Il vino nel calice ai Presantificati

La Chiesa Russa ritiene che il contenuto del calice alla liturgia dei Presantificati non sia Sangue ma semplice "vino santificato" dal contatto con l'Agnello. Ricordiamo che la liturgia dei Presantificati si compie con delle Specie gia' consacrate, ovvero l'Agnello intinto nel Sangue di una liturgia precedente. 

Come si presenta l'Agnello alla Liturgia dei Presantificati. 

Ora, la prima menzione di questo "problema" liturgico la si ha solamente con il metropolita Pietro Moghila (+1646) il quale, teologicamente influenzato dai cattolici romani, compose un nuovo Trebnik (Eucologio) con alcune modifiche, le quali furono poi accettate dalla Chiesa Russa. Il metropolita scrive infatti: 

Il celebrante si bagna le labbra col vino per la conservazione della forma del rituale. [1]

Sotto la sua influenza fu pubblicato un altro Eucologio nel 1676 dal monaco Euftimio il quale proibisce al sacerdote di consumare il calice prima della conclusione del rito, perche' "non e' Sangue ma solo vino consacrato". A sostegno di questa tesi vi e' solitamente il concetto che, mancando una formula specifica di consacrazione, il vino del calice serve solo da "appoggio" all'Agnello. 

Tuttavia, la posizione di Moghila non riflette la posizione della Chiesa. Abbiamo infatti una lettera del XII secolo scritta da Michele III patriarca di Costantinopoli (+1177) rivolta al vescovo Paolo di Callipolis, nella quale si scrive: la Liturgia dei Presantificati si celebra col principio e il fine di consacrare il Santo Calice. La lettera era conservata nel Tipico del Monastero italo-greco di Casole, centro nevralgico dell'Italia Ortodossa. [2] in che modo? la transelementazione dell'Agnello gia' intinto nel Sangue consacra il vino del nuovo calice. Prima di lui, il predecessore Michele II di Costantinopoli (+1146) in una epistola all'imperatore spiega:

Si pone dunque l'Agnello trasformato e Presantificato nel Calice Sacramentale, e cosi' il vino si trasforma, e dico si trasforma veramente (μεταβάλλεται κα πιστεύεται μεταβάλλεσθαι) nel Sangue Santissimo del Salvatore [3]. 

Gia' dal XIV secolo il Corpo di Cristo veniva intinto nel Calice durante la consacrazione alla liturgia del Crisostomo, mentre prima di allora si conservava solo l'Agnello non intinto. San Simeone di Tessalonica nel XV secolo conferma la pratica dell'intinzione affinche' si abbiano conservate le due specie, e si possa poi "transelementare" il vino novello della liturgia vespertina col semplice tocco. [4].

Non c'e' nessuna ragione per dubitare che il vino della Liturgia dei Presantificati sia vero Sangue redentore.

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FONTI E NOTE

1)Met. Peter Mogila, Trebnik, Kiev, 1646. Stampato ancora in Kiev nel 1996. Vol. 1. p. 253

2) De excerptis liturgicis e Typico monasterii Casulani // Mai. NPB. 1905. T. 10/ 2. P. 167-171

3) RegPatr, N

4) PG. 155. Col. 909

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