Il Testamento spirituale di san Giovanni di Rila

San Giovanni di Rila (Ivan Rilski, in bulgaro) è un santo asceta vissuto nella Bulgaria del X secolo, circa cento anni dopo la conversione del Re Michele e la fondazione del Primo Impero Bulgaro. Il suo testamento spirituale fu scritto il 25 marzo 941, cinque anni prima della sua dormizione, destinato ai suoi discepoli. Il monastero di Rila da lui fondato è tutt'oggi il principale centro monastico della Chiesa Bulgara e un sito UNESCO, famoso per i suoi affreschi e per il ciclo della Mytarstvo (la Scala della Prova). Questo testo è una "lettera aperta" ai monaci del monastero, in particolar modo ai novizi che si sentono scoraggiati e a tutti coloro che soffrono nella loro vita spirituale.

A fianco, l'icona di san Giovanni di Rila nel monastero che porta il suo nome

Io Giovanni, inutile e peccatore, quando raggiunsi la regione di Rila non trovai alcun uomo, ma solo bestie selvatiche e selve impenetrabili. Ho vissuto qui come un eremita, circondato da animali selvaggi, senza cibo né riparo, la terra era il mio giaciglio e le erbe il mio cibo. Il Buon Dio tuttavia, poiché ho sopportato con amore il gelo, la sete e la fame, il caldo, la nudità corporea  e tutte le altre disgrazie, mi amò caldamente e non mi abbandonò, e come un Padre amorevole mi diede ogni cosa di cui avevo necessità. Cosa dovrei dare al Signore in cambio di tutto ciò che ho ricevuto? Molte sono le sue benedizioni su di me. Difatti ha guardato su di me dalle sue Altezze e si è abbassato su di me, mi ha soccorso e aiutato in tutto - non ho fatto nulla da solo, ma solo con la forza di Cristo che è in me. 

E così ora vi vedo qui riuniti in questo luogo dove un tempo non c'era nulla, come ho detto, ma solo bestie selvatiche e poiché sento che la mia vita terrena è vicina al suo termine, per questo ho pensato che, prima di terminare i miei giorni, dovrei lasciarvi un testamento paterno, così come gli altri padri lasciano ai propri figli argento, oro e altre ricchezze, così che quando vi ricorderete di me vostro padre nello Spirito Santo, non dimenticherete queste parole. 

Lo so, diletti figli nel Signore, che non siete ancora saldamente stabiliti nella disciplina monastica e che siete dei principianti. Non temete: la forza di Dio si manifesta nella debolezza. Ho pensato a cagione di questo di scrivere un testamento così poco letterario e sempliciotto, senza retorica, così che lo rammenterete sempre e siate fortificati nel corpo e nello spirito, e che riusciate in tutte le cose con il saldo Timor di Dio e facendo tutto a Suo Nome. Ho fiducia nel Signore, che ho servito fin dalla giovinezza e con quanto zelo ho trovato, affinché questa regione un tempo ostile e incolta potesse oggi essere un luogo abitato da molti monaci, uomini che imitano gli asceti del Deserto, affinché si possa dire di questo posto: più numerosi sono i figli dell'abbandonata che i figli della donna sposata [Isaia 54:1]. 


La Chiesa della Madre di Dio, centro del monastero di Rila

Per questo vi prego, cari figli radunati nel Signore, vi esorto con tutto il cuore a non ignorare le parole dell'Apostolo: lavoro finché Cristo non sia formato in voi (cfr. Galati 4:19). Vi prego, con timore di Dio, adeguatevi allo zelo (dei padri) e non trasgredite né omettete nulla dagli insegnamenti che vi ho impartito dopo che sarò morto, ma compite ciò che avete promesso davanti a Dio. Chiunque si separerà (dagli insegnamenti) e violerà le promesse sia maledetto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e spero che non abbia parte con i santi che fin dal principio furono a Lui graditi. Piuttosto, i trasgressori siano partecipi della sorte di Giuda, di coloro che crocifissero il Signore. 

