La Monarchia: perché è Sacra? (II parte) - Regalità di Cristo

Segue alla prima parte.

Il Cristo, seguendo le genealogie del Vangelo di Matteo, risale tanto al sacerdozio levitico di Melchisedech quanto alla stirpe di Davide, unendo insieme dunque il sacerdozio e la sovranità sul popolo eletto. Proclamando dunque la Nuova Israele, ossia il Suo popolo, il Signore Dio Gesù Cristo si proclama Re del suo Regno che << non è di questo mondo >> come disse dinnanzi a Pilato (Gv 18:36). Infatti, in quel tempo:

Pilato rientrò nel Pretorio facendo chiamare Gesù e gli disse: << sei Tu il Re dei Giudei? >> e Gesù rispose: << Dici questo di tuo conto, o altri te l'hanno suggerito? >> Pilato rispose: << sono io forse un ebreo? La tua gente e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a me. Cos'hai fatto?>> Rispose Gesù: << Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto per liberarmi dai giudei, ma il mio regno non è di qui. >> E allora Pilato: << sei dunque un Re? >> E Gesù ripose: << Tu lo dici. Io sono re. Per questo sono nato e venuto al mondo, per rendere testimonianza della Verità. Chiunque è dalla Verità, ascolta la mia voce.>>
( Giovanni 18:33-37) 


Un'icona russa contemporanea del Cristo Re

Il governatore supremo della Chiesa è dunque il Cristo, il Re del Cielo e della Terra. E noi sappiamo che Il Signore è re molto prima della sua passione: non erano forse venuti i lontani magi dalla Persia per adorarlo e proclamarlo Signore di tutto il cosmo? Il Ladrone pentito al Golgota non domanda forse al Cristo: << ricordati di me nel tuo Regno? >> perché Iddio è il Signore, e si è vestito di maestà, come si canta ai Vespri.

Ma come dobbiamo intendere, allora, il potere e le monarchie terrestri, avendo noi obbedienza a colui che è Dio? C'è forse qualcosa di più alto della stessa divinità? Rispondendo agli scribi infami, il Cristo disse in merito al potere temporale: << date a Cesare quel che è di Cesare >> (Marco 12:17) intendendo obbedienza al potere costituito. La Chiesa antica, infatti, come espone il santo filosofo Giustino (II secolo) nelle sue Apologie, prega per le autorità imperiali romane per la salute del popolo e i cristiani vivono esattamente come tutti i romani, nei costumi dell'Impero, a eccezione del paganesimo. 

La Chiesa, dopo l'Editto di Milano del 313 d.C., divenne religione ufficiale dell'Impero e gli Augusti romani d'Oriente e d'Occidente si facevano incoronare dai vescovi delle rispettive Rome: nasce così il rito d'unzione dei monarchi, destinato a grande fortuna, il quale riprende i temi ebraici dell'unzione davidica, sviluppandoli in chiave cristiana.

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