Il mio caro amico Giustino Ottazzi, già noto per un articolo sull'evangelizzazione, torna a illustrarci a colpi di Bibbia la sostanza sovra-essenziale della Chiesa, il suo ruolo divino nel mondo, questa volta indirizzandosi ai Protestanti i quali non riconoscono nei sacramenti e nella vita ecclesiale tradizionale il Corpo di Cristo.
Denominazione
Il termine “cattolico” significa universale/con il
tutto/nella pienezza/integro. “Ortodosso”, invece, significa corretta
dottrina/opinione. In questo scritto, con l'appellativo “Chiesa Cattolica”, non
intenderò la Chiesa di Roma successiva allo scisma del 1054, ma l'unica Chiesa
indivisa che da sempre professa la fede apostolica, che nei secoli successivi allo
scisma si è identificata principalmente col nome di “Chiesa Ortodossa”; Essa è
dunque a pieno titolo Cattolica. Nel primo millennio erano utilizzate entrambe
le denominazioni in tutto l'ecumene, la designazione “Chiesa Ortodossa” è
successivamente prevalsa in oriente. Per tale motivo, utilizzerò
indistintamente entrambi i termini, ricorrendo alla lettera maiuscola per
indicare la Chiesa, e minuscola per il significato etimologico.
Il Battesimo
La Chiesa è quel recinto nel quale sono presenti tutti i fedeli
adottati da Dio Padre quali figli, non per meriti, ma per fede, mediante il
lavacro di rigenerazione che è il battesimo.
Di seguito alcuni passi del Nuovo Testamento riguardanti la
Chiesa.
-Lc. 5:4/6-7 << Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il
largo e gettate le vostre reti per la pesca”. (...) Fecero così e presero una
quantità enorme di di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero
cenno ai compagni dell'altra barca che venissero ad aiutarli. Essi vennero e
riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare >>.
Questo passo simboleggia il recinto terreno della Chiesa, nella quale sono
presenti ogni sorta di pesci, buoni e cattivi, secondo la metafora delle due
barche.
Similmente nel passo seguente:
-Mt. 13:47-48 << Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata
nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la
tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e
buttano via i cattivi >>.
Diverso il racconto di Giovanni:
-Gv. 21:6/8/10-11 << Allora egli disse loro: “Gettate
la rete dalla parte destra della barca e troverete”. La gettarono e non
riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. (…) Gli altri discepoli invece
vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci (…) Disse loro Gesù:
“Portate un po' del pesce che avete preso ora”. Allora Simon Pietro salì nella
barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E
benché fossero tanti, la rete non si squarciò >>.
A differenza del racconto di Matteo (preciso che si tratta
di due momenti diversi, Matteo narra la chiamata dei primi discepoli, Giovanni
l'apparizione a Tiberiade di Gesù risorto), qui viene simboleggiato il recinto
spirituale della Chiesa, cioè coloro che vivono pienamente in Cristo e fanno
parte del suo Corpo Mistico, ecco perché la rete gettata nella parte destra. A
differenza di Matteo qui la rete non si rompe e i pesci sono un numero preciso
e grossi. Il numero centocinquantatré simboleggia infatti proprio coloro che
sono completamente resi santi: il cinquanta - che rappresenta la Pentecoste
cristiana, ossia la discesa dello Spirito Santo - preso tre volte a formare
centocinquanta, al quale si aggiunge ancora il tre (il tre significa
completezza).
Nel recinto terreno della Chiesa è normale dunque che vi siano pesci cattivi,
non c'è da scandalizzarsi, ma in quello mistico no.
-Mt. 7:18 << Un albero buono non può produrre frutti cattivi >>.
Mediante il battesimo siamo adottati a figli ed entriamo nel recinto. La Fede è
l'adesione all'opera salvifica di Cristo e permette alla grazia battesimale di
manifestarsi in noi.
-Gv. 1:12-13 << A quanti però Lo hanno accolto ha dato potere di
diventare figli di Dio: a quelli che credono nel Suo Nome, i quali, non da
sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati
generati >>.