Vi incarico di mantenere viva la Fede in voi. Mantenete la Fede incorrotta, incontaminata, lontana da ogni calunnia e immacolata così come l'abbiamo ricevuta dai santissimi Padri; non pervertite la Fede con insegnamenti alieni e perversi. Non volgetevi ne a sinistra ne a destra, mantenete dritta la Via Regale. Proteggetevi dalle passioni terrene e tenete sempre fisso in voi il pensiero che avete abbandonato il mondo e che odiate ciò che esso vi propone. Disprezzate il serpente del denaro, perché la cupidigia è il più grave di tutti i mali, e l'Apostolo chiama la cupidigia "una seconda idolatria". La perfetta ricchezza del monaco è la povertà, rinuncia della propria volontà e soprattutto la santa umiltà. Non dico infatti parole mie, ma i comandamenti di Cristo: Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture,  né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone (cfr. Matteo 10:9-10). Il denaro è il più grande nemico del monaco. I soldi mordono colui che li possiede come una serpe. Se difatti abbiamo riposto ogni speranza in Dio, non ci mancherà mai nulla. Dice il Signore: anche se la donna dimenticasse i suoi figli, io non dimentico [Isaia 49:15]. E ancora: cercate prima di tutto il Regno di Dio, e tutto il resto vi verrà dato in aggiunta [Matteo 6:33]

Quando giunsi qui, i primi tempi l'antico Nemico osò tentarmi con l'amore per il denaro, poiché il pio Re [Pietro I di Bulgaria, ndt] mi inviò molto oro. Quando mi sono rifiutato di vederlo a causa del Signore, ho capito che era una astuzia del diavolo per tendermi un tranello. Non l'ho accettato e l'ho restituito a colui che me l'ha inviato, dicendo a me stesso: se volevo l'oro e l'argento, perché sono finito qui, in questo deserto spaventoso e tremendo? In questo modo sono sfuggito alle grinfie del tentatore, colui che ci spinge fino a farci inciampare nelle cose che abbiamo volutamente respinto. Non cercate mai nulla. Il Padre Celeste sa di cosa hai bisogno ancor prima di chiederglielo. 

Non cercate d'esser conosciuto dai principi e dai sovrani di questo mondo, non riporre speranza in loro ma solamente nel Re Celeste, perché non ti sei arruolato per combattere nemici di carne e sangue, ma contro le potenze delle tenebre di questa epoca. Il profeta Geremia ci istruisce a questo dicendo: maledetto l'uomo che confida nell'uomo... e poi aggiunge: Beato l'uomo che confida nel Signore (cfr. Geremia 17:5,7). Cosa dice a proposito la sacra Scrittura: Non preoccupatevi di cosa mangerete né di cosa indosserete, guardate agli uccelli del Cielo... essi non seminano e non mietono, ma il Padre Celeste li nutre. E voi non valete più di loro? (cfr. Matteo 6:25-34). E ancora: Fratelli, io non ritengo di averlo già afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la mèta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù. [Filippesi 3:13-14]. E cosa significa, figli miei, la parola "le cose che stanno dietro?" significa dimenticare il passato e tutto ciò che abbiam lasciato nel mondo dietro di noi per amore di Dio. Abbiamo accettato in noi il Maestro, il Cristo Gesù, il cui giogo è dolce e il suo carico è leggero (cfr. Matteo 11:28-30). 

Così come lo Spirito Santo si è compiaciuto di unirvi tutti presso questo stesso luogo, dovreste sforzarvi di divenire una cosa sola, una sola anima e una sola mente, per ottenere l'eterna ricompensa che il Signore ha promesso a quanti lo amano. La vita in comune è per molte cose più utile ai monaci della completa solitudine, perché la solitudine è adatta a pochi, a coloro che si sono perfezionati nel Monastero. Invece la vita comunitaria è utile a tutti: i Libri dei Padri hanno molto da insegnarci a riguardo. Il profeta Davide elogia la vita cenobitica profetizzando: quanto è dolce e soave che i fratelli vivano assieme (Salmo 133:1). Il nostro beatissimo Signore Gesù Cristo con dolci parole ci dice: quando due o tre sono riuniti nel mio Nome, io sono fra loro [Matteo 18:20]. I nostri beatissimi Padri teofori invece intimano sul pericolo dell'eremo: disdetta per colui che vive solo, perché non ha nessuno ad aiutarlo quando cade (cfr. Eccl. 4:10). Per tutti questi motivi, miei cari figli, non trascurate mai la vita in comune, raccomandata dallo Spirito Santo e dai Profeti, e siate uniti nel Signore come un corpo dalle diverse membra che tutte assieme collaborano armoniosamente. Ogni corpo ha difatti una testa che dirige, membra che muovono e lavorano, e così si formi il corpo spirituale nel Signore, guidato e governato da un'anima spirituale, senza separazioni di sorta. Quando la vita in Dio e la permanenza nel cenobio saranno stabili, il Signore sarà in mezzo a voi. 

