La Chiesa Ortodossa e l'omosessualità (parte I)

La società occidentale nella quale viviamo, negli ultimi 50 anni, è stata scossa da una serie di movimenti sociali che hanno modificato profondamente la nostra visione della sessualità e dei ruoli della famiglia e dei componenti della stessa, in quella che chiamiamo generalmente rivoluzione sessuale. Prima di procedere con l'articolo già intendiamo chiedere scusa per coloro che si sentiranno attaccati o offesi da quello che scriveremo, giacché tratteremo l'omosessualità dal punto di vista storico, filosofico, morale e biologico. Ora non vogliamo studiare nel dettaglio la genesi di questa rivoluzione anche perché se ne occupano autori decisamente più conosciuti e preparati sul tema. Vogliamo piuttosto offrire una panoramica su come la Chiesa Ortodossa vede le relazioni fra individui dello stesso sesso e su come la stessa si rapporta con questi. Ma iniziamo con una sintesi di quella che è la rivoluzione omosessuale nella civiltà occidentale contemporanea.

Il movimento omosessuale in Europa e nel mondo anglosassone

Il movimento omosessuale si identifica con la sigla LGBTQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e queer - ovvero tutti coloro che non possono essere inseriti nelle categorie precedenti) ed ha ormai il pieno riconoscimento da parte della maggior parte, per non dire di tutti di tutti gli Stati del mondo occidentale. Personaggi omosessuali sono presenti abbondantemente nei film, in televisione, nei libri, e specifiche associazioni si occupano della tutela dei cosiddetti "diritti LGBTQ". A pari passo con la rivoluzione omosessuale vengono proposti anche modelli di comportamento iper sessualizzati (sia dagli omosessuali che dagli eterosessuali) e la sessualità viene vissuta in modo sempre più consumistico. Coloro che non si ritrovano in questa visione del mondo vengono tacciati di oscurantismo e di violenza. Negli ultimi anni sono stati codificate quattro definizioni che ormai sono considerate perfino "scientificamente non opinabili". 

1. Gli omosessuali nascono così.
2. L'attrazione sessuale è immutabile. Si crede che nessuno possa cambiare orientamento sessuale e il ruolo di psicologi e medici è quello di soddisfare al massimo i loro pazienti omosessuali nella crescita e nello sviluppo della loro inclinazione sessuale.
3. L'omosessualità è perfettamente normale. La non accettazione della propria inclinazione comporterebbe la sofferenza interiore, la depressione e financo il suicidio. 
4. L'orientamento sessuale incide al 100% sulla propria identità. La sessualità è l'unico fattore che davvero rende una persona ciò che è e genera tutto il resto, ovvero affetti, vita sociale e quindi lavorativa, e così via.

La sessualità nella Storia umana

Senza voler fare un manuale universitario sul tema, analizzeremo adesso come la società umana ha storicamente, empiricamente, trattato l'omosessualità. Iniziamo con un dato di fatto: il comportamento sessuale è mutevole e mutabile. Ci sono giorni in cui ci sentiamo più sessualmente attivi e altri di meno, e questo è un dato di fatto. 

Uno studio etnografico [1] ha dimostrato che il 21% delle culture umane globali, nell'arco della storia, ha accettato l'omosessualità. Il 12% non ha una concezione dell'omosessualità, il 26% ha scoraggiato l'omosessualità senza punirla, il 41% ha seriamente disapprovato l'omosessualità. 

Nel Mondo Antico, le società umane saltavano da una accettazione del fenomeno alla più violenta persecuzione, con tutti i gradi intermedi immaginabili. I Cananei del duemila avanti Cristo erano famosi per le loro pratiche erotiche, tant'è che la loro città, Sodoma, ha generato la parola sodomita, la quale identificava, nel passato, gli omosessuali [2]. Fra gli indiani d'America esisteva un tipo di sciamanesimo sessuale i cui praticanti erano chiamati "persone dal doppio spirito"; a Panama, l'avventuriero Vasco De Balboa scopre che gli aristocratici indigeni hanno rapporti omosessuali fra loro [3].  L'antichità greco-romana è invece più complessa, ma più interessante per noi, sia perché il cristianesimo si è installato su questa matrice culturale, sia perché i movimenti omosessualisti di oggi si basano su questo modello. 

