Santa Maria Egiziaca

Un altro appuntamento con i saggi di Aloisio Alessio Gullo, questa volta focalizzato sulla figura di santa Maria Egiziaca.

In quel tempo uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Vedendo questo, il fariseo che l'aveva invitato disse tra sé: «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!».
Gesù allora gli disse: «Simone, ho da dirti qualcosa». Ed egli rispose: «Di' pure, maestro». «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l'altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene». E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: «Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «I tuoi peccati sono perdonati».”  ( Lc  7,36-8,3)

Una scena cara ai cristiani dei primi secoli, come dimostra ampiamente il fatto che  non è riportata soltanto da Luca, e che le narrazioni evangeliche risentono di alcune differenze di visione teologica, frutto delle problematiche delle comunità e delle sfumature teologiche degli autori. Ciò che interessa è l’evidente relazione tra Il racconto di Luca e la vita di santa Maria Egiziaca, che appare come una concreta ripresentazione di quanto raccontato dall’evangelista. Infatti la narrazione della vita della penitente egiziana in tanti particolari  si adatta al brano evangelico, come se ne avesse tratto ispirazione, al punto da potere affermare che come un riflesso nell’acqua vi si specchia la vita della santa penitente. Nel Vangelo di Luca è narrato un episodio riguardante Gesù e una donna anonima, anche Maria egiziaca è anonima la chiamiamo Egiziaca, ma questo nome indica solo la provenienza, non conosciamo esattamente il suo nome. Il Vangelo ci parla dell’incontro tra Gesù e una “peccatrice” a causa della sua professione di prostituta  e fanno da sfondo al racconto quanti ritenevano di essere lontani dai vizi e di seguire una vita irreprensibile, nel contesto servono a Gesù per annunciare il perdono e la novità dell’amore.  Gesù non la pensa come loro sulla peccatrice, non si lascia condizionare dalle barriere frapposte dai ben pensanti, anche a costo di essere per loro motivo di  scandalo. Gesù insegna che anche quanti sono giudicati dagli uomini ed esclusi dalla comunione, accolgono, più prontamente, il messaggio e lo fanno con la conversione dei cuori. 
Gesù dimostra di non seguire il comportamento sdegnato di chi prende le distanze e si chiude nelle proprie illusorie e mal riposte certezze, perché il giudizio dei cuori non è dell’uomo, ma appartiene a Dio. Cristo Gesù è in casa di Simone, un fariseo, osservante della Legge,  irreprensibile ed ecco che una donna, una prostituta, saputo che Gesù si trova in quella casa, vi entra portando un vasetto pieno di profumo. Si rannicchia “ai suoi piedi” (in posizione di ascolto, di discepola, come Maria di Betania: (Lc 10,39) e fa quello che sovente faceva per mestiere: lavare i piedi dei clienti e profumarli. Fa così anche con Gesù, ma con una significativa novità lava i suoi piedi con le proprie lacrime, baciandoli con tutto l’amore di cui è capace. 

Gesù la lascia fare e legge nel pensiero dei presenti, ma vede diversamente da loro, ciò che veramente conta e che vede è una donna rannicchiata ai suoi piedi che toccandolo piange fino a lavarglieli con le lacrime, li asciuga con i suoi capelli, li bacia senza dire una parola e li profuma.  Gesù Cristo vede una donna che ha sofferto e che soffre, che ama, una donna in cerca di amore e che senza timore alcuno manifesta apertamente questa sua necessità. Gesù, diversamente dal fariseo che si ritiene appagato per il solo fatto di osservare la legge e perché presume di vivere secondo corrette e decenti  usanze e prescrizioni,  non vede tanto il peccato, quanto  la sofferenza, Lui non misura come quei “pii religiosi” e uomini dabbene, il peccato, vede la sofferenza della donna e confonde quanti ritenevano di essere giusti. Quella donna ha fatto per Gesù ciò che Simone con la sua fedeltà alla legge non ha saputo fare. Simone non ha lavato i piedi con l’acqua, ma la donna li ha lavati con le lacrime. Questa donna ha amato ed è stata perdonata. In questo brano di Luca  c’è tutta la vita di Maria Egiziaca. 


