Gli Scandinavi e lo Scisma del 1054: un rapporto particolare (Storia della Chiesa)

Dopo lo Scisma reciproco del 1054, le chiese di Roma e di Costantinopoli non erano, e tuttora non sono più in comunione. Ma come sappiamo, al tempo i mezzi d'informazione erano lenti e per portare un messaggio da Roma a Canterbury, o da Roma a Costantinopoli, passavano diversi mesi. Non tutte le Chiese locali furono informate subitamente, e quindi per alcuni periodi di tempo i Latini, in certe zone, furono in comunione coi Greci per molto tempo. 

Non in tutte le regioni, lo Scisma era stato recepito nello stesso modo. In Scandinavia, i rapporti con la lontana Roma erano ambivalenti: in un clima sempre più teso nei rapporti con la Chiesa di Costantinopoli, pare invece che gli scandinavi non risentissero di questa pena, ma al contrario, secondo Adamo di Brema, il vescovo di Amburgo dell'XI secolo ha adottato molti costumi rituali greci (1), e pare che Adamo non sia a conoscenza che lo Scisma sia avvenuto. Nella saga di Veraldar, un testo islandese della metà del XII secolo, il Grande Scisma viene presentato come "politico". Secondo la stessa saga, sono i "romani" ad essersi allontanati << dall'autorità dell'Imperatore di Costantinopoli. (2) >> L'Imperatore di Costantinopoli diventa, in alcune saghe nordiche del XIV secolo (ben tre secoli dopo lo Scisma), come la Flateyjarbók e la Saga di Eiríkr Víðförli, una figura molto interessante. Viene presentato come doctor, e istruisce nei fondamenti della dottrina cristiana il giovane principe scandinavo desideroso di imparare: gli viene dunque riconosciuta una autorità dottrinale "ortodossa" nel senso generale del termine (3). Nelle descrizioni norrene di Costantinopoli, chiamata Mikligarðr, la capitale bizantina viene sempre trattata con sommo rispetto, ed equiparata a Roma per grandezza e fede. Nella famosissima Edda di Snorri Sturluson, anch'esso un tardo manoscritto del XIV secolo, il Cristo viene appellato << stólkonungr >> ossia "Re immacolato", in riferimento alla nascita virginale da Maria santissima, ma lo stesso identico appellativo veniva utilizzato dagli scandinavi per chiamare l'Imperatore di Costantinopoli: conosciamo bene anche a livello popolare il fatto che molti scandinavi abbiano militato nella Guardia Varagiana, insieme ai Sassoni, e come vedremo più avanti, saranno considerati parte dell'Impero a tutti gli effetti e godranno di una chiesa di rito latino propria, benedetta dall'autorità imperiale. Durante l'epoca delle Crociate, molti re nordici preferiranno andare a Costantinopoli piuttosto che a Gerusalemme o Roma: i primi a compiere questo viaggio furono i monarchi Eiríkr Sveinsson (1055-1103) di Danimarca, e Sigurðr Magnússon (1090- 1130) di Norvegia. Il biografo e chierico Markús Skeggjason nel 1107 scriverà la Eiríksdrápa, nella quale descrive con dovizia di particolari il viaggio di Re Eirikr e il suo incontro con l'Imperatore di Bisanzio. Venne di moda per i nordici, nel XII secolo, viaggiare fino a Costantinopoli perché al ritorno in patria si veniva considerati con un onore più alto. Nel 1196 l'Imperatore Alessio IV di Costantinopoli scrisse una lettera ai re di Danimarca, Norvegia e Svezia chiedendo soldati (4): si pensa che l'Imperatore di Costantinopoli considerasse i re del Nord come suoi vassalli. C'è del resto da comprendere politicamente questa bizantinofilìa dei nordici, giacché il Sacro Romano Impero cattolico-romano tendeva all'imperialismo rivolto verso di loro, mentre Costantinopoli era semplicemente troppo lontana per poterlo fare, sebbene il prestigio fosse il medesimo. 


