Latinità Ortodossa: Il monastero "Amalfion". Rito Occidentale sul Monte Athos

Premessa 

Dato che l'autore di questo blog ultimamente ha pubblicato troppo, le anime belle dell'orientalismo ortodosso si sono scandalizzate, dicendo che io mi invento tutto. Orbene, poiché Storia Medievale è la mia colazione, il seguente articolo sarà totalmente di livello storico. Precisamente, una rielaborazione dall'articolo in romeno di padre Aidan Keller, monaco ortodosso americano, che vi lascerò in fondo al seguente scritto. L'articolo tratterà in breve di una vera perla: il Rito Beneventano ortodosso sopravvissuto al Monte Athos. Oltretutto, per evitare che si dica che questo monastero non esiste, vi presento la foto di ciò che ne rimane, la torre del campanile. Si trova vicino a Vatopedi.






Quadro storico: perché un monastero italiano sulla Santa Montagna

Amalfi è una ridente e bella cittadina sul Mar Mediterraneo, potente Repubblica Marinara dell'Alto Medioevo. Amalfi aveva moltissimi rapporti con l'Oriente, acuiti dalla particolare premura con cui i Basileus si occupavano della Campania. Napoli era e sarà fino alla conquista normanna un possedimento del casato degli Spartenos, cognome greco di sicure origini militari. A livello liturgico In Campania e nel Meridione italico vi erano numerosi riti, da quello denominato "rito italo-greco", una versione spuria del rito greco, fino ad un vero e proprio typikon, quello di Otranto, che fu Metropolia fino al Mille e Seicento. Un bel rito latino ortodosso, molto grecizzato per via dei contatti e della cultura bizantina, era quello dell'Arcidiocesi di Benevento, che caratterizzava un po' tutto il circondario, da Gaeta alla Calabria. Amalfi era un porto, una città indipendente ma che dai contatti con l'Impero d'Oriente aveva solo da guadagnare: si capisce dunque come mai questo interscambio culturale piuttosto forte e mantenuto nel tempo. All'epoca, non essendovi Scisma ancora, ovviamente l'Oriente e l'Occidente erano la medesima famiglia sotto lo stesso tetto, e i pellegrinaggi non erano ancora "confessionali", ma di portata universale. Non stupisce dunque che un gruppo di monaci benedettini - e ricordo al gentile lettore ortodosso che la Regola di S. Benedetto da Norcia è perfettamente ortodossa, essendo del VI secolo, e che può essere seguita sine timore - si sia imbarcato per andare a professare obbedienza sulla Santa Montagna. Naturalmente, avendo essi un proprio rito perfettamente ortodosso, lo mantennero, e presi i voti particolari che si ottengono sull'Athos, si dettero alla costruzione del monastero, che prese il nome di Amalfion, ossia "amalfitano". Anche San Atanasio in un suo scritto lascia delle tracce di monaci latini in peregrinaggio, nel X secolo, quandò fondò il Grande Lavra sulla Santa Montagna. Molti monasteri, come quello detto "Il Siculo" ( tou Sikeliou) e "Il Calabrese" ( tou kalabrou) sono stati fondati da italiani appartenenti a queste regioni. Benché l'intero sud Italia appartenesse a Costantinopoli per la giurisdizione ecclesiastica, i riti non erano in lotta tra loro, e fino al XIV secolo, ben oltre lo Scisma, numerosi italiani continuarono a viaggiare fino alla Santa Montagna: Gregorio Palamas ce lo racconta nei suoi scritti. Uno di essi, il Beato Niceforo il Nudo ( detto anche l'Esichio) è diventato santo ortodosso. 

Il Monastero degli Amalfitani: la fondazione

Il Venerabile Giorgio del Monte Santo scrive nella sua opera in georgiano "Vita di San Giovanni ed Eufemia Ivron", scritta nel 1045,  che il fratello del Duca di Benevento, un tale Leone, si è presentato sull'Athos con sei compagni e che da soli hanno edificato il loro monastero, talmente bello e grande che è gloria di tutto il Santo Monte e che è talmente santo da attirare numerosi giovani, desiderosi di seguire la via della pace e del perfezionamento ascetico. In un altro luogo lo stesso autore riporta quanto segue circa il Monastero Amalfion: "Questo monastero è situato sul Monte Athos e oggi, essendo abitato dai Latini che vivono una vita di solitudine e di buona reputazione ( di rito et QUI vitam agunt campioni ), in seguito alla  Regola e l'insegnamento di san Benedetto,  la cui vita è narrata in Dialoghi "(è noto che il Santo Evfimía Iviron tradusse in georgiano i Dialoghi di papa Gregorio I il dialogo,  per il bene dei suoi fratelli al Monte Santo)."


In una nota del dicembre 984, S. Atanasio scrive di aver fatto una donazione a due monaci italiani che difatti firmano in latino. Il Monastero distava due ore e mezza dal Lavra fondato da San Atanasio.

Un documento storico attesta il Monastero

In una Cronaca di un certo Leone di Ostia detto Il Cassinese, nel quale si dice che il ventottesimo abate di Monte Cassino è stato eletto non regolarmente, ma è salito al trono abbaziale per nepotismo, perché era parente prossimo del Conte di Capua e Benevento, Pandolfo, il cui fratello era proprio Leone il monaco dell'Amalfitano. Manso, l'abate eletto scorrettamente, viene definito come lussurioso e oltraggioso, e molti monaci a cagione di ciò, tra cui lo stesso Leone, se ne dipartono per fondare monasteri più sani. Dopo sei anni passati a Gerusalemme, la cronaca riporta che i monaci si stazionarono su un luogo chiamato "Ahion Oros" ( ossia: Monte Santo, l'Athos), nei domini dell'Impero dei Romani d'Oriente. San Benedetto, in sogno, ordinò a Giovanni da Benevento, altro monaco che seguiva la congrega amalfitana, di tornare a Monte Cassino: e nel 997, quando vi tornò, Manso morì e fu eletto abate. 
Il Monastero di rito latino sarebbe quindi non solo realmente esistito, ma uno dei più antichi, fondato assieme ai primi. Purtroppo, il monastero si spense "silenziosamente". Taluni ritengono che fu devastato e annientato da una incursione piratesca nel 1308, e i monaci assorbiti dal Lavra.

FONTE ( in rumeno)
http://www.pemptousia.ro/2014/03/manastirea-de-rit-occidental-amalfion-din-muntele-athos-partea-i/

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