Una icona della santa

Si deve a san Sofronio di Gerusalemme (VI secolo) la stesura in greco della vita della beatissima Maria Egiziaca (344 ca.† 2 aprile 421 ca.), narrazione che ha comunque ripreso da fonti anteriori, a riprova della veridicità del contenuto e non a suo discapito, come vorrebbe H. Delehave ed altri, per nulla memori della reazione di Girolamo ai dubbi sulla vita di Paolo di Tebe. 
Si sa infatti che nei primi secoli le vite, non corrispondono ai criteri che oggi riteniamo fondamentali per definirle tali. Non vengono riportati dati anagrafici ed altro, l’agiografia è principalmente di natura agiografica e parenetica. Il testo tramandatoci da Sofronio ha avuto un grandissimo successo sia in Oriente che in Occidente ed è stato citato da san Giovanni Damasceno nel secolo VIII, nello stesso secolo in cui ad opera di Paolo Diacono si ha la prima traduzione in latino. Sappiamo anche da fonti più antiche dell’esistenza di una tomba nel deserto in cui si trovava sepolta una penitente solitaria nei pressi del Giordano, ce ne parla Cirillo di Scitovoli, che trovandosi in compagnia di un certo abba Giovanni vide questa tomba e chiese di chi fosse e quest’ultimo incominciò a raccontargli la vita di questa santa penitente, con particolari che poi troveremo riportati da Sofronio.

Anche san Giovanni Mosco  che passò diversi anni della sua vita  in lunghi viaggi in compagnia di  Sofronio, ci parla dii questa tomba, tramandandoci particolari diversi da quelli dati da Sofronio.
La storia è molto affascinante e richiama l’altra grande figura della penitente Maria Maddalena. La sua importanza è dovuta al fatto che rappresenta una forma di vita e una figura che ci aiutano a comprendere come si è manifestato nei primi secoli il monachesimo femminile. Inevitabile un cenno su alcuni aspetti, quali quelli riguardanti la forma di vita eremitica e la durezza dell’ascesi, che confermano quanto ci tramandano sia Giovanni Crisostomo che Palladio e non solo loro, sulla sostanziale parità nella durezza dell’ascesi tra uomo e donna nel primo monachesimo.
Il suo nome era Maria e le sue origini erano egiziane. All’età di 12 anni fugge da casa e si reca ad Alessandria dove vive di espedienti  e nel peccato. All’età di circa 30 anni vede una carovana di pellegrini diretti a   Gerusalemme per la festa dell'Esaltazione della Croce.  Maria, la penitente, aveva condotto una vita dissoluta ad Alessandria d’Egitto e adesso decide  di seguire questa carovana che l’avrebbe condotta ai piedi della croce, quindi, richiamando Luca, ai piedi di Gesù,  laddove i suoi occhi si riempiono di lacrime e si converte a nuova vita. Al momento avverte solo curiosità e desiderio di conoscere qualcosa di nuovo e non cambia le sue tristi abitudini. 

Giunta a Gerusalemme e unita ai pellegrini si recò con loro a visitare la basilica per adorare la Croce.
Ma una forza misteriosa le impedisce di entrare in chiesa e per più di tre volte si sente respinta. Entrata in crisi ripercorre la propria vita, prorompendo in lacrime per il suo triste passato. Vede allora un’icona della Madre di Dio e incomincia a pregarla per ottenere il suo aiuto e la forza necessaria per redimersi. Questa preghiera rivolta all’icona della Madre di Dio è una delle prime volte in cui troviamo riportata nelle vite e agiografie dei primi secoli una preghiera di richiesta e di intercessione alla Santa Vergine.    Vergine Signora,che hai partorito la carne del Verbo di Dio, io so che non conviene ad una donna così contaminata come me, contemplare la tua immagine, o Vergine pura! Tuttavia soccorrimi tu, perché non ho nessuno che mi aiuti.  
Subito dopo la richiesta fatta ai piedi della santa Icona, Maria non avverte più quella forza misteriosa che l’aveva respinta all’ingresso della chiesa e corre come tutti gli altri ad inginocchiarsi davanti al legno della Santa Croce, dove prosegue quel lavacro delle lacrime che accompagna la sua conversione e le consente di partecipare alla Liturgia.

Tornata davanti all’icona della Deipara, una voce la invita a raggiungere il fiume Giordano, e di attraversarlo per trovare la pace tanto desiderata. Vi si reca e visita l'oratorio di San Giovanni Battista, che era sulla riva del fiume.  Decide di seguire Cristo, rivivendone con forte desiderio anche i momenti storici della sua presenza terrena e conforma le sue usanze, le sue prassi alla vita di Cristo, in una particolare consacrazione del tempo.  Leggiamo, infatti, all’ora Terza medita sulla Santa Croce, al tramonto scende sulla riva del Giordano e “con quell’acqua mi lavai le mani e il viso”. San Giovanni Battista diviene la figura spirituale che l’accompagnerà nella futura vita.  Ricordando la voce sentita davanti all’Icona,  dopo avere mangiato metà di uno dei pani che aveva comprato con le monete che le avevano regalato e che lei, per la prima volta in vita sua, aveva accettato, si addentra nel deserto e va a ritirarsi in uno speco che non abbandonerà mai più. Qui, alla pari dei più grandi solitari, senza alcuna debolezza fisica, dovuta alla natura, combatte la sua battaglia con la purificazione del battesimo delle lacrime, facendo rivivere nella sua stessa vita l’episodio narrato da Lu, con quelle lacrime che hanno lavato i piedi di Cristo. L’isolamento durerà per l’intera sua vita, sostenuta solo dai resti dei pani acquistati e da radici ed erbe che trovava in quei luoghi. consumate le vesti era rimata perfino nuda e bruciata dal sole. 