Guerrieri norreni dall'Arazzo di Bayeux

Secondo la Saga di Re Olaf, scritta in Islanda nel XII secolo, le terre della Rus' furono cristianizzate niente poco di meno che dal santo Re Olaf di Norvegia (1000 d.C.) insieme al vescovo Pàll, ma con l'ausilio di missionari greci, << i quali insegnarono al re Olaf la pienezza della dottrina cristiana (5) >> I rapporti fra norreni e russi erano del resto molto fecondi. Come abbiamo visto nel capitolo sulla missione, è opinione comune che i primi russi, del resto, altro non siano che norreni emigrati. Nel XII secolo Mstislav, Gran principe di Novgorod, sposò Ingi, la figlia del re di Svezia. Il monaco Oddr scrive che i russi devono la religione a Costantinopoli, ma per intercessione del pio re Olaf, il quale tra l'altro, canonizzato come santo sia dall'Occidente che dall'Oriente, meritò la dedicazione di una chiesa ortodossa nella stessa Novgorod. Oddr non considerava affatto i russi e i greci sotto scisma, ma al contrario maestri di religione. Nel libro islandese Eymundar þáttr sempre dei secoli XIII e XIV si desume che la Russia è un bastione contro i "popoli empi", nominati come Turchi, Valacchi e gli abitanti di Perm. 
I problemi con la Russia, principale intermediario fra i norreni e Costantinopoli, iniziarono nel 1239 quando i nobili svedesi inviati dal re per cristianizzare e assoggettare la Finlandia si scontrarono coi coloro omonimi russi . Nel 1240 lo Jarl Birger e il principe Jaroslav di Novgorod si scontrarono militarmente << col permesso del Papa (6) >>  e fu proclamata dunque una "crociata nordica". Eppure, quella battaglia del 1240 fu vinta dai Russi, e gli Svedesi da quel momento diverranno i loro nemici più acerrimi. Nel 1293 in Karelia gli svedesi costruiscono la città fortificata di Viberg, ora Viipuri, e sulla Neva fondano il castello di Landskrona. La Erikskrönika, ossia la "cronaca di Erik", scritta nel 1330, chiama "cristiani" gli svedesi, e "pagani" i russi e i finlandesi. Nel 1323, per la prima volta un vescovo norvegese, Eilif di Nidaros (Trondheim), chiama i russi "nemici di Dio" e infideles
Un'altra cronaca, la Lögmannsannáll (1386), dice che << i russi vennero in Norvegia dall'estremo nord, torturando i bambini, stuprando le donne e devastando i villaggi (7) >>. Oramai i rapporti erano guastati del tutto, e l'Ordine Teutonico che darà manforte ai re di Svezia e di Polonia nelle guerre continue coi principati russi sarà un collante molto forte nel creare lo schieramento cattolico da una parte, contro gli ortodossi russi dall'altra. L'Islanda, assai lontana da ogni pretesa territoriale, per tutto il Medioevo non chiamò mai "pagani" o "infedeli" i russi né i bizantini, giacché non troviamo in nessuna cronaca tali appellativi. 

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NOTE

1 Quellen des 9. und 11. Jahrhunderts zur Geschichte der hamburgischen Kirche und des Reiches (= Ausgewählte Quellen zur deutschen Geschichte des Mittelalters 11), ed. W. Trillmich – R. Buchner, Berlin 1961, 486.

2Veraldar saga (= Samfund til udgivelse af gammel nordisk litteratur 61), ed. J. Benediktsson, Copenhagen 1944, 69-70.

3) Per il ruolo dell'Imperatore bizantino nel ruolo di didaskalos, cfr. G. DAGRON, Emperor and Priest. The Imperial Office in Byzantium (= Past & Present Publications), transl. J. Birrell, Cambridge University Press 2003, 263-266.

4Sverris saga etter Cod. AM 327 4o, ed. G. Indrebø, Kristiania 1920, 133.

5) cfr. L. LÖNNROTH, Studier i Olaf Tryggvasons saga, Samlaren 84 (1963) 54-94 (61-67). E anche Óláfs saga Tryggvasonar en mesta, I, 158; Flateyjarbók, I, 119.

6J. H. LIND, Early Russian- Swedish Rivalry: The Battle on the Neva and Birger Magnusson’s Second Crusade to Tavastia, Scandinavian Journal of History 16 (1991) 269-295 (esp. 284-294).

7) Islandske Annaler, 283, 346; Diplomatarium Norvegicum. Oldbreve til Kundskab om Norges indre og ydre Forhold, Sprog, Slægter, Sæder, Lovgivning og Rettergang i Middelalderen, 32 vols, Christiania 1847-1995, VIII, 99 100; Regesta Norvegica, 7 vols, Oslo 1989 etc., IV, 149.

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