Iconostasi inusuali: perché meglio attenersi alla tradizione (riflessioni di un clerical chic)

Mi permetto di presentare una panoramica, per la verità piuttosto contenuta, di alcune iconostasi veramente inusuali, che possono risultare piacevoli alla vista oppure essere un fenomeno visivo quantomeno bizzarro se non davvero orripilante. 


Iniziamo con una piuttosto famosa, la chiesa della Fonte Vivificante a Beirut (Libano). L'iconostasi si presenta come una serie di tavole accorpate, e ha lo spiacevole effetto visivo del registro superiore appeso al soffitto senza alcun collegamento col ciclo inferiore, dando l'impressione sgradevole d'insieme. 


Alla chiesa greca di san Paolo in Irvine, California (USA) salta all'occhio un modo molto particolare di concepire le icone, ovvero non singole, ma accompagnate da pericopi scritturali associate, e la forma "a libro" non aiuta molto nel dare un aspetto spirituale all'insieme, pare piuttosto una taroccata. Peccato, perché il mosaico dell'abside aveva un certo ché. 


Alla cattedrale della santa Trinità a Hjanòwka (Polonia) la Chiesa Autocefala non si fa mancare niente, promuovendo questa impressionante sintesi moresca in un tessuto art nouveau. Sinceramente, non ci celebrerei mai. 


Veniamo ora ad una chiesa piuttosto conosciuta, la chiesa cattedrale del Santo Spirito a Vilnius. Da notare sia le colonne altissime, copia di un certo barocco cattolico, sia l'utilizzo delle statue sulle guglie dell'iconostasi stessa, di un terribile color verde che vorrebbe ricordare lo Spirito Santo, ma che invece ti fa perdere solo qualche diottria. 


Ecco una iconostasi che, al contrario, ispira semplicità ed eleganza. E' la chiesa della Divina Sapienza nello Stato di New York (USA), che riprende il modello di pluteo occidentale antecedente allo Scisma del 1054. 


Sempre gli Stati Uniti, terra pioniera anche nel campo delle iconostasi, ci regalano una sorpresa. La chiesa di San Paolo a Dayton (Ohio) si porta infatti una iconostasi che non è una iconostasi, ma semplicemente due gabbiotti con le icone imperiali e uno spazio per le candele votive sotto le stesse. 


Guardando questa """""""""""""""""iconostasi""""""""""""" per una cappella in Nord Europa, ci viene da chiedersi se l'Ikea non stia brevettando un modello << Ikonøstasys >> per la propria linea di mobili. 

COME E' UNA ICONOSTASI NORMALE


Senza cercare impressionanti iconostasi a dieci registri, d'oro e pietre preziose, con una semplice iconostasi di legno costruita secondo la tradizione, abbiamo una parte della chiesa molto decorosa e bella, capace di ispirare la preghiera. L'iconostasi deve essere in armonia con l'edificio e lo stile che abbiamo scelto per la chiesa, è vero, ma sempre con un certo occhio per la tradizione e il decoro artistico. Ovviamente, nella ricerca di una iconostasi adeguata per uno spazio sacro non ortodosso che viene dato agli ortodossi, dobbiamo cercare di armonizzarla con l'edificio, ma senza dare spazio alla perdita del senso dell'iconostasi, che è appunto quello di velare lo spazio sacro, coprirlo, e allo stesso tempo rivelarlo tramite l'apertura delle porte, l'uso dei drappeggi e delle luci.  L'iconostasi è la prima esperienza del culto comunitario ortodosso, non può e non deve ridursi né ad un capriccio artistico né ad un aborto esibizionista. 

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