L'Ordinazione nella Chiesa Ortodossa: validità e invalidità sacramentale

Articolo del compianto sacerdote padre Augustine Whitfield, tradotto dall'inglese.
comparso in Orthodox America, problema 88, Vol. IX, 8 Marzo 1989






Per molti dei "chierici vaganti" che abbondano nelle nostre terre, la questione scottante è avere una ordinazione intoccabile tramite << valida successione apostolica >> la quale è di primaria importanza per la legittimazione della propria esistenza. 


( nota del blogger: NON è un male in sé l'essere chierico vagante, la chiesa è piena di santi con questa vita - Santa Matrona, Santa Xenia, San Pirmin ( quest'ultimo uno spagnolo della Chiesa Indivisa), per citarne solo tre.- ma l'autore dell'articolo sottolineava come molti falsi preti vaganti millantano ordinazioni ricevute da vescovi fuori dal Pleroma. L'articolista adesso svilupperà un discorso teologico circa l'Ordinazione).

In una discussione casuale di cinque minuti con un sacerdote non ortodosso, egli mi domandò: << ma tu ritieni valida la mia ordinazione? >> e l'unica risposta possibile, per non alimentare offese e controversie, è la seguente: << Se la tua chiesa dice che è valida, la tua ordinazione è valida nei confini della tua chiesa. Se sei un fedele membro di quella comunità, dove altrimenti vorresti usufruire dei tuoi ordini?>>. E' impossibile durante una pausa-caffè di cinque minuti spiegare la dottrina e il background storico in modo approfondito, ma quello che segue l'ho pensato per i cristiani ortodossi affinché, alla prossima occasione, possano replicare a questa domanda in modo serio con la posizione ortodossa.

La Chiesa Ortodossa, continuando sulla via dei princìpi apostolici, dei decreti dei Padri e dei Concili Ecumenici della Chiesa Indivisa, definisce in termini precisi che la Chiesa di Cristo è Una e che non può essere divisa. Tutte le divisioni e gli scismi che hanno preso luogo sono divisioni da Essa, non della stessa chiesa.Colui che si separa dalla Fede o dalla struttura organica continuativa della Chiesa cessa di esserne membro, non importa quale grado o ruolo avesse in essa: cessa di avere qualsiasi diritto. (...) La Chiesa insegna che i sacramenti provengono dalla Chiesa - in quanto Corpo teantropico, ndt - e fanno parte di essa, non sono proprietà individuale, e possono essere esercitati solamente all'interno della struttura organica dell'ente ecclesiastico ortodosso. 

Per "Chiesa Ortodossa" si intende quel singolo Corpo presente ovunque nel Mondo, il quale mutualmente si riconosce, è unito dogmaticamente e sacramentalmente composto da Cristiani, direttamente fondato da Nostro Signore Gesù Cristo, e senza alcuna rottura legato ai santi Apostoli dai quali discende: coloro che sono visibilmente "in comunione tra loro" uniti con la loro gerarchia. Tutti i Padri della Chiesa sono concordi e abbondantemente chiari nell'asserire che questa Unità dei credenti è essenziale, e chiunque abbandoni questa Unità per qualsiasi ragione divenga apostata, eretico, un "fuoriuscito" e costui non potrà avere accesso alla vita sacramentale della Chiesa o ottenere i privilegi della partecipazione prima del suo ritorno e della sua riammissione. Questa è l'Unità detta dal Cristo nel suo Evangelo; e questo è più essenziale di ogni "linea di successione valida" o altri titoli altisonanti come "Sua Beatitudine" o "Sua Santità". (...)

A cagione di ciò, la Chiesa Ortodossa non può riconoscere ordinazioni e sacramenti di gruppi religiosi che sono solo in parte o non fanno parte del Pleroma della Chiesa. Se qualche chierico o vescovo abbandona la Chiesa Ortodossa, cessa la sua validità sacramentale. Essi perdono la loro grazia di stato: per fare un paragone, se si stacca una lampada dalla spina, non potrà illuminare a lungo. Bisogna assolutamente dividere chi si è separato dall'Unità dottrinale con la Santa Chiesa, e chi è temporaneamente fuori, per motivi geografici o cause terze, dal contatto con la chiesa fisica. Solamente quando qualcuno si separa volontariamente e deliberatamente dal Depositum Fidei dell'intera Chiesa, o si sottrae ai propri doveri, che esso cessa di appartenere alla Ecclesia. 

(...) Nel caso della riammissione di un chierico ordinato da un Vescovo-non-in-comunione,poichè la Grazia dell'episcopo era inoperativa, non "funzionante", la procedura di ordinazione va ripetuta. Eccezioni a questa regola sono molto rare, di solito per cause ad personam. ( nota del blogger: dagli anni Ottanta a Oggi, le cose sono molto cambiate. Adesso, per esempio, un prete cattolico che diventa ortodosso viene fatto direttamente ammettere in altare e viene vestito dei paramenti ortodossi, benedetto dal Vescovo, e viene considerato già pienamente ortodosso. Ndt.) 

Quindi, la concezione ortodossa è molto diversa dalla prospettiva della maggior parte dei non-ortodossi del mondo occidentale. La concezione Agostiniana ( così chiamata erroneamente per via di una vaga somiglianza con gli scritti di Sant'Agostino di Ippona) prevede che l'Ordinazione e i Sacramenti siano una entità separata, e che quindi possa essere trasmessa, e che si possa stabilire una "successione", senza badare all'appartenenza reale della persona in questione, senza guardare i suoi cambi giurisdizionali. (...)

Indubbiamente Dio ha compassione di ogni sua creatura, inclusi tutti coloro che sinceramente si affidano a Lui pur fuori dall'Ortodossia; Lui terrà sicuramente conto dei principi cui sono appellati come veri, che sono stati loro insegnati, fuori dalla Chiesa Ortodossa. Non è questo il problema. Il vero perno è che Cristo fondò una sola Chiesa, non molte.E di tutti coloro che si appellano "Cattolici" o "Cristiani" o con altri termini, l'unica che all'atto pratico continua la Chiesa da Cristo fondata  è la Chiesa Ortodossa. 


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