I primi monaci egiziani ( Storia della Chiesa )

L’Egitto è stato il primo paese in assoluto a veder nascere e fiorire in modo spettacolare il monachesimo, che da qui si è poi irradiato in tutto il mondo, fenomeno dovuto in parte al fatto di sfuggire le persecuzioni, rifugiandosi nel sempre vicino deserto, e in parte a sincere convinzioni e aneliti ad una vita più contemplativa, di preghiera e il più possibile vicino al Signore. Il monachesimo si è sviluppato in Egitto fin dall’inizio del III sec. per la vita eremitica o anacoretica di S. Paolo di Tebe (ca. 228-347) e di S.Antonio del deserto (251-356) e per quella cenobitica di S. Pacomio (ca.286-346), quest’ultimo primo redattore di regole monastiche (cenobitiche) che, tradotte da S. Girolamo, serviranno come base a S.Benedetto. Da ricordare, che alla sua morte, egli aveva già fondato nove conventi maschili e due femminili; la sua opera fu continuata dai discepoli
Teodoro e Orsiesi, i monasteri si moltiplicarono in tutto l’Egitto e intorno al 400 si contavano già oltre 5.000 monaci. Da rammentare anche l’opera di S.Giovanni Cassiano (360-435) che, dopo aver soggiornato in Egitto per circa quindici anni, fondò a Marsiglia due monasteri la cui influenza segnò profondamente il monachesimo occidentale. Si racconta che i primi eremiti scegliessero come dimore delle antiche tombe d’epoca faraonica che disponevano di cellette vicine per i sacerdoti dell’antico culto funerario. Pare che il primo a stabilirsi definitivamente nel deserto orientale sia stato S.Paolo di Tebe che vi si recò all’età di 16 anni e vi rimase fino alla morte. Ma il vero iniziatore o promotore del monachesimo fu S.Antonio, il quale fondò una comunità nel luogo in cui oggi sorge, a 60 km dal Mar Rosso, il monastero che porta il suo nome al di sopra del quale, alle falde del monte Qulzum, vi è la grotta nella quale si ritirò per allontanarsi ancora di più dalle “distrazioni del mondo”. Grazie agli esempi dei Santi citati, in poco tempo sorsero numerosi monasteri soprattutto sulle sponde del Nilo (Hermopolis Magna-Ashmounein, Hierakonpolis-Minya, Crocodilopolis-Fayoum), alcuni sfruttando le tombe faraoniche abbandonate (Lycopolis-Asyut, Panopolis Akhmim). Altri luoghi di ritiro sorsero a Hermonthis-Ermant, Latopolis-Edna, Edfou e Assuan.
Contemporaneamente si formarono alcune comunità anche nello Wadi el-Natroun (Scete), una depressione poco a sud di Alessandria a metà strada tra questa città e Il Cairo. Oggi troviamo qui 4 famosi monasteri: Deir Abou Makar o Monastero di S. Macario, da lui fondato verso il 335-340; Deir Amba Bishoi o di S.Bishoi, da lui fondato verso il 345; Deir es-Souriani o Monastero dei Siriani, fondato nel VI sec. e così denominato dal fatto che fu abitato da monaci siro-ortodossi, che già si trovavano nella regione dal IV sec., fino alla fine del XVII sec. e Deir el- Baramous o dei Romani.
Quest’ultimo è con molta probabilità il più antico dei quattro essendo stato fondato verso il 330 e il suo nome deriva dal fatto che i due figli dell’imperatore d’occidente Valentiniano I - Massimo e Domiziano – si ritirarono a vita ascetica entro le sue mura. Dopo la loro morte, le celle da essi abitate vennero denominate “dei romani” o “Ba-romeos” da cui “el-Baramous”. In questi ultimi 50 anni, dopo i molti “secoli bui”, a partire dall’anno della conquista araba dell’Egitto (641), il monachesimo, come del resto la Chiesa copta in generale, sta rifiorendo sotto l’impulso dato da Abba Teofilo ( 1989), superiore del Monastero dei Siriani, dal Papa S.Cirillo VI (1959-1971) e dall’attuale Papa Shenouda III. Il monachesimo è tornato ad essere una realtà importante dell’Egitto; numerosi monaci, di cui la maggioranza ha terminato gli studi universitari (medici, ingegneri, giuristi, archeologi), vivono principalmente nei monasteri dello Wadi el-Natroun e del Mar Rosso, perpetuando così la tradizione dei padri del deserto, mentre le monache sono concentrate al Cairo. Parallelamente al grande sviluppo monastico, venne fondata, verso il 180, dal vescovo di Alessandria Demetrio, la scuola di catechesi (o Didaskaleion), la prima in assoluto del cristanesimo, dalla quale uscirono alcuni fra i più rinomati teologi e filosofi tra i Padri della Chiesa; ricordiamo qui Panteno (il suo primo rettore), Clemente di Alessandria (discepolo di Panteno), Atenagora, Eracle, Dionigi il Grande ed Origene, ammirato
quale “padre della teologia”. Quest’ultimo (185-253), il cui nome significa letteralmente “nato da Horus”, è ritenuto lo spirito più brillante dell’antichità cristiana; il suo insegnamento mirò ad inserire la Rivelazione cristiana nelle grandi correnti del pensiero dell’epoca per mostrarne la superiorità ed avvicinare ad essa gli intellettuali. Numerosi furono anche coloro che vennero attratti dal Didaskaleion e vi compirono gli studi o vi
insegnarono, come San Basilio il Grande, Gregorio il Taumaturgo, San Giovanni Crisostomo (ca. 347-407), San Gregorio di Nazianzio, San Girolamo e lo storico Rufino. Oltre alla teologia, s’insegnavano fisiologia, medicina, astronomia, musica e lingue.
Da non dimenticare l’invenzione della prima scrittura per ciechi, a caratteri in rilievo, dovuta a Didimo (251-356), cieco dall’età di quattro anni, che fu rettore di detta scuola, e della definizione del sistema per il calcolo della data di Pasqua, stabilito verso il 260, sotto il papato di Dionigi (247-264), dal matematico Anatolio. Questa regola, che fissa la Pasqua alla domenica successiva al plenilunio che segue l’equinozio di primavera, è stata poi ripresa da tutto il mondo cristiano.

tratto da: Cenni Storici sulla Chiesa copto-ortodossa di Alessandria d'Egitto, a cura di Aurelio Balbis 
foto: Monastero di S. Antonio il Grande, in Egitto.

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