-1Pt. 3:21 << Quest'acqua (analogia col diluvio
universale N.d.A.), come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non
porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da
parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo
>>.
Preciso che qui non c'è spazio per interpretazioni simboliche del battesimo
tipiche dei protestanti, S. Pietro dice chiaramente che è invocazione di
salvezza rivolta a Dio. Col battesimo s'invoca la salvezza, cioè l'adozione a
figli e quindi la fratellanza con Cristo, il Primogenito. Anche noi, come suoi
fratelli, siamo coeredi: morti con Lui risorgeremo con Lui.
-Col. 2:12 << Con Lui sepolti nel battesimo, con Lui siete anche risorti
mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti >>.
-Tt. 3:5 << Egli ci ha salvati, (…) per la sua
misericordia, con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo (…)
affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi
della vita eterna >>.
Gesù, infatti, nel momento in cui viene battezzato, è manifestato al mondo qual
Figlio di Dio, così anche noi, come Lui, diverremo suoi fratelli mediante il
battesimo.
-Mt. 3:16-17 << Appena battezzato, Gesù uscì dall'acqua: ed ecco, si
aprirono per Lui i cieli ed Egli vide lo Spirito di Dio discendere come una
colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: “Questi è
il Figlio mio, l'amato, in Lui ho posto il mio compiacimento” >>.
Alcuni movimenti carismatici si rifanno erroneamente ad alcuni passi delle
Scritture per dimostrare che il battesimo comunemente inteso ha solo un valore
simbolico, la vera rinascita, secondo loro, avverrebbe col “battesimo nello
Spirito Santo”, effettuato da essi attraverso l'imposizione della mani e
preghiere. Ecco alcuni di questi passi passi:
-Mt. 3:11 << Io (Giovanni il precursore) vi battezzo nell'acqua
per la conversione. (…) Egli (Cristo) vi battezzerà in Spirito Santo e
fuoco >>.
-At. 1:5 << Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti
giorni, sarete battezzati in Spirito Santo >>.
-At. 11:44-48 << Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo
Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli
circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si
fosse effuso il dono dello Spirito Santo; (…) allora Pietro disse: “Chi può
impedire che siano battezzati nell'acqua questi che hanno ricevuto, come noi,
lo Spirito Santo?” E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo
>>
Sempre sullo stesso episodio disse in seguito Pietro:
-At. 11:16 << Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva:
“Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo”
>>.
Bisogna anzitutto differenziare l'effusione dello Spirito Santo dal battesimo
vero e proprio. Difatti uno solo è il battesimo cristiano, secondo le parole
dell'apostolo Paolo.
-Ef. 4:5 << un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo >>.
Dunque precisiamo bene che il battesimo è solamente uno.
Allora perché nelle scritture sembrano trapelare non due, ma persino tre
battesimi? Può la Scrittura contraddirsi in dottrina?
-At. 19:3-6 << Ed egli (Paolo) disse: “Quale battesimo
avete ricevuto?”. “Il battesimo di Giovanni”, risposero. Disse allora Paolo:
“Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di
credere in Colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù”. Udito questo,
si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto
loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in
lingue e a profetare >>.
In questo passo appaiono chiaramente due battesimi, ossia quello di Giovanni il
battista e quello nel nome di Gesù, e implicitamente il “terzo battesimo”,
quello che viene esplicitato nei passi già citati come battesimo nello Spirito
Santo.
E' necessario fare chiarezza, molta chiarezza. Nel precedente passo, At.
19:3-6, è chiaro come il battesimo di Giovanni non sia il battesimo cristiano,
ma serviva come preparazione alla venuta di Cristo, ed è questo il battesimo
simbolico in acqua. Il battesimo cristiano, invece, ci rende Figli di Dio e
fratelli di Cristo nello Spirito Santo. Risulta evidente infatti che il motivo
per cui i discepoli di Efeso non avessero ancora ricevuto lo Spirito Santo era
da imputare alla mancanza del battesimo di Cristo.
-At. 19:2-3 << Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla
fede? (tramite la predicazione di Giovanni essi credevano già in Cristo, ma
mancava qualcosa... N.d.A.) Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito
dire che esista uno Spirito Santo”. Ed egli disse: “Quale battesimo avete
ricevuto?” >>.
