uso delle immagini sessuali diventa una allegoria per un rapporto di unione profonda, che sia con Dio o col prossimo, o con la propria nazione. In questo caso, possiamo considerare che ogni offesa grave al coniuge costituisce peccato. Se l'offesa diventa insanabile, dopo molto consiglio e dopo una attenta revisione del padre spirituale, si può chiedere il divorzio. Dice a tal proposito già san Cirillo di Alessandria (+444): 

Non è un documento che attesta il divorzio, ma l'errante comportamento dinnanzi a Dio. [3]

Nella Chiesa Ortodossa, al momento attuale si riconoscono solo due casi per i quali il divorzio può essere effettivamente richiesto:

1) Adulterio o promiscuità sessuale del coniuge

2) Assenza di uno dei coniugi, violenza fisica e verbale.  

Come si nota, entrambe le possibilità hanno connotati legati alla sessualità. Sia l'adulterio che l'assenza o l'abbandono del coniuge sono ritenuti affronti di tale portata che un tribunale ecclesiastico può sciogliere questo vincolo matrimoniale. San Giovanni Crisostomo ci ricorda che piuttosto che rovinare l'anima, è preferibile sciogliere il vincolo matrimoniale [4]. Occorre anche ricordare che nella teologia ortodossa, il matrimonio dura anche dopo la morte e i coniugi si ritrovano insieme in Paradiso. Pur non godendo della sessualità come sulla Terra, l'amore manifestato e protetto in vita trova la sua completezza spirituale nella lode perpetua di Dio nel Paradiso. L'amore coniugale è considerato una sinfonia fra due anime. Il divorzio è quindi una tragedia spirituale, umana e sociale che purtroppo, particolarmente oggi, è molto diffusa. 

Il divorzio è regolato, dal punto di vista del diritto canonico, da numerosi enunciati locali anche se la norma universalmente applicata è una lettura della Novella 117 (De diversis capitibus et solutionibus matrimonii) dell'imperatore Giustiniano pubblicata nel 542 d.C. Inoltre, si tengono in considerazioni le seguenti cause indicate dalla Bibbia: morte (1Cor. 7:39), adulterio (Mt 5:32) e iniquità (Deut. 24:1-4 e 1Cor 5:6-10). Contrariamente a quanto si pensa, la separazione degli sposi non è accettata ex consensus, ovvero se entrambi decidono di chiudere la relazione per "incompatibilità di carattere" o per altre prese di posizione condivise. 

Cosa significa ricevere la benedizione alle seconde nozze? e cosa sono? Come dice san Paolo nella sua lettera ai Corinzi, parlando delle giovani vedove e dei celibi con difficoltà nel mantenersi casti: meglio sposarsi che ardere [1Cor. 7:9]. Le seconde nozze sono un evento di economìa della Chiesa, una concessione nei confronti di un uomo o di una donna che, giovane o meno, non ha sufficiente maturità spirituale per poter vivere in continenza. Fino a tempi recenti, la maggioranza dei divorziati finiva i suoi giorni in qualche monastero perché le seconde nozze non erano concesse con così tanta frequenza come si suole fare oggi. La cura pastorale per i soggetti deboli della comunità si manifesta così in una benedizione (e non sacramento!) ad una seconda unione. Il rito è di carattere penitenziale, manca l'incoronazione (prassi erronea è quella di incoronare anche le seconde nozze!) e le benedizioni per ottenere la discendenza giacché lo scopo principale del rito è quello di tutelare la nuova coppia dal vivere in concubinato, senza la benedizione della Chiesa. La Chiesa tutela così la società dallo scandalo dell'adulterio e della promiscuità e cerca di salvare delle relazioni più mature nate in un secondo momento dopo gli assestamenti di una gioventù irruenta o irresponsabile. Possono ricevere le seconde nozze solo coloro che sono giudicati "meno colpevoli" al momento del divorzio. Le seconde nozze rappresentano una situazione anomala di particolare benignità della Chiesa che cerca di sanare un errore. 

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FONTI E NOTE

1) Giovanni Crisostomo, citato in P. Evdokimov, Le sacerdoce conjugal — essai de théologie orthodoxe du mariage, in Le mariage – églises en dialogue, (The conjugal priesthood – essay on the orthodox theology of marriage, in The marriage – churches and dialogue), Paris, 1966, p. 94.

2) Giovanni Crisostomo, Omelia 20 sugli Efesini,  P.G., 62, 143.

3) Cirillo d'Alessandria,  P.G. 72, 380 D.

4) Giovanni Crisostomo, P.G. 61, 155.

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