L'iconografia nel pensiero di san Gregorio Magno

San Gregorio Magno, Papa di Roma, risponde a Sereno di Marsiglia, un vescovo iconoclasta, il quale domanda se ha fatto bene a proibire la produzione e la venerazione di immagini sacre. Una testimonianza interessante, ben prima del periodo iconoclasta del IX secolo, e una risposta completa e ortodossa da un grande padre occidentale

L’inizio della tua lettera dimostrava che in te c’è una tale benevolenza episcopale che a noi nasceva una più intensa letizia per la tua fraternità. Ma la sua conclusione si distacca dall’inizio tanto che si crederebbe che sia la lettera non di una sola ma di diverse persone. Risulta evidente quanto tu sia imprudente a dubitare degli scritti che ti abbiamo mandato: se infatti ti fossi attenuto con diligenza ai consigli che ti avevamo impartito con amore fraterno, non solo non avresti dubitato ma anzi avresti saputo cosa era opportuno fare per la serietà del tuo episcopato. L’ex abate Ciriaco, infatti, che fu latore dei nostri scritti, non aveva istruzione o studi in questo campo e non oserebbe fare diversamente, come tu credi, a meno che tu presupponga un sospetto di falsità sul suo conto. Ma mentre rimandi il momento di soppesare consigli salutari avviene che tu ti renda accusabile non solo nell’azione ma anche nell’interrogazione. Ci fu riferito infatti che, acceso da zelo sconsiderato, hai distrutto le immagini dei santi con il pretesto che non dovevano essere adorate. E certamente abbiamo approvato la decisione di vietarne l’adorazione, ma  criticato quella di distruggerle. Dimmi, fratello, quando mai si è sentito che quello che hai fatto è stato fatto da un vescovo. Se non altro, non avrebbe dovuto trattenerti almeno l’idea di credere di essere l’unico santo e sapiente, disprezzando gli altri fratelli? Una cosa infatti è adorare un dipinto, un’altra imparare dalla storia dipinta cosa si debba adorare: infatti quello che la scrittura offre a chi legge, agli analfabeti che guardano lo offre la  pittura, perché in essa gli ignoranti vedono a cosa debbano uniformarsi, in essa leggono coloro che non sanno leggere: perciò la pittura è veramente come una lettura per il popolo.  Per te, che abiti nel popolo, sarebbe stato opportuno adeguarti a questo, affinché, facendoti spingere incautamente da un retto zelo, tu non generassi scandali per animi primitivi. Non si doveva rompere ciò che era stato collocato nelle chiese non per essere adorato, ma soltanto per istruire le menti degli ignoranti. E poiché l’antichità nel luoghi di venerazione dei santi non senza un motivo ha ammesso che si dipingessero delle storie, se avessi riposto il tuo zelo nell’equilibrio senza dubbio avresti potuto sia ottenere tranquillamente quello che volevi, sia evitare di disperdere il gregge che avevi raccolto, ma anzi avresti potuto riunirlo quando fosse stato disperso, così da far eccellere meritatamente in te il titolo di pastore anziché incombere la colpa del dispersore. Mentre nel far questo segui troppo incautamente i moti dell’animo tuo: si dice che queste azioni hanno scandalizzato i tuoi figli a tal punto che la massima parte di essi si ha cessato di partecipare alla tua comunità. Come farai dunque a riportare le pecore smarrite all’ovile del Signore, tu che non riesci trattenerle? Perciò ti invitiamo a impegnarti nel frenare questa tua presunzione e a sbrigarti a richiamare in dolcezza paterna con ogni sforzo e ogni iniziativa  gli animi di coloro che sai essersi separati dall’unità con te.  Devono infatti essere richiamati i diversi figli della Chiesa e bisogna mostrare loro, attraverso le testimonianze della Sacra scrittura, che non è consentito adorare ogni opera umana (manufactum), perché è scritto: “Adorerai il Signore Dio tuo e servirai lui solo [a lui solo renderai culto: Matt. 4, 10 da Deut. 6, 13)” e poi si deve aggiungere che poiché avevi visto che i dipinti delle immagini, che sono state prodotte a edificazione del popolo inesperto perché facciano imparare a coloro che non sanno le lettere cosa dica la storia stessa, erano passate al culto (in adorationem), ti eri preoccupato al punto di dare l’ordine di romperle. Ed essi devono imparare questo: “se volete che in chiesa ci siano immagini per queste spiegazioni per le quali fin dall’antichità erano stato realizzate, vi permetto di farle e tenerle in qualsiasi modo”, e indica che non ti era dispiaciuta la visione stessa della storia, che veniva raccontata con la testimonianza del dipinto, ma l’adorazione che ai dipinti era stata prestata inopportunamente (incompetenter).  

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TRATTO DA

San Gregorio Magno,  EPISTOLA XI 10 AL VESCOVO SERENO DI MARSIGLIA  ed. Ewald-Hartmann (1893) pp. 269-71, ed. Norberg CCSL 140 p. 874. a. 599

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