I Vespri nella tradizione ortodossa

Il Principio e il Salmo Cosmico

Il ciclo quotidiano dei servizi divini principia coi Vespri. I Vespri sono la preghiera della sera, quando il giorno declina, e l'Uomo si rivolge a Dio per lodarlo e glorificare la sua maestà su tutte le creature, ammirando la perfezione del Creatore. A cagione di questo, il servizio divino comincia con la glorificazione per bocca del sacerdote:

Gloria alla santa, consustanziale e indivisa Trinità vivificante, in ogni tempo, e ora e sempre, nei secoli dei secoli

Subito dopo l'invitatorio (Venite, adoriamo...) durante i Vespri Solenni (O Grandi Vespri) il coro canta il salmo 103, noto anche come Salmo Cosmico, durante il quale il diacono incensa l'altare, il presbiterio e la navata: la lode dell'Uomo che magnifica il suo Dio sale come incenso verso il Cielo. Durante i Vespri minori, o "quotidiani", l'incensazione non avviene, e il salmo viene recitato dal Lettore. Il salmo 103 di Davide, che inizia con il versetto << Benedici il Signore, o anima mia! >> introduce i credenti nella condizione beata dei primi uomini, di coloro che, senza peccato, lodavano senza fine l'onnipotenza di Dio. L'utilizzo delle lampade, delle candele e dell'incenso ricorda la Luce Divina, protagonista spirituale indiscussa dei Vespri, come avremo modo di comprendere più avanti. Le porte regali dell'iconostasi sono chiuse subito dopo la conclusione del salmo 103, e questo gesto significa la cacciata di Adamo dal Paradiso e la caduta della condizione umana: a cagione di questo, gli uomini, per ritornare a Dio, lo supplicano con la Grande Ectenia, o ectenia di pace


La luce delle candele rappresenta la Luce divina

La Salmodia

Subito dopo il salmo cosmico, il diacono (o il sacerdote) canta l'ectenia di pace, solitamente presente a tutti gli Offici maggiori: il diacono, voce del popolo di Dio, supplica il Signore di benedire e santificare il mondo e i fedeli ortodossi, di salvare il clero e i credenti, e di concedere la sua pace e la sua grazia a tutto il mondo.  I kathismata (sing. kathisma) seguono l'ectenia e sono recitati dal Lettore. I Kathismata sono le sezioni del Salterio, diviso in 20 kathismata, e ogni giorno ha i suoi salmi: quelli del Grande Vespro del sabato sono i salmi 1,2,3,4,5,6,7,8 anche se, solitamente, viene al loro posto cantato solo il salmo << Beato l'Uomo >> intervallato dagli "alleluia" cui segue una piccola ectenia e, cantati dal coro, i salmi 140 e 141. Durante i salmi, se il sacerdote non ha potuto leggerle durante l'ectenia grande e il salmo cosmico, il celebrante recita silenziosamente le preghiere del Lucernario dinnanzi alle porte dell'iconostasi, fuori dall'altare. Il senso di questi salmi è il pentimento per lo stato di peccato in cui versa il genere umano: inizia infatti il salmo 140 con << Signore, a te ho gridato >> e richiama in noi il senso di giustizia cercato dagli uomini, che si può trovare solo in Dio. L'ultima parte del canto dei salmi, nota come stichire (gr. per "versi"), muta con le feste e infatti ogni stichira si rivolge ad una precisa commemorazione, e si adattano al Tempo; le ultime sono per la Madre di Dio e per il mistero dell'Incarnazione. 