Gesù ne ha perdonato le colpe e adesso è lui che vuole mostrarle il suo amore e prepara l’incontro con l’abate Zosima che si trasforma in un momento di elevatissima e reciproca carità.  Sofronio, ci tramanda, infatti, che avanti con gli anni Zosima abbandona per ordine di una voce sconosciuta il suo monastero e si dirige verso il fiume Giordano, per un misterioso incontro. Zosima è stato sempre un monaco osservante, non ha mai ceduto alla tentazione di abbandonare il monastero in cui vive, eppure quella voce lo ha fatto decidere senza esitazioni. Nei pressi del Giordano Zosima attende in attesa di un qualcuno, ma non conosce chi sta attendendo. Un giorno mentre si trovava a pregare in un luogo deserto, vede al suo fianco un’ombra, fattosi il segno della croce scorge una figura femminile, dal corpo nerissimo, perché bruciato dal sole e dai capelli bianchi come la neve.

Zosima di dirige verso di lei, ma la sconosciuta invece fugge, Zosima la prega di fermarsi, lei vinta dalle preghiere e dalle lacrime del santo monaco si ferma.  Dopo i primi momenti di smarrimento, davanti all’insistenza di Zosima, che si prostra ai suoi piedi riconoscendone la maternità spirituale, Maria si apre nel raccontare la sua vita e la sua conversione e arricchisce il monaco con le parole della Scrittura che non ha appreso da fonte umana, né da scritti, perché lei non sa leggere.  Sconvolto da ciò, Zosima comprende che nessuno è capace di istruire un altro, perché la vera sapienza viene da Dio.  Zosima sente dentro di sé che le parole della Scrittura pronunciate da Maria testimoniano l’azione ispiratrice dello Spirito, perché la Parola di Dio è efficace ed ammaestra essa stessa l’uomo dandogli la conoscenza (Eb 4,12; Gv 14,26). Trascorrono ore di preghiera in cui Zosima rimane fortemente impressionato dal fatto che il corpo di quella sconosciuta lievita sollevandosi dal terreno.
Alla fine dell’incontro Maria prega Zosima di tornare il giorno della “cena del Signore” per ricevere il Sacro Corpo.

L’anno successivo sulle rive del Giordano Maria, lo attraversa camminando sulle acque se fosse stata terra dura quella che stava calpestando e  riceve il Sacramento dalle mani di Zosima  e subito torna nella solitudine del deserto.   
Sofronio si sofferma in un commento che riepiloga il tutto: Oggi è veramente Pasqua perché ti ho incontrato.  Subito dopo, prima di ritornare nel deserto, Maria chiede a Zosima, per il loro secondo incontro, di portarle l’Eucaristia.   L’anno successivo Zosima torna allo stesso posto e nel luogo  dove era avvenuto il primo incontro, ma Maria non si fa  vedere, allora Zosima incomincia a cercare ovunque e finalmente la trova, ma già morta.  Non osa toccarne il corpo per seppellirlo per paura che Maria non  gradisse, ma subito a fugare ogni suo dubbio sulla terra incominciarono ad incidersi le parole: Zosima  seppellite il corpo di Maria; rendete alla terra la sua polvere e pregate  per  me  il  Signore per ordine del quale sono morta la notte della Passione del Salvatore.

Santa Maria era tornata al Padre immediatamente dopo avere ricevuto l’Eucaristia il giorno di Pasqua attraversando in una sola ora la strada che Zosima aveva percorso in 30 giorni. Fatta questa riflessione, Zosima si scopre incapace di scavare, per via dell’età, ma ecco che lo soccorre un leone che  incomincia a scavare la fossa dove venne seppellita Maria. Si chiamava Maria, come lei stessa ha inciso sul terreno, rispondendo così alla domanda che Zosima le avrebbe voluto fare: Dimmi il tuo nome.   

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