Anche Pietro fu molto esplicito.
-At. 2:38 << Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome
di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete (consequenziale
N.d.A.) il dono dello Spirito Santo >>.
Professando un solo battesimo si professa dunque il battesimo nel Nome di Gesù,
così chiamato negli Atti degli Apostoli proprio per distinguerlo da quello di
Giovanni Battista, non perché si possa prescindere dall'amministrarlo nel nome
della SS. Trinità, come affermano alcuni movimenti protestanti antitrinitari.
Il comando di Gesù non ammette eccezioni.
-Mt. 28:19 << Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo >>.
Col l'espressione “battesimo in acqua” mai si è inteso quello di Cristo, nel
quale l'acqua è il simbolo, ma lo Spirito Santo agisce per rimettere i peccati
e rigenerarci in Cristo.
-Tt. 3:5 << Egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma
per la sua misericordia, con un'acqua (simbolo, mezzo N.d.A.) che
rigenera nello Spirito Santo (Colui che realmente agisce), che Dio ha
effuso su di noi in abbondanza (la misericordia, non l'acqua) per mezzo
di Gesù Cristo, salvatore nostro >>.
Infatti questo dice Pietro nei riguardi del classico battesimo “Ciascuno si
faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati”,
chi compie questo se non la Grazia dello Spirito Santo? Non di certo l'acqua.
Il perdono dei peccati è quel fuoco di Mt. 3:11; il fuoco rappresenta la
purificazione.
Che non sia semplice acqua:
-1Pt. 3:21 << Non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di
salvezza rivolta a Dio >>.
E sulla rigenerazione in Cristo:
-Gal. 4:27 << Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti
di Cristo >>.
Anche qui vale la medesima osservazione, tutto avviene per la potenza dello
Spirito di Dio.
Nonostante sia Dio ad operare la Grazia battesimale, donandoci la purificazione
dello Spirito Santo, tuttavia non riceviamo il dono dello Spirito Santo inteso
come pienezza dei carismi. Su questo punto entro ora nel dettaglio parlando di
ciò che nelle Scritture è chiamato anche col nome di “battesimo nello Spirito
Santo”.
Anzitutto tengo a precisare che la grazia di Dio sempre
agisce su ogni uomo, altrimenti questi non potrebbe arrivare alla conversione
per fede prima di ricevere il battesimo; ma una cosa è la Grazia increata di
Dio che tutto permea, o l'azione del Santo Spirito, un'altra è la presenza
della terza persona della Trinità. Le Energie di Dio infatti, per la teologia
ortodossa, sono sì increate e Dio è onnipresente attraverso di esse (sono
quindi parte di Dio stesso), ma non sono le Ipostasi (persone). La pienezza dei
carismi è caratteristica propria di colui che ha acquisito lo Spirito Santo, e
pur essendo Dio ovunque con le sue Energie, non in tutti è presente la terza
persona della Trinità. Se le cose combaciassero non avrebbe senso la frase di
S. Serafino di Sarov: “lo scopo della vita cristiana è l'acquisizione dello
Spirito Santo”. E ancora, una cosa è riceverLo (ad esempio attraverso i
sacramenti), un'altra è accoglieLo e quindi acquisirLo (attraverso la Fede),
per cui anche ricevendo lo Spirito Santo egli può non manifestarsi a causa
della nostra durezza.
Tornando in tema, il termine battesimo significa letteralmente “immersione”.
E' necessario distinguere l'effusione dello Spirito Santo dal battesimo vero e
proprio. Tale effusione, in vari versetti della Scrittura, viene chiamata
“battesimo nello Spirito Santo”, ma essa non è posta al di sopra del battesimo
nel nome di Gesù, non lo relega a semplice simbolo, né lo sostituisce, ma è
parte integrante, anche se distinta. L'effusione dello Spirito si fonda sul
battesimo e ne è l'estensione e il sigillo (non è dunque un secondo battesimo),
per questo motivo viene utilizzato lo stesso termine, infatti Pietro dice:
“ognuno si faccia battezzare e riceverete il dono dello Spirito Santo”.