Vi prego, non amate i posti importanti a tavola e non sedete mai per primi, giacché sta scritto: chi vuol essere grande fra di voi, sia il servo di tutti [Matteo 10:44]. Amate piuttosto le vostre guide spirituali, e scegliete per esse uomini fra coloro che hanno lottato e gareggiato molto nella virtù, coloro che sono dotati di carismi spirituali e del dono della comprensione, e che possono quindi guidare il gregge di Cristo ai pascoli della devozione e dell'adempimento dei comandamenti. Scegliete uomini che si fanno guidare da Dio. Altrimenti, come dice il nostro maestro Isacco il Siro, se prenderete fra voi guide che con avidità vogliono essere maestri, profeti, filosofi, abati, allora nasceranno presto la discordia, l'odio, la calunnia, il disprezzo, i litigi e le rivalità. Tutte passioni queste sconvenienti per lo stato dei monaci. Sappiate che così Cristo non sarà mai fra di voi. Il Signore non è maestro di ira e disaccordo, ma di unità e pace. Difatti il Signore chiese a Dio Padre che i discepoli di suo Figlio siano uniti e in pace: Padre Santo, falli una cosa sola, come Me e Te (cfr. Giovanni 17:11). E ancora: Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. (cfr. Giovanni 17:20-21). Anche voi siate dunque uniti. Possiate dire gli uni agli altri: << vi lascio la pace, vi do la mia pace >>, la pace del Cristo che supera ogni comprensione (cfr. Giovanni 14:27). L'Apostolo Paolo ci insegna anche: cercate prima di tutto la pace, senza di questa nessuno conoscerà il Signore (cfr. Ebrei 12:14). Abbiate in tutto e fra voi sempre questa pace, organizzate tutto in serenità, e non fate dunque adirare il nostro Dolce Maestro. 


La Veglia per san Giovanni di Rila al monastero

Se fra voi apparirà qualcuno che semina come erbaccia disordine e negligenza, insieme con tutte le altre tentazioni, allora allontanatelo dalla comunità, estirpatelo prima che diventi come un cancro, affinché il bene non ne sia contaminato come dice l'Apostolo Paolo: vigilate bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati. [Ebrei 12:15]. Figli miei, non permettete a questi lupi vestiti da agnelli di vivere fra di voi, ma per il bene comune conduceteli fuori: il pastore caccia sempre fuori il lupo dal pascolo.

Mentre vivete bene e in pace coi fratelli, non dimenticatevi di coloro che vagano fra le montagne e fra i boschi, non trascurate coloro che vivono nelle spelonche del suolo o nelle grotte, perché di queste persone il mondo non è degno: aiutateli e teneteli come intercessori presso Dio. 

Leggete spesso, giorno e notte, la Legge del Signore e gli scritti dei santi Padri, sforzatevi di imitare i nostri maestri: Antonio, Pacomio, Teodosio e tutti gli altri, luci di questo mondo. Rispettate le Regole della Chiesa e non azzardatevi a metterle da parte, non trascurate nulla. 

Non trascurate il lavoro manuale, non rimanete senza far nulla. La preghiera del Pubblicano (Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me) sia sempre sulle vostre labbra. Serbate il ricordo della morte nella vostra mente e meditatelo. Tali erano i Padri del Deserto che non solo lavoravano alacremente per il pane, ma lo distribuivano anche ai bisognosi. Dice l'Apostolo: L'amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: Non ti lascerò e non ti abbandonerò [Ebrei 13:1-5]. 

Non smettete mai di illuminare e istruire coloro che accettano la Fede ma non riescono ad abbandonare le loro usanze pagane, perché lo fanno per inesperienza. 

Avrei molto altro da dirvi, cari figli miei, ma non posso scrivere tutto. Vi affido a Colui che è la fonte della vera sapienza, il Consolatore, lo Spirito Santo vivificante, affinché vi istruisca e acuisca i vostri sensi spirituali, vi illumini e vi faccia teofori portatori di frutto. 

Al mio posto vi lascio come tutore e abate il nostro fratello Gregorio, di cui tutti avete testimoniato che può guidarvi bene in Dio, e so che lo accetterete come superiore per umiltà.

Da ora innanzi vorrei vivere nel silenzio e nella quiete, per pentirmi dei miei peccati e domandare a Dio la sua pietà. Ricordatevi sempre di me, vostro padre, nelle vostre preghiere, affinché mi sia serbata misericordia nel Giorno del Giudizio: non ho difatti fatto nulla di buono, e ho paura di soffrire dei tormenti dei dannati, peccatori come me. Sia la benedizione di Dio su tutti voi. Amen.

Scritto nel giorno 25 del mese di marzo, anno 6449 dalla Creazione del Mondo (941 d.C.) da me, peccatore, Giovanni, primo abitante di Rila. 

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TRADOTTO DA

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