Nell'antica Grecia l'omosessualità era trattata differentemente in ogni Città-Stato, anche se generalmente si tollerava la sua variante "leggera", ovvero la pederastia. Questa pratica è una relazione emozionale, sociale, spirituale e sessuale fra un erastês (ἐραστής, o “amante”) e un erômenos (ἐρώμενος, o “amato”) sempre di età molto minore rispetto all'amante: doveva essere minorenne. I due dovevano essere sempre maschi e godenti diritto di cittadinanza, avendo la stessa classe sociale, altrimenti venivano considerati "omosessuali" e quindi oggetto di scandalo per la città. Benché la vulgata voglia che l'esercito spartano fosse composto da queste categorie d'individui, l'unico autore greco che descrive l'armata di Sparta, Xenofonte, lo nega. Piuttosto, sappiamo che la Banda Sacra di Tebe, una compagnia composta da 150 soldati scelti, era composta da individui legati dal vincolo di pederastia. Platone inizialmente approva questo genere di relazioni per poi ritrattare in un secondo momento. Aristotele le accetta come un dato di fatto. Una relazione sessuale fra due individui adulti del medesimo sesso era generalmente vista come inaccettabile dalla società greca classica. L'omosessualità femminile era meno diffusa, per il semplice fatto che le donne raramente uscivano di casa. La poetessa Saffo di Lesbo con le sue poesie omoerotiche ci ha donato i termini lesbico e saffico per identificare le donne omosessuali. I Romani, in epoca arcaica molto negativi verso l'omosessualità, dopo le guerre puniche e la crisi repubblicana si avvicinano alla cultura greca, subendone gli influssi culturali, e importano una visione leggermente più aperta dell'omosessualità anche se, ovviamente, socialmente rimaneva una pratica inaccettabile. Bisogna capire come, nell'Antichità, la pratica sociale e la pratica personale erano considerate due cose separabili e anzi da tenere ad enorme distanza. Un greco o un romano omosessuale non avrebbero mai estraniato la propria preferenza in pubblico perché la società richiedeva loro un certo tipo di comportamento. Ovviamente, la questione dell'orientamento non era minimamente posta all'epoca, giacché le pratiche erotiche erano viste come un fatto squisitamente intimo che non inficiava la vita pubblica del cittadino [4]. Con l'opulenza e la nullafacenza del primo Impero, il degrado morale si acuisce, e i romani di quel periodo si scatenano contro quelle che essi stessi consideravano "derive dalla morale antica". 


Un piatto greco che mostra un rapporto pederastico 

Possiamo notare che non esisteva, nell'antichità, alcun problema di identificazione fra l'omosessuale e l'atto omosessuale: nessuno si poneva il problema di centralizzare la propria vita nella propria esperienza sessuale. Ovvero, viene a mancare il punto numero 4 della tesi occidentale col quale abbiamo aperto l'articolo. 

L'omosessualità nella tradizione giudaico-cristiana

La tradizione ebraica definisce amorale un rapporto omosessuale. In particolare, vediamo il Levitico al capitolo 18:22:

Non dormirai con un uomo così come si fa con una donna, perché ciò è abominio.

Concetto ribadito anche nel Deuteronomio (Dt. 23:17):

Non vi dovranno essere prostitute fra le figlie di Israele, né sodomiti fra i figli di Israele.

Nel complicato rapporto fra morale e dogmatica troviamo indicazioni precise, gli ebrei ricevono da Dio una serie di leggi morali da seguire per rimanere la stirpe eletta, al contrario delle altre nazioni. Il Nuovo Testamento rimane ancorato alla visione morale dell'Antico Testamento, come testimonia san Paolo:

 Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento. [Romani 1:22-27]

E ancora, ai Corinzi:

O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio.[1Corinzi 6:9-10]

Si noti come in San Paolo l'omosessualità è vista come una passione, ovvero come un movimento contrario alla vera natura umana, purificata da ogni sentimento terreno, e non è un peccato più grave di altri, elencati nella Lettera ai Corinzi: un ladro, un ubriacone e un effeminato sono visti nel medesimo modo, in quanto tutti hanno perduto la loro perfezione originale cadendo in un peccato. Questa visione è la medesima della Chiesa Ortodossa: quando pecchiamo ci allontaniamo da Dio e non vi è un peccato irrimediabile, se non quello di offendere lo Spirito Santo. Gli omosessuali, nel Cristianesimo, cadono semplicemente come qualsiasi altro cade in un altro vizio o peccato. L'omosessuale può rialzarsi senza problemi dalla sua condizione, se accetta il messaggio di Cristo, e con pazienza si incammina sulla via della perfezione spirituale. La Chiesa aiuta nel perfezionamento tramite una attenta azione pastorale.

Il Cristianesimo, sviluppandosi nei confini dell'Impero Romano, viene presto adottato e dopo l'editto di Costantino nel 313 d.C. la moralità cristiana diventa la base della legge, e l'omosessualità viene in tutti i modi scoraggiata. Bisogna dire che non si arrivò mai alla violenza fisica, perché è proibita dal cristianesimo, ma la grande attenzione pastorale per una morale pubblica diffusa modificarono le abitudini e il modo di vedere le cose dei cittadini romani.

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FONTI E NOTE

1) Bancroft, John, Adolescence and puberty, June Machover Reinisch, p.162.

2) Confronta il libro della Genesi ai capitoli 14, 18 e 19. 

3) Mártir de Anglería, Pedro, in Décadas del Mundo Nuevo, 1530. Vedi anche Medicine, Beatrice, “Directions in Gender Research in American Indian Societies: Two Spirits and Other Categories” in W. J. Lonner, D. L. Dinnel, S. A. Hayes, & D. N. Sattler (Eds.), Online Readings in Psychology and Culture (Unit 3, Chapter 2), Center for Cross-Cultural Research, Western Washington University, Bellingham, WA, 2002.

4) Saara Lilja, Homosexuality in Republican and Augustan Rome (Societas Scientiarum Fennica, 1983). 


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