Il passo di At. 11:44-48 citato in precedenza, dove lo Spirito Santo si
manifesta prima ancora di ricevere il battesimo, va letto alla luce di tutto il
contesto. Non bisogna, da un evento straordinario secondo la libertà e
l'arbitrio insindacabile di Dio, assurgere dottrine che però contrastano con
tutto il resto della rivelazione, arrivando a considerare la discesa dello
Spirito Santo come vero e proprio battesimo, e quello amministrato
ordinariamente un mero simbolo. Semmai questo episodio confermerebbe
l'importanza del battesimo; infatti, nonostante lo Spirito Santo si fosse già
manifestato ai congiunti di Cornelio, fu comunque necessario battezzarli nel
nome di Cristo.
-At. 11:48 <<E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo
>>.
Se il battesimo fosse solo un simbolo della propria adesione a Cristo, perché
amministrarlo anche in questa circostanza in cui lo Spirito Santo confermò già
dapprima la loro fede?
La salvezza per tutti
Dio voleva fosse chiaro il suo disegno di estendere a tutti la salvezza, e
affinché gli apostoli comprendessero la necessità di battezzare tutte le genti,
Dio si manifestò a loro in modo del tutto straordinario e unico. In questo caso
“l'effusione dello Spirito Santo non fu un momento del battesimo, ma la sua
legittimazione” (cit.
Rossé Gérard, Atti degli Apostoli. Commento esegetico e teologico). Certamente molti giudei si
sarebbero scandalizzati e avrebbero attribuito al volere umano di Pietro il
battesimo ai pagani, questo segno straordinario fu necessario affinché
comprendessero:
-At. 11:18 << All'udire questo si calmarono e cominciarono a
glorificare Dio dicendo: “Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si
convertano perché abbiano la vita!” >>.
Viene attestata dunque la straordinarietà dell'evento.
La frase “chi può impedire che siano battezzati nell'acqua
questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?” sta a significare
proprio che nulla può impedire ciò che Dio ha stabilito. Pietro vide che i
pagani ricevettero lo Spirito secondo l'amministrazione straordinaria di Dio,
prima del battesimo stesso, e considerò l'amministrazione ordinaria dell'uomo
come già decretata dal volere di Dio. Quando dice “battezzare nell'acqua”
intende proprio l'effettivo gesto umano in sé stesso (non che il battesimo sia
solamente acqua simbolica, risultando altrimenti in contraddizione con 1Pt
3:21), messo qui in relazione all'operato di Dio, sottolineando il contrasto
tra la pochezza umana e la grandezza di Colui che realmente opera in tutto ciò
che viene umanamente amministrato.
L'effusione dello Spirito Santo è ciò che ha assunto, in seguito, la
denominazione di confermazione o cresima. Come già accennato, essa è come un
sigillo a conferma della fede, secondo le parole dell'Apostolo Paolo:
-Ef 1:13 << dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della
nostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello
Spirito Santo che era stato promesso >>.
Quali parole vengono pronunciate, oggi, da colui che amministra la cresima?
“Sigillo del dono dello Spirito Santo”. E tutti rispondiamo: “amen”.
In tempi apostolici questo sacramento veniva amministrato con l'imposizione
delle mani.
-At. 19: 5-6 << Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore
Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo
Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare >>.
E' chiamato anche “dono”, non solo oggi, ma da molti padri e nelle Scritture
stesse.
-1Tm. 4:14 << non trascurare il dono che è in te e che ti è stato
conferito, mediante una parola profetica, con l'imposizione delle mani da parte
dei presbìteri >>.
Successivamente, la pratica dell'imposizione delle mani fu
accostata all'unzione e dunque prese il nome di cresima, da crisma, cioè
unzione.