L'Ingresso Vespertino (Al Grande Vespro)

Durante il canto delle ultime stichire si aprono le porte regali: l'Incarnazione di Dio riapre all'umanità le porte del Paradiso. Il sacerdote, preceduto dal diacono con la candela alta e l'incensiere, effettua l'ingresso uscendo dalla porta settentrionale e, una volta innanzi alle porte regali, benedice l'oriente con la mano destra. La candela portata dal diacono simboleggia il Cristo, Luce vera, che giunge nel mondo, e l'incenso simboleggia la grazia dello Spirito Santo. Per questo è molto importante che, qualora non vi siano diaconi, almeno un accolito conduca una candela e il sacerdote porti il turibolo egli stesso, se non vuole lasciarlo in mano all'accolito stesso. Il diacono dice a gran voce: << Sapienza! >> per mostrare come il Cristo, la Sapienza stessa, è presente nel mondo. Eco visibile di questa simbologia è l'inno che segue l'Ingresso vespertino:

Placida Luce della santa gloria del Padre Immortale, / celeste, santo e beato Gesù Cristo! / Giunti al calar del sole e vedendo la luce vesperale / cantiamo inni al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo / Dio. Sei degno in ogni tempo / di ricevere inni da voci beate, / o Figlio di Dio vivificante / e per questo il mondo ti glorifica

Prochimeni e Letture

A seguire vengono i prochimeni, i quali sono versi selezionati dalle Scritture che intendono manifestare il senso della festa celebrata o della lettura incipiente. Dopo i prochimeni, cantati dal coro, è il tempo della paremìa, o "profezia", una lettura, solitamente dall'Antico Testamento, che espone come se fosse una allegoria la festa dell'evento celebrato. E' estremamente raro che si legga il Vangelo al Vespro. Qualora avvenisse la lettura del Vangelo al posto della paremìa, occorre che il sacerdote conduca in processione l'Evangeliario al momento dell'Ingresso.Le Letture dell'Antico Testamento sono appuntate solitamente per tutte le feste (no ai vespri del Sabato sera).

Ectenie

Dopo le Letture, il diacono proclama l'ectenia "triplice", così chiamata perché ad ogni invocazione il coro ripete Kyrie Eleison per tre volte. Solitamente, dopo l'ectenia di supplica, segue l'Ode di Simeone e il salmo 33 per le feste (e per i sabati). Dopo la preghiera a capo chino, nei Grandi Vespri del sabato e delle festività, si celebrano i Litìa, prima dell'Ode di Simeone.

Le Litìa

In foto, uno ieromonaco che celebra la benedizione dei pani dopo le Litìa

Le Litìa  (suppliche) si celebrano in fondo alla chiesa, oppure nel centro della navata, durante le feste e i vespri del Sabato. L'origine della posizione del clero è da ricercarsi all'attitudine della chiesa di voler coinvolgere i penitenti e i catecumeni (che si trovavano fuori dalla struttura o presso le porte esterne) nella celebrazione. Il tono delle Litìa è penitenziale, difatti inizia con la frase: << Salva, o Dio, il tuo popolo, e benedici la tua eredità... >> segue una supplica chiamando come intercessori le potenze celesti, la Madre di Dio, la santa Croce, e i santi locali che variano in ogni Chiesa, Giovanni Battista, e si prega per il Paese, per la città, per la Chiesa, per il clero e per tutto il mondo, mentre, ad ogni invocazione specifica, il coro canta alcune decine di Kyrie eleison che variano secondo la richiesta. Durante le calamità naturali o periodi di guerra e carestia, le Litìa si celebrano fuori dalla chiesa, nelle piazze o nei campi, e quindi si esce in processione con la croce e le icone. Dopo la recita delle Litìa il clero si sposta nel centro della navata ove un tavolo ospita cinque pani, del vino, dell'olio e del frumento ( o farro, o riso, dipende dai luoghi): le primizie vengono benedette affinchè "Dio le moltiplichi in ogni luogo" secondo le parole della benedizione, e poi vengono distribuite ai fedeli. 

Conclusione dei Vespri

Dopo l'Ode di Simeone e gli Apostichi, il Lettore recita le preghiere di conclusione e il sacerdote recita il congedo fuori dalle porte sante dell'iconostasi. Nel caso di una Veglia di Tutta la Notte, celebrata per le solennità - e nella Chiesa Russa ogni sabato sera - quando il Mattutino è legato al Vespro senza interruzione, allora il congedo è eliminato, così come l'introduzione del Mattutino, la prima ectenia e i salmi introduttivi: il Lettore prende la benedizione e recita immediatamente l'Esapsalmo

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