Al Re Michele: un saluto dall'Italia

Si sono conclusi oggi i riti funebri per sua Maestà il Re Michele di Romania, morto pochi giorni fa. Il monarca, assai amato dal suo popolo, ha ricevuto ogni onore possibile per la circostanza, circondato dall'affetto della nazione romena e delle autorità civili e militari, nonché da un grande tributo della Chiesa. Il presidente Klaus Iohannis, benché non ortodosso, ha diramato un lutto nazionale di tre giorni che si è concluso oggi (sabato) per la memoria del Re. 


Iliu Maniu, primo ministro nel 1928, baciò la mano dell'allora principe Mihai come previsto per la figura del re. 

Oltre al legittimo amore genuino che il popolo romeno ha per il suo ultimo sovrano, una domanda nasce spontanea: perché la Chiesa ha voluto investire così tanto nell'ultimo saluto al Re? Per un fatto semplice, che quasi tutti si sono dimenticati. Il Re Michele fu l'ultimo sovrano ortodosso ad essere unto e incoronato con una solenne investitura religiosa nel 1940. E' un dovere della Chiesa prendersi cura del sovrano da lei scelto e unto col sacro Crisma. 


Il diciottenne re Michele bacia il vangelo al suo ingresso in chiesa

Questo fa di lui, di fatto, l'ultimo sovrano ortodosso incoronato con rito religioso. Il suo breve regno di appena 7 anni (fu incoronato a diciotto anni), dal 1940 al 1947, fu denso di avvenimenti storici e il Re Michele ha sempre sopportato l'esilio con umiltà, ma tentando di tornare ben due volte senza riuscirci. Fu solamente col crollo del regime comunista che poté rientrare in patria e fu accolto da un milione di persone. Per tutta la vita lontano dalla sua terra, mai negò a sé stesso e al mondo di considerarsi Re del suo paese.

Il Patriarcato di Bucarest e di tutta la Romania ha richiesto ai suoi sacerdoti di commemorare il Re Michele in tutti i riti liturgici per i defunti.  

Anche noi lo commemoriamo, ad ogni modo, come si confà alla memoria di un monarca cristiano. Che la terra ti sia lieve, re Michele, e sia eterna la tua memoria. 

Veşnică pomenire!

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