Nel documento “tradizione apostolica”, attribuito un tempo ad Ippolito di Roma
(opera risalente comunque al III secolo), dopo aver spiegato nei dettagli il
battesimo, si descrive così la confermazione:
<< Il vescovo, imponendo loro la mano, dirà la seguente invocazione (…)
Prende nella mano dell'olio santificato e conferisce loro l'unzione sul capo,
dicendo: “ti ungo con l'olio santo nel Signore, Padre Onnipotente, Cristo Gesù
e Spirito Santo” >>.
Battesimo e confermazione vengono dunque amministrati assieme, infatti, come
dissi in precedenza, l'effusione dello Spirito si fonda sul battesimo. Questa è
la pratica ortodossa e così ancora oggi facciamo. Assieme a questi due
sacramenti viene conferita anche l'Eucaristia, tale pratica è menzionata sempre
dallo stesso trattato.
Poche sono le eccezioni in cui il dono dello Spirito Santo viene conferito in
un secondo momento. Nella Scrittura troviamo questo episodio:
-At.15-17 << Essi scesero e pregarono per loro perché ricevessero lo
Spirito Santo; non era infatti ancora disceso sopra nessuno di loro, ma erano
stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora imponevano loro le
mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo >>.
Tornando nuovamente al battesimo, ribadisco ancora e con forza che esso è una
Grazia, non un semplice atto simbolico, da ciò si ritiene insensato negare il
battesimo ai bambini. Anche per loro, pienamente uomini, Cristo è morto e
risorto; essi fanno parte della Chiesa, del corpo di Cristo, figli dell'Unico
Padre, e sono coeredi.
Certamente il battesimo dovrà in seguito risvegliarsi mediante la fede che i
genitori hanno promesso di insegnare al bambino, altrimenti il dono ricevuto
rimane senza frutto.
Questa non è una giustificazione, che i doni di Dio possano avere necessità di
essere risvegliati in spirito e nella fede trova riscontro nelle scritture.
Paolo rivolgendosi a Timoteo:
-2Tm. 1:6 << Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio,
che è in te mediante l'imposizione delle mani >>.
Attenzione a dove è posta la virgola, egli non dice di ravvivare il dono
mediante l'imposizione delle mani, ma che il dono ottenuto con l'imposizione
delle mani deve essere ravvivato (colla Fede).
Questo dono, che nel caso di S. Timoteo è l'effusione dello Spirito Santo,
amministrato attraverso l'imposizione delle mani, è sempre valido, ma necessita
di essere ravvivato o, se totalmente assopito, risvegliato nella fede.
Allo stesso modo, coloro che abbandonano il Signore, non ricevono più la Sua
Grazia o, per meglio dire, la rifiutano. Tuttavia il Padre rimane sempre fedele
alla promessa, nonappena il figlio si ravvede.
-Lc: 15:13/17/20 << Il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose,
partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo
dissoluto. (…) Allora ritornò in sé e disse: “quanti salariati di mio padre
hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame!” (Chi rifiuta la Grazia di
Dio si trova senza i suoi beni N.d.A. ).
(…) Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide,
ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò
>>.
Il battesimo dei bambini è una pratica che risale agli albori della Chiesa, ma
inizialmente furono le persone adulte e consapevoli ad accogliere Gesù, non di
certo gli infanti, ragion per cui non vi è traccia esplicita nelle Scritture.
Ma la cosa ben presto divenne ovvia, alla luce del significato stesso del
battesimo che purtroppo i protestanti distorcono.
Le testimonianze esplicite del battesimo dei bambini risalgono al II secolo, e
tale pratica viene considerata di tradizione apostolica.
Origene 185 - 254 d.C. nel commentario alla lettera ai Romani scrive: <<
È per questo che la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli la tradizione di
amministrare il battesimo anche ai bambini >>.
Tertulliano 155-230 d.C. scrive un trattato sul battesimo (De Baptismo) e
scrive contro il battesimo dei bambini, dunque ne afferma l'esistenza. Dobbiamo
considerare che egli era anche contrario al battesimo dei celibi e cadde
nell'eresia montanista.
Anche nella già citata “Tradizione apostolica” si parla in modo esplicito del
battesimo dei bambini: << Prima
si battezzano i bambini. Se possono rispondere per loro stessi, lo facciano. Se
non lo possono, risponderanno i genitori o qualcuno della famiglia >>.
