Uffici liturgici senza coro: si può o non si può?

Una domanda interessante, postami da un corrispondente, è la seguente: si può celebrare la Divina Liturgia o una delle sette Lodi quotidiane senza il coro o un lettore? Iniziamo dicendo che la Divina Liturgia e le Ore sono due uffici dalla sostanza molto diversa. La Divina Liturgia è, dal punto di vista rituale, un ufficio cultuale pubblico, vale a dire che non si può celebrare senza la presenza del popolo. A fini di studio accademico, nei seminari, esiste la variante "a porte chiuse" ovvero alla quale assistono solo i futuri sacerdoti, ma è prevede comunque la presenza di una comunità (i seminaristi) e di coloro che compiono la Liturgia. Le Ore invece sono state composte dai monaci per glorificare Dio e ricalcano le offerte d'incenso al tempio di Gerusalemme, che si offrivano al mattino, al mezzogiorno e al tramonto. Centinaia di asceti e migliaia di monaci nella storia cristiana hanno recitato Vespri, Mattutino e Ore da soli nel deserto, nelle caverne o nelle celle dei loro monasteri, guadagnando così la corona della gloria eterna e beneficiando il mondo intero con la loro preghiera. Ma se si celebra un rito senza qualcuno formato per rispondere e per cantare, il più esperto che recita l'Officio - sacerdote o diacono, o lettore in alcuni casi - dovrebbe omettere tutte le litanie e le preghiere. Che senso ha difatti dire "preghiamo il Signore" e rispondersi da solo? In casi in cui non ci sia alcun cantore, la liturgia non dovrebbe servita per questo motivo. 



Seminaristi a Gerusalemme

E' compito dei sacerdoti fornirsi di un coro o quantomeno di un paio di lettori esperti, in modo che in caso di malattia o assenza di qualcuno, la comunità possa procedere con i sacri servizi. L'antico Manuale per Sacerdoti di Campagna [1] in uso presso il clero russo ante rivoluzionario, ad esempio, fornisce una guida per formare giovani ragazzi al coro e obbliga il pastore a formare un lettore esperto per i servizi divini quotidiani, ovvero mattutini e vespri. 

Capiamo bene che il sacerdote spesso non è esperto cantore e può non sapere tutti i toni, ma quantomeno conosce delle melodie semplici e gli inni più significativi del culto: questo bagaglio è indispensabile per chi lo aiuta nel coro, portando la voce del popolo, e per chi lo serve in altare. 

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FONTI

1) Rukovodstvo dlia Selskiskh Pastyrei, stampato nella Eparchia di Voronezh, 1887, pag. 20

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