Anche nella Bibbia si trovano vari indizi a favore del
battesimo dei bambini.
-1Cor. 1:16 << Ho battezzato anche la casa di Stefania >>.
-At. 16:15 << Quando fu battezzata anche la sua casa, ci invitò
dicendo... >>.
-At. 2:38-39 << Ciascuno di voi si faccia battezzare (…) Per voi infatti
è la promessa e per i vostri figli >>.
Joaquin Jeremias nel suo studio “Le baptême des enfants dans les quatre premiers
siècles” fa notare come
nella lingua greca di quei tempi il termine “casa” indicava tutta la famiglia,
compresi i bambini.
Anche in At. Cap 10, quando Pietrò andò da Cornelio, erano presenti i suoi
parenti e, senza fare distinzioni, battezzò loro.
Sempre Joaquin Jeremias fa notare ancora un passo degli atti del martirio di S.
Policarpo:
<< Ottantasei anni, disse Policarpo, che lo servo (Cristo) e mai
mi ha fatto male, al contrario, mi ha colmato di beni >>.
Considerando che nacque attorno al 69 d.C e morì nel 155, “servì Cristo” fin
dalla nascita, e al di là della precisione delle date, lo attesta
l'affermazione stessa, a meno di non considerare un'età prossima al centinaio.
S. Policarpo lo servì fin da bambino non per consapevolezza, ma in quanto unito
a Lui nel battesimo.
Col battesimo diventiamo fratelli di Cristo e fratelli in
Cristo, infatti siamo innestati in Lui, come tralci, cosicché possiamo ricevere
la linfa che ci dona la vita: lo Spirito Santo, senza la quale andiamo incontro
alla morte. Senza fede chiudiamo i vasi, la linfa non passa, i tralci seccano e
non portano frutto (opere). Il battesimo non è una magia che ci conduce in
paradiso automaticamente, molte delle critiche che provengono dal mondo
protestante sono dovute ad una non corretta comprensione del mistero del
battesimo così come la Santa Chiesa lo concepisce.
-Gv. 15:1-2 << Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni
tralcio che in me non porta frutto lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto
lo pota perché porti ancora più frutto >>.
Ancora, la Chiesa può essere considerata come corpo di Cristo, noi le membra,
Lui il Capo. Egli si prende cura di tutte le membra, soprattutto delle più
deboli.
-1Cor. 12:13 << Infatti noi tutti siamo stati
battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo >>.
-1Cor. 12:24 << (…) Dio ha disposto il corpo conferendo maggiore onore a
ciò che non ne ha >>.
Benché siamo ugualmente fratelli di fronte a Dio, ogni
cristiano ha il suo compito all'interno della via cattolica che porta alla
santità.
-1Cor. 12:17-18 << Se tutto il corpo fosse occhio, dove sarebbe l'udito?
Se tutto fosse udito, dove sarebbe l'odorato? Ora, invece, Dio ha disposto le
membra del corpo in modo distinto, come egli ha voluto >>.
-1Cor. 12:28-29 << Alcuni perciò Dio li ha posti nella Chiesa in primo
luogo come apostoli, in secondo luogo come profeti, in terzo luogo come maestri
(…) Sono forse tutti apostoli? Tutti profeti? Tutti maestri? >>.
Incoerente, dunque, che taluni protestanti critichino che si venga chiamati con
appellativi quali “maestro” o “padre”, interpretando erroneamente quanto segue:
-Mt. 23:8 << Ma voi non fatevi chiamare “rabbì” (maestro in ebraico e
aramaico N.d.A ), perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti
fratelli. E non chiamate padre nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il
Padre vostro, quello celeste >>.
La gerarchia ecclesiastica
Apparente contraddizione, Gesù dice di non farsi chiamare maestri, ma S. Paolo,
divinamente ispirato, dice che vi sono dei maestri, eppure la Scrittura non può
ingannare! Paolo non cita il termine “padre”… spero non se ne voglia fare una
questione di mera terminologia, perché così alcuni ragionano. Non possono farsi
chiamare padri perché la Scrittura a detta loro ne vieterebbe il termine, ma
siccome è evidente dalla stessa che ci debbano essere persone a capo di
comunità, utilizzano il termine pastore (o altre parole), ed esercitano di
fatto i ruoli di maestro (dispensare ed insegnare il Vangelo) e di padre
(educare la comunità). E' evidente che, per non cadere in contraddizione, sia
necessario interpretare rettamente le parole di Gesù, che sono un invito
all'umiltà e non un elenco di parole proibite. Oltretutto Paolo stesso si
considera padre.
-1 Cor. 4:15 << Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in
Cristo, ma non certo molti padri: sono io che vi ho generato in Cristo Gesù
mediante il Vangelo >>.
Nella citazione del capitolo 12 della lettera ai corinzi, S. Paolo mette in
primo luogo gli apostoli, in secondo luogo i profeti e in terzo i maestri.
I profeti sono coloro che parlano per diretta ispirazione dello Spirito Santo,
svelando i misteri altrimenti inaccessibili all'uomo.
I maestri possono essere identificati nei pastori.
-Ef. 4:11 << Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di
essere profeti, ad altri ancora pastori e maestri >>.
Pastori sono i nostri preti: questo termine, considerato erroneamente come non
scritturale, deriva da “presbìteri”, ossia “anziani” (come esperienza di fede,
non necessariamente come età biologica), termine presente più volte nel Nuovo
Testamento ed associato ai pastori, come si vede chiaramente nel seguente
passo.
-At. 20:17-18/28 << Mandò a chiamare a Efeso i presbìteri della Chiesa
(…) disse loro: (…) Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al
quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come vescovi (custodi) per essere
pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata col Suo sangue >>. Inizialmente
i termini vescovo e presbìtero erano sovapponibili, entrerò in seguito nel
dettaglio.
Approfitto del passo in questione per fare un piccolo excursus sulla questione
trinitaria, anch'essa molto contesa. - L'originale in greco, con le possibili varianti
di traduzione poste fra parentesi, riporta: “col (per mezzo del) suo (proprio)
sangue” e altre versioni “per mezzo del sangue, il proprio (quello proprio, il
suo, quello suo)”. Anche la vulgata di S. Girolamo è fedele all'originale.
Viene aggiunto “col sangue del suo Figlio” solamente nelle traduzioni (non
tutte). Considerando l'originale, è Dio a sacrificarsi col sangue, ossia Gesù
quale Dio incarnato. –
I presbìteri sono anche sacerdoti. La parola sacerdote deriva dal latino
“Sacer” (sacro) unito al greco “dot” (io do), ossia colui che compie sacrifici
(offerte sacre) e i servizi di culto.
Essendo i presbìteri a commemorare la Cena del Signore è
giusto considerarli sacerdoti. Infatti “spezzare il pane” (espressione
scritturale), è un'offerta sacra rivolta a Dio. Si può obiettare che è Dio ad
essersi offerto a noi. In realtà è duplice, noi offriamo a Dio ciò che abbiamo
ricevuto da Lui, a sigillo dell'Amore vicendevole. La Divina Liturgia di S.
Giovanni Crisostomo così acclama: “Gli stessi doni, da Te ricevuti, a Te
offriamo in tutto e per tutto”. Letteralmente dal greco: “Il Tuo dal Tuo a Te
l'offriamo...”.
E' scontato che quando i primi cristiani si riunivano per celebrare la Cena del
Signore facessero anche preghiere di lode e di supplica (ossia di richiesta, ci
tengo a specificare tutto perché molti protestanti hanno una concezione molto
lugubre di alcuni termini che sono soliti a rigettare).
Tutto questo è la struttura ai minimi termini dell'attuale Liturgia (che
significa servizio), ossia la Messa, che successivamente è stata arricchita.
Purtroppo molti protestanti disapprovano qualsiasi termine non presente nella
scrittura come se la lingua fosse nata colla Bibbia, dimenticando che
l'essenziale è la semantica, ossia cosa si designa, non la parola stessa come
insieme di suoni o simboli scritti. Un altro vocabolo che suscita riprovazione
è “Eucaristia”, che significa “rendere grazie”, ed è ciò che fece Gesù durante
l'Ultima Cena.
-Mt. 26:27 << Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede
loro...>>.
Clemente Romano, quarto Papa di Roma dopo Pietro, Lino e Anacleto, dal 92 d.C.
al 97 d.C, quindi all'epoca della stesura del Vangelo di Giovanni, scrisse una
lettera alla chiesa di Corinto proprio per sottolineare l'importanza dei
ministri di Dio. Papa, altro termine molto contestato, significa padre e non è
una prerogativa del Vescovo di Roma dato che anche il Vescovo di Alessandria è
chiamato Papa. Sul fatto poi che i protestanti rifiutino che Pietro sia stato a
Roma, c'è da considerare che per questioni di natura storica ci si può avvalere
anche (e ci mancherebbe... ) di autorevoli fonti extrabibliche.
Clemente Romano, tra l'altro, ha conosciuto personalmente gli Apostoli. Egli
paragonò i ministri cristiani ai sacerdoti ebraici.
- Clemente 1Cor 18:1-2 / 19:1 << Che meraviglia se quelli che avevano
fede in Cristo stabilirono come opera da parte di Dio i ministri predetti?
Anche Mosè “fedele servitore in tutta la casa” segnò nei libri sacri tutto ciò
che gli fu ordinato. Gli altri profeti lo seguirono rendendo testimonianza alle
norme stabilite da lui. Quando sorse gelosia intorno al sacerdozio e le tribù
si disputavano quale di esse si sarebbe ornata del nome glorioso, egli ordinò
ai dodici capitribù di portargli delle verghe (…). I nostri apostoli
conoscevano da parte del Signore Gesù Cristo che ci sarebbe stata contesa sulla
carica episcopale (i vescovi, che sono anche presbìteri N.d.A )
>>.
Mi soffermerò ora maggiormente sul ministero degli apostoli, che sono
considerati da Paolo “in primo luogo”. Il ministero apostolico è quello di
inviati e rappresentanti, cioè mandati da Cristo a diffondere il Vangelo e a
“pascere pecore e agnelli”.
-Gv. 21:15-17 << Quando ebbero mangiato, Gesù disse a
Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli
rispose: “Certo, Signore, Tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i
miei agnelli”. Gli disse di nuovo, per la seconda volta: “Simone, figlio di
Giovanni, mi ami?”. Gli rispose: “Certo, Signore, Tu lo sai che ti voglio
bene”. Gli disse: “Pasci le mie pecore”. Gli disse per la terza volta: “Simone,
figlio di Giovanni, mi vuoi bene?”. Pietro rimase addolorato che per la terza
volta gli domandasse: “mi vuoi bene?”, e gli disse: “Signore, tu conosci tutto;
tu sai che ti voglio bene”. Gli rispose Gesù: “Pasci le mie pecore” >>.
Quando Gesù usò il termine “costoro”, si riferiva a tutti i fedeli che gli
apostoli, gli inviati del signore, avrebbero condotto a Lui. Gli apostoli ne
sono esclusi, sono infatti loro che, come “pescatori di uomini”, traggono a sé
le reti. Sono pescatori, non pesci. Giammai dunque vedere in questo passo un
primato assoluto di Pietro su tutti gli apostoli. Questo lo si comprende
chiaramente poiché, prima della frase che Gesù rivolse a Pietro, gli apostoli
tirarono le reti coi pesci.
-Gv. 21:8 << Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando
la rete piena di pesci >>.
Giovanni è solito utilizzare il termine discepoli per indicare gli apostoli,
dai nomi si comprende che si tratta di loro.
-Gv. 21:2 << Si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Didimo,
Natanaele di Cana di Galilea (Bartolomeo N.d.A), i figli di Zebedeo (Giacomo e Giovanni),
e altri due discepoli >>. Gli altri due discepoli nel caso non fossero
apostoli, non essendo rivelato il loro nome (nulla è a caso), non
rientrerebbero nel significato spirituale che la vicenda storica rivela.
Continua prossimamente.
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